11 Settembre 2017 16:30 | Bezirksregierung Muenster, Freiherr-vom-Stein-Saal
Intervento di Stephen Conway
Uno degli elementi decisivi della mia formazione per il sacerdozio al seminario è stato l’essere inviato ogni settimana a trascorrere una giornata con un gruppo di giovani con importanti disabilità intellettuali e fisiche, alcuni con paralisi cerebrale e molti con la sindrome di Down. Durante questo stesso periodo, ho trascorso un periodo prolungato in un reparto acuto nel vicino ospedale psichiatrico dove mi sono mischiato ai pazienti senza alcuna distinzione o protezione di un badge o di un ruolo formale. Ero solo uno di loro. Ho imparato rapidamente che ero io il principale beneficiario di questo impegno. San Paolo ricevette queste parole dal Signore: "La mia grazia è tutto ciò che serve. La mia forza è nella debolezza "(2 Corinzi 12,9). Ho appreso questo attraverso l’esperienza dell'amore e della gioia incondizionati di coloro che sono considerati i più deboli della nostra società e attraverso la testimonianza del coraggio e della profondità delle persone con grave e permanente malattia mentale, per cui uscire dal letto era di per sé un già trionfo. La maggior parte delle gerarchie umane sono fondate sul principio che quasi tutti hanno qualcuno che a cui si può guardare dall’alto in basso. Nella mia parte del mondo questi sono rappresentati dalle persone senza casa con malattie mentali. Personalmente, ho ricevuto la testimonianza dell'opera di Sant'Egidio tra i rifugiati e le persone Rom e con gli anziani poveri e le persone di strada. Mi rallegro con la Comunità Sant'Egidio nel paradosso che le persone deboli e senza potere sono spesso gli agenti di Dio nel trasformare il mondo e rivoltare le sue logiche.
Nel 1964 Jean Vanier fondò la prima comunità dell'Arche a Trosly in Francia con due uomini con difficoltà di apprendimento che Jean aveva portato via dalla cura istituzionale. Quando ha ricevuto il British Templeton Prize nel 2014 ha parlato chiaramente del fatto che la sua vita tra persone diversamente abili nella sua comunità gli ha insegnato ad essere umano. Vanier è anche certo che le persone distorcono la realtà, considerando "normale" la nostra avidità, la violenza e l'ambizione. Abbiamo dimenticato come vivere e amare generosamente e spontaneamente. Vanier ha affermato i tratti di inclusività e civiltà vissute a L'Arche sono importanti per tutti noi, non solo per le persone disabili. "Molti giovani, disillusi davanti alle società costruite per i vincitori, prendono droghe e alcol per il loro senso di non farcela", ha detto. "Noi rischiamo di andare verso una filosofia di una razza perfetta, invece di accogliere i più poveri e più deboli tra noi, che ci trasformano".
Il paradosso profetico, attraverso cui dobbiamo re-imparare ad essere umani da coloro che dipendono automaticamente dalla cura degli altri, è che non siamo mai veramente umani quando siamo autosufficienti e potenti. Le persone che si affidano ad altri per la loro sopravvivenza e la loro fioritura e che fanno affidamento sulla loro interdipendenza con gli altri sono le persone più vive. Questo è quanto Sant’Ireneo descrive nel secondo secolo: "La gloria di Dio è l'umanità pienamente viva". Le nostre società abusano del linguaggio della scelta come se la mia scelta individuale fosse fondamentale per affermare la mia identità. In realtà, quando si cerca il linguaggio relativo alla scelta nella Bibbia, troviamo che non si parla di scelta individuale: il linguaggio descrive principalmente l’essere scelto. La nostra identità è un dono di Dio nella creazione, l'espressione perfetta della volontà di Dio nella e per la nostra vita. La vita e l'identità non sono sempre plasmabili a nostra scelta. Dobbiamo imparare dalle virtù della vita donata - la fermezza, la pazienza, la speranza e, soprattutto, l'amore che è assoluto, immediato e spesso raffinato dalla sofferenza. Ora esistono test prenatali non invasivi che nel tempo potrebbero determinare un aumento del numero di aborti a causa della paura della disabilità. Ciò influirà in modo particolare sul numero di persone con sindrome di Down, una condizione che, peraltro, non è un pericolo alla nascita e non abbrevia la vita per la maggior parte. Non voglio augurare dolore o sofferenza su nessuno; ma la presenza dei deboli, inclusi i nostri anziani fragili, non è una vergogna ma un invito ad abbracciare il dono della nostra identità di esseri umani avvolto nella tenerezza di Dio; una sfida radicale per le comunità e le società ad abbracciare la misericordia e l'amore.
