I- Contesto storico delle attuali differenze
Alla fine del secondo secolo, i cristiani erano divisi sulla data e sul giorno in cui celebrare la festa della Resurrezione. Le chiese in Asia Minore, Cilicia, Siria e Mesopotamia erano solite celebrare la festa della Resurrezione il 14 ° giorno di Nisan (aprile secondo il calendario lunare), che non cadeva necessariamente di domenica. D'altra parte, le chiese di Roma e Alessandria erano solite celebrare la festa della Resurrezione sempre la domenica che seguiva quel giorno.
Al Concilio di Nicea (325 d.C.), si ritenne necessario allontanarsi dal giorno in cui si osservava la Pasqua ebraica e celebrare la festa della Resurrezione di domenica, secondo una norma fissa che doveva essere concordata da tutte le chiese cristiane. Il Concilio, quindi, stabilì che la festa della Resurrezione sarebbe stata celebrata la domenica che segue la prima luna piena (aprile lunare / 14 nisan) dopo l'equinozio di primavera (cioè, una domenica tra il 22 marzo e il 25 aprile, secondo il calendario attuale).
Nonostante l'adozione di questo algoritmo (in latino computus) al Concilio di Nicea, le Chiese di Alessandria e Roma non erano d'accordo sulla metodologia dei calcoli astronomici. Nel VI secolo, il "computus" alessandrino fu convertito dal calendario alessandrino al calendario giuliano, producendo una tavola pasquale che copriva gli anni a venire. Questa tavola divenne la fonte principale secondo la quale Dionigi il Piccolo corresse la tavola seguita a Roma, e introdusse così l'era cristiana. A quel tempo, anche il "computus" di calcolo siriaco, noto come ciclo pasquale di 532 anni, seguiva il ciclo di 19 anni solari.
Quindi, le chiese cristiane furono unite nel celebrare la festa della Resurrezione in una domenica comune dall'anno 532 all'anno 1582.
Nel 1582, Papa Gregorio XIII riformò il calendario giuliano e, gradualmente, i paesi europei adottarono quello che divenne noto come il calendario gregoriano. Anche la Russia lo ha fatto - nell'anno 1923 - e il mondo intero ha seguito questo nuovo calendario riformato. Tuttavia, la maggior parte delle chiese ortodosse non ha seguito questo calendario per la celebrazione della festa della Resurrezione, anche se alcune lo hanno seguito per la celebrazione di altre feste fisse.
Pertanto, l'attuale differenza nelle tavole pasquali è il risultato della differenza di 13 giorni tra il calendario giuliano e quello gregoriano.
II- Decisioni storiche della Chiesa siro-ortodossa riguardo alla festa della Resurrezione
+ Al Sinodo di Dayro d-Mor Mattai (Monastero di San Matteo in Iraq) nel 1930, la Chiesa siro-ortodossa diede il permesso ai fedeli nelle Americhe di celebrare la festa secondo il calendario gregoriano.
+ Nel 1952, gli arcivescovi della nostra Chiesa in India inviarono una petizione al Patriarca di Antiochia e al Santo Sinodo in cui chiedevano di utilizzare il calendario gregoriano per la festa della Resurrezione.
+ Al IV Santo Sinodo di Homs (1954), fu deciso di seguire il calendario gregoriano per la celebrazione di tutte le feste ecclesiastiche nella Chiesa siro-ortodossa tranne la Santa Grande Quaresima e la Festa della Resurrezione. Si decise anche che le chiese di Gerusalemme e dell'Egitto continuassero a seguire il calendario giuliano per tutte le feste mantenendo lo status quo.
+ L'11/11/1981, il Santo Sinodo tenutosi a Damasco decise quanto segue: "Il Sinodo ritiene che la data della celebrazione della festa della Resurrezione debba rimanere così com'è. Il Santo Sinodo, tuttavia, non ha alcuna obiezione a discutere l'unità della data della festa con tutte le chiese del Medio Oriente sulla base della sua celebrazione in una domenica fissa di aprile, o in qualsiasi domenica fissa concordata a livello ecumenico.”
+ Nel febbraio 1984, il Santo Sinodo ha riaffermato la sua posizione precedente durante la sua sessione ordinaria a Damasco. A seguito del Sinodo, Sua Santità il defunto Patriarca Zakka I ha inviato una lettera, datata 29 febbraio 1984, ai Patriarchi del Medio Oriente, riguardante l'unità dei cristiani e l'unità della data della festa della Resurrezione, in cui ha ribadito la suddetta decisione sinodale.
III- L'incontro ecumenico di consultazione di Aleppo
Dal 5 al 10 marzo 1997, la nostra arcidiocesi siro-ortodossa di Aleppo ha ospitato un incontro di consultazione co-organizzato dal Consiglio ecumenico delle Chiese e dal Consiglio delle Chiese del Medio Oriente, per discutere la questione del raggiungimento di una data comune per la Pasqua / Pascha.
Secondo la dichiarazione della Consultazione, i partecipanti ritengono che "celebrando questa che è la Festa delle Feste in giorni diversi, le chiese danno una testimonianza divisa di questo aspetto fondamentale della fede apostolica, compromettendo la loro credibilità ed efficacia nel portare il Vangelo al mondo". La Consultazione ha anche affermato che "le attuali differenze nel calcolo della data della Pasqua possono essere attribuite a differenze nei calendari e nelle tavole lunari impiegate piuttosto che a differenze nella visione teologica fondamentale".
