16 Septiembre 2019 17:30 | Universidad Eclesiástica San Dámaso, Aula Pablo Domínguez
Intervento di Jacques Mourad
Introduzione
L’uomo desidera essere felice. Tuttavia, la felicità è legata al vivere in pace con gli altri. Vivere in pace è quello che tutti i popoli cercano e desiderano. Infatti è solo a questa condizione che l'uomo può vivere in serenità e stabilità e riesce a essere creativo nella sua vita. Lo diventa perché si rende conto del ruolo che deve svolgere per il bene dei suoi simili. Questo è il motivo per cui è necessario porre i fondamenti in modo da poter realizzare un vero progetto di pace.
Dio ha creato gli esseri umani sulla terra perché si conoscano, si amino e riflettano nella loro vita e nella loro esistenza la sua volontà.
Quando fece uscire Abramo e suo fratello Lot da Haran e li mandò a Kanaan, Abramo installò una tenda in mezzo al deserto dove accoglieva tutti coloro che passavano in quel luogo. Si trasferì più volte, lasciando ogni volta la sua dimora, che era desiderata da altri, a causa del pozzo che egli aveva scavato per la sua tribù e le sue greggi.
La sua saggezza e l’obbedienza alla volontà di Dio lo hanno sempre portato a respingere ogni tipo di conflitto con gli altri e a rimanere libero davanti a ogni cosa.
Da quando ha preso coscienza della sua esistenza, l’uomo ha fatto ricorso alla preghiera. Egli ha riflettuto sulla sua vita sulla terra e si è posto delle domande sulla sua identità: chi sono io? Qual è il motivo della mia esistenza? Qual è la mia origine?
La meditazione è il punto di partenza della sua preghiera. Meditare è mettersi alla presenza di Dio, essere abitati dal desiderio di conoscerlo, di incontrare prima la sua presenza nell'esistenza, poi nel profondo di se stesso, nel proprio cuore.
Il deserto è il luogo dove l'uomo si è diretto iniziando da Abramo, Giovanni Battista, Sant'Antonio il Grande in Egitto, Sant'Eugenio e molti altri in Oriente, fino a San Domenico, in Occidente, che progettò il convento e la cella del monaco come un deserto, in cui il monaco esce in un lungo pellegrinaggio per incontrare l’amato, e questo è ciò che lo consolerà e lo colmerà della grazia.
Nel Vangelo di Matteo, Gesù ha sottolineato questo aspetto quando ha chiamato i discepoli e la folla alla conversione perché il Regno dei Cieli è vicino. Questa vicinanza non è nel tempo ma nel luogo. Si tratta del cuore dell'uomo, dove scopre di essere creato a immagine e somiglianza di Dio. Quando l'uomo entra nella sua stanza e prega Dio in solitudine, lì scopre che il Regno di Dio è nel suo cuore che è spazioso pur essendo così piccolo. Questo cuore trabocca di amore divino ogni volta che ama e accoglie gli altri. Ed è allora che, lungi dall'essere un semplice mezzo o un metodo, la preghiera diventa un fine.
Costruire il Regno dei Cieli è vivere questo stato di sublimazione, di purezza e di profonda libertà attraverso una vita di continua preghiera: "Vegliate e pregate ..." Mt. 26,41
Gli effetti della solitudine per combattere il male
Nel momento in cui lo sceicco musulmano mi ha invitato a vivere la prigionia come esperienza di ritiro, in quel momento ho capito il pensiero che è stato ricorrente in me, durante i quattro giorni trascorsi in auto quando i jihadisti hanno trasferito Boutros e me a Raqqa. Questa frase ho recitato con il rosario "Vado verso la libertà", mentre ero detenuto, con le mani legate, e con gli occhi bendati ...
Questa situazione mi ha spinto ulteriormente ad arrivare in profondità, in me stesso, dove ho potuto vedere più chiaramente la distesa del deserto che stiamo attraversando e ho sentito più intensamente la presenza di Colui che desidero: Dio.
La pace che la parola dello Shaykh ha generato in me mi ha fatto capire che la persecuzione, la sofferenza e l'assenza di giustizia non possono impedire all'uomo di cercare la pace e la libertà.
La libertà è un impegno a costruire relazioni spirituali, che va oltre la realtà segnata da orgoglio, egoismo, gelosia, potere e possesso. La preghiera del rosario rappresenta il bisogno dell'uomo di stabilire questa relazione di frequente con il suo creatore, che può condurlo su questa via di liberazione.
