11 Settembre 2017 09:30 | Bischoefliches Priesterseminar Borromaeum - Aula
Intervento di Manfred Rekowski
La terra è del Signore (PS.24).
La teologia ecologica da una prospettiva protestante nel cinquecentesimo anniversario della Riforma.
Signore e signori,
Cari fratelli e sorelle,
Sono molto onorato di essere stato invitato a parlare oggi in questo importante incontro di dialogo e preghiera per la pace.
Stiamo assistendo a una crescente crisi ambientale con una vasta gamma di minacce ambientali, che comprendono il riscaldamento globale, il buco nell’ozono, la mancanza di acqua potabile, la distruzione delle foreste tropicali e la dimuzione della biodiversità – solo per citarne alcune.
Ovviamente, le cause di tutti questi problemi sono legati ai nostri comportamenti, atteggiamenti e credenze. La crisi ambientale è causata dalla deificazione del mercato e da un’incontrollata teologia economica della domanda e dell’offerta.
Per resistere a questa miseria ecologica, una teologia ecologicamente fondata si preoccupa di educare le persone di fede affinchè abitino bene il mondo di Dio.
Nel salmo 24 si dice: “La terra è di Dio, e ogni cosa in essa, il mondo e tutti coloro che lo abitano”.
La Creazione appartiene a Dio, che il Suo nome sia Benedetto.
Questo è uno dei più importanti insegnamenti biblici.
La Bibbia ebraica inizia con due storie della creazione. Il Nuovo testamento finisce con la visione di cieli e terra nuovi; per citare la profezia di Isaia 65: “Ecco infatti io creo nuovi cieli e nuova terra; non si ricorderà più il passato,
non verrà più in mente, poiché si godrà e si gioirà sempre di quello che sto per creare, e farò di Gerusalemme una gioia, del suo popolo un gaudio. Io esulterò per Gerusalemme, godrò del mio popolo. (Is. 65, 17).
Secondo molti racconti biblici, Dio non abbandona il mondo dopo la creazione, come un maestro costruttore lascia la nave, consegnandola ai marinai. Al contrario, possiamo “non avere preoccupazioni, né pensieri, se non che Dio lo farà”, come disse Martin Lutero in uno dei suoi sermoni sul libro della Genesi (Martin Lutero, Sermoni sulla Genesi, WA, XXIV, 21.30).
Giovanni Calvino, un altro padre fondatore della nostra tradizione protestante, fu ancora più radicale nell’indirizzare la nostra attenzione su questo concetto di “creazione continua” in senso biblico.
Egli scrisse: “Considerare Dio come creatore per un solo momento, un Creatore che si mette il suo lavoro dietro le spalle una volta per tutte, sarebbe freddo e senza senso. Dovremmo distinguerci dai figli di questo mondo proprio in quanto la luce della presenza della sua Potenza durante tutta l’esistenza del mondo cade su di noi così come fece la luce al suo inizio” (Calvino, Inst 1.16.1).
La Creazione è un mondo non finito nel quale viviamo, e ci muoviamo all’interno di una storia della creazione e verso una nuova creazione. Noi viviamo nel mezzo e siamo chiamati a essere brave donne di casa per la creazione di Dio, condividendo la compassione di Dio e la sua cura.
Parlando a voi in qualità di pastore protestante, e oggi di leader di Chiesa, lego il tema della teologia ecologica anche al cinquecentesimo anniversario della Riforma, che celebriamo quest’anno.
Tuttavia io non vedo qui nessuna linea divisoria – né tra protestanti e cattolici, nè tra ebrei e cristiani, né tra me e qualsiasi altra persona che abiti la creazione di Dio.
Papa Francesco deve essere molto apprezzato, non solo per la sua enciclica del 2015 sull’ecologia ambientale e umana. La “Laudato Sii” costituisce un approccio nei confronti della crisi ambientale partendo da un particolare punto di vista religioso. La “Laudato Sii” si rivolge “a chiunque abiti questo pianeta” a invita a un modo nuovo di vedere le cose. Ciò di cui i cristiani hanno bisogno, dice papa Francesco, “è una ‘conversione ecologica’, poichè gli effetti del loro incontro con Gesù Cristo diventano evidenti nel rapporto con il mondo che è intorno a loro.
Vivere la nostra vocazione a essere protettori dell’opera di Dio è essenziale per una vita virtuosa; non è un optional o un aspetto secondario della nostra esperienza Cristiana”.
In particolare sono stato colpito dalle grandi questioni politiche che papa Francesco descrive in maniera così convincente: l’attenzione verso i poveri e verso le domande di giustizia e eguaglianza costituiscono il più importante contributo di questo documento e sono domande poste a tutti noi.
Papa Francesco afferma che i problemi ecologici devono essere guardati attraverso la lente della disuguaglianza e della povertà: “Oggi – egli scrive – dobbiamo comprendere che un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale; bisogna integrare il problema della giustizia nel dibattito sull’ambiente, in modo tale da ascoltare sia le lacrime della terra, sia il pianto dei poveri”.
Oggi siamo qui riuniti da diverse tradizioni religiose, ebrei, cristiani, musulmani e molti altri con la necessità urgente di una nuova riforma. Alcune delle nostre credenze religiose devono dirigersi verso un “processo di riciclo in modo che siano più adatte al mondo moderno”.
