17 September 2019 10:00 | Real Casa de Correos, Comunidad de Madrid
Intervento di Jürgen Johannesdotter
“Pace senza confine, religioni e culture in dialogo” da una parte e “Vivere insieme in Europa” dall’altra… lo scorso anno abbiamo ricordato la fine della Prima Guerra Mondiale avvenuta cent’anni fa, nel 1918. Quest’anno ricordiamo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale – l’aggressione della Germania hitleriana alla Polonia con le sue tragiche conseguenze tra cui la Shoah. Quest’anno ricordiamo anche la fine della separazione della Germania con la caduta del muro di Berlino, la fine della cortina di ferro, e l’inizio di un programma genuino di negoziati per il disarmo. Ne è conseguito non dappertutto, ma in molti luoghi e paesi del mondo, un lungo periodo di pace,. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, popoli arci nemici da sempre come i francesi e i tedeschi inaugurarono una nuova relazione, nel contesto europeo. Le ferite delle guerre erano il punto di partenza per il superamento di antichi odi. Molte persone hanno fatto parte di questo movimento – “imparare da ciò che ci lasciamo alle spalle, imparare dalla storia”. Non era normale nella storia vedere Winston Churchill chiedere ai francesi di dare una mano ai tedeschi, dopo tutto quello che era successo.
Quando ero uno studente diciassettenne, ho partecipato a una vacanza di scambio di esperienze con altri 700 studenti provenienti da 40 paesi, su una nave che fece rotta da Rotterdam, Le Havre, Southampton arrivando fino a New York. Proprio in quei giorni, il 13 agosto 1961, fu costruito il muro di Berlino. Accettare che il muro di Berlino non sia più il simbolo della divisione del mondo è un miracolo della storia, realmente avvenuto – lo crediate o meno. Come avvengono questi miracoli? C’è bisogno di persone davvero capaci di apprendere la lezione della storia, persone che non dimenticano ma che sentono il bisogno di superare i muri dell’odio. Ve ne sono stati molti, in diversi paesi europei. Politici di levatura, sensibili, di paesi diversi, e poi laici, ma anche movimenti riformatori all’interno e all’esterno delle Chiese. Non dimenticherò mai che quando le foto delle persone arrampicate a quelli che erano ormai gli ex cancelli o il muro di Berlino vennero pubblicate, il settimanale francese “Express” aveva come titolo di copertina “La vittoria del Papa” - Papa Giovanni Paolo II. Mai dimenticherò che l’episcopato polacco offrì il perdono all’episcopato tedesco – chiedendo perdono a sua volta. Tutto ciò è parte dei tesori del movimento ecumenico e origina dall’intuizione fondamentale del “Vivere insieme in Europa”.
Esempio di ciò è anche quello che è avvenuto una settimana fa, il 9 settembre 2019, nella Basilica di San Bartolomeo, la Basilica dei martiri del ventesimo secolo a Rome. Durante una preghiera il vescovo luterano polacco Juliusz Bursche (1862 -1942) è stato aggiunto all’altare dei martiri protestanti nella celebrazione ecumenica nella Basilica. Era stato arrestato dalla Gestapo nel 1939 e imprigionato nel campo di concentramento di Sachsenhausen. Morì nel 1942 a causa delle sofferenze patite nel campo. Erano presenti alcuni membri della sua famiglia (figli, nipoti e pronipoti), il vescovo a capo della Chiesa luterana polacca e molti altri. Ha predicato il vescovo luterano Tedesco Frank July della Chiesa del Württemberg. Durante la commemorazione una lettera scritta nel campo di concentramento è stata consegnata alla Comunità di Sant’ Egidio. Ecco quindi un altro protestante aggiunto alla lista dei martiri – assieme a Paul Schneider e Dietrich Bonhoeffer. Più di 120 martiri del XX e del XXI secolo appartengono a questo “Cristianesimo ecumenico” come lo chiamava Giovanni Paolo II: cattolici, ortodossi, protestanti. Tutti testimoni della fede. Nella sua predicazione, il vescovo tedesco ha detto: “In particolare noi tedeschi possiamo collegarci a questa memoria per riconoscere il nostro peccato e confessarlo a Dio. La conseguenza di ciò è di accettarne la responsabilità. In quanto luterani tedeschi siamo grati a Dio e ai nostri fratelli e sorelle polacchi per i passi di riconciliazione, per questo ecumenismo che mette in comunicazione oltrepassando le frontiere. La memoria comune approfondisce il Cristianesimo ecumenico così come il rapporto tra Est e Ovest.
