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Paola Germano

Comunità di Sant’Egidio, Italia
 biografia

La comunità di Sant’Egidio è presente in Africa con le sue comunità in circa 30 paesi, cioè in più della metà del continente da circa trenta anni. Uomini e donne la cui fede vissuta con serietà ed audacia, si concretizza nell’amicizia con i malati, con i bambini in difficoltà, nelle prigioni, nei villaggi isolati, negli slum delle grandi città, con i rifugiati, e anche con gli anziani abbandonati. Giovani africani che, offrono volontariamente e gratuitamente il loro sostegno umano e concreto, per ricostruire un tessuto familiare e comunitario laddove è messo in crisi dalla povertà e dalla violenza. Testimoniano con la loro presenza la forza di un cristianesimo che cambia la storia, che cambia il volto dell’Africa. Un piccolo popolo di credenti, figlio della Chiesa cattolica, amico dei poveri. Ed a partire da questo legame, vedono quello che molti non vedono, si accorgono dei grandi cambiamenti del continente e ne ascoltano le domande.
Spesso, quando si parla di Africa si tende ad avere una visione monolitica, ma dobbiamo invece prendere atto che all’Africa geografica corrispondono tante afriche geopolitiche, popoli diversi che si sviluppano e cambiano.
Popolazioni che vediamo ogni giorno ‐ dai nostri schermi ‐ mentre protestano nelle piazze per cacciare i propri tiranni. Abbiamo visto poi molti di loro viaggiare su barconi di fortuna e rischiare la vita alla ricerca di un futuro migliore in Europa. La gioventù in Africa cambia ogni giorno, con la globalizzazione, con la televisione, con internet e il telefono. I giovani di oggi si sono staccati molto dalle tradizioni africane del villaggio. Sono più individualisti. Non si fidano dei politici e sono delusi e pessimisti. Non amano il loro continente.
 L’aiuto dei paesi ricchi diminuisce. Domina invece la logica del mercato e la dittatura del materialismo con la competitività e la corruzione.  La presenza cinese ha aumentato questa logica. Le conseguenze sono numerose. Molte volte le elite sembrano interessate solo al denaro. La criminalità nelle grandi megapoli aumenta. Il fenomeno delle bande giovanili inizia a vedersi. In tutte le grandi città manca un’anima: tutto è ridotto ai soldi.
La politica frequentemente è lo specchio di tutto questo: il benessere non è mai per tutti. Questo ha una conseguenza politica: sembra che accedere al potere è un modo per arricchire se stesso e i propri. Questo porta ai conflitti. Manca spesso la nozione di bene pubblico e il cittadino pare non aver diritti ma solo doveri.
C’è un gran bisogno di costruire la società civile e di ridare prospettiva al bene comune. La scolarizzazione dei bambini continua a essere un problema dopo 50 anni dall’indipendenza di molti paesi africani. Manca l’idea della decisività dell’educazione dei giovani e manca la cultura del rispetto della vita.
"Noi soffriamo enormemente in Africa. Noi abbiamo problemi e abbiamo carenza, a livello dei diritti dei bambini, noi abbiamo la guerra, la malattia, la carenza di cibo…”. Così scrivevano, nell'agosto 1999, Yaguine e Fodè, due ragazzi guineani morti nell'alveo del carrello di un aereo di linea diretto a Bruxelles, nel vano tentativo di consegnare questa lettera con le loro mani "ai signori responsabili dell'Europa". Un grido di aiuto che è il simbolo della condizione dei bambini e degli adolescenti del continente più giovane statisticamente, ma anche quello in cui la malnutrizione, l'analfabetismo e la mortalità infantile raggiungono cifre inquietanti.
La risposta della Comunità di Sant'Egidio è stata quella di promuovere una fitta rete di Scuole della Pace, che oggi raggiungono oltre 35.000 bambini ed adolescenti.