Cristo non ha forse detto ai suoi discepoli: "Il più grande di voi sarà il vostro servitore" (Mt 23,11)? Si tratta di donarsi per amore degli altri. Questa è la vera lotta che gli uomini sono chiamati a condurre radicandosi nella preghiera.
Durante il periodo di detenzione dal 21/5/2015 al 10/10/2015, la preghiera del rosario è stata la prima preghiera che mi ha permesso di rimanere in comunione con Dio e di abbandonarmi completamente a Lui. Mi ha aiutato a vivere una profonda comunione spirituale e ad aprirmi al mondo e ai suoi bisogni. Ogni dieci grani del rosario io pregavo il Padre Nostro e Ave Maria per una persona o un pensiero specifico. Ho trascorso le giornate in preghiera per i miei fratelli e sorelle, per la mia comunità religiosa, la mia chiesa siriaca, per la Chiesa universale, per tutti i cristiani e specialmente per i cristiani orientali.
Ho pregato per i detenuti e i prigionieri, per la pace, per il diritto dell'uomo a vivere in pace e sicurezza. Ciò che mi consola oggi, e per il quale ringrazio Dio, è la grazia speciale che Dio ha affidato a me, che vivevo in detenzione e in prigione. Sì, ritengo che il Signore mi abbia affidato la missione di portare nella mia preghiera, per tutta la vita, tutti gli oppressi e i prigionieri, e credo che Dio li consoli e li sostenga nel cuore della loro oscurità, così come ha fatto con me.
Prego affinché l'Islam e i musulmani vivano la misericordia che invocano con il nome di Dio, perché incontrino questo Dio misericordioso e lo conoscano da vicino. Che possano amare tutte le persone sulla Terra, questa Terra che Dio ha voluto come una via e una porta che ci conduce a Lui; perché noi possiamo condividere un giorno la sua gloria eterna.
Un'altra preghiera mi ha segnato in questo periodo e ho l'impressione che Dio abbia intrecciato nella mia lunga vita spirituale la storia di questa preghiera, che è quella di Fratello Charles de Foucauld. La sua introduzione nella mia vita risale all'inizio del mio viaggio spirituale. Prima con il reverendo padre Gebrael Kato, poi con le Piccole Sorelle in Libano e poi con Fratel Dominique che visse da eremita a Mar Moussa. Questa preghiera che il Beato Carlo pregava nella sua solitudine a Beni Abbas e lo aiutava ad accettare il destino che stavo affrontando ogni giorno: l'Islam o la morte.
Non solo mi ha aiutato ad accogliere la morte, ma a voler dare la mia vita per coloro che volevano uccidermi. Ho sentito che questa offerta ha continuità solo con l'offerta suprema di Cristo e con quelle offerte da così tanti martiri nella storia dell'umanità, passando da Fratel Charles de Foucauld, i monaci di Tibhirine in Algeria e le migliaia di siriani che sono morti a causa dei conflitti che si svolgono nella mia patria.
Sono molti i sacerdoti, religiosi e religiose uccisi o tenuti in ostaggio in diversi paesi del mondo; penso in particolare al mio fratello e al mio compagno di viaggio Paolo Dall’Oglio, un gesuita scomparso già da sei anni, nonché ai vescovi e ai due sacerdoti di Aleppo. Il mio pensiero va anche a Frans Van der Lugt, che è stato ucciso a Homs e a molti altri.
Questa razza di demoni non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno. Mt 17,21
Cristo è risorto, è vivo nonostante la realtà del mondo sia soggetta a guerre, conflitti, commercio di armi, monopolio e dominio imposti da paesi che detengono potere economico, militare, scientifico e tecnologico.
Coloro che rivendicano la giustizia e il diritto dell'uomo a vivere in libertà e dignità sono i poveri illuminati e pochissimi ricchi. In effetti, nella maggior parte dei paesi, la categoria dei ricchi è emersa, a spese dei poveri, imponendo la legge di sfruttamento, e obbligando i poveri ad affannarsi e correre per garantire il pane quotidiano per sé e per la propria famiglia. Di conseguenza, i poveri sprofondano sempre più nella loro ignoranza. E’ il caso dei paesi chiamati dalle Nazioni Unite "paesi del terzo mondo". Questi paesi non possono operare alcun cambiamento. D'altra parte, i leader dei paesi che hanno il potere stanno supportando i presidenti dei paesi del Terzo mondo con denaro, armi e mercenari; e usano la religione e gli interessi comuni per giustificare le guerre, e quindi per soffocare ogni tentativo di cambiamento o rivoluzione. Tutto ciò produce nel mondo uno stato di lunga ibernazione.