La dichiarazione continuava, "nonostante le differenze nel metodo di calcolo, i principi di calcolo nelle chiese sia dell'Oriente che dell'Occidente si basano sulle norme stabilite a Nicea".
La Consultazione non favorì l'adozione di una domenica fissa per la Pasqua perché avrebbe oscurato e indebolito il legame tra la Pasqua biblica e la passione e risurrezione di Gesù Cristo "eliminando ogni riferimento alle norme bibliche per il calcolo della Pasqua", e anche perché "avrebbe sollevato difficoltà per molte chiese".
Tuttavia, la Consultazione suggeriva che "il modo con maggiore probabilità di riuscire a raggiungere una data comune per la Pasqua ai nostri giorni sarebbe a) mantenere le norme di Nicea; b) calcolare i dati astronomici con i mezzi scientifici più accurati possibili; e c) usare come base di riferimento il meridiano di Gerusalemme, il luogo della morte e risurrezione di Cristo. La consultazione ha raccomandato che l'anno 2001, che ha segnato l'ingresso in un nuovo millennio, possa essere preso come "una buona opportunità per le chiese di esaminare le reazioni e valutare i progressi compiuti verso un accordo su questo argomento".
Sfortunatamente, nessuna delle Chiese ortodosse ha adottato le raccomandazioni suggerite.
IV- La posizione della Chiesa siro-ortodossa oggi
Durante le sessioni del Santo Sinodo della nostra Chiesa siro-ortodossa convocate dal 22 al 26 giugno 2021 presso la Residenza patriarcale di Atchaneh – Libano, il Sinodo ha rivisito la questione. Il Sinodo ha affermato che "i padri hanno ribadito il loro impegno a raggiungere una soluzione per unificare la data della celebrazione della risurrezione, che è un desiderio comune della Chiesa e dei suoi figli". A seguito del Sinodo, il 27 luglio 2021, Sua Santità il Patriarca Mor Ignatius Aphrem II, nostro attuale patriarca, ha pubblicato un'enciclica patriarcale riguardante la data della Pasqua, in cui ha comunicato ai fedeli della Chiesa le due proposte studiate durante il Sinodo: "la prima proposta è di adottare il calendario corretto (gregoriano) nella nostra chiesa e di seguirlo in tutte le celebrazioni liturgiche, cioè di celebrare la Pasqua con la maggior parte delle chiese del mondo e con la nostra chiesa in India e in America Latina. La seconda proposta è quella di permettere ai fedeli della nostra chiesa in occidente di celebrare la Pasqua secondo il calendario gregoriano corretto mentre i nostri figli spirituali in Oriente continuano a celebrarla secondo il calendario giuliano.”
Sua Santità ha aggiunto: "Sulla base dello spirito di apertura e per cercare di conoscere l’orientamento del nostro popolo, è stato deciso di rivolgersi ai fedeli della Chiesa per conoscere la loro opinione su questo argomento. Quindi, abbiamo chiesto alle loro Eminenze gli Arcivescovi di trasmetterci le opinioni dei fedeli e di preparare una relazione da sottoporre al prossimo Santo Sinodo".
Si prevede quindi che il Santo Sinodo riconsideri la questione e "prenda una decisione adeguata" durante la sua prossima sessione, la cui data è ancora da stabilire.
Conclusione
L'accoglienza di questa questione tra i fedeli della nostra Chiesa è varia. Ciò è comprensibile a causa della delicatezza dell'argomento. È sufficiente guardare ad altre chiese (ad esempio, la Chiesa assira e la Chiesa di Grecia) per vedere gli scismi interni che si sono verificati a causa dell'adozione del calendario gregoriano.
La nostra Chiesa siro-ortodossa sta procedendo lentamente e con calma su questo argomento. La Chiesa sta considerando non solo la dimensione scientifica o ecumenica della quesitone, ma anche quella pastorale. Oltre alla necessità di presentare una testimonianza unitaria della nostra fede attraverso la celebrazione della Festa delle Feste in una data comune, gli sforzi continui della nostra Chiesa vengono in risposta alle richieste di tanti suoi fedeli figli. Attendiamo quindi con ansia il prossimo Sinodo della nostra Chiesa, e, ancor di più, maggiori sforzi da parte di tutte le Chiese cristiane per raggiungere finalmente una data comune per la celebrazione della Festa della Risurrezione.
Forse, dobbiamo ridefinire le nostre priorità di chiese cristiane riguardo a questa materia, anche se questo significherebbe rinunciare a molti aspetti tradizionali, storici e biblici belli e importanti riguardanti il calcolo della data.
Forse, possiamo imparare da un commento che Sua Santità il defunto patriarca Zakka I fece durante una conferenza a Damasco dopo essere tornato dalla sua storica visita a Papa Giovanni Paolo II in Vaticano nel 1984. Ricordo ancora vividamente che disse: "anche se dovessimo celebrare la 'domenica' della Resurrezione di 'venerdì', noi come chiesa siamo pronti, se ciò significa che celebreremo questa festa uniti tutti insieme come cristiani".