La questione posta sul futuro dell’Europa mi piace. Perché la risposta è molto semplice: il futuro dell’Europa è il suo passato. Non mi riferisco a quello remoto, ma al passato degli ultimi 250 anni, quando i lavoratori hanno conquistato, con lotte costate tanto sangue, i loro diritti sociali: divieto a far lavorare i minori, diritto alla pensione dopo una certa età, assistenza medica, periodo di ferie, tredicesima, fino alla conquista più recente, la settimana lavorativa di 35 ore. Come vedete, mi riferisco solo alle conquiste sul piano economico. Poiché, dal trattato di Maastricht in poi, l’Europa si è trasformata in uno spudorato meccanismo finanziario che, nel suo sforzo di rincorrere la globalizzazione e i giganti emergenti come l’India, la Cina, il Brasile e altri e avendo nel frattempo perso le sue colonie, fonte di materie prime, si è trasformata in un drago a tre teste, Commissione, Parlamento Europeo, Banca Centrale Europea, in cui nessuno degli stati membri desidera oramai aderire a questa giungla della sconnessa eurozona.
Tutti questi elementi che ardevano sotto la brace durante la crisi economica degli anni 2007- 2008, sono emersi in superficie nella recente tragedia della mia piccola patria, la Grecia. E fino a quando i suoi governi dal 2010 fino al 25 gennaio del 2015 (i governi che si sostituivano al ritmo del ballo circolare dei Dervisci) non hanno opposto resistenza alle richieste europee, altrettanto si prefigurava una possibile uscita dal tunnel blaterando sul famoso quanto evanescente success story. Non appena però, il 25 gennaio, è salito al potere nel mio paese un governo che non ha mai messo in dubbio l’adesione all’eurozona, ma molto semplicemente e sinceramente ha osato dire ai partners creditori: un momento, la Grecia non negozia più nulla con voi e con il Fondo Monetario Internazionale, è meglio che negoziamo prima tra di noi per vedere cosa fare e come uscire da questa crisi che ha distrutto il nostro paese, allora il drago a tre teste ha cominciato a lanciare fiamme da tutti e sei gli occhi.
Si è automaticamente diviso in tre: il Buono (la Commissione), il Cattivo (l’Europarlamento) e uno tra il bene e il male, il Banchiere Centrale, con un cane che abbaia da fuori, trasformando il trio in quartetto, il Fondo Monetario Internazionale, al quale la Grecia ha sconsideratamente aperto le porte e permesso di mettere per la prima volta piede in territorio europeo, malgrado il mio paese all’epoca non morisse di fame, come alcuni altri paesi del vecchio socialismo reale, dove il FMI era corso a dare una mano alla loro ristrutturazione.
E il pianeta si inorridì nel vedere i cani abbaiare contro la pecora mutante trasformata in indisciplinata capra selvatica, per niente disposta ad adeguarsi, subito, qui e ora, alle richieste europee. E se non ci fossero state l’Italia e la Francia, soprattutto quest’ultima, a difenderla dai lupi, la avrebbero divorata con grande facilità e godimento, dando così un lampante esempio a tutti gli altri paesi di cosa li aspettava nel caso seguissero il suo esempio.
E così ci siamo salvati sprofondando ancora più a fondo, confermando la frase dell’antico Eraclito: “La via verso l’alto e la via verso il basso sono la stessa cosa”. Ma anche un altro suo detto: “E’ la guerra il padre di tutto”. Ma la madre non ha nulla da dire?
Lo scenario di questa tragedia antica, che non poteva essere recepita come farsa, trovava i “mercati” nel ruolo del coro , mentre nel ruolo dei messaggeri di disgrazie c’erano le indefinibili e senza volto agenzie di rating. C’erano anche i protagonisti, “Tiresia Schauble”, “Circe Merkel”, l’ “Antigone Ellade”, “Oreste Tsipras”, le tre streghe cattive dei Baltici, la “Grecia del Nord”, la Finlandia, che odiava la sorella meridionale, Clitennestra Olanda e il belga Creonte.