La rivoluzione mondiale a cui Cristo ci chiama si basa sul digiuno e sulla preghiera. Invita soprattutto coloro che hanno buona volontà e sono consapevoli che vivere in pace è lo scopo della nostra esistenza. E solo grazie al desiderio di vivere in pace gli esseri umani possono vivere la comunione nonostante la molteplicità delle loro appartenenze: etniche, religiose, ideologiche, patriottiche, nazionali...
Abbiamo il diritto di realizzare il fine per cui Dio si è incarnato in suo Figlio Gesù Cristo. Abbiamo il diritto di continuare l'insegnamento del nostro Maestro, che sulla croce aprì gli occhi e guardò Gerusalemme - che significa la città della pace - e che, invece, non ha conosciuta la pace in tutta la sua storia fino ad oggi; Gesù guardò anche i suoi oppressori, poi alzò gli occhi al cielo e gridò: "Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno”.
Questo è quello che ho fatto ogni giorno nella mia cella per quattro mesi. (Quello che mi manca ...)
Il ritmo della preghiera imposta dal rosario era la cornice di tutta la mia preghiera. Perché mi ha condotto a incontrare spiritualmente le persone, la Chiesa, i miei parenti, la mia famiglia, la mia comunità religiosa, la mia chiesa siriaca e la Chiesa universale.
Questo legame spirituale è stato importante per me. Ho capito che la preghiera, il digiuno e l'ascesi sono la forza che può costruire la pace interiore e che si rifletterà ancora di più nei rapporti con gli altri. Questo è quello che ho sperimentato con i jihadisti che incontravo ogni giorno.
La preghiera è la via della libertà interiore di cui hanno parlato i padri del deserto. Questa libertà funziona diversamente. Siamo abituati ad essere il centro di tutto, ma questa libertà apre il cuore e la mente ad accettare l'altro non come un nemico o diverso da me, ma come un essere creato a immagine e somiglianza di Dio
Ciò che vorrei testimoniare è che quando ho incontrato il mio carnefice, quello che mi ha fustigato, pochi giorni dopo la mia fustigazione, quando i nostri occhi si sono incontrati, questo sentimento di odio è durato solo pochi secondi. Non potevo odiarlo.
Le grazie della preghiera
La preghiera ha una forza simile a una rete che si forma attraverso le preghiere, le invocazioni e le intercessioni innalzate dai credenti a Dio, indipendentemente dalla loro condizione, dalle loro appartenenze e dal loro credo. Perché esse si uniscono in un'unica intenzione e questa la rete lega coloro che chiedono al cuore di Dio, che trabocca d'amore. Da questo amore nascono grazie abbondanti, non solo su chi ha chiesto ma sull'intero universo. Fiumi e fontane di grazie divine attraversano l'universo con straordinaria provvidenza operando una conversione in coloro che attendono la salvezza e in coloro che non l’attendono.
Sono testimone che non sono il solo a essere stato salvato dal Signore. C'erano 220 persone con me, prese in ostaggio e salvate anche loro. Come? Perché?
Quando Abramo intercesse per Sodoma affinché il Signore non distruggesse la città, l’Eterno disse: "Se a Sodoma troverò 50 giusti, per riguardo a loro perdonerò a tutto quel luogo”. Abramo riprese: “forse là se ne troveranno 40”. Rispose: “non lo farò per riguardo a quei 40”. Abramo continuò a intercedere con il Signore fino a quando non arrivò a 10 giusti. (Gn 18: 16-33) Ma non trovando nemmeno questi 10 giusti, Dio distrusse la città di Sodoma.
Dio non mi ha salvato dalla mano dell'ISIS, ha anche salvato i cristiani di Karyatène. Questa liberazione è un vero miracolo, un segno di speranza per tutto il popolo siriano oppresso.
Oggi vi invito a rinnovare la vostra speranza in modo reale, impegnandovi in iniziative che incoraggiano il progetto di pace; e Dio concede la grazia necessaria a coloro che vi si impegnano. Oggi siamo un segno di speranza per il nostro mondo di oggi.
Il progetto al quale Dio ci invita oggi è quello di creare una rete di preghiera comune in tutto il mondo, di essere una chiesa e dei popoli illuminati; istituzioni, organizzazioni e gruppi che lottano per la verità, la giustizia i diritti umani, perché l'uomo viva con dignità e libertà.
Dalla preghiera, dall'unione delle menti e volontà, sgorgano grazie abbondanti che portano gli uomini a operare cambiamenti radicali e a neutralizzare ogni tentativo di distruzione.
