Eminenze, illustri operatori di pace, Signore e Signori,
è per me un onore aver parte a questa tavola rotonda di operatori di pace che spendono la loro vita affinché abbiano fine i conflitti. E devo dire che traggo ispirazione dal loro esempio.
Vorrei cogliere questa opportunità per alzare la mia voce per condannare ogni violenza perpetuata nel nome della religione. Il terrorismo è un crimine detestabile, che divide chi è vicino. Considera gli estranei come minacce. E’ un virus che attacca ciò che è bene nelle nostre società. Tali atti sono ovviamente condannati da tutte le religioni.
Tutte le religioni condividono gli stessi valori di empatia, clemenza, misericordia ed amore per l’altro. Se solo il mondo fosse cosciente di tale verità semplice! In effetti, troppe persone si lasciano ingannare. Gli estremisti possono sostenere che gli insegnamenti religiosi possono giustificare la violenza. Ciò è una frode. Ciò è una menzogna. Ciò è manipolazione. E tale manipolazione influenza le percezioni di milioni di persone.
Come possiamo incoraggiare la cooperazione e prevenire l’estremismo e l’esclusione?
La preghiera mondiale per la pace è un esempio raggiante di come sia possibile costruire la fiducia, la speranza ed una visione comune per il futuro.
Per realizzare tale visione, sento che dobbiamo essere uniti contro coloro che cercano di giustificare la violenza nel nome della religione.
Vorrei ricordare brevemente che la violenza dell’attuale terrorismo ha radici profonde. Tali radici spesso sono cresciute in posti che soffrono del conflitto. Quando la potenza militare sfascia la coesistenza pacifica, e quando gruppi armati approfittano della loro situazione per dedicarsi alla rapina e dell’oppressione, l’estremismo andrà crescendo.
In molte parti del mondo l’estremismo è figlio di avventure militari e di conflitto che sono iniziate in epoca precedente alla prima preghiera della pace convocata qui ad Assisi 30 anni fa.
Tristemente, la forza militare non ha portato a soluzioni durature, né alla fiducia ed alla cooperazione tra comunità religiose. Ha portato invece povertà ed odio. Il terrorismo ed i conflitti armati rapinano i cittadini, rubando loro la cultura della coesistenza che hanno conosciuto, e che a volte durava da secoli.
L’estremismo cova anche altro estremismo. Per esempio, in Europa ed in America del Nord, siamo testimoni del ritorno di un’ideologia che giustifica la ricerca di capri espiatori e che sta diventando sempre più forte. Alcuni ricercatori paragonano la cultura di odio di oggi a quella degli anni ’30.
La storia ci insegna che dobbiamo agire velocemente. Quando le nostre società sono colpite dalla violenza estremistica e dal terrorismo, sempre più persone vorrebbero rendere più chiuse le nostre società. Questa domanda di alzare muri avviene specialmente quando vi è il terrore commesso in nome della religione.
L’estremismo violento può essere prevenuto. Dobbiamo tuttavia resistere alla richiesta di alzare dei muri. Infatti, è proprio questo che gli estremisti vorrebbero che succedesse. Subito dopo la prima Preghiera Mondiale per la Pace, l’Europa cominciò ad abbattere i muri. Cadde il muro di Berlino. L’Europa dette una grande speranza al mondo. L’Europa come riuscì a sconfiggere la paura? L’Europa come ebbe il coraggio di permettere a milioni di persone a migrare, muoversi liberamente e scambiarsi le idee?
I muri sono caduti perché molte, molte persone hanno investito nel dialogo per molti decenni. Oggi, vengono innalzati nuovi muri di paura. E tali muri di paura possono essere rimossi, se abbiamo fede nel potere del dialogo.
Il Dialogo ci aiuta a comprendere questioni complesse, e a conoscere le loro cause e le loro conseguenze. Quella di avere un pensiero che non conosce muri è un arte.
Attraverso il dialogo, le persone possono imparare ad affrontare le proprie paure e quelle degli altri nella sicurezza. Quando ci conosciamo a vicenda, siamo più portati ad avere fiducia l’uno dell’altro. L’accettazione ci aiuterà a ristabilire la cultura della coesistenza. Molti hanno paura delle religioni dell’altro. E’ questo il motivo per cui abbiamo bisogno del dialogo interreligioso.
L’organizzazione internazionale che oggi qui rappresento, ha come scopo quello di promuovere il dialogo interreligioso. Illustri personalità religiose dirigono il nostro lavoro. Provengono da tre denominazioni cristiane, dall’ebraismo ortodosso, da alcune correnti del buddismo e dell’induismo, come dall’islam sunnita e sciita.
Noi lavoriamo per riunire insieme leader religiosi e personalità della politica per promuovere i valori della pace, del rispetto e della fine della violenza nel nome della religione. I leader religiosi hanno delle capacità di cui i politici hanno bisogno per poter costruire una resistenza comunitaria contro il virus dell’estremismo.
Nel novembre del 2014 abbiamo riunito leader religiosi dal Medio Oriente. Era un gruppo composito con rappresentanti cristiani, musulmani, yazidi, ed altre religioni della regione. Ci siamo riuniti per essere uniti contro la violenza nel nome della religione. Questi leader hanno lanciato un appello che chiede di affrontare il terrorismo e l’ideologia dell’odio, e incoraggiare la cultura del dialogo tra i giovani e nell’educazione religiosa.
Ci hanno chiesto di fare della formazione verso i giovani leader religiosi affinché utilizzassero i social media per evocare il pluralismo come alternativa a discorsi pieni di odio. Abbiamo sviluppato un percorso formativo, e abbiamo cominciato la formazione nella regione.
Agli inizi di questo mese abbiamo svolto il primo programma formativo nell’Iraq. Giovani da tutte le provincie dell’Iraq, rappresentanti sei comunità religiose si sono incontrati in un clima di pace e collaborazione ad Erbil. Tutti loro hanno dovuto soffrire a causa dell’estremismo violento, ma la loro sete di pace era più forte di qualsiasi paura verso l’altro.
Sosteniamo anche l’utilizzo del dialogo interreligioso nell’educazione religiosa attraverso l’International Fellows Programme (Programma Internazionale fra Colleghi). I “Fellows” (colleghi) sono insegnanti di religione buddhisti, cristiani, indù, musulmani ed ebrei. Essi seguono un programma intenso della durata di un anno. Grazie a questa formazione le loro istituzioni di provenienza sono aiutate ad includere il dialogo come parte del loro percorso formativo.
Il mese prossimo lanceremo la prima rete comprendente educatori religiosi nel mondo arabo. La rete connette tra loro 16 istituzioni di educazione religiosa cristiane e musulmane, al fine di rafforzare una cultura di cooperazione tra educatori religiosi nel mondo arabo.
Questi sono i nostri primi passi di un lungo percorso. Sono sicuro che quando camminiamo insieme, andremo lontano, soprattutto quando abbiamo fede nel potere del dialogo.
Grazie a tutti.