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Katherine Marshall

Vice Presidente, G20 Interfaith Association, USA
 biografia

E' un vero piacere essere qui, nel trentesimo di una serie straordinaria di eventi portati avanti dalla Comunità di Sant'Egidio. Apprezzo la testimonianza coraggiosa, i legami di amicizia e l'impegno comune per la pace, la giustizia e la cura verso il vicino. Altrettanto importante è l'impegno verso la verità e l'integrità: qui ci è dato di ascoltare voci profetiche, che condividono quanto è nel loro cuore e dicono la verità in faccia al potere. Questi incontri sono un miracolo di rinnovamento e di ispirazione.

La questione dell'ineguaglianza è una delle fondamentali e più difficili tra quelle che l'umanità deve affrontare. E' una questione allo stesso tempo filosofica e teologica, con implicazioni pratiche dalla portata immensa. E' una questione semplice di equità e giustizia ed un insieme di questioni intricate di economia, sociologia, psicologia e fede.

L'ineguaglianza nelle diverse forme è un torto che connette tra loro persone arrabbiate di società diverse. La percezione, da una parte, di grossi dislivelli nel benessere e, d'altra parte, di avere opportunità davanti a sé, alimenta la rabbia. E' alla base sia di ricadute populiste che del fondamentalismo nelle sue molte forme. L'ineguaglianza, la corruzione, la marginalizzazione, la violenza ed il terrorismo sono minacce che tra di loro sono strettamente legate e intrecciate.

L'ineguaglianza contiene vari livelli di contraddizione e di domande a cui è difficile rispondere. Qualsiasi soluzione deve porre in confronto le tensioni e le contraddizioni.

L'ineguaglianza è antica ed umana – ci sono, lo dobbiamo ricordare, grandi ineguaglianze all'interno delle famiglie, ed i privilegi degli abbienti e dei potenti hanno caratterizzato le civilizzazioni lungo i secoli. La loro visibilità è una caratteristica moderna: Mario Giro ha messo in evidenza, qualche anno fa ad un incontro, che ciò che dell'ineguaglianza è inedito è il fatto di essere davanti ai nostri occhi. I divari grossolani negli stili di vita sono visibili alle persone negli angoli più remoti della terra, ogni singolo giorno.

Tuttavia, la nostra speranza è in ciò che Andrea Riccardi ha chiamato i “miracoli moderni” nella tecnologia ma ancor più nello sviluppo umano e nell'educazione, per riuscire ad affrontare gli antichi flagelli in un modo nuovo, creativo e giusto.

“Lo sviluppo è il nuovo nome della pace”, ed il cuore di esso è la sfida dell'eguaglianza e dell'equità. Questa sfida fa oggi parte della retorica. Tuttavia, non tende ad essere nelle agende giornaliere di coloro che fanno la politica e prendono decisioni. Ma è necessario che lo sia.

Quali sono le contraddizioni e le questioni intricate?

Innanzitutto vi sono punti di vista largamente diversi su cosa costituisca l'ineguaglianza. Si comincia con alcune domande basilari: cosa si intenda per ineguaglianza - a questa domanda vengono date risposte fortemente diverse – e se essa stia diminuendo o aumentando. Dipende se vengono messi a confronto gli stati o gruppi di popolazione. Confronti come quella di Oxfam 2014 riferiscono che le 85 persone più ricche del globo si spartiscono la stessa ricchezza dei 3,5 miliardi più poveri che fanno parte del quadro. Tuttavia, molti economisti sostengono che l'ineguaglianza globale è in declino, seppure concordino a dire che l'ineguaglianza all'interno dei paesi è in aumento.

In secondo luogo, il fatto che l'ineguaglianza sia ingiusta e pericolosa viene messo in dubbio, con argomentazioni ambigue. Si tratta di qualcosa di rilevante? Perché alcuni dicono di si ed altri di no? Da un punto di vista personale non riesco a trovare nessuna argomentazione che possa giustificare le forti differenze nelle opportunità date ai bambini nel Sahel che frequentano una scuola gestita con mezzi poveri con oltre 100 bambini in ogni classe e i bambini nella mia famiglia. L'ineguaglianza è un male ed un cancro che erode la fiducia e l'impegno comune. Le argomentazioni “a favore” dell'ineguaglianza includono  il fatto che sia connessa alla libertà e alla imprenditorialità, che incentiva la creatività e la sana competizione.

Cosa ci si può fare? Quali sono gli strumenti? Alcuni sono evidenti: la confisca e la redistribuzione, la riforma agraria e la tassazione. La filantropia è un'altra strada. Ci sono argomenti validi per concentrarsi più sul miglioramento delle opportunità e del benessere dei segmenti più poveri della popolazione che su una soluzione alla Robin Hood, di prendere dai ricchi per dare ai poveri. Abbiamo bisogno di un forte impegno per riuscire ad elevare la “soglia di povertà” fino ad un livello che rappresenti uno standard di vita dignitosa. Ma dobbiamo anche stabilire una “soglia di cupidigia”, un livello di reddito e di stile di vita talmente disallineato con la norma comune da mettere in pericolo la pace sociale.

