Deel Op

Grégoire Ahongbonon

Schrijver, oprichter van de stichting "Saint Camille de Lellis", Benin
 biografie
Prima del video desidero ringraziare tutti gli organizzatori di Sant’Egidio. Perché da alcuni anni, da quando siete venuti in Africa a incontrarci, avete permesso di far sentire la voce, la nostra voce, il valore della vita. sì, la vita non ha più valore per alcuni, forse ne ha poco, ma per altri non ne ha per niente. Quando c’è la guerra da qualche parte, ne parlano tutti e cercano di fare ciò che possono. C’è stata una popolazione di donne, di uomini, di bambini che sono dimenticati da tutti, abbandonati da tutti, che sono al centro della nostra preoccupazione.
 
Eppure, passiamo oltre, come se non esistessero più. Effettivamente ai loro occhi la vita non ha più valore. Vengono maltrattati da tutti, vengono picchiati, vengono colpiti e a volte non si va neanche a raccoglierli per gettarli via, fuori dalla città. E c’è chi dice: bisogna fare pulizia in città. La vita non ha più valore, quindi. E sono queste le persone per le quali stasera siamo qui riuniti ancora una volta, per richiamare la vostra coscienza, la coscienza umana, perché un giorno il Signore dirà: che cosa hai fatto di tuo fratello?
 
Per me era lo stesso, li abbandonavo come facevano tutti, e poi un giorno, attraversando la città di Bouaké, ho visto un uomo che frugava tra i rifiuti, ed era una cosa alla quale avevo assistito da tantissimi anni, quand’ero bambino. A un certo punto mi sono interrogato e mi sono detto: ma forse è Gesù che devo cercare nelle chiese, però Gesù è qualcuno che soffre attraverso la sofferenza dei malati.
 
E tutto è cominciato così. Io ho cominciato a cercare di ricoprirli, avvicinarli, aiutarli: sono persone, uomini, donne, che sono maltrattati, imprigionati in luoghi a volte anche fuori da situazioni gestibili. E allora abbiamo creato dei centri per queste persone. Abbiamo cominciato a curarli, e adesso sono più di 150mila le persone che abbiamo recuperato, per così dire, dalla strada. La cosa più importante è che queste stesse persone sono malati che curano altri malati, che si occupano di altri malati, e in questo hanno ritrovato un senso alla loro vita.
 
Da quest’anno c’è una situazione che ha cominciato a colpire l’Africa, probabilmente riguarda il mondo intero, però là dove vivo ne sento parlare solo adesso, ossia la droga. I giovani abbandonati, spiazzati, non hanno più lo sguardo sul futuro e si abbandonano oggi alle tossicodipendenze, alla droga. Ed è un vero e proprio suicidio generale, proprio perché chiamiamo quella droga “ crack “, la assumono per morire, perché non vogliono più vivere.
 
E oggi, di fronte a tutto ciò, proviamo e dobbiamo immaginare la pace, ma immaginare la vita. E quest’anno abbiamo creato un grande centro per cominciare a recuperare anche queste persone, per permettere loro di ritrovare la dignità e la gioia. Molti di questi giovani che abbiamo recuperato, hanno già cominciato a riprendere in mano la loro vita, hanno ricominciato a frequentare la scuola, e quindi ognuno di noi deve svegliarsi, dobbiamo cominciare a vedere anche l’altro. Perché, se continuiamo a considerare soltanto gli effetti, non potremmo mai vedere la persona che sta morendo vicino a noi.
 
Mi fermerò qui per lasciarvi scoprire questo breve filmato che aiuta a capire la sofferenza, la miseria vissuta da uomini, donne, bambini completamente dimenticati, che vivono nel silenzio e muoiono nel silenzio. Grazie tante della vostra attenzione.
 
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