15 Ottobre 2018 16:30 | Sala Bolognini

Discorso di Jacques Mourad



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Jacques Mourad

Arcivescovo siro-cattolico, Siria
 biografia
Sono padre Jacques Mourad, monaco della comunità di Deir Mar Musa Al-Habashi e prete della diocesi Siro-Cattolica di Homs Hama e Nabk. Sono stato parroco del monastero e della parrocchia di Mar Elian in Quaryatein in Siria.
    
Il ponte di pace
Un grido di speranza
   
Siamo tutti invitati a unificare le nostre esistenze umane attraverso la dimensione spirituale che è Una ovunque, in ogni persona creata a immagine di Dio.
Sappiamo bene quanto siamo tutti diversi e quanto ogni religione o gruppo etnico finisca per cercare lo scontro con gli altri. Ognuno pensa di detenere la verità ... che è bene, ma la verità è nel cuore di Dio.
Ogni religione, ogni comunità, è invitata a vivere nella verità.
È proprio da qui che possiamo iniziare a realizzare questo ponte. Da un nuovo atteggiamento, un nuovo sguardo, un nuovo pensiero, perché siamo Uno.
Le nostre differenze, le nostre peculiarità, sono una ricchezza, dovrebbero essere generatrici di un’armonia nella diversità e malgrado la molteplicità delle nostre differenze a tutti i livelli delle nostre esistenze.
   
Ma il punto è: perché vogliamo costruire un ponte di Pace, e in che modo?
È questa la soluzione per arrivare ad un mondo migliore?
Inizierò con l'esperienza della nostra comunità monastica di Mar Moussa in Siria, il nostro paese, e con la sua vocazione al dialogo avviato con i musulmani. Con questo popolo abituato dalla notte dei tempi a visitare i luoghi sacri cristiani. 
I musulmani hanno ripreso a visitare il nostro monastero del VI secolo, abbandonato da quasi 300 anni, nel 1991, all'inizio della nostra vita in questo luogo.
La nostra vocazione è stata dedicata a tre pilastri, inscindibili e interdipendenti:
1- La preghiera.
2- L’ospitalità.
3- Il lavoro manuale.
 
La preghiera, pur restando preghiera, è il fondamento su cui poggia l'ospitalità, e il lavoro manuale,  oltre ad essere esso stesso preghiera, ne accresce l'azione. È l'esperienza giusta da cui tutto scaturisce.
Questa chiamata che abbiamo sentito fin dall'inizio della nostra vita comunitaria è una benedizione della Vergine Maria sulla nostra vita monastica.
Vorrei concentrarmi ora sull'ospitalità. Con l'immagine di Abramo, il patriarca che visse nel deserto e che accolse tre stranieri sotto la quercia di Mamre dove li ricevette con gioia e umiltà, lavando loro i piedi, sacrificando un agnello per dar loro da mangiare.
Gli aspetti importanti per comprendere l’ospitalità sono:
1. Ricevere gli ospiti come se fossero a casa loro.
2. Offrire gratuitamente quanto abbiamo: il nostro tempo, il nostro cibo, l'alloggio.
3. Condividere il nostro tempo con loro e viverlo come meditazione; a immagine di Dio che ci riceve ogni giorno nella sua grande misericordia.
4. Ricordare che su questa terra siamo tutti ospiti che aspettano il giorno del Signore allorché il nostro paese, la Siria, accoglierà finalmente, come ha sempre fatto, ogni persona, come figli e figlie di un unico Padre celeste, tornando ad essere un ponte conviviale tra le nazioni.
Come è sempre stato da secoli.
5. La condivisione della parola di Dio è la nostra caratteristica. Fa parte della nostra Ospitalità. Tutti i nostri monasteri racchiudono questa dimensione spirituale che ci permette di vivere la parola di Dio in una condivisione spirituale e catechetica ...
Questa è la grazia dei nostri luoghi sacri: Mar Moussa a Nabek, o Mar Elian in Quaryatein in Siria che risale al V secolo, o Maryam Aladra a Sulaymānīyah nel Kurdistan iracheno che risale al 1862, così come la nostra presenza nel monastero di San Salvatore a Cori, nella diocesi di Latina in Italia.
A Mar Moussa, la chiesa ha meravigliosi affreschi che rappresentano la speranza del mondo celeste: nell'abside la Vergine Maria è circondata da Padri della Chiesa, martiri, santi, davanti al famoso affresco sul giudizio finale e corredata da altri affreschi. 
A Mar Elian c'era la tomba di San Giuliano di Edessa, o San Giuliano il Vecchio. Musulmani e cristiani ci venivano per visitare il santo nella sua tomba. Accendevano candele e pregavano Dio di ascoltare le proprie preghiere e suppliche. Dico (ci venivano) perché tutto è stato distrutto nel 2015.
A Deir Maryam Aladra la chiesa, che in altri momenti è stata la parrocchia del quartiere, è visitata anche da molti musulmani della regione. 
Noi perseguiamo questa particolare peculiarità dell'ospitalità piena e completa per la posizione geografica e storica del nostro paese, in ciascuno dei nostri monasteri, piccoli ponti concreti di ciò che è stato vissuto in Siria, come testimonia l'archeologia.
A Doura-Europos, ci sono una ventina di templi di diverse religioni in una piccola città nel deserto, vicino all'Eufrate.
Un esempio tra molti altri.
 
