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Souraya Bechealany

Segretario generale del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente, Libano
 biografia
Eccellenze,
Signore, signori, 
Fratelli e sorelle,
Nel nome del Middle East Council of Churches, e delle sue quattro famiglie ecclesiali, evangelica – ortodossa – ortodossa orientale e cattolica, ringrazio l’arcidiocesi di Bari, e la Comunità di Sant’Egidio per avermi invitata a partecipare a questo nobile incontro internazionale nella città storica di Bologna.
“Ponti di pace”: è questo il tema che avete scelto per questo incontro. Avete voluto dare spazio al Medio-Oriente e per questo vi ringraziamo.
Mi avete chiesto di focalizzare il mio intervento sulla mia esperienza ecumenica di Bari. Cercherò di parlare di questa esperienza come di una nuova via dell’ecumenismo e di un ponte di pace per il Medio Oriente. Lo farò dividendo il mio discorso in tre parti:
-  Le motivazioni e il contesto di Bari
-  I segni dello Spirito Santo da cogliere
-  Il dopo Bari per la Chiesa in Medio Oriente
 
1. Le motivazioni e il contesto di Bari
Dopo lo scoppio della crisi in Siria, alcuni capi delle Chiese d’Oriente chiedono al Papa di invitare il mondo a una giornata di preghiera e di riflessione per la pace e la giustizia in medio Oriente, in modo particolare in Siria. Questa giornata si è svolta solamente il 7 luglio scorso, a Bari. 18 patriarchi e alcuni rappresentanti rispondono all’invito. 50 000 fedeli riempiono le strade del lungomare di Bari e partecipano alla preghiera mattutina e ascoltano il messaggio conclusivo del Papa a mezzogiorno.
Sua Santità il Papa mi onora rivolgendomi un invito ufficiale. Pertanto, ho partecipato alle preghiere a alla riflessione di quel giorno. È a questo titolo che oggi ne dò testimonianza.
Il tema era “Cristiani insieme per il Medio Oriente”, e la Parola di Cristo: “la pace sia con voi”. Quattro momenti hanno scandito la giornata del 7 luglio: la preghiera mattutina nella cripta San Nicola di Mira, una celebrazione liturgica con i fedeli resa pubblica dai media, un incontro di tre ore, a porte chiuse, dei Capi della Chiese con il Papa e per concludere un pranzo nell’arcivescovado di Bari.
 
2. Segni dello Spirito Santo da cogliere a Bari
A Bari abbiamo visto, ascoltato e toccato con mano i nuovi segni dello Spirito Santo, che ci hanno invitato a percorrere la strada dell’Unità. Ma questi segni non si colgono nei dibattiti teologici e nemmeno nelle dichiarazioni comuni, per quanto fondamentali. Questi segni sono rappresentati dal luogo, dai gesti, dai simboli e dalle parole semplici, visti e ascoltati.
 
Primo segno: una città e una basilica, luogo di incontro Oriente-Occidente 
a. Bari è stata scelta per il suo significato storico. La città dalle origini molte antiche è stata municipio romano, in seguito sottomessa al dominio dei Bizantini e degli Svevi. Nel cuore dell’antica città si trova la basilica di San Nicola, di stile romanico. Fu edificata prima della fine del XIII secolo per accogliere le spoglie del santo che secondo la tradizione, furono trafugate da devoti marinai della città di Mira in Asia minore e portate a Bari nel XI secolo. Bari infatti è chiamata “porta d’Oriente”. Questo breve cenno storico ci dà la prima chiave di lettura dell’incontro. Una città occidentale, aperta all’Oriente, custode delle spoglie di un santo venerato dai Cristiani d’Oriente e d’Occidente, cattolici e ortodossi.
b. L’incontro a porte chiuse si svolge nella Navata centrale della Basilica di San Nicola. Un tavolo rotondo, bianco, predisposto in mezzo alla navata. Il Papa si siede in corrispondenza dell’altare. Intorno a lui, i 18 Capi secondo le rispettive tradizioni ecclesiali: ortodossi, ortodossi orientali, cattolici e riformati. Alcuni cardinali e vescovi erano presenti, testimoni silenziosi di quest’incontro. Senza mass-media. 
La Navata e il tavolo, trovandosi in mezzo, trasmettono lo Spirito dell’incontro: I capi delle Chiese sono insieme nella Basilica, in mezzo alla Navata, davanti all’altare del Signore di tutti, intorno a un tavolo, di colore bianco come la pace, rotondo, per significare l’uguaglianza.
 
