18 Settembre 2016 16:30 | Teatro Lyrick
Intervento di Mohammad Sammak all'Assemblea di Apertura dell'incontro "Sete di Pace" ad Assisi
Permettetemi di iniziare con una breve storia.
Durante le Crociate, nel Medioevo, Damietta, oggi una grande città egiziana, fu tenuta sotto assedio dai Crociati e le forze islamiche egiziane contrattaccavano. L’assedio andò avanti a lungo, seppure invano.
In una giornata calma e senza combattimenti, un monaco vestito con il suo caratteristico saio si fece avanti dall’accampamento dei Crociati con in mano nient’altro che una Bibbia. Non portava con sé armi, neppure un bastone.
I musulmani furono sorpresi di vederlo arrivare dall’accampamento nemico, ma non osarono fargli del male.
I suoi abiti indicavano che si trattava di un monaco e sacerdote, e il Corano loda i Cristiani perché tra essi vi sono monaci e sacerdoti.
Allo stesso modo, la Bibbia che portava è considerata sacra dai Musulmani perché credono, come per il Corano, che sia stata rivelata da Dio e che offra guida e conoscenza. Il Corano afferma persino "possa il popolo del Vangelo giudicare secondo ciò che Dio gli ha rivelato attraverso di Esso".
Per tale ragione i soldati musulmani ricevettero con rispetto, ma anche con confusione, questo uomo di Dio che veniva dall’accampamento nemico, e gli chiesero: "Chi sei? E cosa vuoi?". Lui affermò di voler incontrare il re.
Dopo qualche esitazione e consultazione, l’uomo di Dio venne portato all’accampamento del re che, a quel tempo, era Re Al-Kamel, cugino di Salah ad-Din Yusuf ibn-Ayyub (noto come Saladino)... Il re pose la stessa domanda: "Cosa vuoi?". E la risposta del monaco fu: "Io voglio la pace".
- "Ma state combattendo contro di noi..."
- "Noi non combattiamo per amore della battaglia, ma perché vogliamo che la nostra strada per Gerusalemme sia una via di pace e sicurezza"
E il re chiese: "E come è possibile ciò?"
Il monaco rispose dicendo: "E’ molto semplice. Il problema sarà risolto una volta che vi sarete convertiti tutti al Cristianesimo. Allora saremo tutti fratelli."
Il re non fu turbato. Disse: "Ti presenterò ad alcuni dei nostri sapienti musulmani con i quali potrai discutere della questione e insieme a loro decidere quale delle due religioni è vera, e chi dovrà adottare la religione dell’altro".
Durante l’incontro tenuto dal re, uno dei sapienti musulmani propose audacemente di accendere un fuoco e di gettarvi il monaco di sua volontà. Se ne fosse uscito illeso, avrebbe significato che la sua religione – il cristianesimo – era giusta, e di conseguenza avrebbero seguito la religione cristiana.
Il monaco in visita non ci pensò a lungo, ma disse immediatamente: "Accetto... Se uscirò illeso dal fuoco, vorrà dire che il cristianesimo è la vera religione, e voi tutti vi convertirete al cristianesimo. Ma se il fuoco dovesse consumarmi, sarà stato a causa dei miei peccati personali". Vale a dire che anche in quel caso il cristianesimo sarebbe stata la vera religione.
Il re e i sapienti rimasero colpiti dalla sua profonda spiritualità e intelligenza.
Il dialogo terminò con il ritorno del monaco al suo accampamento, portando doni regali che credo siano attualmente esposti attorno alla sua tomba. L’uomo di Dio era S. Francesco di Assisi, sotto la cui protezione spirituale siamo oggi riuniti, grazie alla Comunità di Sant’Egidio.
Signore e signori,
ho condiviso con voi questa storia vera non solo perché ci troviamo nella terra di S. Francesco, ma per porre le seguenti domande:
- Se S. Francesco tornasse in vita oggi e visitasse le aree di conflitto in Medio Oriente, come sarebbe accolto dall’ISIS e dai suoi simili?
- Avrebbero rispettato il suo abito religioso e la sua Sacra Bibbia?
