12 Settembre 2011 09:00 | Residenz, Cuvilliés-Theater
La crisi economica come sfida spirituale di Filaret
Vostra Eminenza, cardinal Roger Etchegaray, moderatore della tavola rotonda!
Vostra Beatitudine, Patriarca Daniil!
Reverendi arcivescovi e pastori, signore e signori!
Permettetemi all’inizio del mio intervento di esprimere gratitudine al cardinal Reinhard Marx, alla Comunità di Sant’Egidio, al governo della Germania, e a tutti gli organizzatori e i partecipanti alle odierne conversazioni, per l’iniziativa buona e benedetta, che ci stimola a riflettere e ad agire per il bene dei nostri fratelli che vivono nelle diverse parti del mondo.
Il nostro incontro avviene sotto l’impressione del tragico evento accaduto dieci anni fa a New York e divenuto un simbolo del tutto particolare del male esistente nel mondo.
L’11 settembre, quando fu compiuto l’atto terroristico, nella nostra Chiesa si ricorda un altro avvenimento, che pure costituisce una manifestazione inaudita del male. E’ un avvenimento della storia biblica, la decapitazione di un amico del Signore, Giovanni Battista.
Penso che tutti concordino con la tesi che la manifestazione del male, di cui la crocifissione del Dio-Uomo è stata un concentrato, possa essere compresa adeguatamente solo nel contesto della Pasqua, in cui Cristo ha manifestato la propria vittoria sul male. Solo in questa prospettiva il male cessa di essere un principio indiscutibile e noi, collaboratori di Cristo, otteniamo la speranza di fare nostri i frutti della Sua vittoria.
Per questo, i temi proposti come titolo generale di questa conferenza mi sono vicini e risultano chiaramente anche nel nostro panel. La pace e l’unità, a cui noi facciamo appello, sono doni del Cristo Vincitore, doni che noi facciamo nostri nell’amicizia vicendevole e nel dialogo, nell’amore e nella compassione per i poveri.
Vorrei arrivare al tema del nostro incontro di oggi attraverso una riflessione sulla crisi economica, a causa della quale molte persone si trovano sulla soglia della povertà.
La Chiesa esiste nella società. Il Buon Pastore porta sulle sue spalle fino ad oggi i pesi del mondo. Per questo noi, seguendo il nostro Divino Maestro, comprendiamo la nostra responsabilità nel contribuire a superare la crisi economico-finanziaria che affligge il mondo attuale.
Compito importante di un comportamento responsabile è comprendere i motivi della crisi. Dal 2009, presso il Santissimo Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, esiste un Consiglio di esperti denominato “Economia ed etica”. Il suo compito principale è elaborare un’interpretazione morale dei processi economici dei paesi della CSI e del mondo e ricercare vie efficaci per risolvere i problemi dell’economia, con l’aiuto dei valori morali dell’Ortodossia.
Analizzando le origini della crisi economico-finanziaria globale, i membri del Consiglio dichiarano: “Il primo motivo della crisi è il degrado delle motivazioni morali della gestione dell’economia, è la perdita di un fine superiore di essa, che consiste nel costruire una società armoniosa e giusta”.
Questa affermazione è riscontrabile nella storia dei popoli che costituiscono il gregge della Chiesa Ortodossa Russa. Quest’anno si compie il ventennale della fine dell’Unione Sovietica. Gli eventi dell’agosto del 1991 accaddero nel giorno della Trasfigurazione del Signore. Questa coincidenza infuse in molti di noi la speranza in una rapida trasfigurazione di tutti i popoli che si trovavano nell’Unione Sovietica.
Tuttavia, ciò che è seguito al crollo di questo Stato, ha mostrato quanto sia difficile un cammino di trasformazione, in assenza di una motivazione morale nella società. Oggi i nostri popoli, divisi tra vari Stati, continuano a scontrarsi con difficoltà simili: diminuzione della popolazione, alcoolismo, tossicodipendenze, suicidi e altre.
Tutto ciò si accompagna ad un profondo disorientamento nella visione del mondo, in presenza del quale noi consideriamo l’attuale crisi economica in primo luogo come una sfida spirituale.
Riflettendo su come procedere per ripristinare un modo di vivere spiritualmente sano nella società, la Chiesa Russa ha elaborato un documento, intitolato “Fondamenti della concezione sociale”, che include anche la formazione di un moderno punto di vista ortodosso sull’attività economica. In questo documento, in particolare, si dice: “La Chiesa interviene sempre in difesa di chi è debole e senza voce. Per questo essa esorta la società ad attuare una giusta distribuzione dei prodotti del lavoro, nell’ambito della quale il ricco sostiene il povero, il sano il malato e l’abile al lavoro l’anziano. Il benessere spirituale e l’autoconservazione della società sono possibili solo nel caso in cui la garanzia della vita, della salute e di un livello minimale di agiatezza per tutti i cittadini è ritenuto priorità indispensabile nella distribuzione dei mezzi materiali. (OSK della Chiesa Ortodossa Russa, VI).