Concentrarsi sull'equità piuttosto che sull'uguaglianza dà una risposta ad alcune ma non affatto a tutte le sfide. L'”eguaglianza” vorrebbe che il benessere possa e debba essere “lo stesso”, mentre l'”equità” vorrebbe ci fosse correttezza ed equilibrio. Perciò vengono riconosciute differenze culturali e scelte diverse. Ci sono, tuttavia, dei tranelli. Quelli che mi vengono in mente più frequentemente sono argomentazioni che tendono ad indebolire l'impegno a riconoscere l'uguale dignità di tutti gli esseri umani, e soprattutto tra uomini e donne. I diritti delle donne sono severamente compromessi da argomentazioni e ragionamenti del tipo “diversi ma con pari dignità”.

Come sappiamo, lo sviluppo è il nome della pace. Mentre il conflitto rallenta lo sviluppo e distrugge ciò che è stato raggiunto, fallimenti nello sviluppo stanno dietro alla maggior parte se non a tutti i conflitti. Lo sviluppo è un percorso verso una comprensione egualitaria della giustizia e dell'equità e verso società fondate nella fede nel potenziale e nella libertà umana. Perciò, procedendo con la nostra riflessione, dobbiamo cercare di trovare risposte alle questioni intricate riguardanti l'ineguaglianza nello sviluppo. E' di fondamentale importanza capire cosa intendiamo per sviluppo – i suoi obiettivi e gli standard in base ai quali giudichiamo le idee e le politiche – e quale è il nostro atteggiamento a riguardo. Propongo otto aree su cui concentrare la nostra analisi:

  1. Lo sviluppo umano: l'istruzione e la sanità sono nel cuore dello sviluppo perché permettono lo svilupparsi del potenziale umano, liberando nuove idee e suscitando la creatività. “Istruzione per tutti” e “assistenza sanitaria universale” sono obiettivi globali, su cui l'anno scorso si è raggiunto il consenso di tutti gli stati del mondo presso le Nazioni Unite, e questi sono principi che meritano il sostegno intelligente di ognuno di noi qui presente.
     
  2. Uno sviluppo culturalmente appropriato. Il principio delle “Modernità molteplici” riconosce che ha senso parlare di percorsi e di stili diversi, e che essi sono possibili. Approcci diversi non necessariamente sono incompatibili con valori umani fondamentali. Prendere in considerazione le dimensioni spirituali dovrebbe aprire nuovi percorsi, non limitarli.
     
  3. Uno sviluppo trasparente e comprensibile significa un dialogo ed una discussione aperta su tutto, dai modelli economici ai percorsi formativi scolastici. Significa contrastare il cancro maligno della corruzione che mina ogni progetto valido ed ogni fiducia nel pubblico. Questa questione vitale ma difficile – combattere la corruzione – deve stare al centro dell'impegno interreligioso, e spero che nel prossimo incontro di Sant'Egidio ci sarà un approfondimento su quest'argomento.
     
  4. Uno sviluppo giusto, basato sui diritti, implica mettere al centro lo spirito e la lettera della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. Cosa si intende per il diritto al cibo ed all'acqua e cosa è necessario fare affinché sia più che una nozione astratta? Quando ci concentriamo su una questione specifica avremo più probabilità di trovare soluzioni specifiche e durature.
     
  5. Il principio degli approcci equitativi e di uno sviluppo inclusivo ci chiede di concentrarci maggiormente su coloro che sono maggiormente esclusi e vulnerabili. Cioè, in particolare, le minoranze religiose e le altre minoranze, e coloro che vengono lasciati indietro dallo sviluppo tecnologico. Lo sviluppo inclusivo ha spesso fatto la differenza tra nazioni e comunità che hanno successo e quelle che falliscono. Significa innanzitutto il coinvolgimento delle donne, perché in molte regioni ed in molti ambiti esse sono escluse.
     
  6. Uno sviluppo equilibrato implica sia l'equilibrio geografico, sia evitare le mode passeggere che tendono a distorcere ogni dialogo coerente e continuativo.
     
  7. Uno sviluppo sostenibile e resiliente ci chiama a prendere in considerazione le questioni ambientali in tutto ciò che facciamo, dal sostegno ai profughi fino ai progetti energetici ed i programmi formativi.
     
  8. Uno sviluppo tempestivo e approcci creativi. Non c'è tempo da perdere. Ogni giorno perso è un'opportunità persa. La crisi dei profughi mette in evidenza la sofferenza quotidiana e lo spreco di capacità umane che i fallimenti nello sviluppo portano con sé. Ci sono all'orizzonte soluzioni nuove e creative. Abbiamo la necessità di essere aperti e creativi, e di un impegno urgente per liberare il potenziale umano di cui conosciamo bene l'esistenza.

L'uguaglianza e l'equità sono intrecciate in ognuna ed in tutte queste dimensioni di una visione moderna dello sviluppo, che è pace. Le ingiustizie che portano alla rabbia ed ai conflitti sono legati a domande fondamentali su ciò che sia equo e giusto. Dobbiamo lavorare insieme per dare una risposta a queste domande. Se ogni persona ha pari valore agli occhi di Dio ma anche nei principi più nobili dell'umanità, allora non si può accettare l'ingiustizia gretta secondo la quale il tuo destino viene deciso da dove sei nato, e da quali opportunità ti sono state date.