Signore e signori,
permettetemi di salutare e di ringraziare la signora Angela Merkel per l’ospitalità che ci è sempre offerta, ogni volta che siamo in Germania.
Permettetemi anche di esprimere i miei ringraziamenti ai responsabili della Comunità di Sant’Egidio e in particolare al suo presidente Marco Impagliazzo, per avermi invitato alle assise di questa sessione.
Ci tengo a salutare l’insostituibile lavoro di Sant’Egidio che per decenni ha portato avanti le iniziative più coraggiose per sviluppare il dialogo tra le parti in causa in diversi tipi di conflitti, per riavvicinare dirigenti e popoli divisi, per promuovere la pace nel mondo.
La Comunità di Sant’Egidio, grazie al suo lavoro a livello internazionale nei campi dell’educazione, dell’azione umanitaria, della promozione e della protezione dei diritti umani, della promozione di uno sviluppo economico duraturo, così come grazie alla promozione della comprensione, della tolleranza e della solidarietà, reca all’umanità un contributo inestimabile nel rafforzamento della cultura della pace.
Sebbene apparissero spesso improbabili, tali iniziative sono state coronate dal successo perché Sant’Egidio incarna e promuove i valori della nostra comune umanità; quegli stessi valori, così essenziali, che devono spingere tutti i popoli del mondo, qualunque sia la loro religione, il colore della loro pelle o la loro appartenenza geografica, alla solidarietà e al perseguimento degli obiettivi del benessere collettivo. L’ottima reputazione di Sant’Egidio, fondata sui suoi brillanti risultati, è ben meritata, perché riflette così correttamente il suo apporto, inestimabile ed unico nel suo genere, nella soluzione dei conflitti e nella promozione della pace e della riconciliazione.
In quanto dirigente e attore della vita politica nigerina, vivaci ricordi mi legano alla Comunità di Sant’Egidio: è il caso in particolare dell’aiuto recato al Niger da Sant’Egidio, in un momento in cui il mio paese ne aveva estremo bisogno, attraverso l’iniziativa di un Patto Repubblicano, sottoscritto da numerose personalità politiche nigerine a Roma nel 2010, che ha permesso di restaurare il quadro democratico ed istituzionale in Niger.
È anche il caso della visita a Niamey, nel febbraio 2012, del signor Andrea Riccardi, allora Ministro dell’Integrazione e della Cooperazione Internazionale, in occasione del suo primo viaggio in Africa, così come della mia visita alla sede storica di Sant’Egidio nell’aprile 2017.
Ci tengo quindi a riaffermare in questa sede il grande interesse che il Niger attribuisce all’originale lavoro di Sant’Egidio, al suo benefico magistero a servizio dei popoli del mondo.
Signore e signori,
permettetemi di sottolineare la pregnanza del tema di queste assise, ovvero “Le Vie della Pace”. La questione della pace è sempre di scottante attualità. Ritengo indispensabile richiamare qui alcune delle cause profonde dei conflitti che scuotono il mondo.
Innanzitutto le disuguaglianze. Le disuguaglianze che esistono oggi nel mondo, disuguaglianze tra paesi e disuguaglianze all’interno di uno stesso paese, sono generatrici di conflitti. La storia di questi ultimi trenta anni dimostra che il fossato tra ricchi e poveri non fa che allargarsi.
La seconda causa di conflitto di cui vorrei parlare è la povertà. Milioni di esseri umani sono continuamente esposti alla fame e non hanno accesso all’educazione, né all’acqua potabile, né alle cure sanitarie. È il caso in particolare delle donne e dei bambini, che costituiscono le fasce più vulnerabili in molti paesi.
L’intolleranza è un’altra causa di conflitto. Etimologicamente, “tollerare” significa “sopportare la presenza dell’altro”. “L’altro” è tanto un’opinione che un individuo, una cultura o una società, tanto una religione che una comunità. Così, si finisce per chiamare barbari quelli che fanno parte di un’altra civiltà, ignorando che le culture si arricchiscono tramite la comunicazione reciproca. Infatti, per citare un esempio, si dimentica spesso che innovazioni come l’aratro, il cavallo da tiro, la bussola, la polvere da sparo, la stampa, venivano dalla Cina ed hanno contribuito a fecondare la civiltà occidentale.
Come si sa, il problema chiave della relazione con l’altro è il riconoscimento. È importante riconoscere che tutti gli esseri umani, qualunque ne siano l’origine, la religione, la razza, l’età e il sesso, hanno la stessa dignità. Bisogna anche accettare che il mondo è culturalmente diversificato. Bisogna avere uno spirito aperto e costruire ponti tra le civiltà, non muri. Una cultura chiusa è una cultura che si rifiuta di essere fecondata da apporti esterni.
L’intolleranza non può essere separata dal dogmatismo. Orbene, con o senza Dio, il dogmatismo è sempre pericoloso. Porta al terrorismo tanto sul piano politico quanto su quello religioso.
