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Jean-Marie Collin

Director of ICAN FRANCE
 biography
Cara comunità di Sant’Egidio, 
Caro Andrea, 
 
Grazie per questo invito a parlare in questo forum, il cui titolo e attinente alla campagna ICAN, cioè non dimenticare mai il passato e costruire e guardare il futuro.
 
« Il 6 agosto 1945, fu il giorno zero. Il giorno in cui si è manifestato che la storia universale forse non continuerà, che noi siamo, in ogni caso, in grado di tagliarne il filo. Questo giorno ha inaugurato una nuova era della storia del mondo» ha scritto il filosofo Günther Anders.
 
Parafrasando, posso dire che viviamo ormai nell’anno 79 dal disastro.
 
Questa era, sorta nel 1945 per combattere uno dei peggiori regimi totalitari, ha dunque dato la possibilità che ormai « non e più l uomo ad essere mortale, ma l’umanità intera, e ad opera propria »
 
Abbiamo spesso la tendenza, dato il flusso costante dell’informazione, a perdere la realtà dei numeri. Spero che questo attirerà la vostra attenzione: si stima che più di 38 000 bambini siano stati uccisi nei bombardamenti atomici d'Hiroshima e Nagasaki. Bambini!
 
Molti sono stati istantaneamente ridotti in cenere. Altri sono morti tra atroci sofferenze alcuni minuti, ore, giorni o settimane dopo gli attacchi, in seguito alle ustioni, alle ferite provocate dall’ esplosione o a una sindrome da irradiazione acuta. E molti altri ancora sono morti anni o decenni più tardi, di cancro ed altre malattie dovute alle radiazioni. Questa è la realtà di un’arma di distruzione di massa.
 
Le armi nucleari sono concepite per distruggere città, uccidere e mutilare intere popolazioni. Ciò significa che tutti i presidenti e capi di governo che attuano una politica di difesa basata sulla deterrenza nucleare e che hanno il potere di dare l’ordine di attaccare ne sono consapevoli. Essi accettano la possibilità di violare il diritto internazionale umanitario.
 
L’arsenale della Francia è capace, secondo le recenti parole dell’ammiraglio Vandier «di ridurre in polvere l’equivalente della superficie francese in Russia». Il che significherebbe, aggiungo io, niente altro che una popolazione francese ugualmente ridotta in polvere. 
 
Qualcuno dirà che si tratta solamente di dissuasione. Questa strategia strana e complessa che implica per il capo di Stato un atteggiamento razionale per mostrare all’avversario la volontà di  “premere il bottone”, e tuttavia l’essere pronto a realizzare un gesto irrazionale che porterebbe all’abbattimento di ogni forma di vita sulla terra. Questa strategia riposa dunque su una scommessa, sulla speranza che l’altro arretrerà, e in ultima istanza noi abbiamo – finora è stato cosi – il fattore fortuna, come a Cuba, che può intervenire miracolosamente per evitare una guerra nucleare. 
 
La dissuasione ha perduto la sua credibilità. Uno degli esperti francesi, B. Tertrais, dopo aver affermato che “la dissuasione nucleare e una forma di bene comune universale”, ha recentemente riconosciuto apertamente che “l’ipotesi di un fallimento della dissuasione nucleare deve essere necessariamente presa in considerazione” :
 
•  Si, la dissuasione è fallita se si considerano i numerosi attacchi da parte ucraina su dei siti strategici russi, la presenza di migliaia di soldati di Kiev in territorio nemico o ancora i 300 droni e missili iraniani che hanno colpito Israele. La storia ci ha già mostrato numerosi esempi di attacchi diretti che hanno messo in crisi la dissuasione (1982, l’Argentina invade le isole britanniche Falkland ; 1991, Israele è preso di mira da missili iracheni). Allo stesso modo, la paura di un avversario nucleare non ha mai trattenuto la Cina dal sostenere la Corea del Nord (nel 1950) in guerra contro gli Stati Uniti, ne l’India e il Pakistan (nel 1999) dallo scontrarsi nella crisi del Kargil, che ha portato il mondo sul bordo dell’abisso nucleare. Infine bisogna sottolineare le incoerenze, come l’annuncio francese di volersi gettare nella corsa verso uno scudo antimissile, confermando così che la dissuasione deve essere abbinata a una nuova «assicurazione sulla vita». La dissuasione è una nuova linea Maginot.
 
Non lo si sa mai abbastanza, ma non ci sarà nessun vincitore in una guerra nucleare, anche se limitata. Le popolazioni e gli Stati subiranno conseguenze umanitarie catastrofiche, violente perturbazioni climatiche, ondate di profughi e una crisi economica senza precedenti, in qualsiasi parte del mondo vi troverete.
 