Il vescovo a capo della chiesta luterana polacca Jerzy Samiec, ha sottolineato la vicinanza ecumenica che permette il superamento dei confini nazionali e confessionali. E’ possibile affrontare questioni del passato nello spirito della riconciliazione e dell’amore. E’ possibile pregare assieme in questa Basilica così speciale – ha detto – e scambiare le nostre esperienze. Gesù Cristo ci unirà tutti. Il vescovo Bursche ha dovuto assistere inerme alla liquidazione della Chiesa luterana polacca. Fu imprigionato e i nazisti tedeschi hanno celebrato la loro vittoria. Per il vescovo ciò significava un disastro. Ma solo Dio conosceva la fine della storia: la chiesa luterana polacca rinacque dopo la guerra.
Cesare Zucconi ha ringraziato gli ospiti per l’amicizia e la cooperazione di lunga data tra Sant’Egidio e le chiese luterane in Germania, Polonia e in tutto il mondo. Ha detto: “il vescovo Bursche è stato ucciso perché predicava e viveva un Vangelo senza confini, senza accettare la logica nazista”. Ciò rappresenta un messaggio importante nei tempi odierni caratterizzati da nuovi trend nazionalistici.
“Vivere in Europa oggi”; abbiamo bisogno di nuovi e ulteriori esempi di coraggio nella vita pubblica: esempi di impegno politico e sociale, esempi di cristiani impegnati, impegnati nella politica, e per l’ecologia. Abbiamo bisogno di una nuova adesione a un’Europa unita. Essa è iniziata con solo sei paesi fondatori. Non basta considerare i vantaggi economici di un’Europa forte. Bisogna aggiungere altre motivazioni. Forse possiamo osare di accettare che vi siano velocità diverse nella crescita comune. Ma ciò di cui abbiamo bisogno sono: pazienza, calma e compassione. Soprattutto, c’è bisogno di tolleranza. Tolleranza tra le religioni: Cristiani, Musulmani, Ebrei, e fra tutte le altre religioni. La tolleranza è una virtù cardinale. Ma anche la disponibilità all’accordo è di grande importanza. Chi non viene a compromessi è un cattivo vicino, e tutti noi dobbiamo essere dei buoni vicini, non solo come individui ma anche come nazioni.
Lo stato democratico moderno è caratterizzato dalla separazione dei poteri: esecutivo, legislativo e giudiziario. E’ questo uno dei valori europei e dell’Unione Europea. L’altro valore è la separazione tra il “trono e l’altare”, come usiamo dire in Germania. Oggi parliamo di separazione tra “stato e Chiesa” in una società secolarizzata. In Europa ci sono tradizioni diverse sull’argomento. La situazione in Francia, con la “laicité”, è totalmente diversa da quella vissuta in Germania dove parliamo di un rapporto positivo tra lo stato e le chiese. Ed è per questo che abbiamo una legge speciale che regola questo rapporto stato - chiesa. Lo stato protegge le chiese in alcuni aspetti estendendo a loro dei “Diritti Speciali”.
Un ex presidente della nostra Corte Costituzionale una volta disse: anche lo stato laico si nutre da valori che non può riprodurre da sé, e ne ha bisogno. E’ per questo che in Germania parliamo del “diritto” a chiedere asilo presso una Chiesa, anche se non è un diritto codificato. Ma esso viene praticato, e naturalmente il più delle volte crea problemi, soprattutto quando si tratta della richiesta di asilo di migranti. Ma nella maggior parte dei casi i nostri governi regionali sanno come gestire queste situazioni.
Ma invece di insistere su esempi dalla Germania, mi basterebbe dire: guardate alla Comunità di Sant’Egidio. Quale che sia la nostra provenienza, nazionalità o religione, abbiamo una grande stima del contributo fornito da questa Comunità per un mondo senza confini. Io incontrai la Comunità per la prima volta a Roma nel 2001 e dall’anno seguente ho partecipato quasi sempre a questo appuntamento annuale di dialogo. Quest’anno ho l’impressione che dalla Germania sia venuto un numero maggiore di vescovi luterani rispetto ai vescovi cattolici!
L’Europa non significa “confine” bensì apertura. L’Europa non è in favore del “prima l’Europa” bensì di una “Europa che assume la responsabilità del mondo”. Quasi non è necessario dirlo ma “L’Europa non è in favore della segregazione religiosa” bensì “L’Europa è per la condivisione dei tesori di ogni religione affinché si affermi un mondo più civile, in Europa e nel mondo”.
Grazie colleghi relatori, grazie fratelli e sorelle, grazie Comunità di Sant’Egidio.