Signore e Signori, Vostre Eccellenze,
Apro con il saluto islamico: As-Salamu Alaikum, che significa: “La pace sia su di voi”.
Buon pomeriggio.
Grazie alla Comunità di Sant’Egidio perché tiene questo importante incontro internazionale sulla pace.
È davvero motivo di gratitudine ricordare che l’Istituto Al-Khoei opera da molti anni con la Comunità di Sant’Egidio e il nostro lavoro congiunto si svolge nell’interesse delle nostre società, della pace e della riconciliazione tra i leader religiosi, anche con i tre incontri tra Sciiti e Cattolici che abbiamo organizzato in Vaticano e a Najaf. Il risultato di questo lavoro è stato la storica visita di Sua Santità Papa Francesco in Iraq, nel marzo 2021, e il suo incontro a Najaf col Grande Ayatollah, l’Imam Sistani.
Tutte le religioni invocano la pace e questo è il messaggio divino stesso di Dio, dei suoi]profeti e messaggeri; e l’Islam in particolare ha fatto dell’espressione As-Salamu Alaikum, “La pace sia su di voi”, il proprio saluto e nelle cinque preghiere quotidiane noi diciamo tre volte: “La pace sia su di noi e sui servi di Dio e possano la pace, la misericordia e le benedizioni di Dio essere su di voi”.
Di conseguenza, la frase “La pace sia su di voi” è pronunciata dai Musulmani, in tutto il mondo, miliardi di volte ogni giorno. La pace è parte della nostra identità, della nostra personalità, della nostra religione e della nostra cultura. È il nostro motto.
Ne consegue che, dato che la pace è, sul piano filosofico, una categoria psicologica ed una modalità, essa non può essere frammentata, perché funziona sinergicamente. A rigor di logica, la pace non può essere invocata per alcune persone, mentre se ne escludono altre. O si crede nella pace per tutti o non si crede affatto nella pace.
Il seminario di Najaf, Hawza, e l’autorità religiosa Marja’iyya hanno sempre basato il proprio lavoro su questo approccio umano, etico e religioso.
Noi comunichiamo, incontriamo e ci coordiniamo sempre con leader religiosi, sia cristiani che yazidi o sabei-mandei, così come, in ambito islamico, con studiosi religiosi arabi e curdi di diverse denominazioni. Lavoriamo anche a stretto contatto con accademici, professori e con la gioventù, che costituisce la nostra speranza per il futuro. Essi sono stati coinvolti insieme a noi in tutte le nostre attività ed i nostri incontri.
Uno dei risultati di questo lavoro è stato la pubblicazione di un fascicolo introduttivo che descrive le religioni e le denominazioni esistenti in Iraq, scritto da esponenti ufficiali di queste religioni e denominazioni.
Sin da quando è stato fondato il moderno Stato dell’Iraq, la religione veniva definita dallo Stato, ma, per la prima volta, le diverse denominazioni e religioni hanno stabilito da sé come vogliono essere definite.
Sono ottimista rispetto alla cooperazione tra leader religiosi, che ha raggiunto livelli mai visti prima nella storia. Istituzioni e leader religiosi svolgono un ruolo molto importante nella promozione della pace civile e della coesione della comunità.
Il nostro problema non sono le religioni o i leader religiosi ma, piuttosto, quei politici che usano impropriamente la religione facendone uno strumento per combattersi reciprocamente.
Un altro problema è il conflitto cui assistiamo tra alcuni valori occidentali, in contraddizione con la normale inclinazione dell’essere umano, e tutte le religioni monoteistiche.
Crediamo nella libertà che rispetta la dignità umana e rispetta il valore delle donne, non facendo di esse un genere di commercio da acquistare e vendere sotto nuove etichette, non diverse dalla schiavitù che abbiamo conosciuto nel passato.
Libertà non significa assenza di legge come nella giungla, né significa distorsione dei valori umani, morali e religiosi.
Libertà non significa violare la libertà degli altri, o profanare i simboli religiosi di centinaia di milioni di persone.
Né libertà significa cancellare le caratteristiche individuali degli altri o impedire loro di praticare i propri riti.
È per questo che respingiamo con forza la prassi di alcuni paesi europei che impediscono alle donne musulmane di indossare l’hijab nei loro passaporti e nei loro documenti, in nome della libertà.
Condanniamo anche con forza il fatto di bruciare il Sacro Corano e ogni altro testo sacro, in nome della libertà.
Non ne possiamo più delle contraddizioni e della doppia morale che vediamo. Bruciare alcune bandiere è considerato un crimine di istigazione all’odio ma bruciare il Corano o la Bibbia è libertà d’espressione? Perché?
Respingiamo con forza l’imposizione coercitiva all’infanzia e alla società di valori anormali che contraddicono il senso comune e la religione in nome della libertà.
Siamo seriamente e sinceramente preoccupati per il futuro della società europea e occidentale, per come si pone di fronte a queste ideologie dubbie e discutibili, che incidono sulla pace tra le religioni e tra Oriente ed Occidente.
Oggi ricordiamo il ventiduesimo anniversario degli attacchi terroristici dell’11 settembre, che costarono la vita a migliaia di persone. Teniamo a mente dove può portare il fanatismo radicale. Dovremmo tutti lavorare insieme con più impegno per impedire che altri terroristi, nel futuro, commettano crimini in nome della religione e guerre in nome della libertà.
Signore e Signori, dialogo interreligioso non significa rinunciare alle nostre convinzioni, o mescolarle insieme, né significa cancellare le nostre identità dissolvendole l’una nell’altra. Ne consegue che tale dialogo non significa creare una nuova religione condivisa, come alcuni ci stanno falsamente accusando di fare.
La nostra visione è chiara, fondata sulle parole di Dio Onnipotente nel Sacro Corano (“Voi avete la vostra religione ed io ho la mia”); il nostro lavoro interreligioso è basato sulla preservazione della nostra bella diversità e sulla promozione del pluralismo, non del fondamentalismo.
Vi ringrazio per il vostro attento ascolto e finirò con le stesse parole con cui ho iniziato: As-Salamu Alaikum. La pace sia su di voi.