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Fu un onore eccezionale essere invitato ad Assisi nell’ottobre del 1986 per partecipare alla Giornata di Preghiera per la Pace. Quell’evento ha lasciato un'impronta indelebile nella mia vita. Il mio viaggio interreligioso iniziò ad Assisi dove ebbi l’opportunità di incontrare figure illustri e di imparare da esse. Conoscere Papa Giovanni Paolo II fu un'esperienza straordinaria che influenzò profondamente la mia vita. Ciò mi ha certamente motivato a lavorare per la pace. La Comunità di Sant’Egidio svolge un’opera molto utile in diverse parti del mondo e io mi sono unito ad essa in tutti questi anni. Negli anni ho avuto l’opportunità di incontrare Papa Giovanni Paolo II, Papa Benedetto XVI e Papa Francesco, cosa che ha arricchito la mia vita e mi ha inspirato a lavorare per la pace e i diritti umani. In questa breve relazione, descrivo come alcuni leader religiosi e politici abbiano costruito ponti per la promozione della pace. Questo è un promemoria dello Spirito di Assisi. 
 
Il ventesimo secolo è stato il più sanguinoso nella storia dell’umanità. Fu il defunto Papa Giovanni Paolo II a denominarlo il “secolo delle lacrime” perché furono uccisi 110 milioni di persone. Sebbene i tentacoli della violenza si siano estesi in lungo e in largo, è incoraggiante sapere che c’è stata una crescente consapevolezza della necessità di abbracciare la cultura della pace.
 
Diverse sono le questioni cruciali che l'umanità ha davanti e che devono essere affrontate con urgenza. È doveroso che i leader religiosi e i politici si assumano una responsabilità decisa nei confronti dell’umanità per superare questi problemi.
 
All’apparenza, i leader religiosi e i politici svolgono ruoli diversi nella società. Ma la storia ci insegna che i leader spirituali giocano un ruolo sempre più significativo nel plasmare gli sviluppi politici. Alcuni studi hanno mostrato che esiste un ruolo positivo e unificante per la religione. Inoltre, la morale e la politica devono fondersi. Gandhi ha detto: “Per me non esiste politica senza religione – non la religione dei superstiziosi, né la cieca religione che odia e combatte, ma la religione universale della tolleranza. La politica senza la morale è qualcosa da evitare.”
 
Molte delle questioni che minacciano l'umanità dovrebbero essere affrontate su scala globale. Poiché il flagello della guerra ha tormentato costantemente l'umanità, questa relazione tratta della necessità urgente di promuovere la pace. Il lavoro di costruzione di ponti per questo scopo viene svolto sia da leader religiosi che da politici. Alcuni esempi di questo lodevole lavoro sono qui descritti. 
 
Fu Papa Giovanni Paolo II a compiere per primo un passo molto importante in questa direzione, quando invitò i rappresentanti delle varie religioni alla Giornata di Preghiera per la Pace ad Assisi nell'ottobre del 1986. In quell'occasione, sottolineò che "il fatto stesso di essere giunti ad Assisi da varie parti del mondo è un segno di questo sentiero comune che l’umanità è chiamata a percorrere. O impariamo a camminare insieme in pace e in armonia, o ci allontaniamo reciprocamente e roviniamo noi stessi e gli altri.” Tale incontro ci ricordò che i problemi del mondo sono talmente seri che non possono risolversi da soli. Pertanto, c’è urgente bisogno di collaborazione interreligiosa. Fu anche segno dell’importanza del dialogo interconfessionale. Secondo il Time Magazine del 26 dicembre 2005 lui fu "co-architetto della caduta pacifica dell'impero sovietico". Il crollo del comunismo diede la libertà a 55 milioni di persone. 
 
Nell’agosto 2005, Papa Benedetto XVI si impegnò a rafforzare l’amicizia con il popolo ebraico visitando la sinagoga più antica della Germania, un chiaro gesto di riconciliazioni tra ebrei e cristiani. Nel suo discorso, rese omaggio agli 11.000 ebrei di Colonia uccisi dai nazisti e descrisse l’olocausto come un "processo folle e inimmaginabile perpetrato da un regime che ha calpestato con i propri piedi la sacralità della vita umana”. 
 
