La tutela della salute e l'assistenza sanitaria sono beni molto preziosi. Esiste, tuttavia, un “diritto alla salute”? Secondo una linea portata avanti da alcuni politici, si tratterebbe di qualcosa di non finanziabile, una corsa di tipo inflazionistico in cui le richieste di servizi a cui si pretenderebbe di aver diritto continuerebbero sempre ad aumentare. Alcune interpretazioni del “diritto alla salute” sono anche viste in maniera critica dalla Chiesa Cattolica e dalle chiese Evangeliche. Le Chiese affermano che, seppure sia chiaro che esse sostengono la medicina e gli sforzi che vengono fatti per curare le persone, sono tuttavia convinte che ogni vita, dall'inizio, contiene anche il germe della malattia e del decadimento del corpo. In questo senso le Chiese, per quanto riguarda il “diritto alla salute”, mettono in guardia dal guardare all'uomo attraverso l'”etica degli interessi umani”, che ferisce l'”etica della dignità umana”.
Qualche anno fa, in occasione dell'iniziativa ecumenica “settimana per la vita”, che si ripete annualmente, l'allora presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, il Cardinale Karl Lehmann, e l'allora presidente del Consiglio delle Chiese Evangeliche in Germania, Manfred Kock, sottolinearono congiuntamente che non può esistere alcun “diritto alla guarigione”, né tanto meno un “diritto alla salute”.
A livello internazionale, peraltro, il diritto alla salute viene messo in discussione da parte di molti documenti dal carattere giuridico, che precisano anche il merito di varie questioni. Trovo che il “Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali” delle Nazioni Unite, il cosiddetto “Patto sociale”, del 1966, contenga, all'articolo 12, un passaggio importante. In esso gli stati che aderiscono al trattato si impegnano a riconoscere “...il diritto di ogni individuo a godere delle migliori condizioni di salute fisica e mentale che sia in grado di conseguire”. Qui il diritto alla salute viene garantito in maniera vincolante per il diritto internazionale. Esso viene collegato a obiettivi di politica sanitaria quali la diminuzione della mortalità infantile, il miglioramento dell’igiene ambientale e industriale, la profilassi, la cura e il controllo delle malattie epidemiche, endemiche, professionali e d’altro genere e l'accesso ad istituzioni sanitarie per tutti.
Quando convenzioni internazionali parlano della “tutela” della salute e delle “migliori condizioni” di salute per l'individuo, allora è evidente che non si possono concepire utopie nel campo della sanità, né aspettative che aumentano in maniera inflazionistica, né ideologie nel campo della politica sociale. Non può esistere il “diritto ad essere in salute”, perché la malattia, la disabilità e la debolezza sono parte della vita umana. Si tratta di accettare, rispettare e garantire assistenza sanitaria a ciascun essere umano, quale che sia la sua particolare condizione di salute. Il diritto umano alla salute vuole assicurare ad ogni essere umano il diritto di poter ottenere le migliori condizioni in termini di salute fisica e psichica che può ottenere, affinché possa condurre una vita dignitosa.
Riguardo l'impegno per la vita di ogni uomo, il Cardinal Lehmann ha sottolineato: “preoccupandosi per ogni uomo i cristiani si impegnano affinché la vita di ogni essere umano… sia protetta fino alla fine. Noi cristiani crediamo che dobbiamo a Dio tutto ciò che esiste. Dio ha creato l'essere umano a sua immagine e somiglianza, e gli ha conferito una dignità inviolabile. Questa dignità non si basa su quanto produce o su quanto sia utile agli altri. La dignità dell'uomo è dovuta al fatto che Dio ha detto 'si' alla sua vita. Consapevole dell'attenzione e dell'amore che Dio gli dona, l'essere umano può e deve dire 'si' alla propria vita”.
Questo è anche un punto importante se pensiamo agli sviluppi distorti che si hanno nel campo della diagnostica prenatale. Ed un diritto alla salute, così compreso, implica anche che esistano particolari diritti di cui siano titolari le persone con disabilità, nonché il fatto che le persone malate in maniera gravissima abbiano diritto alla terapia del dolore e a cure palliative.
