Teilen Auf

José Alejandro Solalinde Guerra

Priester, Direktor von Hermanos en camino, Mexiko
 biografie
Vorrei parlarvi un po' di quello che succede nel mio centro di accoglienza, Hermanos en el camino, per farvi capire l’importanza che hanno le migrazioni oggi. È l’evento più importante del XXI secolo, non c’è un evento così importante come le migrazioni. Ma parlare di migrazioni è parlare di giovani, è impossibile parlare di migrazioni senza parlare di giovani.
 
I giovani sono l’85% delle persone che emigrano, e hanno meno di 22 anni. È una emigrazione forzata, per molte ragioni: nei loro luoghi di origine c’è paura, c’è mancanza di opportunità. I giovani cercano di raggiungere un sogno, impossibile nel loro paese.
 
Il Messico è un paese per il quale passano moltissimi migranti, decine di persone che vengono non solo dal Centro America, ma da tutto il mondo, tranne che dall’Oceania e dall’Europa. Tutti i continenti stanno passando per il Messico e il nostro centro di accoglienza, Hermanos en el camino, è diventato un punto di sosta per i migranti, perché si trova nel Sud. La maggior parte di chi emigra passa da qui. Per questo, nel 2023, abbiamo visto passare tutti i continenti. Dei 54 paesi africani ne sono passati 28, 28 nazionalità, 28 paesi. Non avevamo mai visto così tante persone!
 
Abbiamo cominciato a fare delle ricerche, a investigare per capire che cosa stesse succedendo. Dal Sudafrica non arrivavano persone di colore, arrivavano i bianchi. Ci siamo chiesti: perché dal Sudafrica partono famiglie, donne con i loro bambini? Ci siamo messi a fare delle ricerche e abbiamo visto quando fosse cresciuta la reazione delle persone di colore agli abusi che subivano. Questo non permetteva più ai bianchi di vivere in pace.
 
Il 75, 80% di quelli che vengono al nostro centro, dunque, sono giovani, giovani che cercano soprattutto dollari. Non cercano cultura, non cercano umanità, hanno bisogno di soldi, di lavoro. I giovani cercano soprattutto questo. 
 
Io vedo in voi giovani sogni, bontà, sensibilità. Siete giovani, ma siete anche persone che si stanno formando, che stanno ricevendo una istruzione e che attraverso i mezzi elettronici possono rendersi conto di quello che sta accadendo nel mondo. Molti dei nostri giovani vanno negli Stati Uniti, molti vengono in Europa: è importante che tutti voi sappiate che il futuro e il presente sono già nelle mani dei giovani!
 
Mi dispiace dirlo, ma lo devo dire: forse i conflitti, le guerre, che hanno fatto soffrire tanto l’umanità, li hanno decisi gli adulti non i giovani. I giovani, come questi migranti che passano, stanno cercando un sogno. Loro non lo sanno e credono di cercare dollari, un lavoro, ma in realtà cercano un luogo dove non si sia paura, dove ci sia rispetto, dove le donne e i bambini possano stare bene, dove gli uomini e le donne possano avere un lavoro e una opportunità. Dove uno si senta il benvenuto, dove uno si senta a proprio agio.
 
Sì, è importante aiutare le persone, portarle a vivere in un luogo dove possano cambiare vita. Ma quelli che restano? Tutti gli altri? Dobbiamo pensare a tutti gli angoli del mondo, perché diventino luoghi dove non ci sia paura, non ci siano ingiustizie.
 
Molti anni fa mi sono ammalato di tubercolosi. Sono sempre stato una persona sana, ma dal momento che lavoravo molto ed ero a contatto con persone malate, mi sono ammalato anch’io. Allora il mio vescovo mi ha chiamato e mi ha detto: guarda, se vuoi continuare ad essere missionario devi tornare a casa, dalla tua famiglia e recuperare le forze, guarire.
 
Nella mia famiglia il cibo non mancava, mio fratello Raoul, malato di cancro, mi diceva continuamente: fratello, mangia! Se non mangi non ti riprenderai. E io piangevo pensando a tutti quelli che non avevano la stessa opportunità di mangiare come mangiavo io.
 
È necessario che ci sia spazio in tutti i paesi più fortunati per accogliere chi viene da paesi dove si soffre, dove manca l’essenziale per vivere. Ma bisogna anche pensare a tutti quelli che restano, perché il mondo è anche loro. Aiutare quelli che escono, quelli che emigrano, è una cosa buona ma rischia di essere un palliativo. È importante ricordarsi di quelli che restano in quei paesi e provare a trasformare i luoghi in cui vivono.
 
