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Antonio Salimbeni

Focolare Movement, ltaly
 biografie
Desidero innanzitutto esprimere la mia profonda gratitudine agli amici di Sant’Egidio per l’invito a partecipare a questo importante convegno internazionale per la Pace. 
 
Questi eventi, che si rinnovano ormai da molti anni, rappresentano una preziosa occasione per incontrarsi, condividere idee, esperienze e impegni, e per unire gli sforzi nella costruzione della pace. 
 
Vorrei inoltre sottolineare l'importanza di eventi come questo, che testimoniano alla società la possibilità e la necessità di dialogare con un linguaggio diverso, un linguaggio che afferma la pace come frutto del riconoscimento dell’altro come fratello e sorella, membri della stessa famiglia umana.
 
Il tema di questo forum, “La grande Asia: una sfida per le religioni,” è di grande attualità e rilevanza. Tuttavia, non posso nascondere un certo imbarazzo nel trattare questo argomento di fronte a illustri personalità di questo Forum, che provengono e vivono in quel vasto continente.
 
Pertanto, ciò che intendo fare è condividere la mia esperienza personale, avendo avuto la fortuna di vivere per oltre trent’anni in India, un paese che considero la mia seconda patria.
L'Asia, il continente più vasto e popoloso del mondo, è anche uno dei luoghi di maggiore diversità religiosa. È la culla di molte delle principali religioni del mondo, oltre a un'infinità di tradizioni spirituali. Questa pluralità di fedi rappresenta non solo una ricchezza culturale inestimabile, ma anche una complessa sfida per la convivenza pacifica e coesistenza religiosa.
In molti Paesi asiatici, diverse religioni convivono fianco a fianco, spesso influenzandosi reciprocamente. In India, ad esempio, l'Induismo e l'Islam coesistono da secoli, influenzando profondamente la cultura e la società del Paese. Tuttavia, questa coesistenza non è priva di tensioni. I conflitti tra comunità religiose sono emersi in vari momenti storici, testimoniando quanto sia delicato l'equilibrio tra pluralismo religioso e tensioni intercomunitarie.
 
Devo ammettere però che, arrivando in India, una delle prime cose che mi ha profondamente colpito è stata la sua straordinaria diversità religiosa. Provenivo da una regione del nord Italia interamente cattolica, dove non avevo mai avuto occasione di incontrare persone di altre fedi. Giunto a Mumbai, mi sorprese vedere come hindu, musulmani, cristiani e sikh convivessero nello stesso quartiere, lavorassero fianco a fianco negli stessi uffici, condividessero interessi e amicizie in un clima che andava ben oltre la semplice tolleranza. Si respirava un’armonia autentica, una convivenza rispettosa e naturale. 
 
Potrei raccontare a lungo dei miei anni trascorsi in Asia, ma desidero soffermarmi su un aspetto in particolare, una parola che meglio di ogni altra racchiude la mia esperienza: "dialogo". 
 
Il dialogo, infatti, e l'incontro con persone di diverse religioni, rappresentano gli elementi che più hanno trasformato la mia vita durante il periodo trascorso nel subcontinente indiano. Questa trasformazione è avvenuta sia a livello umano che spirituale. Il dialogo mi ha costretto a confrontarmi profondamente con la mia identità. Ho dovuto riscoprire me stesso, la mia cultura, le mie convinzioni religiose come cattolico per poter instaurare relazioni autentiche ed equilibrate con persone e comunità di una cultura e di religioni diverse dalle mie.
In sintesi, i momenti di incontro con "l'altro", con chi è culturalmente e religiosamente diverso, e gli sforzi compiuti per comprendere e farmi comprendere hanno rivelato una ricchezza inestimabile. 
 
Uno degli elementi essenziali che richiede un dialogo sincero è l’ascolto. È proprio dall'ascolto reciproco che sono nati i rapporti di amicizia che hanno arricchito profondamente la mia vita. Attraverso questi incontri e il senso di condivisione spirituale che si è sviluppato, ho potuto sperimentare il potere trasformante del dialogo. 
 
