30 Septiembre 2013 16:30 | Sala de conferencias de Villa Maria
Una lunga vita (terrena) è una benedizione?
Probabilmente chiunque (in Europa) risponderebbe di si a questa domanda, almeno a determinate condizioni. La Bibbia conferma tale concezione: “Beato l’uomo che teme il Signore … Potente sulla terra sarà la sua stirpe, la discendenza degli uomini retti sarà benedetta. Prosperità e ricchezza nella sua casa” (Sal 112, 1-2). Eppure ci sono dei limiti. L’esperienza insegna che a volte ai malfattori e ai peccatori arride la sorte, mentre il pio vive in miseria. Nell’Antico Testamento ci si aspetta che Jahvè dia una giusta ricompensa già in questa vita. O ci si consola al pensiero che nella morte saremo tutti uguali: “ Non temere se un uomo arricchisce, se aumenta la gloria della sua casa. Quando muore, infatti, con sé non porta nulla né scende con lui la sua gloria. … Nella prosperità l’uomo non comprende, è simile alle bestie che muoiono.” (Sal 49, 17-18.21)
Cos’è il tempo? Vale la pena essere conservati a lungo in vita? Esistono visioni del mondo, religioni, punti di vista secondo i quali la redenzione sta nella liberazione dal tempo. Cosa dice il buddhismo sul tempo?
Concentriamo la nostra attenzione sulla Bibbia. La Bibbia, Antico e Nuovo Testamento, sono attorniati e condeterminati da diverse concezioni del tempo.
Nel centro c’è l’idea lineare del tempo. Il tempo è concepito come una linea. Periodi di tempo si susseguono gli uni agli altri, e non possono mai ripetersi o tornare indietro. Il tempo procede verso un fine. In tale cornice temporale è possibile comprendere il tempo, e il passare del tempo, come storia. Questo modello del tempo si incontra per la prima volta nella Bibbia ed pienamente dispiegato nella apocalittica biblico-ebraica. In Daniele 2 viene proposta una visione del tempo della storia universale. Regni terrestri si susseguono gli uni agli altri – il Regno d’Israele non è preso in considerazione –e alla fine vi è la manifestazione del Regno di Dio, che conclude e porta a compimento la storia umana. Questo schema, che per la prima volta compare in Daniele 2, determina fino all’ora attuale la nostra idea della storia.
Anche i profeti veterotestamentari seguono una concezione lineare del tempo. Guardano al popolo d’Israele e alla sua storia. Parlano del “giorno di Jahvè” come giorno del giudizio su Israele. Pensano anche loro ad una fine universale?
Rispetto alla vita umana individuale, la comprensione lineare del tempo vuol dire che la vita è limitata. Nascita e morte la determinano. Ha un inizio e una fine ed è irripetibile. In questo sta la sua dignità individuale. Il valore e il senso della vita individuale non si sostanzia nella sua durata, se copra 40 o 80 anni. Il valore sta nel suo contenuto.
A fianco dell’idea lineare del tempo sta l’idea circolare del tempo. Il tempo non ha inizio né fine. Tutto è un’eterna ripetizione. Il tempo non ha un fine. Che abbia un senso? La vita umana trascorre in infinitamente numerose reincarnazioni. Il livello della reincarnazione nuovamente donata dipende dal valore etico della vita appena conclusa. Sono pertanto possibili anche le reincarnazioni del regno animale. La salvezza arriva attraverso il superamento del tempo. Attraverso sforzi terreni sovrumani si può riuscire a rompere l’eterno ciclo della vita. Verso dove? Nel Nirvana. La redenzione abbandona l’uomo Erlosungistdem Menschenaufgegeben. È preservata l’individualità dell’esistenza umana? Come?
Vorrei citare ancora una terza concezione del tempo. Sostanzialmente è un’idea spaziale del tempo. Ma il tempo e lo spazio sono profondamente legati l’uno all’altro, come sappiamo sin dai tempi di Albert Einstein. Questa concezione ha influenzato anche il Nuovo Testamento. È collegata al concetto della gnosi.