Consentitemi di sottolineare brevemente tre di queste necessità di riciclo e riforma che vedo attualmente:
Un modello ecologico che valorizzi la diversità
Innanzitutto, dobbiamo sfidare i nostril modelli di ordine gerarchico e iniziare a valorizzare la diversità. Nel primo giorno della creazione Dio “separò la luce dalle tenebre” (Gen. 1,4), “ e nel fare ciò separò entrambi da sè. In altre parole, la prima azione che la Bibbia attribuisce a Dio è quella del decentramento”. Di conseguenza, anche nei giorni successivi alla creazione, Dio decentrò il suo stesso potere e decise di dividerlo con la sua creazione, perfino il suo potere di creare. Allo stesso modo, abbiamo la necessità di operare verso una democratizzazione dell’economia e del mercato, garantendo a tutti un uguale accesso alle benedizioni della creazione.
Una teologia ecologicamente fondata non descrive Dio come lontano dal mondo ma valorizza la diversità, rispetta la molteplicità e chiede giustizia per tutti.
Solidarietà ecologica che condivide la responsabilità reciproca
Secondariamente, dobbiamo muoverci dall’egoismo e dalla solidarietà ecclesiale verso una solidarietà ecologica che fa propria la responsabilità reciproca piuttosto che creare nuove vittime.
L’uguaglianza fra gli uomini scaturisce dalla nostra comune origine, dalla nostra comune natura e dal nostro comune destino. Ognuno di noi è qui per uguale volontà del Creatore e dobbiamo condividere la stessa terra, preservandola anche per le future generazioni.
Una spiritualità appassionata che ci fa lavorare per la pace
Infine, dobbiamo passare da una spiritualità passiva a una spiritualità ecologicamente fondata e appassionata che ci fa operare per la pace.
Come Jürgen Moltmann ha scritto nella sua opera fondamentale, “Dio nella creazione”, abbiamo bisogno di una consapevolezza ecologica attraverso la quale “esprimiamo l’esperienza della creazione mediante il ringraziamento e la preghiera (…) comprendere il mondo con la piena consapevolezza della presenza nascosta di Dio e come annuncio della comunione con Dio”.
Dobbiamo diventare “una Chiesa dal cuore inquieto” – così come una “Sinagoga dal cuore inquieto”, e una “Moschea dal cuore inquieto” e così via.
Come gente di fede dai cuori inquieti dobbiamo aspettare, scoprire e anticipare la redenzione del creato con tutto il nostro ecosistema. In attesa, dobbiamo essere forze di bene e di cambiamento che non possono più a lungo tollerare lo sfruttamento del creato, ma cercare la responsabilità ecologica e la pace per la creazione di Dio e le Sue creature.
Nel 1980 il Sinodo della nostra Chiesa Protestante in Renania ha affermato, parlando della vita comunitaria di ebrei e cristiani: “Noi entrambi (ebrei e cristiani) confessiamo e testimoniamo la comune speranza in un nuovo cielo e in una nuova terra e il potere spirituale di questa speranza messianica per la testimonianza e il lavoro dei cristiani e degli ebrei per la giustizia e la pace nel mondo”.
Spero che gli ebrei, i cristiani e pure i musulmani condividano la responsabilità per la pace, la giustizia e l’integrità del creato. Come credenti dobbiamo diventare agenti del cambiamento. Dobbiamo salvaguardare la creazione di Dio oltre le nostre più profonde convinzioni e credenze teologiche.
Dobbiamo lavorare verso “tikkum olam”, come lo chiama la tradizione ebraica, verso la guarigione e la riparazione della creazione. Dobbiamo ascoltare I “gemiti della creazione come nei dolori del parto” (Rom. 8,22) e dobbiamo rispondere ad essi, perchè Dio stesso non rimarrà da parte!
Lasciatemi concludere citando la “Preghiera per la nostra terra” di Papa Francesco – e invito tutti a unirsi a questa preghiera o ad ascoltarla in un momento di meditazione:
Dio Onnipotente,
Tu sei presente in tutto l’universo e nella più piccola della tue creature. Tu abbracci con la tua tenerezza tutti gli esseri viventi. Manda su di noi la Potenza del tuo amore, perchè possiamo proteggere la vita e la bellezza. Riempici con la tua pace, così che possiamo vivere come fratelli e sorelle senza danneggiare nessuno.
O Dio dei poveri, aiutaci a scoprire gli abbandonati e I dimenticati di questa terra, così preziosi ai tuoi occhi.
Dona la guarigione alle nostre vite, affinchè possiamo proteggere il mondo e non depredarlo, affinchè possiamo seminare bellezza e non inquinamento e distruzione.
Tocca I cuori di coloro che cercano solo il guadagno a spese dei poveri e della terra.
Insegnaci a scoprire il valore di ogni cosa, per essere pieni di stupore e di contemplazione, per riconoscere che siamo profondamente uniti a ogni creatura mentre viaggiamo verso la tua luce infinita.
Ti ringraziamo perchè sei con noi ogni giorno.
Sostienici, ti preghiamo, nella nostra battaglia per la giustizia, l’amore e la pace.
Amen