Secondo segno: i gesti della fraternità
a. La preghiera mattutina nella cripta: dopo i saluti fraterni, davanti all’ingresso della Basilica (senza protocollo prestabilito), i capi delle Chiese scendono insieme nella cripta. Una preghiera semplice e silenziosa del Papa e dei Patriarchi, in piedi, insieme, davanti alle spoglie di San Nicola. Il Papa accende un solo cero come simbolo dell’unica Chiesa di Cristo, segno della fiamma della speranza oggi (parole del Papa, nell’omelia mattutina).
b. Il saluto del Popolo di Dio: il Papa e i patriarchi erano seduti insieme, sull’autobus, senza protocollo. L’autobus circolava nelle strade, i pastori benedicevano, il Popolo salutava: una Chiesa viva, una…
c. Durante l’incontro a porte chiuse, ognuno parla liberamente, fraternamente, semplicemente. I Patriarchi condividono… il Papa ascolta attentamente.
Sono stata testimone di una lunga giornata di fraternità. Mi chiedevo cosa ancora aspettassimo per celebrare la comunione!
Terzo segno: una parola audace del Papa
Per evidenziare la sostanza del messaggio dell’incontro di Bari, permettetemi di citare alcune parole dell’omelia del Papa durante la preghiera sul lungomare: “Pace: è il grido di tanti Abele di oggi che sale verso il trono di Dio. Per loro, non possiamo più permetterci in Medio-Oriente e ovunque nel mondo di dire: “Sono forse io il custode di mio fratello?” (Gen 4,9).  L’indifferenza uccide, e noi vogliamo essere una voce che lotta contro l’omicidio dell’indifferenza. Vogliamo dare voce a chi non ha voce, a chi può soltanto inghiottire lacrime, perché il Medio-Oriente oggi piange, oggi soffre e tace, mentre altri lo calpestano in cerca di potere e ricchezza. Per i piccoli, gli umili, i feriti, per quelli accanto ai quali si schiera Dio noi imploriamo: pace! Che il “Dio di ogni consolazione” (2 Cor 1,3), che risana i cuori affranti e fascia le loro ferite (cfr Sal 147,3), ascolti la nostra preghiera!”
Questa richiesta è più di un segno. È una parola audace, chiara e limpida.  Bisogna spiegarla per comprenderla meglio? Non credo. Chi ha orecchie, intenda ciò che lo Spirito dice oggi alle Chiese.
Quarto segno: un atto sinodale
Tutti i segni (luoghi, gesti, simboli, parole) che ho menzionato indicano un nuovo passo sul cammino dell’unità. Sono stata testimone di un atto sinodale, semplice nella forma, forte per la portata teologica ed ecumenica. A Bari, la Chiesa ha testimoniato la sua unità nella diversità. A Bari ho visto un solo Popolo di Dio, testimone della sua fede e della sua speranza. A Bari, ho visto un collegio di servitori di questo Popolo, incaricato della stessa missione, preoccupato per gli stessi problemi e le stesse sfide. A Bari c’era anche, seduta con i pastori, una donna in preghiera e in riflessione con loro. Attorno a questa tavola rotonda, sono stata accolta come una di loro. Mi è stata data la parola con libertà, una sorta di parrhesia… il Collegio dei pastori si apre al Popolo di Dio. Non si tratta forse di un atto sinodale?
 
3. Il dopo Bari per la Chiesa del Medio Oriente
Nel corso del dialogo a Bari, ho terminato il mio breve intervento auspicando che i Patriarchi continuino il cammino insieme nella preghiera e nella riflessione. E ho ricordato che la loro casa comune in Medio Oriente è proprio il Consiglio delle Chiese (il MECC) che hanno fondato nel 1974. Sì, in Medio Oriente, le Chiese hanno un luogo ecclesiale comune, un luogo che dà carne alla loro unità nella diversità. Questo luogo è proprio il MECC, luogo privilegiato in cui le Chiese possono mettersi insieme all’ascolto di quello che lo Spirito dice loro oggi in Medio Oriente.
Preghiamo il Signore che lo spirito di Bari continui, come è stato per Assisi.