Il ventesimo secolo è stato il più sanguinoso della storia dell'umanità. È stato papa Giovanni Paolo II a definirlo il «secolo delle lacrime», a memoria dei 110 milioni di persone che vi sono state uccise. Nonostante i tentacoli della violenza si siano estesi e diffusi, vi è stata una crescente consapevolezza della necessità di lavorare per una cultura della pace. È forse giunto il tempo di smettere di concentrarsi sulle ferite e di lavorare per la guarigione. Questa relazione, quindi intende porre l’attenzione sui passi costruttivi compiuti da persone attraverso diversi percorsi di vita, all’interno di un mondo globalizzato, per promuovere una cultura di pace.
Hiroshima - Città della pace.
64 anni fa, il 6 agosto del 1945, Hiroshima venne distrutta dalla prima bomba atomica, che uccise 70-80.000 persone in un istante, mentre decine di migliaia di persone morirono successivamente a causa delle radiazioni. Hiroshima, come Auschwitz o Pompei, sono diventate sinonimi di orrore. È terribile vedere migliaia di hibakusha (persone colpite dall'esplosione). Sono circa 73.000 le vittime che, trovandosi vicino all'epicentro dell'esplosione, sono state colpite gravemente dalle radiazioni. La loro età media è di 75 anni; essi soffrono constantemente di PTSD (sindrome da stress postraumatico).
Ma la città della speranza e della pace è letteralmente rinata dalle sue ceneri. Nella metà degli anni '90 fu approvato il piano regolatore della città. Tra gli obiettivi vi erano i seguenti: Hiroshima sarebbe diventata “città internazionale della pace e della cultura”. Sarebbe stata una città in cui vi sarebbe stato il massimo rispetto per l’ambiente, in particolare prestando attenzione all'equilibrio tra i fiumi della città e le aree verdi. Sarebbe diventata città del fascino e della vitalità. Un messaggio universale di pace universale è stato scolpito nella città. Una delle maggiori attrazioni turistiche è il Parco Memoriale della Pace, sul viale intitolato anch’esso alla Pace. Lì vi è situato anche il Museo Memoriale della Pace. Accanto a questo, c'è anche un Momumento per la Pace dei Bambini. Annualmente si tiene anche una conferenza annuale contro le armi nucleari a Hiroshima.
Vengono organizzate crociere sul fiume, vi sono caffè all'aria aperta lungo le rive del fiume e altri siti legati alla storia ed alla cultura di Hiroshima. Non vi è il minimo accenno di ostilità e la città è orgogliosa della propria ospitalità, dell’accoglienza del senso di pace che ispira.
Auroville
Il 28 febbraio del 1968, circa 5000 persone di Puducherry si radunarono nel presso di un albero di baniano [NON banano, n.d.t, ma un altro tipo di albero], per la cerimonia di fondazione di una nuova cittadina, Auroville, nel punto che sarebbe diventato il centro della città. Il 28 febbraio del 2008, cittadini di tutto il mondo si riunirono nuovamente per celebrare il 40esimo anniversario di questa città, la città dell'aurora. In tale occasione, venne dichiarato anche l’inizio di Matrimandir, definita dalla Madre come cuore ed anima di Auroville.
Gli insegnamenti di Sri Aurobindo e della Madre mettono in risalto ciò che è fondamento della civiltà umana. Loro scopo è riunire il genere umano attraverso la mutua comprensione e la riconciliazione. L'essenza dei loro insegnamenti nasce dalla consapevolezza dell'umanità. La Madre progettò Auroville e mise in atto il suo progetto nel 1968, fondando questa cittadella internazionale della cultura. Auroville è oggi una luce per tutta l'umanità, una città ideale dedicata all'unità del genere umano, dove vivono in amicizia persone provenienti da 43 paesi. Possa questo esempio così nobile essere imitato in varie parti del mondo.