Sono convinto che, di fronte alle complesse sfide poste dalla pluralità di fedi per una convivenza pacifica in Asia, il dialogo interreligioso rappresenti una via fondamentale per promuovere la comprensione reciproca e la pace.
Papa Francesco ha riflettuto più volte sull'importanza del dialogo interreligioso, considerandolo un elemento essenziale per la costruzione della pace ed un mezzo per costruire ponti tra le diverse comunità. Egli sottolinea che questo dialogo deve essere basato sul rispetto reciproco e sull'ascolto sincero, senza tentativi di proselitismo.
 
In un discorso durante la sua visita in Corea nel 2014 ha descritto in maniera mirabile l’atteggiamento necessario per un dialogo autentico: 
 
 “… il dialogo autentico richiede anche una capacità di empatia. Perché ci sia dialogo, dev’esserci questa empatia. La sfida che ci si pone è quella di non limitarci all’ascoltare le parole che gli altri pronunciano, ma di cogliere la comunicazione non detta delle loro esperienze, delle loro speranze, delle loro aspirazioni, delle loro difficoltà e di ciò che sta loro più a cuore… In questo senso, il dialogo richiede da noi un autentico spirito “contemplativo”: spirito contemplativo di apertura e di accoglienza dell’altro. Io non posso dialogare se sono chiuso all’altro. Apertura? Di più: accoglienza! Vieni a casa mia, tu, nel mio cuore. Il mio cuore ti accoglie. Vuole ascoltarti. Questa capacità di empatia ci rende capaci di un vero dialogo umano, nel quale parole, idee e domande scaturiscono da un’esperienza di fraternità e di umanità condivisa. 
 
Queste parole esprimono efficacemente l'esperienza e l’impegno del Movimento dei Focolari nel dialogo interreligioso; aspetto particolarmente rilevante in Asia, dove è presente in diversi paesi tra cui Giappone, Filippine, Indonesia, Thailandia, India solo per citarne alcuni.
In ciascuno di questi luoghi, è coinvolto in una varietà di iniziative interreligiose che spaziano da attività sociali a sostegno dei più emarginati e iniziative per la promozione della pace a progetti di natura accademica. Permettetemi di citare alcune di queste iniziative.
 
A Mindanao una regione delle Filippine caratterizzata da conflitti tra comunità cristiane e musulmane,  il Movimento dei Focolari ha avviato iniziative di dialogo interreligioso, coinvolgendo leader locali di queste due comunità. Attraverso incontri regolari e workshop, il movimento ha facilitato la comprensione reciproca e la cooperazione su progetti comuni di sviluppo. Queste attività hanno contribuito a ridurre le tensioni locali, favorendo la pace e promuovendo un modello di convivenza pacifica che è stato riconosciuto e apprezzato a livello nazionale.
 
In Giappone, Il Movimento, in collaborazione con un gruppo di donne di religioni diverse ha dato vita ad un progetto per la prevenzione al suicidio. Il loro approccio è focalizzato sulla costruzione di relazioni basate sull'amore reciproco e la fiducia, cercando di offrire un'alternativa alla solitudine e alla disperazione, creando spazi di dialogo e comunità dove sentirsi accolti e compresi.
 
In India il Movimento dei Focolari lavora a stretto contatto con gruppi locali per promuovere il dialogo interreligioso, organizzando incontri tra leader religiosi e giovani di diverse fedi. Inoltre, sono stati creati programmi educativi volti a promuovere la comprensione e il rispetto reciproco. Queste iniziative hanno avuto un impatto significativo nel costruire ponti tra comunità diverse, riducendo i pregiudizi e favorendo un clima di maggiore rispetto e collaborazione.
 
In conclusione, l'Asia, con la sua straordinaria diversità religiosa, rappresenta un laboratorio unico per il dialogo interreligioso e la convivenza pacifica. La sfida delle religioni in questo continente non è solo una questione di fede, ma un elemento cruciale per la costruzione di società più giuste e armoniose. Se l'Asia riuscirà a trasformare la sua pluralità religiosa in una fonte di forza e unità, potrà offrire al mondo un modello prezioso di coesistenza pacifica e collaborazione interreligiosa.
 
Grazie per il vostro ascolto.