L’unità dei cristiani… perché il mondo creda !
Prima di qualunque altro commento, bisogna, credo, ripetere le tre dimensioni dell’unità dei cristiani rivelate dalla preghiera sacerdotale evocata nel titolo del nostro « panel » : l’unità donata nell’unità del Padre e del figlio (“e la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa” v.22) ; l’unità perché (‘perché il mondo creda’ Vt.23) ; l’unità fondata sull’amore e ordinata verso l’amore ( ‘e il mondo conosca che…li hai amati come hai amato me’ v. 23).
Una volta ricordato questo, vorrei condividere con voi quello che mi sembra essere l’evento ecumenico più importante dei mesi trascorsi, e che risponde pienamente all’interrogativo del nostro ‘panel’. Ha avuto luogo a Lione domenica 19 luglio scorso. La Francia è in vacanza… ma la Conferenza delle Chiese Europee (KEK) ne approfitta per riunire la sua tredicesima Assemblea generale e festeggiare il suo cinquantesimo anniversario. Ha invitato per questo il Patriarca Ecumenico, Bartolomeo I, venuto apposta da Costantinopoli. Nella grande sala da conferenze del Palazzo dei Congressi sono riuniti circa 800 delegati e invitati, fra i quali in prima fila il Cardinale Philippe Barbarin, Arcivescovo di Lione. Abbiamo chiesto al Patriarca di tracciare la via in cui s’impegna la Conferenza delle Chiese Europee per il nuovo decennio.
Egli inizia congratulandosi per il ruolo che hanno giocato gli Ortodossi nel movimento ecumenico e particolarmente nella KEK, pur riconoscendo il cammino che resta da percorrere per rispondere al comandamento del Signore ‘che ci ordina di fare tutto ciò che è possibile per ristabilire la piena comunione tra le Chiese cristiane in Europa’. Poi insiste sul ruolo della Charta Oecumenica, frutto degli sforzi congiunti della KEK e del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), sugli sforzi da fare per assicurarne una conoscenza migliore da parte di tutti e promuovere la questione della sua ricezione. A quel punto, con sorpresa di tutti, avendo ricordato la cooperazione tra KEK e CCEE, il Patriarca prosegue : ‘ Per migliorare questo impegno ecumenico, proponiamo di attuare una modalità di cooperazione meglio organizzata e strutturata tra queste due istanze. Desideriamo ricordare che la Chiesa di Costantinopoli aveva proposto non molto tempo fa, in occasione dell’Ottava Assemblea della nostra Conferenza, svoltasi all’Accademia ortodossa di Creta nel 1979, che la Chiesa Cattolica Romana divenisse in futuro membro della KEK… Siamo convinti che una Conferenza di tutte le Chiese europee possa, all’unisono, rispondere meglio al comandamento sacro del ripristino della comunione ecclesiale, e servire l’uomo contemporaneo che si confronta con una moltitudine di problemi complessi’. Scroscio di applausi nella sala. E il Patriarca, interrompendo il filo del suo discorso, prosegue dicendo : ‘sono persuaso che sua Eminenza il Cardinale Barbarin saprà trasmettere questa proposta nel luogo opportuno !’
Volevo dirvi questo per molteplici ragioni.
Prima di tutto perché l’Europa è un concentrato della diversità ecclesiale, oggi ancora più che mai, a causa delle migrazioni. Non sarebbe il primo continente ad avere un Consiglio di Chiese che riunisce « tutte » le Chiese. E’ già il caso del Medio Oriente, ad esempio. Ma se l’Europa, vista questa diversità, riuscisse a compiere questo passo sarebbe per tutto il movimento ecumenico mondiale un incoraggiamento incontestabile.
Ma è sulla fine della proposta che voglio insistere. Infatti il Patriarca le fissa due obiettivi : ‘rispondere meglio al comandamento sacro del ripristino della comunione ecclesiale e ‘servire l’uomo contemporaneo’.
Così non si tratta, prima di tutto, di ‘fare l’unità’, con tutto quello che ciò rappresenta di questioni complesse sull’esercizio dell’autorità, sulla comunione eucaristica, sui ministeri … ma di darsi un luogo in cui tutte queste questioni possano essere affrontate ‘insieme’ ; o meglio, in cui tutte queste questioni non possano essere affrontate ‘se non insieme’.
Ma ancor di più, si tratta di ridare al movimento ecumenico in Europa il suo vero obiettivo, il servizio dell’uomo contemporaneo, ‘il riconoscimento dell’amore di Dio per tutti’.
E precisamente la ‘Charta Oecumenica’ è costruita su questo modello : ‘Ciò che noi crediamo insieme’ che ha come conseguenza ‘ciò che noi ci impegniamo a vivere insieme’. E’ la nostra volontà comune di rendere testimonianza all’amore di Dio per l’umanità, un amore che noi conosciamo nell’amore del Padre per il Figlio, è questa volontà della testimonianza comune che deve essere il motore del movimento ecumenico.