I comitati Mohalla di Mumbai
Alla fine del 1993, dopo gli scontri di Mumbai sorsero molti comitati in diversi quartieri (Mohallas) della città, specialmente in quelli più disagiati. È una iniziativa che mira alla prevenzione e all’aiuto concreto, che compie adesso 15 anni di proficuo lavoro. La massima importanza è data all'armonia nell’ambito della comunità. Questi comitati sono formati da Hindu e Musulmani ed includono laici, professionisti, giovani e agenti di polizia. In tempo di pace si si incontrano ogni due settimane per discutere delle difficoltà che incontrano nei campi dell'educazione, della pulizia, e per organizzare ambulatori da campo (?) e picnic. Questo dialogo li aiuta a costruire amicizia, e tale rapporto aiuta a spegnere le scintille prima che, in periodi pieni di tensione, esse diventino fiamme. È importante sottolineare che il dialogo interreligioso non è una ambulanza — uno non si può aspettare risultati istantanei, se l'amicizia e il dialogo non sono nutriti nel tempo.
Nel febbraio 2003, dopo 10 anni di Mohalla, i comitati hanno organizzato partite di cricket. Ogni squadra era composta di giovani musulmani e induisti, nonché di appartenenti alla polizia. I vari distretti di polizia e i comitati Mohalla hanno formato 81 squadre. Questi comitati Mohalla hanno contribuito alla pace della città quando in altre pari del paese si verificavano scontri. Quando il Gujarat è stato devastato dagli scontri indu-musulmani nel 2002 Mumbai è rimasta calma. Negli ultimi due anni quando sono esplose le bombe a Mumbai non ci sono stati disordini nella città. Questo esperimento efficace è stato replicato in altre città dell'India.
Il movimento Swadhyala
Il movimento Swadhyala è un movimento spirituale indù che è nato per iniziativa di Pandurang Shastri Athavale, il vincitore del Premio Magsaysay per la leadership della comunità. Questo movimento ha acquisito una forza molto notevole negli stati indiani del Gujarat e del Maharashtra. Ha costituito un numero di istituzioni educative, che si sono fatte promotrici di varie iniziative pionieristiche; queste hanno incluso in molte ingegnose misure di distribuzioni della ricchezza e diversi programmi di carattere sociale in circa 80.000 villaggi.
Il concetto che Dio è dentro ogni essere umano è la pietra angolare della filosofia Swashyaya. Letteralmente, Swashyaya significa studio, conoscenza, e scoperta di Sé Stessi o Atman, che rende l’individuo parte di un Se cosmico, e della manifestazione di Dio in esso. C'è una interdipendenza tra individuo e umaniità, e infine con l'universo. L ‘accento e’ posto sull’uomo che lavora in gruppo per trasforamre la società indiana dalla radice. La trasformazione dell’individuo porta gradualmente al cambiamento della società. Lo scopo di Athavale è «creare a uomo nuovo che persegue la missione divina in cui Dio è al centro». Bhahti (la devozione) puà essere convogliata in una forza sociale. La ricchezza deve essere redistribuita tra i poveri e i bisognosi.
Il movimento Sarvodaya nella guerra dello Sri Lanka.
L'isola dello Sri Lanka è stata toccata da una guerra civile lunga 26 anni che ha spazzato via 80.000 vite.
Sono il 17 maggio del 2009 le Tigri Tamil si sono dichiarate sconfitte e hanno cominciato a tacere le armi. Per tutto questo periodo terribile il movimento Sarvadaya ha portato in questo paese un tocco di guarigione.
Il Dr. A.T. Ariyaratne, vincitore del Premio Magsaysay e del Premio per la pace Ghandi, ha lanciato il movimento Sarvodaya in Sri Lanka nel 1958 per costruire una società spirituale non violenta che attravessasse i confini etnici e religiosi. Il Dr Ariyaratne è convinto che sia possibile raggiungere e cambiare le menti delle persone, portando avanti in tutto il paese progetti che hanno lo scopo di apportare un miglioramento sociale in tutte le comunità. Nel Sarvodaya Meditation Centre vengono organizzati eventi di meditazione per migliaia di persone, e chi vi partecipa è persuaso a percorrere vie non violente ed a esercitare l'arte del perdono.