Stiamo riflettendo sulle Strade della Pace. La pace non è raggiunta se è solo un accordo tra aggressori di forza pari. La pace può crescere solamente dalla vulnerabilità reciproca. Credo con passione che le persone disabili e coloro che vivono con malattie mentali gravi e durevoli hanno molto da insegnare a vivere nella verità e lavorare per l'inclusione e la diversità. Tante ideologie umane contemporanee cercano un'uniformità ordinata ma coercitiva ; la pace reale si trova quando ci rallegriamo nella diversità e nella differenza, compresa quella fisica e intellettuale.
Il romanziere australiano, Morris West, ha scritto una serie di romanzi su papi di fantasia e nei “Giullari di Dio” il Signore risparmia il mondo da una fine immediata a causa dei suoi peccati e il segno del suo amore che ci trasforma è proprio una giovane ragazza con sindrome di Down.
Quando i potenti iniziano a stipulare accordi e sfruttare i continenti, dimentichiamo che è più probabile che Dio si trovi in periferia, accanto ai deboli e i poveri piuttosto che nei centri del potere umano e del prestigio.
Vedo molte conferme nel mondo contemporaneo della realtà dei Vangeli secondo la quale Gesù aveva un rapporto speciale con persone ritenute pazze. La folla lo cercava principalmente per la sua reputazione come esorcista e guaritore. E erano le persone folli, come Legione e gli altri, che per primi seppero chi era Gesù. "Figlio di Dio", gridarono: "Sei venuto a tormentarci "? Gesù non porta tormento, ma libera e guarisce. Tra queste persone, ci viene detto che Gesù aveva guarito anche Maria di Magdala, liberata da sette demoni.
A prima vista, questo sembra un inizio poco felice per la futura testimone della risurrezione. Era stata prigioniera di un altro mondo, eppure è chiaramente un’ amica fidata. Non molto tempo fa, ho cresimato una coppia di persone entrambe affette da una malattia mentale. Uno di loro ricoverato in ospedali dodici volte, ha detto ridendo che era felice che finalmente le i suoi deliri religiosi fossero stati presi sul serio. Ha parlato con autorità sul potere di cambiamento della presenza di Cristo. I miei incontri con persone che vivono con grave depressione o malattia psicotica mi hanno insegnato che persone che vivono metaforicamente con meno strati di pelle di altre persone possono essere testimoni eloquenti delle profondità di Dio e del potere della vita nuova nei luoghi oscuri della crocifissione. Queste persone sono state testimoni decisivi nella mia vita.