Sono bambini e ragazzi costretti a crescere in fretta, a lavorare per aiutare la famiglia, alle prese con una scuola che non garantisce loro l'istruzione, fra classi affollatissime e libri troppo cari. Bambini e adolescenti poco nutriti e poco vestiti, la cui salute è messa a dura prova dalle condizioni di vita oltre che dalle malattie. In mezzo a loro anche molti bambini che si trovano a vivere in strada, senza legami familiari e per cui le scuole della pace rappresentano una vera e propria famiglia che si prende cura di loro. Accanto alle Scuole della Pace, l’apertura in Mozambico e in Malawi, paesi ad elevato rischio d’insicurezza alimentare, di centri nutrizionali che garantiscono a circa 4000 bambini di mangiare una volta al giorno per cinque giorni la settimana e gli permettono di tornare a scuola, ed essere in grado di studiare. Ma due bambini su tre in Africa Sub-Sahariana non sono registrati all’anagrafe. E’ così che abbiamo scoperto l’esistenza del gigantesco problema dei bambini invisibili, mai registrati all’anagrafe, milioni ogni anno, come un’ipoteca sul futuro, una premessa a lotte etniche e guerre civili, un passaporto di impunità per ogni traffico e violazione umana, mentre il mondo ancora non se ne occupa. E’ nato così il programma BRAVO per la registrazione anagrafica dei bambini invisibili. Nel solo Burkina Faso lo scorso anno il programma BRAVO ha iscritto all’anagrafe più di 3 milioni di persone, altre migliaia di bambini sono stati registrati, in Mozambico, Malawi e nei paesi dove la Comunità è presente. La registrazione alla nascita è l’affermazione dell’esistenza in vita ed è la base di ogni diritto, è allo stesso tempo, un fermo supporto al sistema amministrativo dello Stato.
  L’Africa esprime una grande domanda di guarigione, di futuro e di vita diversa, dei singoli uomini e donne come della società intera. Il diritto alle cure è un diritto umano fondamentale. E’ così che è nato il programma DREAM.
DREAM inizia, nel 2002 in Mozambico, per contrastare la profonda ingiustizia e diseguaglianza che esisteva, tra la cura dell’AIDS in Europa e quella in Africa.  In quegli anni in Africa i farmaci per la cura della malattia, non erano disponibili e nessuno pensava di introdurli, nella convinzione che gli africani non sarebbero stati capaci di prenderli bene. In Africa, la maggioranza degli africani non sapeva nemmeno che esistesse una cura e molti erano convinti che avere l’AIDS era una condanna a morte. E’ per questo  che un gruppo di medici e ricercatori della Comunità di Sant’Egidio si è impegnato per dare origine al Programma.  DREAM è un sogno diventato realtà”, come disse il papa Benedetto XVI incontrando in Cameroun nel 2009 gli operatori del programma, il sogno di rendere disponibili terapie e tecnologie già sperimentate nel mondo ricco, in Africa.
Oggi DREAM è divenuto un programma di cura dell’AIDS che si è diffuso con successo e abbastanza rapidamente, in ambiente urbano e rurale, dal Mozambico, a 10 paesi africani, con più di 150.000 malati in cura.  DREAM ha mutato il destino di tanti uomini e donne, ha cambiato la sanità africana, ha dimostrato che la terapia può trasformare l’Africa. Questi 10 anni di lavoro per DREAM, ci hanno fatto scoprire il volto della sua gente, dei suoi giovani, dei suoi malati, un mondo che chiede di essere preso sul serio e di non essere lasciato da solo.  Oggi sono più di 14.000 i bambini nati sani da madre sieropositiva nel Programma e si è compiuto il miracolo di restituire vita, fiducia, dignità. Una grande ingiustizia ha cominciato ad essere sanata. E ha reso più vicina l’Africa all’Europa.                                                          
  Dream ha rappresentato, anche, una risposta alla domanda di tanti giovani che chiedono lavorare per il loro paese, per la propria gente, di essere formati, di essere i protagonisti dei cambiamenti dei propri paesi. Oggi, DREAM collabora con molti governi africani per migliorare la cura dei malati, per cambiare le linee guida, svolge un ruolo di accompagnamento e supporto sostanziale dell’estensione della terapia retrovirale a livello nazionale.                                                                                                                        
Ma anche i malati stessi rappresentano una risorsa. Uomini e donne, provati dalla malattia, risorgono, riacquistando energie che sono utili per sé e per gli altri. Comunicano ad altri, che l’AIDS è una malattia che non fa morire e s’impegnano in prima persona. In questi anni, nei paesi dove DREAM opera sono nati dei veri e propri movimenti di difesa dei diritti delle persone sieropositive. Movimenti di uomini e donne, che s’impegnano in prima persona in campagne pubbliche contro lo stigma, che l’AIDS si porta dietro. Che lavorano attivamente per cambiare le leggi e la mentalità emarginante dei propri paesi.                                
