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Tarek Mitri

Rector, Saint George University of Beirut, Lebanon
 biography
Il documento sulla fratellanza, sottoscritto ad Abu Dhabi da papa Francesco e dallo sceicco di Al Azar, Al Tayeb, a febbraio del 2019, si conclude con un invito alla riconciliazione e alla fratellanza tra credenti e non credenti. Invita tutti coloro che hanno fede in Dio e fede nella fratellanza umana, a unirsi e a lavorare insieme e soprattutto a consolidare il legame dei diritti umani fondamentali, per garantire una vita degna per tutti. Evitando la politica dei doppi standard. Nell’enciclica Fratelli tutti, dell’ottobre 2020, il papa afferma chiaramente che i diritti umani non sono uguali per tutti, e dunque sono insufficientemente universali. In questi due testi, come in altri testi, si riconosce il supporto ai valori umanisti, che emana dalla dignità per tutti. Non troppo tempo fa la discussione sulla universalità dei diritti umani risultava essere piuttosto difficile. Soprattutto si adducevano argomentazioni legate alla cultura o alle tradizioni politiche. C’erano coloro che criticavano la dichiarazione universale dei diritti umani, come espressione di valori umanisti secolari. Per contro, c’erano coloro che suggerivano che i valori radicati nella Dichiarazione non fossero estranei alla loro fede, anche se in essi non vedevano nessuna traccia di gergo o linguaggio religioso. In questo confronto emergeva un disaccordo tra i diritti degli uomini e delle donne e i diritti di Dio, come alcuni li definiscono. Quindi una visione del mondo teocentrica e una visione del mondo antropocentrica. In due decenni e più questo dibattito è stato viziato da vari malintesi fra uomini di fede che affermavano che il dialogo non si fondava su basi solide. D’altra parte, il dialogo tra credenti e non credenti risultava essere molto cauto e tendeva a privilegiare delle questioni generali, a volte persino vaghe, piuttosto che ricercare insieme quello che avrebbe potuto essere un umanesimo universalista.
 
Con il progredire del dialogo tra i credenti, le possibilità del dialogo tra credenti e non credenti venivano anch’esse intensificate. Lo scambio degli imperativi universalisti è andato avanti man mano che ogni religione affermava che il suo messaggio chiave fosse universalista, lottando contro il flusso particolarista di ogni religione. Quella che viene definita la regola aurea, non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te, viene considerata centrale in molte tradizioni religiose, e mutatis mutandi, anche dell’umanesimo secolare. Tuttavia, era comunque intrappolato nella dialettica legata al particolarismo. Nell’iniziativa legata al dialogo musulmano del 2007, che prende il nome dall’invito coranico ad un mondo comune, la regola aurea è stata formulata in due modi: nessuno di voi ha fede, finché non avrete fede nei vostri fratelli, non vorrete per i vostri fratelli quello che vorrete per voi. Questo è quello che dice la prima affermazione. La seconda formulazione, però, ha cambiato la parola fratello e sorella in prossimo:  quindi la precedente connotazione è più comunitaria, la seconda più universale. 
 
La tensione fra l’universalismo e il particolarismo, però, è ancora presente. Non si è ancora risolta la convergenza tra credenti e non credenti, questione ancora da affrontare. L’umanismo universalista sta prendendo piede, ma ciò non significa che la linea di confine tra coloro che hanno fede e gli umanisti che non hanno fede, sia stata attraversata già da tutti noi. In alcuni circoli ci sono controversie, ci sono problemi tra persone di fede e persone che non sono credenti; ora è in atto il tentativo di trascendere la differenza tra l’umanismo secolare e l‘umanismo basato sulla fede: si sono comunque intensificati i colloqui in questa direzione.. Ci sono molti credenti che continuano a cercare delle modalità di integrazione nella propria religione per quello che vedono come aspetti fondamentali dell’umanesimo. Ci sono coloro che suggeriscono che l’umanismo secolare tenda, di fatto, a conservare alcuni dei valori religiosi, indipendentemente dal laicismo del loro linguaggio.
 
L’affermazione universale del principio della umanità: questo semplice principio è incontestabile, in teoria, oggi. Ma ciò non avviene nella concretezza della nostra realtà presente. Una piena aderenza a questo principio è la via dell’umanesimo del futuro.
 
Storicamente sono stati fatti diversi riferimenti a questo principio di umanità, sebbene formulati in maniera diversa, l’humanitas romana, il concetto della legge naturale, la saggezza eterna, l‘imperativo categorico di Kant. Tutti questi sono esempi. Ci sono diverse espressioni del carattere inerente alla dignità umana, che viene rappresentato dai valori di base fondamentali e dai sentimenti umanitari. Il concetto di umanità, di per sé, viene riaffermato diversamente in diverse civiltà e popolazioni. È lo spirito di umanità che ha guidato coloro che si trovano dietro ognuna di queste pietre miliari, fin dalla adozione delle Dichiarazione universale dei diritti umani, come la dignità umana rappresenta il valore ultimo che questi diritti dovrebbero tutelare.
 
A seguito della Dichiarazione universale, molte convenzioni e molti trattati hanno attinto a questo principio di umanità. Per citarne alcuni. La convenzione sulla prevenzione e la sanzione del crimine di genocidio, la commissione sulla tortura e la commissione sui crimini contro l’umanità. Il principio di umanità ed il diritto internazionale vanno di pari passo, come necessità universali. Il diritto internazionale è stato permeato dal requisito secondo ci ogni individuo deve essere trattato in modo umano e con rispetto, in qualunque circostanza, e soprattutto alla luce di considerazioni umanitarie. È importante che si garantiscano gli standard fondamentali della umanità. I principi della umanità sono sanciti nel concetto di necessità militare, distinzione, proporzionalità, sofferenza non necessaria. E vediamo come questi principi siano assenti oggi nella carneficina che è attualmente in corso a Gaza e anche altrove nel mondo. Occorre sostenere gli standard dell’umanesimo attraverso leggi. Per difendere le vittime la comunità internazionale, con i paesi occidentali in prima linea, ha affidato questo ruolo a dei custodi, come per esempio il consiglio per i diritti umani, il tribunale internazionale e la corte intenzionale di giustizia. Ci sono vari paesi che hanno contribuito alla creazione di questi strumenti, però alcuni di questi non sembrano sostenerli a sufficienza, quantomeno non quanto dovrebbero. La comunità internazionale ha offerto un empowerment di questi strumenti internazionali, per gettare le basi per un umanesimo concreto per il futuro, che è il tema di questa sessione. Un umanesimo universale non può tollerare discriminazioni, non può accettare eccezioni.