Share On

Isabelle Rosabrunetto

General Director of the Ministry of Foreign Affairs and Cooperation, Principality of Monaco
 biography
Introduzione: Contesto e importanza
Innanzi tutto, voglio ringraziare calorosamente Sant’Egidio per questo invito. È un vero piacere per me, come Direttore Generale del Ministero degli Affari Esteri di Monaco, prendere parte nuovamente a questo incontro annuale per la Pace.
Il tema di questo panel è di cruciale importanza. La questione della transizione ecologica è essenziale. Come ministero degli Affari Esteri, siamo ogni giorno in prima fila nell’osservazione delle crisi geo-politiche, dei conflitti e delle catastrofi umanitarie legate al clima.
Perché non andiamo tutti nella stessa direzione e alla stessa velocità? Spesso mi piace illustrare questa [situazione] ponendo in opposizione due termini: la “fine del mondo” e la “fine del mese”. Per molti degli uomini nostri fratelli, costretti a combattere quotidianamente per poter sopravvivere, le questioni ecologiche sembrano molto secondarie.
Ma sarebbe un grave errore, da parte dei loro governanti, rinviare a più tardi le sfide ambientali. La vera sfida è quella di conciliare le esigenze di breve termine con quelle di lungo termine. Questi bilanciamenti sono difficili e spesso le priorità di breve termine prevalgono, per diverse ragioni. Buone o cattive? Non starò a giudicare. 
Quel che posso dire è che, a Monaco, la stabilità delle nostre istituzioni ci permette di pensare e di agire sul lungo termine. Inoltre, condividerò con voi l’approccio che abbiamo adottato a Monaco, sia sul piano internazionale che sul nostro territorio – per piccolo che sia – per guidare questa transizione. 
 
Legami tra le crisi e il cambiamento climatico
Gli effetti del cambiamento climatico ostacolano la realizzazione del programma di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, l’“agenda 2030” e i suoi diciassette Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Ma c’è di peggio!
L’ultimo rapporto degli esperti del Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (GIEC/IPCC) sottolinea che il cambiamento climatico accresce il rischio di conflitti e che questi stessi conflitti aumentano la vulnerabilità di fronte alle catastrofi climatiche. Come si vede bene, quello che si instaura è un circolo vizioso, annunciatore di un avvenire oscuro. 
È quindi fondamentale agire rapidamente per fare della transizione ecologica una realtà.
 
La transizione ecologica sull’agenda di tutte le istanze multi-laterali
L’agenda internazionale offre numerose opportunità di dibattere, ma anche di far progredire concretamente, il tema della transizione ecologica. 
Sapete, per esempio, che l’AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica), che tutti noi conosciamo per la sua sorveglianza sulle installazioni nucleari, lavora insieme alla FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura) per ridurre le perdite nell’alimentazione prodotta e migliorarne la qualità, per esempio la resistenza alla siccità? 
 
Recenti progressi multi-laterali
E a dispetto del contesto generale, si sono visti di recente autentici progressi, spesso poco seguiti dai media di grande diffusione, ma essenziali per definire un quadro internazionale. 
Penso in particolare: 
  • Alla definizione del «Quadro Mondiale sulla Biodiversità», detto «quadro di Kunming-Montréal», che mira ad una gestione efficace di almeno il 30% delle terre e degli oceani mondiali da qui al 2030; 
  • ai negoziati in corso per un trattato per la riduzione dell’inquinamento da materie plastiche; 
  • alla COP 29 della Conferenza delle Parti firmatarie della Convenzione ONU sui Cambiamenti Climatici, a Bakù, con i negoziati per un nuovo obiettivo globale di finanziamento climatico dai paesi sviluppati ai paesi in via di sviluppo (NCQG : new collective quantified goal (nuovo obiettivo quantitativo globale))
Revisione degli obiettivi nazionali discendenti dall’Accordo di Parigi (scadenza: inizio 2025) 
Quest’anno, gli Stati contraenti dell’Accordo di Parigi devono anche proporre un obiettivo nazionale di riduzione delle emissioni di GES (Gas Serra) più ambizioso, per il periodo 2025-2035. 
Monaco ha adottato una serie di misure proattive per contribuire alla riduzione delle emissioni di gas serra, in tre settori: 
1. Gestione dei rifiuti
I rifiuti rappresentano un terzo delle emissioni di gas serra del Principato. Per rispondere a questa sfida, Monaco si è dato l’obiettivo di “zero rifiuti plastici monouso” entro il 2030. Dal 2023, sono state attuate misure per ridurre drasticamente l’utilizzo della plastica. Queste includono: 
  • il divieto di tutti gli oggetti in plastica monouso; 
  • l’entrata in funzione di un sistema efficace di selezione e riciclaggio con un sistema di contenitori in vetro (lunch boxes) a rendere, per le nostre insalate da esporto a pranzo, e 
  • abbiamo anche intensificato le campagne di sensibilizzazione. 
 
