Il monachesimo cristiano è una forma speciale di vita cristiana basato sui voti monastici : povertà, castità e obbedienza. Questi tre voti vengono pronunciati in piena libertà dopo un periodo, più o meno lungo, di verifica.
Con questi voti, i monaci intendono vivere il radicalismo evangelico : "Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi" (Mt 19, 21) o "Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mc 8, 34). Nella Chiesa primitiva e nella Chiesa Ortodossa fino ad oggi, l’abito monastico non crea affatto uno status speciale dal punto di vista giuridico. I monaci sono dei laici, tranne quelli tra loro che sono ordinati e appartengono allo stato sacerdotale. Il popolo di Dio che è la Chiesa conosce soltanto due stati: il laicato e il sacerdozio. In virtù del sacerdozio universale proprio di tutti i battezzati , tra i laici e i chierici non c’è una distinzione ontologica ma piuttosto funzionale e di responsabilità. I vescovi e i preti sono dei ministri, ossia servitori della Nuova Alleanza (cfr. 2 Cor 3, 6) o “amministratori dei misteri di Dio” ( 1 Cor 4, 1). Laici e chierici formano insieme il popolo di Dio chiamato alla santificazione. “Perché questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione” dice San Paolo (1 Tes 4, 3). L’ideale della santificazione o della perfezione (“Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5, 48) è comune a tutti: laici, monaci – che sono laici anch’essi – e sacerdoti. Per questo nella Chiesa Ortodossa c’è soltanto una spiritualità proposta a tutti i credenti. E quest’unica spiritualità è fortemente segnata dallo spirito monastico. Poiché sono soprattutto i monaci a vivere il radicalismo evangelico e a diventare di esempio per i fedeli.
Bisogna dire che il termine “spiritualità” traduce nel linguaggio teologico la realtà biblica della “vita nuova” che è “vita in Cristo” e “vita nello Spirito Santo”. Il Nuovo Testamento parla di “uomini spirituali” e di “uomini carnali”. Gli uomini spirituali si comportano secondo lo Spirito; hanno il pensiero di Cristo (1 Cor 2, 16) e gli stessi sentimenti che furono in Cristo (Fil 2,5), mentre gli uomini carnali si comportano secondo la carne.
Il monachesimo cristiano comparve nel III secolo con i Padri del deserto, tra cui sant’Antonio il Grande chiamato “Padre dei monaci” e san Pacomio, il fondatore della vita cenobitica. Conobbe uno slancio eccezionale nel IV secolo in reazione al declino della vita cristiana dovuto alla libertà religiosa concessa da san Costantino il Grande e alla conversione massiccia dei pagani.
Il monachesimo orientale, rimasto unitario nella sua organizzazione, si attiene fino ad oggi alla Regola di san Pacomio (III secolo), di san Basilio il Grande (IV secolo) e di san Teodoro Studita (IX secolo) mentre il monachesimo occidentale, che si è diversificato in diversi ordini nel corso della storia, ha come Maestri: san Benedetto da Norcia (VI secolo), san Bernardo di Chiaravalle (XII secolo), san Francesco d’Assisi (XIII secolo).
Il monachesimo ha conosciuto, tanto in Oriente quanto in Occidente, non soltanto periodi floridi ma anche periodi di crisi e persino di decadenza dovuti a fattori politici o sociologici. Nei paesi ex-comunisti a maggioranza ortodossi, dopo la caduta delle dittature, il monachesimo conosce un grande slancio, per lo meno dal punto di vista numerico. In Romania, per esempio, il numero di monasteri e skiti è aumentato dopo il 1990 da 114 a 637 e il numero di monaci da 1500 a più di 8000.
Il problema del monachesimo oggi, all’inizio del XXI secolo, è la mancanza di padri spirituali che siano figure carismatiche per tutto il popolo di Dio, come furono nel passato recente : l’igumento Nikon (+1963), l'archimandrita Tavrion (+1978) in Russia, Padre Justin Popovici (+ 1979) in Serbia, i Padri Paisij (+1990) e Cleopa (+ 1998) in Romania, l'esicasta Josef (+ 1959) e Padre Paisij (+ 1994) della Santa Montagna o l'abbé Pierre in Francia (+ 2007), per citarne solo alcuni
La secolarizzazione della società moderna ha ripercussioni negative anche sulla vita monastica. Le giovani generazioni di monaci non hanno più il vigore spirituale delle generazioni di una volta. Lo spirito di questo mondo decaduto invade anche i monasteri. Tuttavia i fedeli ortodossi amano in modo particolare i monaci. Visitano i monasteri, partecipano ai lunghi uffici, si confessano dai monaci e ricevono indicazioni spirituali.
Sono soprattutto i monaci che ci insegnano a pregare bene, ossia con una preghiera pura che impegni l’intelligenza e il cuore. Durante la preghiera, la nostra attenzione deve’essere concentrata sul cuore perché la preghiera diventi, poco a poco “preghiera del cuore”. Secondo la Bibbia e i Padri ascetici, il cuore è l’organo centrale dell’essere umano, il luogo in cui si ricapitolano come in un centro tutte le sue facoltà e le sue forze. L’intelletto è anch’esso un’”energia del cuore” e deve restare unito al cuore per avere la pace dei pensieri. Altrimenti la moltitudine dei pensieri, spesso cattivi e contraddittori, è un fattore di turbamento e di malattie spirituali. Si sa che oggi il 60% della popolazione dei paesi industrializzati soffre di qualche malattia psichica. E’ soltanto con l’aiuto della preghiera, accompagnata dall’ascesi, che il nostro intelletto può “scendere nel cuore” e ritrovare così la pace.
La preghiera dev’essere sostenuta dall’ascesi, ossia dal digiuno (del mercoledì e del venerdì e nei quattro periodi di Quaresima dell’anno), dalla temperanza coniugale, dalle genuflessioni e dalla sobrietà in tutto. L’ascesi e specialmente il digiuno alimentare ci aiutano a resistere alla “dittatura del consumismo” (Prof. Andrea Riccardi) e del libertinaggio proprie delle nostre società opulente. Senza l’ascesi è impossibile controllare i sensi, soprattutto la sessualità. L’ascesi si rivela così uno strumento assolutamente necessario alla vita spirituale che è una vita di moderazione e di equilibrio in ogni cosa.
Un cuore purificato e pacificato dalla preghiera e dall’ascesi nell’atmosfera della Chiesa in cui riceviamo regolarmente i santi Sacramenti è un cuore ricolmo d’amore per tutta l’umanità e per tutta la creazione.
Il monachesimo si trova al cuore della Chiesa e la Chiesa è il cuore del mondo, anche se il mondo ignora il proprio cuore.
Senza il monachesimo, la vita della Chiesa sarebbe molto più povera e mancherebbe di esempi vivi che incarnano l’ideale evangelico. Poiché i monaci con i loro voti monastici ci ricordano costantemente che la povertà volontariamente accettata rende liberi dalle costrizioni della materia, che la sessualità non deve dominarci, ma che può essere superata e trasfigurata, e che l’obbedienza ci libera dalla follia dell’orgoglio e ci dà la pace interiore.
In questo tempo in cui la vita cristiana conosce dappertutto un grande declino, è soprattutto il monachesimo che può portare un afflato nuovo alla Chiesa, come lo ha fatto nel corso della sua storia nei momenti di crisi.
Preghiamo il Signore perché ci doni buoni monaci che siano per tutti luce sulle strade tortuose della nostra vita.