Vi è una forte tradizione che Maria Maddalena sia fuggita dalla persecuzione in Palestina e poi arrivata nella Gallia meridionale dove ha cominciato un ministero come evangelizzatrice, condividendo la sua esperienza di Gesù e la sua testimonianza della a sua risurrezione. Come molti santi apostolici, ci viene detto che la Maddalena ha trascorso gli ultimi anni in preghiera e espiazione in una grotta. Lo scultore rinascimentale, Donatello, quando aveva settanta anni ha scolpito alcuni studi nell'età, tra i quali una scultura di una anziana Maria Maddalena. E’ chiaro che stava lavorando sulla base della tradizione di cui ho parlato prima. La donna è descritta come un’asceta un’eremita. È un’immagine “sconveniente” ed è impossibile capire dove cominciano i suoi stracci e dove finiscono i capelli scarmigliati. Ogni sua battaglia spirituale è scritta qui nel legno pallido del suo volto. La meravigliosa scoperta, tuttavia, è che l'accurata e recente restaurazione della statua ha rivelato che Donatello aveva usato la migliore foglia d'oro a significare una vita toccata dalla gloria. Anche noi cominciamo a vedere più chiaramente la gloria che ha toccato il mondo,
Maria Maddalena ha scoperto di non essere più definita come persona dall'isolamento della sua malattia e e dai giudizi degli altri. Vanier scrive: "Maria rappresenta ciascuno di noi. Come lei, corriamo qua e là freneticamente, ognuno di noi solo, vuoto e desideroso della chiave per trovare la pace, alla ricerca di un corpo morto, di un Gesù che ha vissuto circa duemila anni fa. Poi Gesù, che la Maddalena cercava, la trova e la chiama per nome. Anche ognuno di noi è in attesa di essere trovato e chiamato per nome ". (Immersi nel mistero di Gesù attraverso il Vangelo di Giovanni, capitolo 25)
Quando Maria incontra Gesù nel giardino, i due tratti riconoscibili sono la sua voce e le sue ferite. Se Gesù è riconoscibile dalle sue cicatrici, forse anche noi saremo molto diversi alla fine nei nostri corpi celesti, ma ancora riconoscibili nelle nostre cicatrici. Noi cristiani possiamo facilmente vivere la Resurrezione intellettualmente e credere nella nostra mente che è tutto vero, ma in qualche modo abbiamo difficoltà a credere nei nostri cuori che tutto può essere perdonato e che tutti, nella vita, in definitiva possono essere guariti. Immaginate cosa vuol dire essere riconoscibili dal marchio della guarigione di ogni singola ferita che ricevuto in vita!
La vera pace e la vera riconciliazione sono infatti la partecipazione alla vita del cielo qui e adesso. L'immagine dell’Arca è ovviamente una barca, ma una barca con tante persone a bordo insieme. La pace nei cuori, nelle comunità domestiche e nelle nazioni proviene dalla continua ricerca del dialogo e dall'impegno determinato di farsi vulnerabile all'altro attraverso l'ascolto. Nelle Comunità di L'Arche prestare attenzione l'un l'altro è un dono profondo. Nella barca dell'Arche siamo messi insieme come una comunità profetica di persone molte tradizioni religiose e una grande diversità di doni e risorse. Nelle comunità, sulle strade della pace, nessuno vince a scapito degli altri. A non sconfigge mai B, ma entrambi sono portati in un nuovo luogo di cambiamento, P, spesso attraverso Z. Come persone di fede, viviamo nella speranza perché abbiamo fede nel nostro Creatore giusto e amorevole e abbiamo alle spalle la fede di tutti coloro che ci hanno preceduto e i santi che sono avanti a noi. Molti di loro sarebbero stati definiti oggi come deboli e persino pazzi. I profeti Ezechiele, Isaia e Osea avevano comportamenti non convenzionali. Nel dramma di Shakespeare King Lear, l'unico amico costante del re è il pazzo. È lui che parla saggiamente al monarca mondano e alla fine è impiccato per la sua devozione. Lear stesso trova la redenzione quando diviene pazzo. La statua di Donatello ha la Maria Maddalena appoggiata sul piede anteriore. Tutto quello che ha attraversato e sopportato fino a quel momento non la tiene indietro. È ancora pronta a rispondere alla voce di Gesù che la chiama per nome. Sa che Dio può chiamarci; possiamo essere incrinati, ma mai spezzati. Lui ci ha chiamato per nome e ci ha fatto suoi.