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Kosho Niwano

Presidente del buddismo Rissho Kosei Kai, Giappone
 biografia
Dialogo 2.0
 
L'anno scorso abbiamo celebrato ad Assisi il 30° anniversario dell’Incontro Internazionale di preghiera per la pace nel mondo. Nel mese di agosto di quest'anno si è tenuto il 30° Summit Religioso del Monte Hiei, promosso dai leaders delle religioni giapponesi sulle orme dello spirito di Assisi. Colgo l’occasione per ringraziare dal profondo del mio cuore per avermi dato l’occasione per poter condividere questo 31° anniversario con Voi. 
Nel messaggio del primo Incontro di Preghiera del Monte Hiei si legge che "la nostra missione è così enorme, ma il nostro potere è così piccolo. Ed è per questo motivo che dobbiamo cominciare con la preghiera". Come statuito in questa dichiarazione, negli ultimi 30 anni le diverse religioni hanno offerto preghiere per la pace. 
Naturalmente, ci sono stati molti precursori che hanno tentato di intraprendere il dialogo tra diverse religioni. Ad esempio già con Papa Giovanni XXIII, che ha convocato il Concilio Vaticano II, e con il suo successore Papa Paolo VI, religioni che erano state in conflitto fino a quel momento hanno cambiato direzione verso il dialogo.
Circa 2500 anni fa, Shakyamuni, fondatore del buddismo, ha detto che "quello che alcune persone chiamano verità, altri la chiamano falsità. Questo è il modo in cui le persone cominciano a discutere, sulla base di fraintendimenti. Perché le persone che perseguono la via della fede non possono parlare tra di loro della stessa cosa? ".
Mio nonno Nikkyo Niwano era uno di quei leader religiosi che umilmente si sono dedicati a realizzare la pace nel mondo attraverso il dialogo interreligioso. Nel 1965 fu invitato al Concilio Ecumenico Vaticano II come unico rappresentante buddista e, profondamente commosso e ispirato dalle parole di Papa Paolo VI, decise che i leader religiosi non potessero compiere la loro missione considerando esclusivamente la fede o la denominazione religiosa di appartenenza e decise di diventare lui stesso un ponte che potesse collegare tutte le religioni. Pur criticato da coloro che dicevano che la cooperazione interreligiosa fosse cosa insensata, era convinto che la pace non potesse esistere senza il dialogo e la collaborazione interreligiosa e che fosse necessario un luogo dedicato a tale dialogo, convinzione che, nel 1970, lo ha portato a realizzare la prima Conferenza Mondiale sulla Religione a Kyoto.
Essendo cresciuta con questo background, per me religione significa collaborazione, mentre il dialogo interreligioso indica l’azione concreta per la realizzazione della pace. 
 
Da allora i leader religiosi hanno continuato a dialogare nel rispetto delle singole diversità e ad oggi il dialogo interreligioso è diventato una corrente che attraversa il mondo.
Tuttavia, il nostro mondo attuale avanza senza sosta verso il conflitto, diviso dall'ignoranza, dal dubbio e dalla paura reciproca. Dobbiamo raccogliere l’eredità del cammino intrapreso dal nostro precursore, riesaminare quale è il dialogo che ci è richiesto in questo tempo e dobbiamo effettuare un upgrade del sistema operativo (OS) del dialogo.
Il dialogo non è semplicemente un "chiacchierare". È interagire con persone diverse da noi. È un'interazione attraverso "una volontà di superare la contraddizione e il conflitto" che si generano quando incontriamo valori diversi, accettando le differenze che necessariamente esistono tra noi.
Al fine di migliorare il dialogo e portare cambiamenti nel mondo, è necessario riconoscere i confini già esistenti e spostare queste frontiere. Significa che dobbiamo guardare l'"originalità" di ogni tradizione religiosa, identificare il bene comune e riformattare il mondo. Dobbiamo far sì che la cultura, attualmente volta a sé stessi, diventi una “cultura per gli altri”.
 
Il Segretario Generale della Comunità di Sant’Egidio, il Dott. Alberto Quattrucci, oltre ad essere il mio grande partner in questo ardente desiderio di miglioramento del dialogo, afferma che il dialogo debba maturare; che non basta solo perdonare e rispettare gli altri, ma che si debbano intraprendere azioni comuni per costruire la pace. 
 
Adesso stiamo cercando di mettere in pratica le nostre parole. Infatti, lo scorso novembre, la Comunità di Sant'Egidio e il Movimento laico buddista giapponese Rissho Kosei-kai hanno tenuto una cerimonia per la sottoscrizione di azioni comuni per la pace e la felicità delle nuove generazioni in Africa. Nonostante la diversità di Nazione, fede, nascita e storia, tali differenze non diventano mai barriere, perché lo scopo ultimo dell'umanità è uno solo. Abbiamo superato i confini che sembravano dividerci e abbiamo (upgraded) trasformato la nostra amicizia trentennale in una cultura, un impegno per gli altri e per il dialogo per l'umanità.
In Malawi abbiamo iniziato a supportare il progetto DREAM, che mira a migliorare le condizioni sanitarie delle persone affette da HIV e dei pazienti malati di AIDS e alla prevenzione per il feto delle donne incinte e affette da HIV, e anche il progetto BRAVO che mira a promuovere la registrazione delle nascite, indispensabile per accedere alla previdenza sociale e all'assicurazione, nonché al sistema educativo e ad altri sostegni che preservano i bambini da problemi quali quelli dei bambini soldato, del matrimonio infantile e del traffico di organi ecc. 
 
Allo stato attuale, molte persone pensano che la "tradizione" abbia perso il suo potere e che "l'innovazione" sia troppo rischiosa. Ma il luogo del dialogo e dell’agire non appartiene né alla "tradizione" né all'innovazione, ma si trova in mezzo a loro. Lo spazio esiste tra "tradizione" e "innovazione", tra "ideale" e "realtà", tra "rinuncia" e "passione". Ci si chiede come riuscire a plasmare, modificare (reedit, informatica) questo piccolo spazio che esiste tra loro. Esiste "un piccolo spazio" con una sua ampiezza, non una "linea" di confine tra di loro. È proprio come un vivaio dove si fanno crescere i germogli di riso prima di trapiantarli nella risaia.
Se nella nostra storia sono stati commessi più volte gli stessi errori, da questo momento dobbiamo cominciamo a riscrivere la nostra storia. Non spetta a qualcuno in particolare scrivere una nuova storia, dobbiamo essere noi, che stiamo qui, a riscrivere la storia. Naturalmente, la storia non cambierà facilmente. Pertanto, dobbiamo iniziare a creare e a nutrire nella società in cui viviamo un piccolo spazio di dialogo (un vivaio). Quel vivaio certamente nutrirà e farà crescere una fresca semenza di riso, profondamente radicata nelle nostre società, e diventerà una terra feconda di ricchi raccolti.
 
Mio nonno diceva anche che "un ideale non è qualcosa che si realizza nel momento in cui l'obiettivo è completamente raggiunto, ma è qualcosa che cominciamo a realizzare dal momento in cui muoviamo il primo passo". 
 
L'upgrade del dialogo significa un editing  che inizi con il rimettere in discussione i confini esistenti, significa pensare a “ipotesi” e a possibilità del mondo. Sono convinta che dalla possibilità di modificare questa piccola piantina di riso inizino i “passi di pace”.