Al centro, che si trova nel Sud del Messico, i primi arrivati erano del Burkina Faso e del Burundi. Io mi domandavo: Dove si troverà il Burundi? È un paese piccolissimo nel centro dell’Africa, al lato della Tanzania. È un puntino, vicino alla Tanzania, al Congo e sotto l’Uganda. È un paese piccolissimo. Sapete perché partono da lì? Perché è uno dei paesi più poveri della terra.
 
Mi piacerebbe che voi cercaste nel vostro cellulare: Burundi. Potrete chiedervi come sia possibile che ci siano tanti bambini e tanti giovani che vivono in quelle condizioni! Per questo è bene che alcuni riescano ad andarsene, che si facciano i corridoi umanitari. Però quelli che restano? Dobbiamo pensare anche a loro!
 
Io ho una proposta per voi giovani: cercate la pace con audacia. L’audacia è creatività, è osare. I giovani sono audaci, osano, i giovani sono creativi. È tempo che i giovani prendano iniziativa su questo tema della migrazione. La Comunità di Sant’Egidio, della quale io mi onoro di far parte, questa famiglia affettuosa di Sant’Egidio, può favorire il dialogo. La Comunità di Sant’Egidio può realizzare un dialogo virtuale tra i giovani dell’Europa e i giovani dell’Africa. Giovani di tutto il mondo, ma soprattutto dell’Africa, perché l’Europa è in debito con l’Africa.
 
Ancora ricordiamo le colonie e se cerchiamo il neocolonialismo non è difficile trovarlo. In molti paesi non ci sono infrastrutture, i giovani non hanno alcuna speranza per la loro vita. L’unica speranza di futuro, non è avere un futuro migliore, ma avere un futuro, vivere, esistere, uscire da quella situazione.
 
Però che faremo con tutti quelli che restano? Anche loro sono esseri umani! È tempo di cambiare le cose e i giovani possono farlo, possono iniziare un dialogo virtuale con i giovani africani, soprattutto tra di loro e anche in America con gli afro-americani, per esempio quelli di Haiti, un paese molto povero.
 
Di tutta l’America del Sud, solo dal Paraguay, Uruguay, Guyana e Suriname non arrivano migranti. Sono arrivati dal Medio Oriente, dall’Egitto, dall’Iraq, dall’Iran, dalla Siria, dalla Giordania, dal Libano. Immaginate, quest’anno sono arrivati da tutti questi paesi! E anche dall’Asia. Dal Pakistan, dall’Afghanistan, dallo Sri Lanka, dalle Filippine dalla Russia, dalla Cina. Sono arrivati e stando arrivando da tutti questi paesi. Si stanno muovendo, e insisto, sono quasi tutti giovani.
 
Mi chiedo e vi chiedo: approfittando della tecnologia, della grande sensibilità e del grande cuore dei giovani, non sarebbe possibile fare qualcosa? Insisto: quelli che hanno generato problemi, purtroppo, sono gli adulti. I giovani ora sono in grado di rendersi conto di questo e di operare un cambiamento. Non sarebbe possibile intavolare un dialogo fra giovani d’Europa e giovani dell’Africa?
 
Tantissimi giovani vivono in America, giovani che sono partiti dall’Africa. Perché? Perché l’Africa un continente che ha sofferto più ingiustizie e ancora continua a soffrire le conseguenze del colonialismo, del neocolonialismo e ancora non ha infrastrutture.
 
Io vi invito di tutto cuore a contattare oggi stesso il Burundi e anche il Sudan, il Sudan del Sud, e anche la Mauritania e tutti i paesi che volete, quei che noi abbiamo conosciuto quando i giovani profughi sono arrivati nel nostro centro. Credete che possiamo fare qualcosa? Possiamo fare qualcosa per questo, da giovane a giovane?
 
Sant’Egidio è un veicolo importantissimo, ha una infrastruttura, ha un grande cuore e noi abbiamo visto attraverso i corridoi umanitari quanto si può fare, ma io insisto che bisogna pensare anche a quelli che restano. Pensateci, credo che possiamo fare qualcosa.
 
Hermanos en el camino, il mio centro di accoglienza, continua ad accogliere persone e a tastare il polso della migrazione, di tutto quel mondo che cerca di arrivare negli Stati Uniti. Tanti giovani che portano un futuro che non è fatto di paura, non è fatto di tristezza, ma è un futuro in cui tutti e tutte possano avere opportunità, rispetto, senza paura e con tanto amore. Grazie.
 
 
[Trascrizione dal vivo a cura della redazione santegidio.org]