Il 4 febbraio 2019 il Grande Imam di El Azhar, Ahmad AL-TAYYEB e papa Francesco hanno firmato ad Abu Dhabi una dichiarazione congiunta intitolata : « La fratellanza umana e la convivenza comune ». Questo documento ha ripetuto , nell’ introduzione, una frase del libro sacro dell’Islam : « Chiunque uccide una persona è come se avesse ucciso tutta l’umanità e chiunque ne salva una è come se avesse salvato l’umanità intera » (Corano V,32). E un altro versetto dello stesso libro sacro avrebbe potuto essere citato sul nostro tema : «Tenete strettamente la corda di Dio e non separatevi. Eravate nemici ed egli ha stabilito la concordia tra i vostri cuori, al punto che, per la sua grazia, siete diventati fratelli ». (Corano, III, 103)
Nello stesso senso, Gesù disse ai suoi discepoli. « Ma voi non fatevi chiamare maestri, perchè uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli ». E conosciamo anche , nel Nuovo Testamento, gli appellii di san Giovanni : « Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perchè amiamo i fratelli…. Chiunque odia il proprio fratello è omicida » ( 1 Gv. 3,4-15).
Queste forti dichiarazioni dei due libri sacri dell’islam e del cristianesimo giungono così a condannare gli atti di violenza che hanno segnato la storia dell’umanità fin dalle sue origini, come simboleggiato dal gesto di Caino che uccide suo fratello Abele, o dai fratelli di Giuseppe che abbandonano il loro fratello in una cisterna vuota, perchè muoia. Così, i due responsabili religiosi riuniti ad Abu Dhabi, lo scorso febbraio, uno proveniente dall’università musulmana di Al Azhar e l’altro in rappresentanza della Chiesa cattolica, nella loro dichiarazione congiunta si sono dimostrati fedeli interpreti del messaggio delle loro comunità, richiamandoci a vivere e a promuovere la fraternità con ogni essere umano. Una confraternita religiosa musulmana, Aisa International, ha recentemente ottenuto dalle Nazioni Unite, l’8 dicembre 2018, che sia celebrata nel mondo intero una « Giornata internazionale del Vivere insieme », che è un altro modo di invitare le nazioni e gli uomini del nostro tempo a condividere la « fraternità umana ». Nella stessa direzione,un Incontro internazionale di sindaci, a Dusseldorf, ha proclamato lo stesso messaggio.
L’evoluzione delle tecniche di comunicazione, soprattutto in questi ultimi anni, ha permesso ormai a tutti gli esseri umani di conoscere la vita e le difficoltà degli altri popoli. Così, nessuno può rimanere indifferente di fronte alle ingiustizie o alle catastrofi naturali che affliggono i nostri fratelli e le nostre sorelle in umanità . E la realtà di questa fraternità, nel genere umano, è evidenziata nella nostra epoca, in cui i progressi della medicina ci permettono di scoprire che sul pianeta non ci sono « razze umane » differenti le une dalle altre. Malgrado le migliaia di chilometri che ci separano e la diversità delle culture e delle lingue, abbiamo scoperto adesso che il corpo umano e il cervello umano che ereditiamo dalla nascita, è lo stesso nei cinque continenti e ci dona le stesse opportunità di crescere insieme nella « fraternità umana »
Del resto è questa la ragione per cui, a partire dall’ultima guerra mondiale (1945) le nazioni della terra hanno deciso di dotarsi di un’organizzazione internazionale comune, quella delle Nazioni Unite, la cui missione è servire la pace e la giustizia fraterna, nonchè il rispetto dei diritti di ogni persona umana, in ogni paese e fra tutte le nazioni. La decisione dell’incontro che ci raduna, su iniziativa della Comunità di Sant’Egidio, e ci propone una meditazione comune sulla « fraternità umana », è perciò un messaggio da condividere con tutti i popoli e in modo particolare con tutte le tradizioni religiose del pianeta.
Anche dalla saggezza dei popoli dell’Asia ci giunge il medesimo appello a promuovere fra noi la fraternità umana per la quale siamo insieme in questo incontro. Un insegnamento delle Upanishad recita così : « L’uno è un parente stretto, l’altro è uno sconosciuto, ma il mondo è una sola famiglia » . Questa frase dell’Upanishad, « Vasudhaiva Kutumbakam », « il mondo è una sola famiglia » è scritta, del resto, anche sul frontone del parlamento indiano. Potrebbe anche essere scelta come motto dalle Nazioni Unite.
Ma per le tre tradizioni abramitiche, l’ebraismo, l’islam e il cristianesimo, questa fraternità umana è anche legata alla particolare situazione dell’uomo nell’universo. Le tre tradizioni, ebraica, cristiana e musulmana, infatti, sottolineano la responsabilità particolare dell’essere umano nella Creazione. La Bibbia la esprime , fra l’altro, nel libro della Genesi con queste parole : « Siate fecondi, sottomettete la terra e dominate su tutti gli animali »(Gen. 1,26). Nello stesso senso, il Corano presenta l’essere umano come il luogotenente di Dio sulla terra. « Dio ha creato per voi ogni cosa sulla terra…. E il Signore dice agli angeli: manderò sulla terra un vicario ….. ed insegnò ad Adam tutti i nomi » (Corano, II,29,30,31).
Per queste tre tradizioni, l’essere umano è anche incaricato di gestire la creazione per il bene di tutti. Abbiamo anche , tutti insieme, la missione di stabilire la Pace sulla terra servendo questa riconciliazione universale . Il profeta Geremia si lamenta con Dio dell’ assenza della pace fra gli uomini. «Essi curano la ferita del mio popolo, ma solo alla leggera, dicendo: pace, pace ! Eppure non c’è pace » (Ger. 6,14). Nell’ideale che Gesù dà ai suoi discepoli attraverso il Discorso della Montagna, c’è questa beatitudine : « Beati gli operatori di pace, perchè saranno chiamati figli di Dio » (Mt. 5,6) Lasciando i suoi discepoli, Gesù disse loro. « Vi lascio la pace, vi dò la mia pace » (Gv. 15,27) e Paolo mette la folla dei discepoli in attesa di tale pace : « La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio » (Rom 8,19). Il Corano afferma : « Gli uomini formavano una sola comunità. Fu allora che Dio mandò loro dei profeti per avvertirli e guidarli. Li ha dotati dei libri della verità perchè giudicassero in modo saggio le loro differenze » (Coran II,213) e il Corano aggiunge : « O voi che credete, entrate in massa nella pace e non seguite la via di Satana, perchè è un nemico dichiarato…. » (Corano II,208)
L’ultimo libro della Bibbia cristiana fornisce questa descrizione della fine dei tempi : « Vidi la Comunità santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo e sentii una voce forte che diceva…..ecco la dimora di Dio fra gli uomini. Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il « Dio-con- loro » ( Apoc. 21,1-3). Il libro sacro dell’Islam ci apre una visione piuttosto simile della diversità umana, definita tuttavia come volontà di Dio, fin dall’origine dei tempi : « Se avessimo voluto, avremmo fatto di voi una sola comunità…ma noi vi abbiamo creati diversi perchè vi conosceste gli uni gli altri » (Corano, 49-13). Ai rappresentanti delle religioni asiatiche che sono con noi a questo incontro, spetta, nella loro tradizione, il compito di aiutarci ad aderire a questo messaggio, secondo ciò che recita una saggia espressione del sud dell’India : « Ogni villaggio è il mio villaggio, ogni uomo è mio fratello ». « Yadhum ure, yavarum Kelire »