Il movimento Sarvodaya ha anche una lunga tradizione di guida spirituale; esso si radica nei principi del buddhismo e di Gandhi. Mette l'accento sui valori gandhiani della non-violenza, della verità e del sacrificio. È l'unica organizzazione religiosa che lavora per una integrazione multiculturale e per la riconciliazione.
Opera in 15.000 villaggi dello Sri Lanka e mette in risalto il fatto che nello sviluppo, che è un processo di “risveglio”, vi sia un cambiamento nella coscienza interiore. Crede che il «risveglio» o il cambiamento interiore sia la condizione per costruire società che lontane dall'odio, dall'avidità e dalla delusione. Questo risveglio deve iniziare da sé stessi, in ogni individuo, deve allargarsi alla famiglia, al paese, alla nazione, ed al mondo. Il risveglio deve essere un tutto spirituale dove aspetti spirituali, morali, culturali, politici ed economici diventano un tutt’uno» dice Dr. Ariyanate.
L'esperimento in Bhutan – il GNH
Il re del Bhutan Jigme Singye Wangchuck fu il primo a coniare il termine GNH (Gross National Happiness - Felicità interna lorda) quando ascese al trono nel 1972. Questo termine simboleggiò l’impegno del sovrano nel costruire un’economia basata sui valori buddhisti della giustizia, della compassione e della condivisione. Negli ultimi tre decenni, per il Bhutan il GNH è stato un vero e proprio principio guida. Fondamento del GNH è la visione di una civiltà ancorata a valori non-materalistici come il vivere in armonia con la natura, l'uguaglianza sociale e la ricerca di un’esistenza spiritualmente elevata. Una società felice si sviluppa su quattro pilastri: l'economia, la cultura, l'ambiente e il buon governo.
Nel 1990, molte agenzie internazionali chiesero al Bhutan di diffondere in tutto il mondo il suo approccio unico allo sviluppo. Nel 2004, oltre 82 professori ed esperti da 20 paesi si sono riuniti nella capitale Thimphu per una discussione dal titolo “Mettere in opera il GNH”.
Paesi come il Canada, l'Iralanda, il Costa Rica, i Paesi Bassi, lo Sri Lanka e la Mongolia, tutti molto diversi tra loro, hanno istituito degli indicatori per misurare il benessere. Questo nocciolo di sapienza buddhista sta trovando sempre più un eco nella politica internazionale e nei modelli di sviluppo, che cercano di effettuare misurazioni con metodi scientifici, per capire cosa ci rende felici e perchè.
Le rivoluzioni buddiste di Saffron
L’impegno politico è diventato comune nelle società buddiste asiatiche: queste si oppongono a governanti autoritari, alla dominazione straniera e all'ingiustizia. I monaci e le monache lasciano la quiete dei loro monasteri per fronteggiare i lacrimogeni e le pistole in strada. Samdhong Rinpoche, il Primo Ministro del Governo Tibetano in esilio, dice: “è responsabilità di ogni individuo, monaco o laico che sia, di agire per il miglioramento della società”. Christopher Queen, uno specialista di buddhismo dell'Università di Harvard chiama “buddismo impegnato” questa corrente. “I buddisti impegnati guardano alle cause politiche, sociali ed economiche della povertà umana nel mondo e si organizzano per fronteggiarle. Il ruolo del servizio sociale e l'attivsimo stanno crescendo in tutte le parti del mondo buddhista”.
Nel 2006 i seguaci di una setta buddhista hanno organizzato una manifestazione nelle strade, che ha portato alla caduta del Primo Ministo della Thailandia, Shinawatra. Due mesi fa i monaci tibetani hanno protestato apertamente contro il governo autoritario cinese nel Tibet.