La ricchezza non posta al servizio dei poveri distrugge l’unità dello spazio economico e porta alla crisi. In primo luogo, alla crisi spirituale, quando essa si manifesta in una falsa identificazione di se stessi come uomini con i beni accumulati, cosa che rovina il sano atteggiamento della personalità verso di sé e verso chi la circonda.
Le naturali preoccupazioni si trasformano in desideri della carne (Rm 13, 14). E se l’uomo è in grado di soddisfarli con i propri mezzi, allora diventa sempre meno capace di accogliere la purezza e la semplicità della vita spirituale. Se invece l’uomo è privo di tale possibilità, allora diventa veramente misero. Percependo il naufragio di un’identità illusoria, l’uomo cerca nuove forme di peccato, sperando di restaurare in esse la perduta integrità dell’anima. Da qui provengono la rovina della famiglia, l’instaurarsi delle dipendenze da gioco, da alcool, da droghe, e molte altre disgrazie dell’uomo contemporaneo.
In secondo luogo, la distruzione dell’unità dello spazio economico porta alla crisi economica: il consumo, divenuto un valore in se stesso, esaurisce le risorse, priva di senso il lavoro e, in una prospettiva di lungo periodo, porta inevitabilmente al collasso dell’economia.
Sono profondamente convinto che i leader religiosi, politici ed economici riuniti oggi a Monaco sono chiamati a coltivare nella società contemporanea un’idea di economia secondo la quale sia i ricchi, sia i poveri si considerano parti indivisibili di un unico spazio economico.
Il fatto che questa unità sia possibile è testimoniato dalla lingua stessa. In russo esistono due parole, che descrivono molto eloquentemente i due poli, tra i quali avviene il movimento dei beni materiali nella società. Sono le parole “ricco” e“povero”, che ci ricordano Dio, dal quale proviene la ricchezza [in russo le parole “ricco”, “povero” e “ricchezza” hanno la stessa radice che rinvia al termine “bog” cioè Dio].
Ascoltando le suggestioni della lingua, comprendiamo che l’uomo è gratificato dalla ricchezza per essere al servizio della società, della quale fanno parte i poveri. “Si è più beati nel dare che nel ricevere!” (At 20, 35), sono le parole del Salvatore, che l’apostolo Paolo ci ricorda.
Il ricco non può esistere avulso dal resto della società. San Giovanni Crisostomo (+ 407) esprime questo pensiero in una forma abbastanza radicale: “Anche non dare del proprio è una rapina”, egli dice.
Riflettendo sui principi sui quali potrebbe appoggiarsi un sano modello economico, permettetemi di nuovo di rivolgermi alla Dichiarazione del Consiglio di esperti presso il Patriarca di Mosca e di tutte le Russia, del 29 luglio 2010. Nel documento si parla di principi di giustizia, di efficacia e di solidarietà sociale. E oltre si dà la seguente spiegazione. Il concetto “di efficacia presuppone un interessamento personale dell’uomo ai risultati del proprio lavoro. L’idea della giustizia sociale, l’affermazione del principio del livellamento delle sproporzioni patrimoniali nella società, conferiscono al sistema economico un carattere etico e favoriscono la lunga durata e la stabilità della sua esistenza. La solidarietà, interpretabile come sistema di sostegno vicendevole all’interno del paese e tra popoli fratelli, garantisce l’unità della società, la sua integrità e lo slancio verso il futuro”.
Credo che l’Incontro di questi giorni costituisca una testimonianza solidale di leader religiosi, politici ed economici della necessità di mettere in atto sforzi comuni per affermare i principi spirituali e morali dell’economia mondiale.
L'apostolo Paolo ha affermato che “la fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede” (Eb. 11,1). Credo che siamo tutti d’accordo sul fatto che nel mondo contemporaneo l’economia fondata sui principi spirituali è qualcosa di invisibile più che di visibile. Tuttavia in questa sede non posso non dare una testimonianza della mia esperienza di collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio di Roma.
Non è il primo anno che vedo come l’impegno di questa Comunità – pieno di fede, di misericordia verso il prossimo e di amorevole apertura verso tradizioni diverse – ispiri persone a fare il possibile affinché i principi spirituali diventino il fondamento autentico per la soluzione dei problemi sociali più complessi. Nel 2010 abbiamo discusso a Roma dei problemi della povertà. Quest’anno abbiamo affrontato la dimensione spirituale dei problemi demografici e la vecchiaia.
Avere vissuto insieme questi problemi concreti e avere nutrito la speranza, sostenuta dalla preghiera, nella loro soluzione ci ha avvicinato, probabilmente, più di quanto ci avrebbero avvicinato lunghe discussioni sulle differenze dogmatiche delle nostre Chiese.
Sono sicuro che un’ulteriore collaborazione tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa, infiammata dal buon esempio della Comunità di Sant’Egidio, sarà la manifestazione della dimensione spirituale della vita della società contemporanea. Mi auguro che questo incontro, e quelli futuri, ci aiutino sempre di più a risalire al sentimento della nostra unità nel servizio evangelico al prossimo, nella carità, nell’amore, nell’apertura reciproca. Che il Signore ci aiuti in quest’opera!
Grazie per l’attenzione.
+FILARET,
Metropolita di Minsk e Sluck
Esarca patriarcale di tutta la Bielorussia