Il diritto umano alla salute assume anche un valore particolare riguardo a determinate tradizioni culturali. “Zeit online” del 18 luglio di quest'anno riferisce che solo in Germania vi sono circa 58.000 donne che sono state sottoposte a mutilazione genitale. Queste donne provengono spesso dall'Eritrea, dalla Somalia e dall'Iraq. Secondo le stime dell'UNICEF a livello mondiale vi sono circa 200 milioni di bambine e di donne che sono vittime della mutilazione genitale. Le conseguenze sono traumi psichici e gravi danni alla salute. Qui si tratta di mettere in campo un lavoro di educazione, che abbia anche la funzione di prevenzione sanitaria, per superare anche le false tradizioni. Attraverso l'organizzazione caritatevole Misereor, la Chiesa tedesca cerca di dedicare con continuità i suoi sforzi al tema della mutilazione genitale.
Dopo queste considerazioni di carattere generale vorrei dedicarmi più da vicino ad una grande sfida, e cioè a quali siano le condizioni sociali del diritto umano alla salute.
Il diritto alla salute presuppone che siano create e mantenute le condizioni sociali senza le quali non sarebbe possibile una vita in buona salute. Standard sociali minimi sono così cruciali per il diritto umano alla salute, perché dipende, in sostanza, dall'ineguaglianza sociale con quale probabilità le persone si ammalano, a quali fattori di rischio sono esposte e, in definitiva, quanto a lungo rimangono in buona salute. Pensiamo all'approvvigionamento dell'acqua potabile di buona qualità, all'alimentazione, allo smaltimento delle fogne e dei rifiuti, alla qualità degli alloggi, alle condizioni lavorative e ambientali, all'educazione in campo sanitario e agli aspetti sanitari che riguardano l'ambito sessuale. Guardiamo anche alle enormi sfide rappresentate dall'HIV/Aids. La Sanità Pubblica spesso si deve occupare, in via prioritaria, di problemi di approvvigionamento, poiché si tratta, in ultima analisi, di questioni di diritti umani. Riguardo all'assistenza sanitaria e medica, le relative istituzioni devono esistere, essere funzionanti e raggiungibili – nel senso che devono essere accessibili al pubblico, senza restrizione alcuna. Ciò significa che non devono operare discriminazioni, essere accessibili anche a gruppi della popolazione emarginati e bisognosi di protezione. Inoltre si tratta anche di disponibilità in senso economico. Prestazioni mediche devono essere alla portata economica di tutti.
Disponibile significa anche: le istituzioni dell'assistenza sanitaria devono anche essere fisicamente vicine, ossia essere raggiungibili da tutti.
Nell'insieme, stiamo parlando di assistenza sanitaria preventiva, curativa e palliativa, che fa sì che sia possibile per ogni essere umano raggiungere le migliori condizioni in termini di salute che può ottenere.
In molti ambiti si è mosso e si sta muovendo qualcosa, ma è sempre troppo poco.
A noi vescovi tedeschi tocca sempre sollecitare a dare più priorità all'assistenza sanitaria e alla creazione di servizi sanitari. Molti stati, soprattutto, devono impegnare una maggior parte delle loro finanze per ampliare i servizi sanitari.
La Centrale Federale per la Formazione Politica tedesca (Bundeszentrale für politische Bildung) per esempio riferisce che la Thailandia ha fatto grandi progressi nell'organizzare un servizio sanitario a livello nazionale, per assicurare l'assistenza sanitaria per tutti. Del resto, lo stato thailandese investe il 14% del suo bilancio nel settore sanitario, cosicché appena il 25% dei costi sanitari è pagato direttamente dai pazienti.