Dobbiamo credere nel potere dell'azione di Dio, nella vicinanza di Dio, nel suo desiderio di salvare la nostra vita e il nostro mondo e nella sua preoccupazione di assicurare alle generazioni future un mondo di pace. Questo desiderio non è utopico per coloro che hanno conosciuto e conoscono Cristo Gesù. Lo scopo dell'Incarnazione era di rivelare all’uomo, che ha perso ogni speranza a causa del peccato, che nulla è impossibile a Dio. Ecco perché siamo chiamati a vivere nella speranza illuminata e nella verità.
Dobbiamo saper leggere i segni dei tempi, sondare le profondità di Dio che in Gesù Cristo si è avvicinato all'uomo e non l'ha mai abbandonato: "Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi..." Gv 14, 18.
È così che ci ha donato l'Eucaristia e i sacramenti in segno della sua presenza e del suo impegno con noi e per noi.
La comunità di Mar Moussa, una comunità di preghiera
A Mar Moussa, nel cuore del deserto di Nabek, sin dall’inizio, abbiamo scelto la vita di preghiera e mediazione come fondamento di ogni attività o missione compiuta secondo il carisma di ciascuno.
Padre Paolo, fondatore di questa comunità nel 1982, faceva il suo ritiro spirituale annuale di 10 giorni nella grotta di "El Hayek" vicino al convento, che in quel momento era abbandonato e in rovina, e la sua chiesa, nota per i suoi affreschi dell’XI e XIII secolo, era ancora senza tetto. A quel tempo, questo gesuita venne in Siria in risposta a una chiamata che sentì nel suo cuore, vale a dire: promuovere il dialogo interreligioso tra cristiani e musulmani per la pace in questa regione, dove la religione viene sfruttata per causare conflitti tra le persone. Durante questo ritiro, ha capito che la vita di preghiera e l'esperienza spirituale sono il fondamento su cui è costruita la missione. Questa è l'unico fondamento che può garantire la continuità di questa missione.
Padre Paolo ha ritenuto che il valore storico, spirituale e culturale del convento di Mar Moussa per tutto il popolo siriano sia il luogo perfetto in cui vivere la sua vocazione, e quindi la nostra pochi anni dopo.
Siamo venuti ogni estate per vivere l'esperienza del restauro di questo luogo santo, per vivere l'esperienza del deserto e quella di una vita in comune.
Nel 1991, abbiamo iniziato la vita monastica nel convento in modo continuo sotto la benedizione del vescovo di Homs, Hama e Nabek della Chiesa cattolica siriaca.
Grazie all'accoglienza che abbiamo adottato come principio di vita, siamo stati in grado di attrarre molte persone di diverse religioni a sperimentare la preghiera del cuore in modo rinnovato, rimanendo fedeli all'origine.
Negli anni precedenti la guerra in Siria, abbiamo lavorato a Mar Moussa e Mar Eliane per organizzare congressi e incontri sul tema del dialogo islamo-cristiano, a cui hanno partecipato molti giovani accademici. In questi incontri hanno trovato orizzonti di speranza per approfondire le relazioni tra le due religioni e costruire relazioni basate sulla conoscenza reciproca.
Più tardi, al momento della crisi, grazie al sostegno delle organizzazioni umanitarie europee, abbiamo lavorato per sviluppare incontri tra tutte le categorie del popolo siriano. Tra le attività, ci occupiamo di un asilo che appartiene alla diocesi di Nabek ma che accoglie la maggior parte di bambini musulmani. Stiamo lavorando per la fondazione di una scuola di musica per i più piccoli, per il restauro delle case di Nabek, Karyatene, Mhine e Hawarine, che sono state oggetto di distruzione a causa della guerra. La stessa missione in Kurdistan in Iraq. Tra i curdi e i diversi gruppi che vivono in Iraq, proviamo a riunirli attraverso la formazione culturale e artistica.
La fondazione di un centro linguistico a Suleimanyé, dove l'arabo viene insegnato ai curdi e la lingua curda agli arabi, compresi i rifugiati siriani, l'inglese viene insegnato a tutti. Questo centro diventa una culla di incontro tra tutti questi gruppi che vivono uno accanto all’altro. E molte altre attività. Ma tutto ciò è stato possibile solo attraverso la nostra fedeltà alla nostra vita di preghiera, fonte di ispirazione e pace.
La preghiera apre il cuore dell'uomo all'accoglienza del cuore di Dio, cancella così l'intera distanza tra cielo e terra.