Il denaro, care amiche e cari amici, ha sempre governato il mondo. Ma disponeva sempre di un’ideologia di copertura. Nell’antichità, tutti i paesi della Lega Delio- Attica tenevano i loro depositi al santuario di Delfi. Ma c’era una Pizia a coprirli. Oggi si sono moltiplicate le Pizie e sono spariti Delfi. Il denaro ha perso qualsiasi legame con la produttività oppure con un valore di garanzia, come l’oro. E’ diventato autosufficiente, senza una sede, circola smaterializzato sopra il pianeta e si materializza in corrente elettrica, fulmini oppure in grossi noci di grandine, solo nel caso in cui qualcuno contesti il suo potere assoluto. Il denaro esiste grazie al denaro e non grazie agli uomini che, se non producono, almeno sprecano. Ciò è quello che è diventata dopo il trattato di Maastricht la nostra amata Europa.
E’ rimasta in mutande. Ha mandato per aria quei 250 anni che ci sono voluti per farla nascere. Nel frattempo, negli ultimi trenta anni la vita umana si è prolungata, grazie ai progressi della medicina, di un decennio. E ora l’Europa delle conquiste sociali non sa cosa fare con questi vecchi e vecchiette in soprannumero. Non ha fatto in tempo a fornirsi degli strumenti adeguati per garantire loro una vecchiaia dignitosa, come aveva promesso. Può solo umiliarli, come facevano una volta gli Spartani, quando gettavano i vecchi e gli storpi dalla rupe. L’antica democrazia ateniese si è trasformata in oligarchia spartana. Quindi non ci rimane che una nuova guerra non più peloponnesiaca ma paneuropea, tra i milioni di coloro che non hanno nulla e i pochi che hanno tanto. Solo che non ci sarà un nuovo Tucidide a narrarlo. Questa guerra sarà senza fuochi. Il denaro di plastica, in pratica inesistente, sarà quello che massacrerà e ucciderà con carte di plastica, sparando con pallottole di plastica sui corpi in carne e sangue che si rifiuteranno di trasformarsi in robot, in cloni. Rifiuteranno il fast food, il junk food, le mense pubbliche per gli affamati e torneranno a fare gli agricoltori nei campi, da dove erano partiti. Poiché il pianeta Terra continuerà a esistere per parecchie migliaia di anni e dispone di terreni che fanno frutti e ha mari infiniti. Mentre il denaro è come il veleno delle industrie petrolchimiche che provoca cancro dei polmoni.
L’Europa del futuro è chiamata quindi a tornare, in questa nuova era digitale, al suo passato fondativo.
In conclusione vorrei aggiungere qualcosa che mi riguarda personalmente: sono nato in un’isola chiamata Thasos, nell’Egeo settentrionale. Ha preso il nome del fratello dell’Europa. Come saprete, la piccola Europa era stata rapita da Zeus che, trasformato in toro, l’ha portata a Creta. I suoi genitori, re dell’allora Fenicia, hanno mandato i loro due figli per ritrovarla. Uno era Kadmos ed è arrivato a Tebe. L’altro era Thasos che si è stabilito nell’isola e le diede il suo nome. Thasos ha cercato sua sorella per tre mila anni. Alla fine l’ha trovata a Francoforte. Prima nella Bundesbank e poi nel trattato di Maastricht e infine come presidente onorario della Banca Centrale Europea. L’ultimo contatto fu via Skype il 15 luglio di quest’anno. Dopo aver visto le lacrime del fratello e capito che erano vere e non false come le altre volte, ha esercitato enormi pressioni su Draghi affinchè disponesse di un po’ di liquidità per il suo paese. E Thasos l’ha ringraziata in nome di tutti i greci e in particolare in nome di quelli che avevano votato No al referendum. Ve lo ripeto: sono originario dell’isola e so tutto questo di prima mano.