Non appena Papa Francesco entrò in carica nel marzo 2013, accolse un variegato gruppo di leader religiosi e sottolineò la necessità del dialogo interreligioso. Fu determinante per la mediazione del disgelo tra Cuba e gli Stati Uniti. Ciò spianò la strada alla storica ripresa dei rapporti diplomatici tra vecchi nemici dopo più di mezzo secolo di antagonismo. Questo portò alla visita del presidente Obama a Cuba. Nel giugno 2014, invitò il presidente Shimon Peres e il presidente palestinese Mahmoud Abbas ad un solenne incontro di preghiera in Vaticano per la risoluzione del loro conflitto. Nel novembre 2014, visitò la Turchia e pregò nella Moschea Blu. Si rivolse a La Mecca, in quello che molti videro come un sorprendente gesto di riconciliazione tra Islam e Cristianesimo. Nel novembre 2017, visitò il Myanmar e fece appello ai più alti monaci buddisti affinché sconfiggessero “pregiudizio e odio” nei confronti dei Rohingya musulmani. Allo stesso modo a giugno e a luglio 2014, il Dalai Lama fece appello ai buddisti in Myanmar e Sri Lanka perché mettessero fine al fiume di violenza nei confronti delle minoranze musulmane. Disse: "Immaginate l'immagine di Buddha prima di commettere un tale crimine".  
 
Anche un importante leader spirituale indiano, Sri Sri Ravi Shankar ha costruito ponti in diverse zone del mondo lacerate dalla guerra. Durante la raccapricciante guerra in Sri Lanka, durata 26 anni, intervenne a più riprese in qualità di inedito interlocutore tra i singalesi e i tamil. Quando gli chiesero come il fondatore del movimento Art of Living (L’arte di vivere) potesse portare la pace dove attori internazionali dalla Norvegia avevano fallito, rispose che "possono esistere i poteri più grandi nel mondo, ma non possono unire i cuori e le menti delle persone".  I suoi sforzi per colmare l’abisso e ridurre la violenza tra comunità attraverso metodi spirituali sono stati riconosciuti anche in altri paesi, come l'Azerbaijan, la Costa d'Avorio, l'Etiopia e la Colombia. 
 
Quando l’isola dello Sri Lanka fu afflitta da una guerra civile lunga 26 anni che portò via 80.000 vite, la guarigione fu portata dal movimento Sarvodaya. Vincitore del premio Magsaysay, il Dr. A.T. Ariyaratne aveva avviato questo movimento nel 1958 per costruire una società spirituale e non violenta, andando oltre i confini etnici e le religioni. Altri progetti sono stati attuati in più di 15.000 villaggi, per il miglioramento sociale di tutte le comunità. Si tengono campi di meditazione e i partecipanti sono esortati a ricercare vie non violente e a coltivare l’arte del perdono. Questi principi sono radicati negli ideali buddisti e gandhiani che enfatizzano i valori della non-violenza, della verità e del sacrificio si sé. 
 
Un’importante iniziativa musulmana era stata intrapresa dal Re Abdullah dell’Arabia Saudita. Dopo una sorprendente e storica visita in Vaticano per incontrare Papa Benedetto XVI, il 6 novembre 2007, il re convocò un'assemblea musulmana sul dialogo a La Mecca, dal 4 al 6 giugno 2008, che produsse "L'appello per il dialogo interreligioso de La Mecca". Questo fu seguito da un incontro sul dialogo a Madrid, nel luglio 2008, evento eccezionale per il fatto che oltre a cristiani e musulmani, l’invito fu esteso a ebrei, buddisti e induisti. 
 
Il dialogo tra cristiani e musulmani viene portato avanti in diversi paesi come Turchia, Qatar, Sudafrica, Stati Uniti, Mindanao e Bangladesh. Il dialogo interreligioso affronta questioni di interesse comune come i pericoli della guerra, la povertà e lo sviluppo, le minacce ecologiche, i diritti e le responsabilità umani, la promozione dell'armonia e della pace. 
 