In Myanmar, l'odio contro la giunta militare al governo da 45, tenuto sotto controllo per anni, anni è esploso nella metà dell'Agosto 2007, dopo l’aumento del 500% del prezzo della benzina, il che creò disagi tremendi alla gente comune. Il 22 settembre del 2007, 10.000 monaci buddhisti inscenarono una manifestazione che attraversò Mandalay, la seconda città del Myanmar. Gridarono “democrazia, democrazia” e recitarono preghiere mentre marciavano pacificamente per la città. In Yangon, la città più grande del paese, i monaci furono autorizzati a superare lo sbarramento della polizia per recarsi a piedi fino davanti alla casa di Aung Sab Suu Kyi, diventata un simbolo della democrazia, per pregare. Essa uscì in lacrime per salutarli. La vincitrice del premio Nobel del 1991 ha passato 12 anni agli arresti domiciliari. I monaci hanno sfidato i militari quando una organizzazione di monaci la “All Burma Alliance” ha chiesto alla popolazione di unirsi alla protesta contro il “dispotismo militare del male”. Quando i manifestanti si sono assembrati molti vennero uccisi o arrestati e questo suscitò in tutto il mondo una protesta generale contro la giunta militare ed a sostegno del movimento democratico, guidato da monaci indifesi.
Il 27 agosto del 2008 a Seul, i monaci buddhisti koreani organizzarono una preghiera a Seul durante una manifestazione di protesta contro i presunti favoritismi verso i cristiani del presidente Lee Myung-Bak. Cinquantamila monaci vennero a questa manifestazione, esigendo che il Presidente Lee si scusasse con loro.
Ci si chiede se anche in India i monaci buddhisti stiano impegnandosi in politica. Nel maggio del 2007 centomila persone si riunirono al Mahalaxmi Race Course di Mumbai, per la conversione di migliaia di Dalit al buddismo, nel 50° anniversario della conversione di Ambedkar al buddismo. I monaci sia di politica che del Dharma, e dissero che il clero deve essere pronto a giocare una ruolo politico in futuro. Losbang, un monaco tibetano, disse che le persone e i monaci si trovano in una relazione simbiotica tra di loro: “mentre la communità si prende cura delle necessità materiali dei monasteri, i monaci si prendono cura delle necessità spirituali della comunità”. E continuò dicendo che l’impegno politico è un'estensione della guida spirituale.
Zaw Mying, un monaco birmano che vive in esilio in India disse: “Quando le persone sono oppresse dai dittatori è dovere del monaco dare loro speranza e guidarli”.
Bhikshu Sadanand, un Dalit dell’ UP dell’Est disse: “Il Buddhismo è l'unica via per liberare noi stessi dal sistema delle caste. E la via politica è una via per dare potere ai Dalit”.
Recenti iniziative importanti nell’ambito del dialogo interreligioso.
Nel marzo del 2008 138 professori musulmani scrissero al papa Benedetto XVI ed agli altri leader cristiani chiedendo che vi fosse un dialogo tra l’Islam ed il Cristianesimo, al fine fossero ridotte le tensioni tra l’Islam e l’Occidente. Questo documento fu redatto dal Regio Istituto Giordano per il Pensiero Islamico Aal al-Bayt. Risultato di questa iniziativa fu l'incontro dei rappresentanti musulmani con il Papa nel novembre 2008 a Roma. Ciò ha creato un forum cattolico-musulmano, la cui funzione è di allentare le tensioni presenti tra le 2 fedi.
Sempre nel marzo 2008, il re Abdullah della monarchia saudita lanciò un appello per un dialogo tra musulmani, cristiani ed ebrei. Questa prima proposta, lanciata dall'Arabia Saudita, si colloca in un tempo di tensioni crescenti tra l'Islam e le altre due religioni. Re Abdullah disse che aveva discusso tale proposta con il Papa Benedetto l'anno precedente in Vaticano. Il Rabbino capo di Israle Yona Metzger accolse questo appello e disse: “la nostra mano è tesa ad ogni iniziativa di pace e di dialogo che si propone di porre fine alla violenza e al terrore”. Inoltre, il rabbino David Rosen, Capo delle relazioni interreligiose del comitato ebraico americano si è molto “rallegrato” di questa proposta e dichiarò che «la religione è troppo spesso il problema, quindi deve diventare la soluzione, o almeno parte della soluzione, e penso che il fatto che le iniziative politiche per portare la pace hanno mancato di considerare la dimensione religiosa sia una tragedia.
