11 Settembre 2017 09:30 | Bischoefliches Priesterseminar Borromaeum - Aula
Intervento di Katsuji Iwahashi
Prima di parlare della concezione della natura nella tradizione Shinto, reputo necessario descrivere tale fede, in quanto in Europa la sua diffusione è relativa.
Quella shintoista è la fede originaria dei giapponesi. È un modo di vivere e di pensare, che è stata parte integrante della cultura giapponese fin dai tempi antichi. Si fonda sui cicli annuali della vita, che hanno inizio con la visita, per il Capodanno, ad un santuario scintoista per ottenere buoni auspici.
Fin dall’inizio il popolo giapponese ha concepito l’energia divina, la forza vitale del mondo natural, come kami. Kami è un termine che corrisponde alla parola divinità. Kami proviene dalla natura, come il Kami della pioggia, quello del vento, delle montagne, del mare. Il Kami del tuono ha profonda connessione con le nostre vite e influenza profondamente le nostra attività. Anche individui che hanno fornito un grande contributo allo Stato o alla società possono essere venerate e riverite come Kami.
La natura non ha riguardo per le esigenze e il benessere dell’uomo. Il sole, che dà la vita a tutti gli esseri viventi, talvolta dissecca la terra, causando siccità e fame. Gli oceani, dove per la prima volta è apparsa la vita, possono improvvisamente scatenarsi, scagliando violente ondate o addirittura tsunami sulla terra, provocando immani distruzioni e sofferenze. Il vento che profuma di fiori e annuncia la primavera può trasformarsi in selvaggia tempesta. Anche il più piccolo degli animali può arrecare danno. I topi che divorano il grano generando carestia, ad esempio, o le locuste che devastano i raccolti.
Secondo alcune religioni, le realtà naturali sono opera di un unico creatore, e agli esseri umani sarebbe stato assegnato il controllo e la supervisione su di esse. Non è così nello shintoismo. Ogni cosa, e non ciascuno, in questo mondo, è uguale all’altra, ed è inutile stabilire quale sia superiore o inferiore. Tale è la visione scintoista della natura.
Sebbene io abbia adoperato finora il termine shintoismo, direi che l’espressione “spiritualità tradizionale giapponese” sia più appropriata, in quanto si tratta della filosofia condivisa dalla maggior parte della popolazione giapponese. Ci sono in questo meeting buddisti giapponesi. Ebbene, se da un punto di vista “ufficiale” dovrei dire che la mia fede e la loro sono diverse, in realtà condividiamo la spiritualità tradizionale, pur con spiegazioni differenti: entrambi attribuiamo grande importanza all’armonia tra gli esseri umani e la natura.
Un altro esempio utile a comprendere la nostra concezione della natura proviene dalla formula che pronunciamo prima di mangiare. Quando un giapponese inizia a mangiare qualcosa, dice Itadakimasu, indipendentemente dalla religione che professa. L’espressione significa all’incirca “apprezzo la vita che sto per prendere”. Finché ci sarà vita in questo mondo, l’essere umano non potrà sussistere senza assorbire le vite di altri esseri.
È certamente vero che tutto il Giappone ha trascurato di conservare l’armonia con la natura durante il processo di modernizzazione e sviluppo economico. Ne è conseguita la distruzione dell’ambiente naturale, una quantità di tipi di inquinamento e di disastri. Come ho ricordato, tutto in questo mondo è uguale all’altro, e nessuno è superiore. Quindi, se gli esseri umani non trattano bene la natura, ne pagheranno sempre il prezzo nel futuro. Se tenessimo bene a mente che siamo tutti parte della realtà naturale, non sarebbe necessario sottolineare il valore della coesistenza, perché coglieremmo immediatamente la dipendenza che ci lega gli uni agli altri e saremmo in grado di apprezzare il beneficio e la benedizione che ciò e chi ci circonda ci arreca.
Ho parlato di spiritualità giapponese, ma sono convinto che in tutte le religioni vi siano concezioni simili. Vorrei dire che la prima cosa che sentiamo in comune è che siamo tutti benedetti. Da qualcosa che rispettiamo e veneriamo. I politici non sono in grado di spiegare perché occorre proteggere l’ambiente naturale. La scienza non è in grado di tradurre il messaggio della natura. Soltanto le fedi possono rispondere alla domanda sul perché dobbiamo interessarci ad essa. La fede è saggezza ereditata da chi ci ha preceduto. E conosciamo già la risposta. Dobbiamo solo riconoscerla e metterla in pratica.