  Questi anni hanno spazzato via, tanta rassegnazione, tanto afro pessimismo ed hanno mostrato con forza che anche l’Africa può fare la sua parte. Negli ultimi 10 anni molte cose sono cambiate, e il successo di DREAM è parte di un contagio positivo. Oggi più di 5 milioni di persone sono in trattamento antiretrovirale, nell’Africa sub-Sahariana.  La nuova frontiera a cui guarda oggi la comunità scientifica internazionale, per vincere la battaglia contro l’AIDS, è l’Accesso al Trattamento Universale, cioè curare tutti i malati di AIDS per eradicare la malattia in intere popolazioni del continente. Tanto si è realizzato in questi ultimi dieci anni. DREAM ha dimostrato che tanto si può fare, tante risorse finanziarie ed umane si possono mobilitare e che in Africa tanti malati possono essere curati.
Sì, l’Africa sta cambiando. Nonostante la fame, le carestie, le grandi epidemie, la vita media degli africani si allunga, ed emerge nelle società africane una figura nuova, quella dell’anziano. Grazie a migliori condizioni di vita, molti raggiungono età un tempo insperate.  Spesso vivono in difficili condizioni di vita, nella maggior parte dei casi non sono più in grado di lavorare, non percepiscono una pensione e spesso non hanno neanche il cibo sufficiente per vivere. Nell’immaginario collettivo, si diffonde l’idea che sia l'esercizio della stregoneria a consentire ad alcuni di invecchiare mentre tanti giovani muoiono troppo presto. Accade così che gli anziani siano vittime della superstizione o delle tradizioni locali, a volte disumane. Oggi la Comunità in Africa, si prende cura di centinaia di anziani, per i quali le visite degli amici più giovani sono davvero la salvezza. Gli amici della Comunità, in questi anni, hanno ricostruito la casa a molti di loro, portando spesso anche abiti e cibo. Molti giovani africani della Comunità si mettono al loro fianco per proteggerli dalla violenza crescente e per testimoniare il valore della vita anche quando essa è in declino.  Inoltre sollecitano i governi ad occuparsi di loro. 
Cosa vuol dire oggi, essere cristiani in Africa? Per la Comunità di Sant’Egidio è testimonianza del valore della vita umana in qualsiasi condizione, è difenderla. E’ comunicare una sensibilità per la vita che si fa aiuto concreto e cambia la vita di tanti, è non accettare la negazione del diritto alla vita ma riaffermarlo come un diritto riconosciuto universalmente. Per questo anche l'abolizione della pena di morte e l’umanizzazione della giustizia, le campagne contro il linciaggio sono una grande sfida della Comunità in numerosi paesi in Africa. Dalla seconda metà degli Anni Novanta la battaglia contro la pena di morte è diventata uno dei terreni d’impegno globale della comunità di Sant’Egidio. Questa battaglia, ha incontrato una disponibilità al dialogo di molti governi africani che ha prodotto l’abolizione della pena di morte in Tunisia, in Togo, nel Gabon, in Benin.  Oggi l’Africa si avvia a divenire il secondo continente, dopo l’’Europa, senza la pena di morte.
Oggi si avverte una nuova "agitazione per l'Africa", per sfruttare al massimo le sue risorse naturali, lasciandola più povera di prima. Ma l’Africa non è solo un giacimento a cielo aperto, un grande mercato, ma è ricca di risorse umane, di giovani, che sono un valore inestimabile.
Questi giovani della globalizzazione sono assetati di futuro.
L'Africa è il grande Sud dell'Europa, l'Africa fa parte del futuro dell’Europa.Oggi c’è bisogno di nuovo pensiero euro-africano capace di comunicare un’anima, dei valori cristiani, la pace, il dialogo, il vivere insieme. Il valore della solidarietà e del bene comune.  La via della Comunità di Sant’Egidio, amore per i più deboli, diventa anche un’offerta culturale in tempi di sbandamento e spaesamento, nel grande mondo della globalizzazione.
Propone la gratuità del non vivere solo per se stessi, per costruire società africane più giuste e più umane. Oggi le voci belle e di speranza che arrivano dai tanti membri di Sant’Egidio in Africa, ci svelano il volto nuovo di un continente, ci mostrano la realtà di uomini e donne africane che amano i loro paesi, non fuggono, ma si impegnano per cambiarli. E’ la nostra scelta e il nostro segreto, quello cioè di non difenderci gli uni dagli altri ma piuttosto di vivere insieme.  Uomini e donne che prendono sul serio il loro essere cristiani, cambiando se stessi e la storia dei propri paesi.