Permettetemi di cominciare con una citazione di un filosofo danese Søren Kierkegaard. Nella nostra tradizione nordica e luterana noi spesso ci rifacciamo a questa sua affermazione: “la preghiera non cambia Dio, ma cambia coloro che pregano”.
Come norvegese, appartengo ad una cultura europea in cui i soldati portavano la scritta “Dio con noi” sulle loro cinture e in cui la preghiera era utilizzata per benedire le armi e i soldati che andavano in guerra. Non è una storia di cui andiamo fieri. Ma quando il nostro paese venne occupato durante la II guerra mondiale, i cristiani di diverse confessioni si unirono nella preghiera, e invocarono non solo la fine dell’occupazione, ma anche la pace tra le nazioni e i popoli. Nella preghiera essi sperimentarono una pace diversa nel mezzo della guerra.
Un mio amico talvolta dice: “io credo che ogni autentica religione ha un fondamentale messaggio di pace” Questo amico è un cappellano militare e ogni volta che i nostri cappellani militari introducono il culto, essi pregano con la preghiera della Chiesa per la pace. La missione dei nostri cappellani militari non è alimentare l’odio, ma uno spirito di pace e misericordia, anche attraverso la preghiera.
In effetti, la Preghiera come sorgente di pace è un tema complesso, se consideriamo le circostanze odierne. Certamente fa differenza se viviamo in Iraq, nei territori palestinesi o nei tranquilli paesi del Nord Europa. Ma tutti desideriamo la pace nelle nostre vite. Come possiamo pregare in modo significativo insieme ed essere uniti nella preghiera, come può la preghiera essere sorgente di pace per noi?
Il punto di riferimento della preghiera
Nelle tradizioni ebraica, musulmana e cristiana, Dio è il punto di riferimento della preghiera. La preghiera è presentarsi davanti a Dio. Noi abbiamo in comune anche la fede che Pace è il nome di Dio. Dio è Pace. Ma la pace di Dio non è una tranquillità distaccata da un mondo problematico e dalle nostre vite caotiche. Il Dio della Pace si mischia con le nostre vite, con i problemi del mondo.
Il Nuovo Testamento cita due volte un’affermazione fondamentale su Dio che si trova nell’AT: “Dio si oppone all’orgoglioso,ma dona la sua grazia all’umile” (Prov. 3,34- Gv. 4,6; 1.Pt.5,6). Le nostre vite non sono insignificanti quando ci presentiamo davanti a Dio nella preghiera.
Nelle Sacre Scritture Mosè è chiamato “un uomo molto umile”. In una intervista a Time Magazine nel 2006, venne chiesto allo scrittore ebraico Elie Wiesel: “Cosa possono imparare i lettori moderni da Mosè?”. Egli rispose: “L’umiltà. Tutti ne abbiamo bisogno, ma soprattutto i leaders. Proprio perché hanno il potere.” Wiesel metteva in contrapposizione potere e umiltà, aspetti degli atteggiamenti e dei comportamenti umani.
Oggi siamo abituati a pensare che la pace richieda un’azione forte di leader potenti. Ma quante volte abbiamo visto che l’azione forte dei potenti ha causato ulteriori conflitti? La pace certo richiede un’azione coraggiosa, non solo nei conflitti etnici o religiosi, ma nelle nostre vite quotidiane. Dobbiamo confessare e lamentare che non abbiamo sempre seguito il sentiero dell’umiltà coraggiosa per amore della pace.
Ma umiltà non significa umiliazione. Dove c’è umiltà, gli altri non sono umiliati. Mosè era umile davanti a Dio, ma viveva anche tra genti umiliate dai potenti. Quando Mosè incontrò Dio nel roveto ardente, Dio gli disse:
“Ho visto la miseria del mio popolo, ho sentito il loro lamento e sono turbato dalle loro sofferenze” (Esodo 3,7).
Prima che preghiamo, Dio vede la nostra miseria, sente le nostre grida e si preoccupa di coloro che soffrono. Dio si oppone all’orgoglioso e all’ingiusto, si preoccupa della giustizia e desidera che la sua grazia raggiunga l’umile e coloro che sono umiliati. Una delle preghiere della Bibbia parla del giorno in cui “giustizia e pace si terranno per mano” (Ps. 85,10). E Gesù è costantemente preoccupato per i poveri, gli oppressi e i sofferenti. Dio vuole rialzare coloro che sono umiliati, e nella preghiera egli ci conduce alla sua pace, ci conforma ai suoi desideri per la nostra vita.
