4 Ottobre 2010 09:30 | Reial Acadèmia de les Bones Lletres
Barcellona 2010 - Intervento di Kari Mäkinen
Quando penso ad un cristiano che legge la Bibbia, mi torna alla mente una scena del classico della letteratura finlandese “I sette fratelli”, di Aleksis Kivi (1870). Ambientato nella Finlandia rurale di inizio 19° secolo, questo romanzo è la storia di 7 giovani orfani e del (fino al) loro raggiungimento della maturità. Un ostacolo difficile da superare per i fratelli, nel passaggio verso la maturità, è la sfida di imparare a leggere. Oggi (?), inoltre, saper leggere e scrivere costituisce un requisito di piena appartenenza alla chiesa, perché il programma luterano per una Bibbia in lingua corrente ha senso solo se la gente sa leggere.
Quando i fratelli, dopo molte traversie, finalmente imparano a leggere, ricevono in regalo dal prete una copia ciascuno del Nuovo Testamento. La scena che mi è rimasta impressa avviene quando i fratelli tornano a casa, ognuno con la sua copia nuova di zecca della Sacra Scrittura in mano.
L’autore racconta che prima pranzarono, e poi si ritirarono a leggere ciascuno il suo libro. “E calò un profondo silenzio nella stanza”. Questa scena descrive bene il modo moderno di approcciare un libro, che sia scrittura sacra o un qualunque altro libro. Oggi questo approccio alla lettura è così evidente, così naturale, che è difficile immaginarne un altro. Leggere è un fatto privato in cui prevale il silenzio, un silenzio che avvolge il testo e il lettore solitario. I fratelli leggevano in silenzio, senza nessuna discussione (?).
Questo vale per tutti i libri, ma quando prendiamo in considerazione la Bibbia, che non è solo un testo, ma ha in sè la dimensione della santità associata alla parola di Dio, la lettura assume un carattere speciale. Nel silenzio di questa lettura, il lettore sta davanti a Dio. Al di là del grado di intensità o di consapevolezza con cui questo avviene, la lettura include più della semplice comunicazione interpersonale tra lo scrittore e il lettore. Dall’esterno, è impossibile sapere o imporre come il significato del testo prende forma nella mente del lettore. E’ impossibile per chiunque penetrare il mondo di immagini e memorie dell’altro, di cui il testo ora diviene parte. Il linguaggio, le immagini, i simboli, il filo dei pensieri e di storie assumono i loro significati finali (definitivi) come pezzi del mondo interiore e dell’esperienza di vita del lettore. Un testo parla alla persona come individuo.
Tuttavia, quando i fratelli del romanzo si isolano, ognuno per leggere in silenzio,questo non implica che ognuno di essi si sta creando una sua religione individuale. Il libro che ciascuno di loro tiene tra le mani è il suo Nuovo Testamento, ma è non solo il suo libro personale di scrittura sacra, come se lo avesse scelto, pensando: “Sceglierò quel libro come Scrittura sacra”. I fratelli sono consapevoli del fatto che il libro è comune a tutti i cristiani. Quando si mettono a leggerlo, sanno che attraverso la lettura, sono parte ancora di più di ciò che è comune. Il Libro lega quei giovani di un piccolo villaggio finlandese alla cristianità intera, una fratellanza di linguaggio condiviso, immagini e simboli condivisi, e storie condivise.
Anche se il modo moderno di leggere tende alla solitudine e alla separazione, un libro sacro comune costruisce l’identità di un individuo precisamente come membro della comunità. La Bibbia è centrale per l’identità dell’intera chiesa cristiana. Contiene la Parola di Dio che è sacra per noi, non semplicemente per me come individuo.
Per i fratelli del romanzo, il Nuovo Testamento non assume significato solo quando hanno imparato a leggere. E’ già pieno di significato perché sono cresciuti in una comunità cristiana e in una cultura cristiana. Il contenuto del libro, il suo linguaggio, le storie, l’universo spirituale li hanno sempre circondati. Quando leggono ciascuno per conto suo e in silenzio, non si stanno avventurando in un universo sconosciuto, in un territorio alieno. Al contrario, stanno scavando nel profondo di qualcosa di comune.
Il contesto più importante per la lettura della Bibbia è, dopotutto, la liturgia. La Bibbia è il libro della Chiesa cristiana, essendo nata in mezzo ad essa e per essa. E’ nata per essere letta insieme, nel contesto del culto cristiano. E’ il libro del culto comune, dell’essere insieme davanti a Dio. Il suo messaggio è fatto per essere ricevuto in una comunità, condiviso in comunità e interpretato in comunità. Nella moderna cultura della lettura, è di fondamentale importanza mantenere il carattere comune della lettura religiosa. Il fine originale della lettura della Bibbia, che diviene particolarmente (?) rilevante nella cultura moderna, era di superare l’umana solitudine e separazione.
Anche quando un individuo cristiano, raccolto in silenzio, è solo con la Sacra Scrittura e davanti a Dio, e quando il significato del testo prende forma attraverso la sua persona, non sta interpretando il testo da sola. Non è in un vuoto. Ha con la Bibbia una connessione alla sua tradizione religiosa, ma anche all’intera storia bimillenaria di interpretazione della Chiesa, con la sua ricchezza e diversità. Questa storia rimane, anche quando la Bibbia è usata fuori dal suo contesto religioso, come una pietra angolare tra molte.
Quando i giovani del romanzo si ritirano in disparte, ognuno nel suo silenzio a leggere, non lo fanno per catturare la verità sul mondo, sulla vita e su Dio. C’è una tentazione a fare questo tipo di lettura in mezzo ad un mondo profondamente frammentato e incerto.
Ma questo tipo di lettura renderebbe la Sacra Scrittura un mero strumento per il lettore, uno strumento con cui potrebbe sostituire Dio governando la sua realtà e amministrando la sua verità, uno strumento che potrebbe usare contro gli altri.
Tuttavia la sacra Scrittura, proprio a causa della sua santità, richiede umiltà, e l’umiltà richiede silenzio. Questo silenzio non è in primo luogo l’”essere muti” che separa gli uni dagli altri, ma il silenzio in cui il lettore è indirizzato dal testo. Questo tipo di silenzio offre le basi per quel forte tipo di identità che significa partecipazione in qualcosa di più grande del proprio io o della propria comprensione.
Questo è anche il punto di partenza per un dialogo genuino. Così le Sacre Scritture divengono in modo così naturale parte della propria identità che non c’è bisogno di nascondersi al loro riparo per affrontare un altro che ha sacre scritture e tradizioni differenti.
Per i fratelli di questo romanzo, la scena in cui “un profondo silenzio scese sulla stanza” è parte integrante del loro divenire adulti, di concordare nella costruzione di una vita comune insieme agli altri.