Viviamo in un epoca ancora più pericolosa di quella della Guerra fredda. I dirigenti politici non smettono di banalizzare l’arma nucleare, le minacce si esprimono senza tabù. E non è retorica affermare che gli arsenali crescono e si modernizzano.  La Russia ha trasferito armi nucleari in Bielorussia. La Francia ha aperto un po’ di più la porta a una europeizzazione della sua dissuasione nucleare. Il suo budget per la dissuasione sfiorerà i 13000 €/minuto nel 2025, quasi il 50 % in più rispetto al 2018. Gli Stati Uniti installano in Germania nuove bombe nucleari tattiche e missili convenzionali. Infine la Cina accresce il proprio arsenale, cosi come il Regno Unito.
 
Globalmente, la situazione è molto grave e avrei potuto dettagliare i rischi di proliferazione con l’Iran, l’assenza di prospettive su un trattato bilaterale tra Mosca e Washington o ancora la perdita di credibilità del Trattato di non-proliferazione nucleare (TNP), poiché gli Stati ufficialmente dotati di armi nucleari (Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia e Cina) non hanno agito in buona fede. 
 
Ma non siamo qui per immaginare un mondo senza armi nucleari?
 
Dopo tutto, e ho qui anche il piacere di riprendere alcune parole del discorso di ieri di Amin Maalouf, che ci ha ricordato che nel 1986 le due superpotenze – l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti – sono giunte a realizzare una drastica riduzione dei loro depositi di armi nucleari, e questo benché allora la situazione fosse calda e complicata. E la dimostrazione che se degli statisti decidono, malgrado la loro animosità,  – e sottolineo che Reagan fu colui che aveva detto che   «avrebbe preferito vedere le sue bambine morire piuttosto che diventare comuniste» - allora l’azione politica può seguire. 
 
Non vi dirò che ho la soluzione tuttavia vi posso dire che alcune tappe sono già state raggiunte e ci hanno permesso di avanzare sulla strada per un mondo senza armi nucleari.
 
La prima tappa è consistita nel guardare in faccia sia la realtà delle armi nucleari sia le loro conseguenze umanitarie catastrofiche. Questo approccio è stato fatto proprio da una schiacciante maggioranza degli Stati membri dell’ONU, tra cui gli Stati vittime degli esperimenti nucleari o che hanno posseduto armi nucleari come il Sudafrica. Tale approccio è stato pero respinto dagli Stati nucleari, tra cui la Francia.
 
La seconda tappa fu di realizzare che di fronte a qualunque esplosione di arma nucleare, nessuno Stato o organizzazione mondiale sarà in grado di portare aiuto ai sopravvissuti. E che l’unica soluzione per creare un vasto movimento per evitare questo dramma è rendere totalmente illegali le armi nucleari. 
 
•  Si, perché il diritto è sviluppato per favorire il cambiamento e non per confermare che un problema è stato risolto. E inutile attendere un « punto di minimizzazione » (quando ci saranno poche armi nucleari), per negoziare la loro interdizione L’interdizione permette oggi di categorizzare l’arma e di stigmatizzare tutti gli attori, Stati, industriali e istituzioni finanziarie che partecipano ai pericoli nucleari.
 
Ecco allora il Trattato sull’interdizione delle Armi Nucleari, (TIAN) negoziato e adottato da 122 Stati nel 2017 ed entrato in vigore il 22 gennaio 2021. Si, Signore e Signori, come le armi chimiche e biologiche, le armi nucleari sono proibite dal diritto internazionale. E questa è un’ottima notizia.
 
La terza tappa è adesso. Attendiamo la partecipazione di uno Stato nucleare a questo trattato. Il primissimo passo sarebbe una partecipazione di uno Stato nucleare come Stato osservatore, che non significa accettare il trattato ma un riconoscimento della sua esistenza e una volontà di agire. Un passo che finora la Francia si è rifiutata di fare.  
 
•  Un tale passo sarebbe tuttavia sinonimo di dialogo, di comprensione dell’altro cioè esattamente quello che il presidente Macron ha sottolineato ieri durante la cerimonia. Spero che queste riflessioni giungano fino al ministero degli Esteri, permettendo così che la Francia, Stato che si dice « responsabile » e membro del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite, sia presente dal 3 al 7 marzo 2025 come Stato Osservatore alla terza conferenza degli Stati firmatari del Trattato sull’interdizione delle Armi Nucleari.
 
In conclusione vorrei citare una frase del noto film «Hiroshima mon amour» del regista Alain Resnais in cui l’attore Eiji Okada non smette di ripetere « Tu non hai visto niente d’Hiroshima ».
 
•  No, io non ho visto niente di Hiroshima né, aggiungo, delle isole Marshall, né di Semipalatinsk o degli atolli di Moruroa e di Fangataufa o ancora di Reggan nel Sud del Sahara e di tutti gli altri siti attraverso il pianeta che sono stati direttamente colpiti da più di 2000 armi nucleari esplose dal 1945. 
 
Ma conosco bene Stetuko Thurlow, Karipbek Kuyukov, Tina Cordova, o ancora Hinamouera Cross della Polinesia e molti altri che soffrono nella loro carne e nello spirito e che non chiedono altro che una cosa : « agite, e il mondo intero vi sosterrà  ».
 
Vi ringrazio