Preghiera – Grido di aiuto e ringraziamento
L’inizio della preghiera è spesso semplice: “Aiutami!” La fine della preghiera è ugualmente semplice: “Grazie!” Non è un caso che due modelli di preghiera nel libro dei Salmi dell’AT siano simili. Vi sono tante categorie di Salmi, ma questi due modelli sono fondamentali: le preghiere di lamentazione e quelle di ringraziamento.
Il libro dei Salmi è anche il più antico libro di preghiera della Chiesa. Era il libro di preghiera di Gesù ed è giustamente chiamato “una scuola di preghiera”, un luogo dove impariamo a pregare. Sono spesso colpito dalle drammatiche grida di aiuto presenti nel libro dei Salmi, ma anche dai suoi gioiosi ringraziamenti e mi chiedo talvolta se siamo tanto audaci nelle nostra vita di preghiera, nei nostri lamenti come nei ringraziamenti e nella lode?
Il mio punto è il seguente: le preghiere che iniziano con un drammatico grido di aiuto nelle situazioni di sofferenza, spesso terminano nel ringraziamento e nella lode. Un esempio è il Salmo 22, che inizia con il grido che Gesù levò sulla croce:
“Mio Dio, mio Dio perché mi hai abbandonato? ?” Ma subito il tono cambia: “Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò nell’assemblea” E’ successo qualche cosa a Davide mentre stava pregando. Qualcosa succede anche a noi, quando ci presentiamo a Dio nella preghiera. Questo mi porta alla terza considerazione.
Il Dio della Pace- della sofferenza e del sacrificio
Una della più antiche preghiere della Chiesa, che cantiamo ogni settimana nel culto, è il canto degli angeli nella notte di Natale:
“Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama !” Questa è la preghiera del cielo per I popoli della terra. Essa contiene tre elementi: 1. gli angeli danno Gloria a Dio nell’alto dei cieli, 2. essi annunciano la pace di Dio sulla terra, 3. Questa pace è un dono di Dio ossia è la sua grazia presente in mezzo agli uomini.
Questo legame tra la grazia di Dio, pace sulla terra e la sua Gloria non è accidentale. Consentitemi di arrivare al punto cruciale: nella fede cristiana e nella nostra tradizione luterana, la nascita di Cristo, la sua croce e resurrezione sono il dono della grazia di Dio a noi. Essi sono anche la rivelazione della gloria di Dio. La sua gloria è diversa dalla gloria del mondo. Essa si rivela nel sacrificio. Senza la croce non c’è resurrezione. Senza sacrificio, non c’è pace e vita nuova.
Noi siamo invitati ad entrare in questo mistero, quando ci presentiamo davanti a Dio nella preghiera cristiana. Noi desideriamo la misericordia di Dio. Dio anche desidera e si presenta a noi con il desiderio di renderci parte della sua misericordia. Egli desidera la pace sulla terra e desidera portarci entro il mistero della croce, il mistero del sacrificio. Nella preghiera ci uniamo nel canto degli angeli e siano portati nella grazia, la pace e la gloria di Dio. Con il sacrificio di Cristo diventiamo beneficiari di pace. Ma noi vogliamo anche diventare portatori di pace attraverso il sacrificio.
Un’ultima parola
Quando Gesù ci insegnò a pregare, la sua prima esclamazione fu: “Padre nostro che sei nei cieli!”non “Padre mio”, ma “Padre nostro” – il padre di tutti. La situazione può essere differente, ma anche oggi noi preghiamo assieme e presentiamo a Dio le nostre vite e le nostre differenti situazioni. Nella preghiera la cosa più importante è ascoltare Dio e quello che c’è nel suo cuore per noi.
Se Dio è il punto di riferimento nella preghiera e Dio è Pace, come possiamo presentarci a Lui senza essere cambiati ed essere stati trasformati da Lui in ricettacoli di pace e operatori di pace? Come soleva dire il filosofo danese Søren Kierkegaard: “La Preghiera non cambia Dio, ma cambia coloro che pregano.” O, come S. Francesco di Assisi ci insegnava a pregare: :
Signore, rendimi uno strumento della tua pace:
dove c’è odio, fa che io porti amore;
dove c’è offesa, perdono
dove c’è dubbio, fede;
dove c’è disperazione, speranza;
dove c’è buio, luce;
e dove c’è tristezza, gioia.”