- Avrebbero interagito con lui in quanto credente cristiano, alla luce di ciò che dicono dei cristiani il Corano e il Profeta musulmano Maometto (pace e bene su di lui)?
Penso che non ci sia bisogno di rispondere... conosciamo tutti la risposta.
Conosciamo la sorte del gesuita italiano Padre Paolo Dall’Oglio, che ha dedicato la sua vita per servire i musulmani e i cristiani in Siria. E conosciamo la sorte del vescovo Yohanna Ibrahim, di cui sentiamo la mancanza oggi, come da in evento di Sant’Egidio, e nelle piattaforme di dialogo tra musulmani e cristiani nel Medio Oriente e altrove.
Sappiamo cosa è successo ai tanti monasteri e chiese che sono stati distrutti, seppure siano descritti dal Corano come case di Dio, e nonostante l’avvertimento del Profeta Maometto ai musulmani di non danneggiarli, negando ai musulmani l’uso di una singola pietra di una chiesa per la costruzione di una casa per i musulmani, considerandolo un atto di disobbedienza a Dio e al Suo Profeta.
L’Islam non è cambiato. Il testo coranico è costante e gli Hadith (le parole del Profeta) sono chiari. Non è cambiato né prima né dopo l’incontro di S. Francesco con Al-Kamel in Egitto. Ciò che è cambiato è che un gruppo di estremisti vendicativi e disperati ha dirottato l’Islam e lo sta usando come strumento di vendetta. Sono diventati un nuovo movimento totalitario, ma stavolta in nome della religione.
Per tale ragione, noi musulmani ben comprendiamo che dobbiamo liberare la nostra religione da questo "dirottamento" e riorganizzare l’Islam al suo interno, in allineamento con i principi spirituali dell’Islam e con i principi generali che costituiscono le fondamenta della civiltà umana nel ventunesimo secolo.
Anche per questa ragione, affrontare il tema dell’estremismo religioso è un dovere innanzitutto dei musulmani. L’Islam crede nel pluralismo e considera la diversità tra gli uomini un’espressione del volere divino che le persone siano differenti tra loro. Questo è il motivo per cui Dio li ha chiamati a conoscersi l’un l’altro. E il dialogo è il mezzo per fare ciò, ma non può esserci dialogo in assenza di libertà. La libertà religiosa è la base, la corona di tutte le libertà, come è affermato nell’Esortazione Apostolica sul Medio Oriente e nel documento di Azhar Al Sharif sulle libertà fondamentali. Per questo S.S. Papa Francesco ha dimostrato di essere un leader spirituale per tutta l’umanità, quando ha dichiarato che non esistono religioni criminali, ma esistono criminali in tutte le religioni.
Signore e signori,
ho imparato dalla storia di S. Francesco in Oriente che i rapporti tra persone di religioni diverse non possono basarsi sull’eliminazione, come fa oggi l’ISIS, e nemmeno sulla tolleranza, come credono alcuni benintenzionati. Dovrebbero basarsi sulla fede nel pluralismo e nella diversità e sul rispetto per le fondamenta intellettuali e ideologiche che sono alla base del pluralismo e della diversità, in modo tale da prendere il posto della tolleranza, che Nietzsche descriveva come un insulto nei confronti de "l’altro".
La cittadinanza di uno stato non si basa sulla tolleranza, ma sui diritti. Al primissimo segno di cambiamento o tensione nelle relazioni, la tolleranza potrebbe portare ad una violazione dei diritti umani. La tolleranza è praticata con un certo livello di superiorità – quello di colui che tollera nei confronti di chi è tollerato. A loro volta i diritti sono fondati su eguaglianza e giustizia, e proteggono le relazioni umane e nazionali grazie al rispetto reciproco. Esattamente ciò di cui i nostri stati nazionali hanno bisogno e su cui dovrebbero essere fondati.
Permettetemi di concludere confermando la seguente realtà, ovvero il fatto che "l’altro" sono io "il diverso"; che più faccio posto a "l’altro" in me stesso, meglio comprendo me stesso...e l’altro. Solamente attraverso la libertà di espressione, la libertà di religione e la libertà di praticare la religione, posso comprendere cosa significa essere te.
Grazie a Sant’Egidio... e grazie a voi