1. Sono molto grato per essere stato invitato a quest’incontro. Vorrei esprimere il mio riconoscimento per la Comunità di Sant’Egidio e per la sua attività che svolge da quarant’anni a questa parte. Il vostro impegno per la pace e per la comunicazione tra le nazioni, per il dialogo interreligioso e tra civiltà è un contributo prezioso affinché nasca un mondo più giusto e più pacifico.
2. Nell’ambito delle relazioni internazionali bisognerebbe operarsi per raggiungere "l’inclusione relazionale di tutte le persone e di tutti i popoli nell'unica comunità della famiglia umana, che si costruisce nella solidarietà sulla base dei fondamentali valori della giustizia e della pace". Queste parole, scritte dal Papa Benedetto XVI nella Lettera Enciclica "Caritas in Veritate", riflettono il modo in cui noi polacchi concepiamo le relazioni tra stati e nazioni. Questo è stato lo spirito con cui la Polonia ha cercato di costruire l’ordine internazionale durante i lunghi anni della sua Storia. Questo è lo spirito con cui vogliamo costruirlo oggi.
3. Quest’anno abbiamo sottolineato ripetutamente il contributo polacco alla creazione di un ordine internazionale basato sulla giustizia, la pace, la libertà e la cooperazione. Lo abbiamo fatto organizzando in modo molto solenne le celebrazioni dei nostri anniversari significativi, come il 70° anniversario dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale ed il 20° anniversario dall’aver riconquistato la nostra sovranità. Siamo fieri di come si presenta la nostra Patria, che ama la pace e la condivide con gli altri. Ricordiamo sempre che è in Polonia che tutto ha avuto inizio; le prime elezioni parlamentari parzialmente libere hanno dato inizio ad un processo, nell’Europa Centro-Orientale, che ha portato a riforme democratiche, all’abolizione del comunismo, ad una fine pacifica della Guerra Fredda ed alla riunificazione del nostro continente.
4. Pochi giorni fa abbiamo celebrato il 70° anniversario dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Nello spirito del rispetto per la verità storica e della memoria dei milioni di caduti abbiamo fatto memoria del fatto che la Polonia è stato il primo paese divenuto vittima dell’aggressione delle due potenze totalitarie. Commemoriamo gli anniversari degli eventi tragici della storia per trarne conclusioni per il futuro. Noi non evitiamo di valutare quanto i nostri fallimenti siano dipesi dai nostri stessi errori e le nostre stesse negligenze. Queste riflessioni ci portano a concludere che la soluzione migliore per i nostri dilemmi geostrategici ed ideologici è costruire uno stato moderno, uno stato dei cittadini, che partecipa attivamente nello stabilire legami di integrazione a livello transatlantico, europeo e regionale, contrastando le logiche delle alleanze basate sull’ostilità ed il dominio.
5. La pace, che è desiderata da noi tutti, richiede la verità ma anche il perdono reciproco. Questo è quanto appare chiaramente nella storica lettera inviata da parte dei Vescovi Polacchi alla loro controparte tedesca nel 1965, oppure nella preghiera comune tra i vescovi polacchi e tedeschi nell’anniversario dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale qualche giorno fa. Non possiamo e non vogliamo dimenticare il male, ma sappiamo che soltanto un cuore libero dall’odio può dare vera libertà. E’ questo il perché cerchiamo di stabilire le migliori relazioni possibili con tutti i nostri vicini, che non risentano del peso degli eventi passati.
6. All’inizio di giugno abbiamo celebrato un altro anniversario importante, quello del primo pellegrinaggio di Giovanni Paolo II in Polonia. Molti di noi ancora si ricordano delle grandi emozioni che accompagnarono questo pellegrinaggio che è stato un evento dirompente (…). Per la prima volta da decenni i polacchi sentirono parole nella lingua della verità anziché nella lingua della falsità istituzionalizzata. Sentirono una voce che ricordava loro le radici cristiane della Polonia e del suo contributo al patrimonio europeo. Il Papa parlava "a noi", e spesso anche "per noi". Ci mostrò che nel desiderare la libertà, il che ci rende una nazione fiera e piena di dignità, non siamo soli. Dopo quegli otto giorni del 1979 in Polonia nulla era più come prima. Il messaggio di libertà e di pace trasmessoci dal Papa ebbe una tale "forza dirompente" che diventò ciò con le parole di Madeleine Albright può essere chiamata "rivoluzione dello spirito", e che George Weigel chiamò la "rivoluzione delle coscienze", e che fece nascere "Solidarnosc", abbatté il muro di Berlino, riunificò l’Europa e "rinnovò la faccia della terra". Lo Spirito Santo, per il cui sostegno Giovanni Paolo II aveva pregato, ci stupì tutti. Non c’è da meravigliarsi: egli era un grande intercessore.
7. Seguendo i passi di Giovanni Paolo II, l’Europa contemporanea cerca di "respirare con due polmoni", invitando altri paesi, provenienti dall’ex blocco orientale, a cooperare. Oggigiorno il nostro continente gode della libertà e della possibilità di realizzare le aspirazioni delle nazioni e degli individui. Stiamo incoraggiando i nostri partner dell’est a prendere parte alla creazione del futuro dell’Europa, basato su valori e su standard europei, e di abbandonare le idee obsolete sulla creazione di "sfere di influenza", che danno inizio a divisioni e contrapposizioni.
8. Ciò che ispira queste nostre azioni è la testimonianza spirituale di Giovanni Paolo II, che sostenne l’idea ecumenica, pregando insieme con Ebrei, Mussulmani e Cristiani di altro rito. Insegnò che la tolleranza e la necessità di dialogo tra culture e civiltà dovrebbe scaturire dall’attribuire il massimo valore ai diritti umani, incluso il diritto alla libertà. Questi valori fondamentali sono alla base di ogni religione; ciò garantisce che il dialogo tra esse non solo è possibile ma anche necessario. La Polonia vuole prendere parte attivamente e con creatività a questo dialogo.