Parlare del terrorismo e dell’integralismo oggi rimanda quasi esclusivamente alla religione musulmana, laddove nella storia i musulmani si sono dimostrati tolleranti nelle loro società, in Andalusia come nell’Impero ottomano, verso i cristiani come verso gli ebrei. Nella storia passata, l’Islam ha avuto una tradizione di apertura e di tolleranza e Jihad non significa guerra santa, ma sforzo di resistenza al male dentro di sé e di cambiamento di sé in direzione del bene.
Sul piano ideologico e storico, quindi, noi disponiamo di tutte le armi per combattere il terrorismo jihadista. Sul piano militare, noi ci sforziamo di vincerlo nel bacino del lago Ciad, dove la Forza Mista Multinazionale composta di contingenti di quattro paesi (Camerun, Niger, Nigeria, Ciad) combatte Boko Haram. Noi ci sforziamo ugualmente di vincerlo nel Sahel, in particolare in Mali, con la forza congiunta del G5 Sahel, composta da contingenti del Burkina Faso, del Mali, della Mauritania, del Niger e del Ciad. Questa forza è terribilmente priva di mezzi ed approfitto della presente tribuna per lanciare un appello alla comunità internazionale al fine di dotarla dei mezzi necessari allo svolgimento della propria missione.
Signore e signori,
è importante promuovere il dialogo interreligioso ed intra-religioso. Abbiamo il dovere di parlarne, soprattutto qui in Westfalia, dove nel 1648 è stata sotterrata l’ascia di guerra delle religioni. Perché sia fecondo, questo dialogo deve svolgersi nel rispetto, senza alcun proselitismo né sincretismo.
È in questo spirito che in Niger abbiamo creato dei comitati di dialogo interreligioso e intra-religioso. Questi comitati di dialogo interreligioso e intra-religioso sono stati istituiti a livello dipartimentale e a livello regionale, per discutere di tutte le questioni attinenti alle pratiche religiose, così come di tutti i contrasti tra associazioni, che appartengano o meno alla stessa affiliazione religiosa. Tenuto conto del successo incontrato da questi comitati, un comitato nazionale di dialogo interreligioso è in via di istituzione per farsi carico delle stesse questioni a livello nazionale.
L’iniziativa del Niger parte dalla constatazione che tutte le religioni monoteiste promuovono gli stessi valori positivi essenziali per la cultura della pace, in particolare il perdono, la tolleranza, la generosità, l’altruismo, il rispetto della persona e della vita umana, ecc.
Inoltre, è stata istituita una Alta Autorità per il Consolidamento della Pace (Haute Autorité à la Consolidation de la Paix, HACP). Questa dispiega la propria attività sul territorio nazionale con molto successo. Si sono concentrate le attività di questa istituzione intorno ad azioni di sviluppo per sottolineare il legame indefettibile tra pace, sicurezza e sviluppo. Le azioni della HACP mirano anche a rivitalizzare l’economia nazionale producendo immediati dividendi della pace a profitto delle popolazioni colpite. Si tratta tra l’altro di attività riguardanti l’istituzione di servizi amministrativi essenziali, l’inquadramento tecnico e il sostegno istituzionale alle collettività delle zone sensibili, la realizzazione di servizi sociali di base come la sanità, l’educazione, il rifornimento idrico.
La HACP ha posto anche l’accento sul rafforzamento delle abilità nella promozione della coesistenza e nella soluzione pacifica dei confitti tra le comunità di allevatori e quelle di agricoltori, attraverso incontri di pace. Si tratta di rafforzare la cultura del contraddittorio democratico e di sviluppare le capacità di compromesso e di consenso presso gli attori interessati o coinvolti nei conflitti.
Signore e signori,
le disuguaglianze, la povertà, l’insicurezza provocata dal terrorismo e dalle organizzazioni criminali, specialmente quelle dedite al traffico di droga, costituiscono, come si sa, alcune delle cause profonde della migrazione clandestina contro cui ci battiamo in Niger. Continueremo questo combattimento, perché ci sembra moralmente inaccettabile che milioni di uomini, di donne e di bambini muoiano nel deserto e nel Mediterraneo. Lo continueremo pure per la sicurezza del nostro paese, perché i trafficanti sono allo stesso tempo trafficanti d’armi e di esseri umani.
Signore e signori,
quel che ho appena detto può essere riassunto in due parole dalla seguente frase di Nelson Mandela, leader visionario che è fonte di ispirazione ben oltre l’Africa: “Nessuno potrà riposare in pace finché ci saranno persone piegate dal peso della fame, delle malattie, della mancanza di educazione, e finché milioni di altre persone in tutto il mondo vivranno nell’insicurezza e nella paura quotidiane”.
Esorto dunque sant’Egidio a proseguire il proprio combattimento per la pace, contro la povertà e la fame, contro le disuguaglianze, per il dialogo inter- e intra-religioso e per un mondo più giusto e più umano.
Vi ringrazio.