5 Ottobre 2010 17:00 | Centro della città vecchia
Barcellona 2010 - Intervento di Ole Christian Mælen KVARME
Meditazione (Rom. 13,8-10): Amerai il tuo prossimo come te stesso
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Per tre giorni abbiamo goduto dell’amicizia e della reciproca simpatia nella bella città di Barcellona. L’essere insieme ci ha anche ricordato che viviamo in un tempo di crisi. Questo pomeriggio ci riuniamo per pregare Dio di trovare una direzione per la nostra vita e Paolo ci saluta dicendo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”!
C’è un bellissimo passo nell’Antico Testamento, nel libro dei Proverbi: “Come nell’acqua un volto riflette un volto,così il cuore di un uomo si riflette nell’altro” (27,19). Un uomo saggio commentò questo passo con una domanda: “Perché il testo dice ‘un volto riflette un volto nell’acqua’ e non nello ‘specchio’? “ Egli diede anche la risposta: “Perché se vuoi vedere il tuo volto nell’acqua, devi chinarti molto profondamente. Così è anche il nostro rapporto con l’altro, dobbiamo chinarci molto profondamente per scoprire il cuore dell’altro e anche il nostro proprio cuore!”
Con questo passo in mente ascolto questo pomeriggio l’ammonizione di Paolo: “Amerai il prossimo tuo come te stesso!” L’abbiamo sentita in passato, la conosciamo a memoria, e tuttavia dobbiamo riscoprirla ancora e ancora - chinarci molto profondamente per scoprire il cuore del nostro prossimo e anche il nostro cuore e ancora di più: il cuore di Dio.
Quando Mosè vide il roveto ardente nel deserto, non solo ebbe una visione di Dio nella Sua maestà. Dio si chinò verso Mosè e gli rivelò il Suo cuore dicendo: “Ho visto la miseria del mio popolo, ho sentito il suo pianto, conosco le sue sofferenze” (Esodo, 3, 7). Ugualmente Dio aprì a noi il Suo cuore quando mandò Suo Figlio, come Giovanni spiega e come dice una traduzione: “ La Parola divenne carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv. 1, 14). Credo che questo non solo interroghi la nostra mente, ma inquieti anche la nostra vita: Cristo vicino a me nella vita quotidiana, mio prossimo – il Figlio di Dio.
Gesù stesso è anche più radicale. Egli parla di sé come dell’affamato e dell’assetato, dello straniero e del nudo, del malato e del prigioniero. Egli ha fatto di sé una cosa sola con i poveri e i sofferenti del nostro mondo. Egli così fa, perché, dando loro da mangiare, da bere, vestendoli, ospitandoli o visitandoli, noi possiamo scoprire Dio e prendere parte alla Sua grazia.
Nella nostra preghiera questo pomeriggio vogliamo rivolgere le nostre grida e le sofferenze del mondo e dell’ambiente a Lui, il cui cuore vede e ascolta più di noi. E piegandoci l’uno verso l’altro e con atti di generosità gratuita iniziamo il nostro viaggio da qui alla scoperta dell’altro e del cuore di Dio grande e buono verso tutti noi. Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen