5 Ottobre 2010 19:00 | Centro della città vecchia
Barcellona 2010 - Intervento di Lluís Martínez SISTACH
Il nostro XXV Incontro Internazionale di Preghiera per la Pace giunge alla sua fine. Sono stati tre giorni molto intensi per la città e per le religioni e le confessioni religiose presenti nella nostra città e in altre città della Catalogna. In questi giorni abbiamo riflettuto, abbiamo vissuto insieme, abbiamo dialogato e abbiamo pregato. E’ giunto il momento del congedo, che è anche il momento in cui ciascuno di noi si impegna a portare nella propria vita quotidiana lo spirito di Assisi, che è lo spirito del nostro Incontro.
In quanto vescovo di questa città e diocesi di Barcellona, voglio ora ringraziare Dio e tutti voi, amici che siete venuti in questa nostra città. Ringrazio i rappresentanti di tante religioni, di tante culture e di tante nazioni diverse, che hanno dato vita, contenuti per la riflessione e spunti per la preghiera a questo XXV Incontro di Barcellona. Grazie di essere venuti! Grazie perché avete celebrato con noi le nozze d’argento di questa iniziativa, che il Santo Padre Benedetto XVI, nel messaggio che ha inviato, definisce una “lodevole iniziativa”. Tutti innalziamo preghiere questo pomeriggio, e lo facciamo con una supplica a Dio, soprattutto in questi momenti, affinché –come dice anche il nostro amato Benedetto XVI– “porti frutto in abbondanza e riversi su tutti abbondanti benedizioni divine”.
Grazie alla Comunità di Sant’Egidio e al suo fondatore, il Prof. Andrea Riccardi, che ancora una volta ci ha manifestato la sua stima e comprensione della realtà della nostra terra, e ci ha incoraggiati così ad essere fedeli alla parte migliore della nostra tradizione spirituale. Grazie anche al suo presidente e a tutti i suoi collaboratori di Roma e di molti paesi del mondo e in particolare ai membri della Comunità di Sant’Egidio di Barcellona, della Catalogna e del resto della Spagna, che da tanti mesi lavorano intensamente per la buona riuscita di questo incontro che ora volge al suo termine.
Ora tutti noi usciamo da questi tre giorni, nei quali abbiamo dialogato in un clima di rispetto vicendevole e di amicizia sincera, con un impegno chiaro: quello di divenire artefici, giorno dopo giorno, del cosiddetto “spirito di Assisi”. Dobbiamo continuare il pellegrinaggio di pace e di riconciliazione iniziato –a mio avviso per ispirazione profetica– da Giovanni Paolo II ad Assisi nel 1986 e che quest’anno compie 25 anni.
I 25 incontri tenutisi sotto gli auspici della Comunità di Sant’Egidio, con la collaborazione di numerosi esponenti del mondo religioso e laico, dimostrano che la fiaccola accesa ad Assisi non si spegne, ma passa di mano in mano e ha la vocazione di diffondersi sempre più in tutte le strade, le religioni e le nazioni del mondo.
(INVIATO GIA’ IN ITALIANO)
Ricordiamo tutti, come un impegno preso, il motto di questo incontro, "Vivere insieme in un momento di crisi. Famiglia dei popoli, famiglia di Dio".
E ricordiamo questa massima del Papa nel messaggio che ci ha inviato : "In un tempo difficile di crisi e di conflitti, acutizzati dal fenomeno sempre piú esteso della globalizzazione, le Religioni sono chiamate a realizzare la loro speciale vocazione di servizio alla pace e alla convivenza ".
Dobbiamo avere fede in questo cammino. Non dobbiamo scoraggiarci se non riusciamo a raggiungere tutti gli obiettivi che ci siamo proposti. La cosa importante è che il percorso scelto sia buono e che ci conduca a fare un mondo più pacifico, vale a dire, più umano e piú giusto.
Pochi giorni dopo il precedente incontro, tenutosi a Barcellona nel settembre 2001, ebbero luogo i ben noti eventi drammatici. Il primo decennio del secolo XXI, come ci hanno ricordato in questi giorni, è stato un decennio di tensioni e di timori. Noi, in questo momento culminante del nostro incontro di Barcellona, preghiamo che il secondo decennio del nuovo secolo sia un decennio di recupero degli ideali di coesistenza e di dialogo come modo ragionevole per risolvere i conflitti. Il dilemma del nostro mondo è chiaro ed è stato anche espresso chiaramente in questi giorni. O si coesiste o si fa la guerra. Abbiamo optato per la coesistenza. Questo è il messaggio del nostro incontro.
Dobbiamo imparare le lezioni dello scorso decennio. Durante il quale,- come ha detto il Dott. Andrea Riccardi nel suo discorso inaugurale- "è crollato il mito che il mercato globale avrebbe portato provvidenzialmente la pace e l'unità del mondo. È crollato anche il mito che la guerra possa portare la pace.
Purtroppo, molti ancora usano la violenza e il terrorismo. "Ma ciò che piú mi preoccupa", aggiungeva il professor Riccardi, è che si è deteriorata la speranza di costruire un mondo più umano. La speranza è il motore del progresso del genere umano per ogni generazione. Génera la pazienza che è necessaria per raggiungere un mondo diverso. E diverso signífica soprattutto un mondo in pace. Perché la guerra è l’aspetto più disumano della storia dei popoli ".