Per la gnosi l’essere umano è capitato per un accidente cosmico nel mondo, nel nostro mondo terreno. Che è luogo di oscurità. L’essere umano, più precisamente: i predestinati hanno la loro patria nel mondo della luce. I predestinati portano in sé la scintilla di luce, che hanno portato con sé dalla patria della luce celeste. Si può parlare anche di anima illuminata. Solo che i predestinati in questo mondo di oscurità hanno dimenticato di essere caduti dal regno della luce e di portare in sé la scintilla di luce salvifica. Bisogna che venga ricordato loro, e che loro lo riconoscano. La salvezza si ottiene attraverso la gnosi, attraverso la conoscenza. Se mai i maestri gnostici parlano di un liberatore, lo intendono nel senso di colui che trasmette la gnosi. È evidente che in tale sistema gnostico la linea del tempo non gioca più alcun ruolo. È stata sostituita dal cambiamento di luogo. Non hanno più significato il prima e il dopo, lo scorrere del tempo in ampia accezione, ma la giustapposizione tra sopra e sotto, al di qua e al di la.
Vorrei qui solo fare un accenno al fatto che nel Vangelo di Giovanni si riscontrano contatti terminologici con il linguaggio gnostico, in particolare con il dualismo luce/tenebre. La vita dell’individuo ha valore se lui/lei è un figlio della luce.
Permettetemi di fare un accenno all’astrofisica. La conoscenza delle scienze naturali è molto progredita. Solo questa considerazione: per la nostra terra possiamo dare come presupposto la considerazione lineare del tempo. Tra un certo lasso di tempo – 4 miliardi di anni? – la nostra terra sarà distrutta insieme al sole e ad altri pianeti. Per l’universo vale invece la legge dell’infinito ritorno?
Per noi cristiani Gesù Cristo è il senso e il centro della storia, e anche senso e centro della vita individuale della persona. Attraverso di lui il tempo ha acquisito una nuova qualità. “ Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete al Vangelo” (MC 1, 15). “(Dio) si è proposto per il governo della pienezza dei tempi di ricondurre a Cristo , unico capo, tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra” (Ef 1,10). Questo fondamentale orientamento verso Cristo ha trovato la sua perdurante e molto significativa espressione nel fatto che dal VI secolo gli anni e i secoli sono contati a partire dal Cristo, sistema introdotto dall’abate romano Dionysio Exiguo (Dionigi il piccolo). Anche laddove lo si voglia abolire e si dice “secondo la svolta dei tempi”Zeitenwende.La “svolta dei tempi” resta una memorabile memoria.
Attraverso Cristo il tempo ha acquistato una nuova qualità. La signoria di Dio ci si è fatta prossima. Deve essere realizzata in questo mondo attraverso noi cristiani. Papa Francesco ci indirizza energicamente di nuovo al messaggio di Gesù. Troviamo questo messaggio in forma estremamente concentrata nel discorso della montagna di Matteo, del luogo pianeggiante di Luca. Comincia secondo Lc 6, 20 ss con le beatitudini dei poveri, degli affamati e di coloro che sono nel pianto. Aderisco all’ipotesi (presentata già da Heinz Scürmann) che Gesù abbia iniziato la sua attività pubblica con il discorso delle beatitudini. Se guardiamo alla vita di Gesù e alla sua opera possiamo rispondere al nostro tema “Una lunga vita è una benedizione?”che non è la lunghezza della vita, non è il numero degli anni a decidere sulla benedizione o sul valore della vita di una persona, ma il suo contenuto, il modo in cui è stata vissuta. Gesù non è diventato vecchio, ma la sua vita è stata vissuta pienamente. Ciò che si deve fare lo possiamo cogliere dal suo insegnamento. Infine: la comunione di vita con lui ci mostra la via, ci conduce a superare ogni confine, anche il confine della morte.