Un altro traguardo storico delle relazioni tra l'Ebraismo e l'Indusimo è stato il secondo summit ebraico-induista che ha avuto luogo a Gerusalemme nel febbraio 2008. Il primo summit venne tenuto in India l’anno precedente. Il risultato fu stata una dichiarazione tra il Rabbino di Israele e il leader indù Swami Dayanand Saraswati. Le due parti si sono impegnate a far conoscenza l’una dell’altra, sulla base del rispetto delle loro identità particolari e di cercare di essere una benedizione per tutti, attraverso le loro relazioni bilaterali.
Un ulteriore sviluppo importante ha avuto luogo nella più grande moschea di New York, il Centro Culturale Islamico. I rabbini che hanno partecipato hanno parlato di una comunità aperta e accogliente. Il seminario teologico ebraico e l'ICC hanno progettato una mensa comune per i senza fissa dimora e la moschea sta organizzando un programma di studi interreligiosi per giovani. A Mohammad Shamsi Ali, un imam indonesiano arrivato circa 12 anni fa a New York, è dovuta la gratitudine per aver compiuto gran parte di questo lavoro.
Sotto la guida e la direzione di DR.M.D. Thomas, la Commissione per il dialogo interreligioso sta facendo un ottimo lavoro in India. Attraverso 50 centri per il dialogo e per l'armonia, è stato compiuto un lavoro molto costruttivo nei seguenti campi: promuovere consapevolezza tra i cattolici, formare al dialogo laici e preti, promuovere unità con le altre confessioni crisitiane e preparare gli studenti nelle scuole e nelle università ad avere una visione aperta e pluralista.
La carovana della pace a Mindanao.
Dal 21 al 28 novembre 2008, è passata nell'Isola Mindanao delle Filippine, che ha subito una guerra civila durata 20 anni, la “carovana per la pace”. Molte organizzazioni sociali e religiose si sono recate in visita in diverse località dell'isola per far opera di sensibilizzazione nella popolazione, nella speranza che ciò aiutasse a terminare il conflitto tra il MILF e le forze di governo. Questa iniziativa è stata sostenuta dalla conferenza episcopale filippina insieme al Consiglio Presidenziale per il Processo di Pace. Questo progetto viene anche chiamato “la caravona per la pace e della solidarietà di Mindanao”. Un gruppo interreligioso è stato guidato da padre Angel Calvo, un missionario clarettiano. Lo scopo dell'intero progetto è creare la consapevolezza che la “Guerra non è un'opzione”.
L'impatto crescente del pensiero Ghandiano.
Nel febbraio 2006, l'ex vice-presidente degli USA Al Gore disse: “In gran parte del mondo, la leadership spirituale e morale di Mahatma Gandhi risuona e respira ancora”.
La non-violenza ha riscosso molti successi. Il movimento dei diritti civili americano degli anni sessanta, guidato da Martin Luther King jr, riuscì ad ottenere i diritti politici per gli afro-americani. Il comunismo è caduto in Europa orientale quando venne fronteggiato da una resistenza non-violennta guidata da forze come Solidarnosz e Carta 77 in Cecoslovacchia. Nel 1986, una imponente manifestazione di popolo rovesciò la dittatura di Ferdinando Marcos nelle Filippine. In Sudafrica, Nelson Mandela e Desmond Tutu hanno avuto il ruolo principale nella transiszione relativamente pacifica tra l'apartheid ad una democrazia che che prevede diritti politici per i neri.