Riduzione delle emissioni negli edifici
Il settore degli edifici rappresenta a sua volta un terzo delle emissioni a Monaco. 
Nel 2022, abbiamo proibito l’utilizzazione del gasolio nei vecchi edifici ed investiamo, a fianco dei proprietari, nel loro rimodernamento energetico (per es., pannelli solari sugli edifici pubblici e sugli immobili).
Grazie alla nostra posizione sulla riva del Mediterraneo, abbiamo anche fatto la scelta di un approccio innovativo: lo sviluppo della talassotermia. Che cos’è la talassotermia? (Non è un luogo in cui ci si rilassa in una piscina con idromassaggio, assolutamente no). È un sistema di pompe che trasformano l’energia marina per alimentare riscaldamento e climatizzazione degli edifici. Questo sistema riduce significativamente il nostro consumo di combustibili fossili. 
 
Promozione di [mezzi di] trasporto soft
Infine, i trasporti rappresentano l’ultimo terzo delle nostre emissioni.
Quando si dice Monaco, voi pensate probabilmente alla Formula 1, alle Porsche e alle Ferrari; ce ne sono, certamente, ma rimangono un fenomeno marginale. Monaco punta sui trasporti sostenibili, come le biciclette elettriche self-service. Il Principato sviluppa anche una rete di trasporti pubblici ad alte prestazioni ed economicamente molto accessibili, per ridurre l’uso delle vetture personali. E il nostro Governo dà l’esempio: i nostri ministri si spostano a piedi, in bus o su super-utilitarie a due posti (Smart for two)!
 
Constatazione di progressi troppo lenti – Impegno supplementare di Monaco
In parallelo con le proprie iniziative nazionali, Monaco intensifica i propri sforzi in sede internazionale.
I paesi che hanno meno responsabilità nel cambiamento climatico sono anche quelli che ne subiscono le conseguenze più gravi. Così, la questione della solidarietà internazionale è al centro della transizione ecologica. Cosciente di questo, Monaco fornisce, per esempio, il più alto contributo pro capite al Fondo Verde per il Clima. Questo Fondo aiuta le nazioni più vulnerabili a ridurre le loro emissioni di gas serra e ad adattarsi alle conseguenze [dei cambiamenti] climatici.
Monaco ha cercato anche di mobilitare un maggior numero di attori e di accelerare l’attuazione degli impegni in materia ambientale. Per questo, siamo un membro attivo di numerose coalizioni e gruppi. Ecco alcuni esempi:
 
-  La High Ambition Coalition for Climate (sul clima)
Questa coalizione (HAC) ha svolto un ruolo cruciale in occasione della COP21 di Parigi, raccogliendo più di 30 ministri ed esercitando un’influenza sull’accordo finale. La coalizione promuove la fine [dell’utilizzo] dell’energia fossile e la creazione del «Fondo per le Perdite e i Danni».
 
-  High Ambition Coalition for Nature and People (su Natura e Popolazione)
La High Ambition Coalition for Nature and People (HAC for N&P) è un grupppo inter-governativo di 119 paesi, uniti dall’ambizione comune di dare attuazione all’obiettivo globale – che ho citato all’inizio – di conservazione e di gestione efficace di almeno il 30% delle terre e degli oceani mondiali, da qui al 2030. 
 
-  High Ambition Coalition to End Plastic Pollution (per porre fine all’inquinamento da materie plastiche)
Questa High Ambition Coalition (HAC) conta oggi 66 membri, tra cui Monaco. I membri della Coalizione operano per porre fine all’inquinamento da materie plastiche entro il 2040.
 
Conclusione : Multilateralismo: la chiave / Azione ambientale come vettore di pace 
Questi diversi esempi dimostrano che la transizione ecologica è sull’agenda dei dibattiti multi-laterali in via definitiva.
Ne siamo [però] coscienti: i progressi rimangono troppo lenti. 
È tempo di passare da una prospettiva di sacrifici ad una prospettiva di impegno autentico.
È tempo di considerare gli sforzi per la transizione ecologica come un investimento sul nostro avvenire comune, perché il costo dell’inazione sarà ben superiore agli sforzi che facciamo oggi. 
Concluderò questo discorso con una citazione del Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres:
 
 “La pace nel nostro mondo dipende dalla pace col nostro pianeta. 
E questo esige che i governanti superino le divisioni geopolitiche, per adoperarsi per il bene comune, creando un clima di pace, in tutte le sue dimensioni”.