L'India invece investe solo circa il 3,7% delle proprie disponibilità nella sanità. Di conseguenza i pazienti devono pagare più del 70% dei costi sanitari di tasca propria. In conseguenza di ciò ogni anno 25 milioni di persone finiscono in miseria. La povertà e la salute sono legate tra loro. A livello mondiale ogni anno circa 100 milioni di persone finiscono in povertà a causa di spese sanitarie troppo elevate. Per molte più persone non esiste assistenza sanitaria, proprio perché non possono pagare niente. Questa è una grave violazione dei diritti umani, perché esseri umani vengono limitati in modo fondamentale nella loro umanità, e spesso è proprio l'assistenza sanitaria mancante a portare velocemente alla morte.
In una visita in Mauritania, due anni fa, questo l'ho potuto constatare direttamente. Un uomo giovane in un villaggio sperduto aveva forti mal di pancia. L'ospedale più vicino era a tre ore e mezza di automobile – attraversando la savana, senza che vi fosse neanche una pista percorribile dalle automobili. Molti non si possono neanche permettere di pagare il viaggio. Dopo qualche giorno, l'uomo venne finalmente portato all'ospedale. Dopo il trattamento i dolori cessarono, e l'uomo tornò nel suo villaggio sperduto. Tuttavia dopo un po' i dolori si manifestarono di nuovo, e dopo un giorno l'uomo morì. Il mattino dopo conobbi la giovane vedova che mi raccontò l'accaduto. L'uomo non sarebbe probabilmente morto se a distanza, forse, di un’ora di automobile ci fosse stato un medico – almeno un medico per varie migliaia di persone.
Se, tuttavia, ai paesi più poveri del mondo le entrate pubbliche non bastano per finanziare l'assistenza sanitaria, occorre che vi siano meccanismi di compensazione globali, affinché il diritto alla salute, inteso come abbiamo detto precedentemente, possa diventare realtà.
Le Chiese cristiane provano a dare il buon esempio e, con le proprie istituzioni sanitarie sparse in tutto il mondo, garantiscono, a livello elevato, gran parte dell'assistenza offerta.
A livello mondiale la Chiesa Cattolica è il soggetto che offre più servizi nella sanità. Secondo una rilevazione del Pontificio Consiglio per la Pastorale Sanitaria, la Chiesa Cattolica gestisce il 25% di tutte le istituzioni sanitarie del mondo. E c'è da dire che spesso sono istituzioni e servizi sanitari della Chiesa che raggiungono in via prioritaria gruppi poveri e marginalizzati.
Spesso però i servizi sanitari gestiti dalla Chiesa sono poco interconnessi con le istituzioni statali. C'è l'urgenza di sviluppare meglio la collaborazione con esse.
Ciò sarà possibile solo se lo stato in questione riconosce la complementarità dei servizi sanitari offerti dalla Chiesa.
Allo stesso tempo la Chiesa deve cercare un dialogo rafforzato con tutti gli attori della società civile, della comunità scientifica e dello stato che si impegnano per il miglioramento della condizione della sanità a livello mondiale, ossia globale.
Quindi: la creazione ed il mantenimento di condizioni sociali minimali e la soluzione di problemi di approvvigionamento sono, a livello mondiale, una grande sfida e devono avere un'alta priorità per tutti gli attori all'interno della società.
Complessivamente c'è ancora molto da fare riguardo al diritto umano alla salute. Kofi Annan, il settimo Segretario Generale delle Nazioni Unite, disse una volta durante il suo mandato: “non dobbiamo solo desiderare la salute, ma anche conquistarcela come diritto”. A livello mondiale molte persone devono portare avanti questa lotta, nonostante tutte le convenzioni ed i documenti sui diritti umani.
Perciò è molto importante organizzare insieme e sostenere l'impegno civile e la responsabilizzazione sui diritti umani. Soltanto se tutti insieme, organizzazioni governative e non governative, e quindi anche le comunità religiose, si impegnano a favore della salute di tutti, il futuro e la dignità dell'uomo potrà essere assicurata.
Infatti:
La dignità dell'uomo come immagine e somiglianza di Dio richiede che non venga solo annunciata la salvezza di Dio all'uomo, ma anche che sia possibile per lui ottenere la salute del corpo e dell'anima. Come la pace, anche la salute è un’opera ed un'esigenza della giustizia.
Grazie tante per la vostra attenzione.