Colpisce constatare che che negli scorsi 2 anni circa 50 università statunitensi hanno istituito dei corsi sul pensiero ghandiano. La Harvard School of Business Management ha assegnato a Ghandi il titolo di “Managment Guru” del 20esimo secolo. In un mondo lacerato dalla violenza, il messaggiodella non-violenza è davvero rilevante e continua a diffondere grande vigore nel mondo. Ci si potrà meravigliare che la bandiera di un partito politico, i Radicali Italiani, porta l'immagine di Ghandi? Ghandi è veramente un attivsita globale.
Non costruiamo muri ma ponti di pace.
Nel mondo sono varie le regioni per cui dei muri dividono le persone tra loro vicine. Il muro che attraversa Gerusalemme deve separare la parte orientale della città vecchia dalla Cisgiordania. L'Iran sta costruendo un baluardo che lo separerà dal Pakistan, il Botswana ha costruito una recinzione elettrica di 48 km lungo il confine con lo Zimbabwe, l'Arabia Saudita spende grandi somme per fortificare la frontiera con lo Yemen a sud e con l'Iraq a nord. Gli Stati Uniti stanno costruendo una recinzione lungo il confine con il Messico e l'India ne sta costruendo una che la separerà dal Bangladesh. È brutto che, nello stesso momento in cui noi cerchiamo di unire le persone attraverso il dialogo e far crescere la compresione, la fiducia e l'amore, gli stati costruiscono muri peer dividerle. Danny Seidemann, un avvocato israeliano, dice che i muri sono più che non soltanto cemento e del filo spinato. Essi corrodono, simboleggiano le fratture economiche e le iniquità. Le divisioni che devono essere curate e non imbrigliate. Ricordiamo ci sono voluti decenni per demolire il muro di Berlino. Speriamo che i muri che dividono le nazioni un giorno vengano demoliti e ponti di pace sorgano al loro posto.
Conclusione.
Abbiamo appreso con commozione che il 15 giugno 2007 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato all'unanimità una risoluzione su proposta del Governo Indiano per dichiarare il 2 ottobre, anniversario della nascita di Ghandi, giornata internazionale della Non-violenza. Il 12 luglio, quando all'apertura del Senato americano a Washington, DC, è stata recitata una preghiera indù, si è trattato di un evento storico. Il 17 ottobre 2007, un altro evento storico ha avuto luogo alla Casa Bianca a Washington. A Sua Santità il Dalai Lama venne conferita la prestigiosa medaglia d'oro del Congresso (l’onorificenza più elevata negli USA), cosa che fu accolta con grande gioia dai tibetani di tutto il mondo. Ci fu un applauso fragoroso quando il presidente Bush disse: “gli americani non possono guardare alla triste condizione dei perseguitati per motivi religiosi, chiudere gli occhi e voltarsi dall’altra parte. Ecco perchè continuerò a chiedere ai dirigenti cinesi che accolgano il Dalai Lama in Cina. Scopriranno che quest’uomo è buono, e che è un uomo di pace e di riconciliazione”.
Molti eventi si sono succeduti durante gli ultimi tre anni; infatti, durante questo periodo di tempo tre conflitti di lunga durata hanno trovato una fine. Nel Dicembre 2005, dopo tre decenni è tornata la pace nell’Aceh, una provincia della parte occidentale di Sumatra in Indonesia. Finalmente è stato siglato un accordo di pace tra i separatisti e il governo dell’Aceh. Nel maggio 2007, nell’Irlanda del Nord, leader protestanti e cattolici hanno posto fine ad un conflitto lungo e amaro che ha funestato l’ Europa per tre decenni. Nell 'ottobre del 2007, i leaders della Korea del Nord e del Sud si sono impegnati a giungere ad un trattato di pace che terminasse formalmente fine la guerra di Corea degli anni '50. Le due Koree “si sono accordate su una cooperazione che ponga fine alle ostilità militari e che assicuri la pace alla penisola koreana”. Tutti e tre gli accordi di pace sono stati esperimenti di risoluzione dei conflitti andati a buon fine. Sono stati notevoli esempi di come il dialogo costruttivo tra due parti abbia portato buoni frutti.