Oggi  « il nostro mondo è a rischio di una terza guerra mondiale », ha ammonito papa Francesco.
Ciò che sta accadendo in Siria dal 2011, così come in altri paesi del Sud del nostro mondo, è una crisi umanitaria di cui l'Europa tocca solo la coda attraverso i gruppi di migranti che arrivano via mare ... In questa occasione, estendo i miei rispetti a tutte le organizzazioni che li aiutano. In particolare la comunità di Sant'Egidio con i corridoi umanitari che salvano vite e permettono ai rifugiati di lasciare i campi del Libano, dove a causa di problemi politici, si trovano in stato di sofferenza insopportabile.
Alcuni pregiudizi prevalgono ancora nella memoria del popolo libanese riguardo al popolo siriano, rispetto alla guerra passata, impedendo il giusto atteggiamento.
Lo stesso vale per altri campi profughi in altri paesi, inclusa la stessa Siria. Le informazioni che detengo su questo tema provengono da testimonianze attendibili perché dirette e vissute.
Vorrei sottolineare la differenza che occorre stabilire anche con le reti come Sant'Egidio e l'importanza delle iniziative cittadine e locali. Questa differenza è: la creazione di accoglienze possibili e di inserimento reale, che spingano le istituzioni e i governi ad agire.
Vorrei anche sottolineare come la Chiesa non abbia svolto un ruolo evangelico onesto con i rifugiati, e ugualmente nei confronti dei cristiani siriani, avrebbe dovuto e dovrebbe impedire loro di emigrare sempre e molto più lontano. Deve piuttosto impegnarsi con maggior fermezza in soluzioni a lungo termine e assumere posizioni più decise sulle cause profonde dell'immigrazione, consentendo in tal modo di porre fine al reale disegno di svuotare il Medio Oriente dai cristiani, rimuovendo così le sue origini cristiane.
Siamo feriti dal silenzio del mondo su ciò che sta accadendo nel nostro paese, la Siria, lo Yemen, in molti paesi africani e in Sud America…
Alcuni paesi europei fanno molto... ma purtroppo non è abbastanza. Occorrerebbero iniziative più forti, coraggiose e libere che difendano le leggi umane per vincere questo male che cresce ogni giorno di più nel nostro mondo.
 
Fate attenzione: la pubblicità sulla crisi dei migranti che si sta diffondendo in Europa e in tutti i paesi ricchi e confortevoli... nasconde i veri interessi di questi paesi che cercano di aumentare senza fine la propria ricchezza con qualsiasi mezzo.
La popolazione di questi paesi non ne è forse a conoscenza? Francamente, ne dubito.
Occorre «fermare l’aumento di questa corsa alle ricchezze, smettere di coprirvi gli occhi di fronte a quanto sta accadendo dall'altra parte del Mediterraneo, smetterla di credere ad alcuni media usati dai politici per definire religiosi questi conflitti e questo invocando false ragioni religiose di vasta portata, suscitando e promuovendo la paura nel nostro mondo».
Quando in realtà si tratta di pericolosi conflitti economici strumentalizzati.
 
Altri usano termini forti, veri ma incompleti come «la persecuzione dei cristiani del Medio Oriente» usata da alcuni per giustificare il male estremo arrecato ad altri, in particolare ai musulmani sunniti. Fuggendo così la propria diretta responsabilità analogamente a quella della presenza storica dei cristiani nella loro terra di origine.
Lì, dove furono chiamati per la prima volta: «Cristiani». 
Ciò che stiamo vivendo oggi: questo silenzio, questa manipolazione, che non riesco a pensare inconsapevole, in vista della profusione delle opportunità di comunicazione, è insopportabile.
 
La missione della chiesa oggi, il suo compito è quello di stabilire un progetto necessario per il nostro tempo, la realizzazione della strada di pace, il Ponte, per uscire dal vortice degli interessi economici, da questa corsa alle ricchezze, al potere, alla superiorità ad ogni costo; che ha come conseguenza l'impedimento cruciale dello sviluppo di questi paesi in piena crisi della domanda di libertà.
L'evidente mancanza di responsabilità globale nei confronti di questi popoli rende tutti gli sforzi, delle persone e delle comunità ad aiutarli a svilupparsi, più difficili o addirittura impossibili.
La Chiesa non può eludere la responsabilità di aiutare, di sostenere, tutti i popoli che cercano e chiedono ciò che spetta loro di diritto: la libertà. Deve continuare ad aiutarli a costruire la loro libertà nei confronti delle autorità totalitarie che hanno diviso il mondo e che sono sostenute dalla comunità dei paesi ricchi e potenti.
Condivido con voi questo incontro per la realizzazione del ponte di pace che richiede a tutti noi un’iniziativa autentica profonda, libera e concreta, dalla realtà sul campo che ho vissuto, ma anche da un messaggio ricevuto durante la messa di Pasqua 2016 , la prima Pasqua dopo il mio ritorno alla libertà.
Questo messaggio ha risposto a una domanda che mi ponevo nel mio cuore rattristato, sull'assenza del mio fratello Paolo Dall'Oglio e di molte persone.
La domanda era: come posso arrivare alla risurrezione?
La risposta che mi è stata data: è che il nostro mondo ha bisogno di una rivoluzione mondiale contro la fabbricazione di armi e la creazione di guerre causate dalla cupidigia e dall'avidità umana.
Il nostro mondo ha bisogno di essere salvato. Siamo a un bivio. È nostro dovere oggi. 
Grazie…