Gli imam musulmani in India stanno svolgendo un efficace lavoro di de-radicalizzazione dei giovani musulmani che vogliono unirsi allo Stato Islamico in Iraq ed altri paesi. Hanno dichiarato delle fatwa contro gli attacchi kamikaze e sottolineato che ogni forma di violenza è contraria all’Islam. Nel mondo musulmano esistono molti canali satellitari dedicati interamente alla religione. Ahmad Al-Shugari è una delle stelle nascenti della nuova generazione i cui programmi tv a tema religioso hanno contribuito a creare una rinascita religiosa nel mondo arabo. È riuscito ad educare una gioventù che brama un’identità religiosa ma è alienata sia dalla politica che dalle istituzioni religiose tradizionali. 
 
Per quanto riguarda i politici che hanno lavorato per il disarmo nucleare, il più importante è il presidente Nazarbayev del Kazakistan. In seguito al crollo dell’Unione Sovietica, il 29 agosto 1991, fece chiudere il sito per test nucleari di Semipalatinsk e, nel maggio 1992, consegnò volontariamente l'intero arsenale nucleare, il quarto più grande del mondo, restituendo le armi alla Russia. In un periodo di 40 anni c’erano state 340 esplosioni nucleari sotterranee e 116 su terra. Provocando morti o disabilità a più di 1,5 milioni di cittadini. Il 29 agosto 2012, il Presidente Nazarbayev ha avviato il progetto ATOM (acronimo di "Abolire i test. La nostra missione"). 
 
Un altro politico di rilievo che è stato costruttore di ponti è l’ex Presidente Barack Obama. Il 3 giugno 2009, nel suo capolavoro d’oratoria tenuto all’Università de Il Cairo, ha teso una mano amica al mondo musulmano. In questo storico messaggio ha detto di “essere venuto qui per cercare un nuovo inizio tra gli Stati Uniti e i musulmani nel mondo: basato su interesse reciproco e reciproco rispetto; e basato sul principio che l'America e l'Islam non si escludono a vicenda". Ha reso omaggio all’influenza dell’Islam sulla religione, la cultura e la civilizzazione. Ha affermato che “…l’Islam non è parte del problema nella lotta all’estremismo – è parte della promozione della pace”. Rivolgendosi al mondo musulmano, ha ricevuto una standing ovation – il suo messaggio è stato accolto come balsamo sulle ferite. In diverse occasioni ha citato il Corano. Il suo discorso è stato filosofico, persino visionario. 
 
In tempi recenti ha anche sottolineato che “quando i politici insultano i musulmani…quando una moschea viene vandalizzata, o un bambino viene offeso – questo non ci rende più sicuri…tradisce ciò che siamo come paese”. 
 
Nel maggio 2016, il suo viaggio a Cuba è stato il primo di un presidente americano in 88 anni. Ha dichiarato di essersi recato a L’Avana per “seppellire gli ultimi resti” della Guerra Fredda nelle Americhe. La sua presenza a L'Avana ha messo fine a decenni di allontanamento tra Washington e Cuba.
 
Il famoso discorso tenuto dall’ex Presidente Ronald Reagan il 12 giugno 1987, riconosceva che il mondo può essere cambiato dal potere della persuasione morale. Quel giorno Reagan viaggiò a Berlino per il 750° anniversario della città per parlare dal lato occidentale della Porta di Brandeburgo. Non fu solo un discorso memorabile, ma uno dei discorsi più memorabili di qualunque presidente americano. Due anni dopo, cadde il muro di Belino e alla fine del 1991, l'Unione Sovietica non c’era più e la Germania era stata riunificata. Reagan aveva intrapreso una forma di diplomazia mirata non a vincere la Guerra Fredda, ma a terminarla. “Segretario Generale Gorbachev, se cerca pace, se cerca prosperità per l’Unione Sovietica e l’Europa dell’est, se cerca la liberalizzazione: venga a questa porta!”, disse Reagan. La folla iniziò a gridare “Signor Gorbachev, apra questa porta! Signor Gorbachev, abbatta questo muro!”
 
Reagan credeva sinceramente che la corsa agli armamenti tra Usa e Unione Sovietica non fosse immutabile e che alle ostilità tra Est ed Ovest si potesse mettere fine tramite la diplomazia. Il suo grande successo a Berlino provò che a volte il mondo può essere cambiato non dall'uso della forza, ma dalla forza semplice della persuasione morale e del dialogo.