Cercare la pace, promuovere il dialogo e il rispetto per la diversità non è un’ingenuità come potrebbe sembrare. Si tratta di una profonda saggezza che si trova negli strati più profondi ed autentici delle tradizioni religiose. Le religioni, come è stato detto in questi giorni a Barcellona, possono e devono offrire preziosi cammini per costruire un'umanità pacifica, perché mettono la loro fiducia nel Dio della pace e parlano al cuore dell'uomo.
Care amiche e amici venuti a Barcellona in questi giorni, permettetemi di distogliere un momento la vostra attenzione per lasciarvi un ricordo spirituale della nostra tradizione e un segno nella nostra città dello "spirito di Assisi".
Si tratta di qualcosa che oserei qualificare come "una piccola perla della nostra storia", un'istituzione che credo che si possa iscrivere nel più autentico "spirito di Assisi".
Nella nostra storia religiosa della Catalogna ha un posto importante il chiamato Abate Oliba, benedittino vissuto negli ultimi decenni del secolo IX e agli inizi del X secolo. Niente di meno che un millennio ci separa da lui. Ma l’ Abate Oliba , considerato il fondatore del famoso monastero di Montserrat, eccelse specialmente come un grande pacificatore nelle lotte, così frequenti nel suo tempo tra i nobili e i cavalieri del paese. Tale azione pacificatrice si concretizzò nella chiamata "Tregua di Dio" e anche "Pace e tregua". Questa istituzione ispirata dall'abate e vescovo Oliba nel 1022, proclamata da lui a Toluges nel 1027, si espanse in sinodi successivi della nostra terra nel corso degli anni 1030 e 1033, passò le frontiere e venne assunta da diversi paesi europei, ancora in vita di colui che l’aveva ispirato.
Come dice uno dei nostri storici, "le disposizioni dell'abate benedettino Oliba furono seguite e copiate altrove e divennero comuni alla maggior parte della cristianità a partire dagli anni 1041 e 1054.
Cos’ era in sostanza la "Pace e tregua? Era una pratica pacificatrice: durante i periodi forti dell'anno cristiano- in particolare la Quaresima e la Pasqua,- era vietato sotto pena di scomunica ai nobili e ai cavalieri di fare la guerra, per evitare morti e disastri di ogni genere come il fatto che venissero bruciati o danneggiati i raccolti, condannando la popolazione e soprattutto la gente piú povera, alla fame e alla situazione d’indigenza.
In nome di Dio, questo nostro antenato divenne un costruttore di pace “defensor civitatis”, un difensore della città, un difensore dei deboli e dei poveri. Questo è anche oggi il nostro cammino, amici e amiche del XXV Incontro di Preghiera per la Pace. L'impegno pacificatore del vescovo e abate Oliba aveva una base spirituale. La pace è il nome di Dio, che è un “Dio di pace".
Oggi eleviamo la nostra preghiera per la pace di tutto il mondo e lo sradicamento del terrorismo nel nostro paese e in tutti i Paesa del mondo.
Ed ora voglio fare riferimento a un monumento che è un segno molto amato nella nostra città e sempre di più in tutto il mondo, e che oso iscrivere anche, -spero che con il consenso di tutti,- nello "spirito di Assisi". Mi riferisco al tempio della Sagrada Familia", l'opera di un architetto geniale e di un autentico e sincero credente, Antoni Gaudí.
La Sagrada Familia, desideriamo che sia sempre di più un segno di pace, un segno di qualcosa che ci ha occupato in questi giorni: fare del'umanità intera qualcosa di simile a ciò che è la famiglia nella vita di tutti i popoli. Pertanto, da Barcellona, vogliamo offrire a tutti questo bel monumento, come espressione del motto che ha ispirato il nostro incontro: ". Famiglia del popolo, famiglia di Dio" Nel piano di Dio siamo chiamati a vivere con spirito di famiglia, perché la famiglia di Dio è tutta l'umanità, perché vi è un fatto innegabile: siamo tutti membri di un'unica famiglia umana.
Questo significato del nostro grande monumento religioso non è da parte mia un atteggiamento opportunistico. Gli studiosi ci dicono che lo spirito che ispirava e muoveva il talento creativo di Gaudì era lo spirito francescano, sempre profondamente radicato nella terra catalana. Precisamente, permettetemi di dirlo, il tempio,- presto basílica- della Sagrada Familia, è anche espressione dello "spirito di Assisi".
Il nostro paese si prepara a ricevere il Papa Benedetto XVI nel suo pellegrinaggio a Santiago de Compostela e a Barcellona, per dedicare al Dio unico, il tempio della Sagrada Familia. Benedetto XVI, come tutti i papi della nostra memoria, si convertirà di nuovo tra di noi in un pellegrino della pace e della fratellanza tra tutti i popoli.
Grazie per questo incontro di Barcellona che per noi è anche un aiuto per la visita del Papa, che attendiamo con molta emozione e con la speranza che rivitalizzi la nostra vita spirituale e ci aiuti ad essere costruttori di coesistenza e di pace nella nostra società, sempre più pluralista e più espressiva della globalizzazione del mondo.
Permettetemi di concludere con un frammento di quella preghiera, considerata di San Francesco, e che certamente riflette bene lo spirito di Assisi:
Fate di me, Signore, uno strumento della Vostra pace.
Dove c'è odio, che metta l'amore.
Dove c'è offesa, che i metta il perdono.
Dove c'è discordia, che metta l'unione.
Dove c'è errore, che metta la verità.
Dove c'è dubbio, che metta la fede .
Dove c'è disperazione, che metta la speranza .
Dove ci sono tenebre, che metta la luce,
Dove c'è tristezza, che metta gioia "
Amici e amiche, partecipanti tutti del XXV Incontro per la Pace, che così sia, con l'aiuto di Dio.