Il Re Davide scrive nei suoi Salmi (il 29): “Il Signore benedirà il suo popolo con la pace”; e sta scritto: “il Signore mantiene la pace nell’alto dei cieli” (Giobbe, 25); e: “Egli realizzerà la pace” (Isaia 27); i rabbi, i maestri, hanno aggiunto all’ultima frase: “su di noi e su tutta Israele”.
È ben noto come nell’Ebraismo la pace sia la cosa più importante e più nobile.
Come i nostri rabbi ci hanno insegnato: “il Signore non ha trovato altro recipiente contenente una benedizione per Israele, se non la pace” (Ukatzin, 3).
Abbiamo forse bisogno di comprendere e spiegare quale sia la virtù della pace e cosa sia la pace stessa?
La questione si spiega come segue: la Pace unisce due opposti – in accordo con la spiegazione che i nostri saggi danno del versetto “il Signore mantiene la pace nell’alto dei cieli”, significando ciò nell’alto dei cieli, perché sono l’angelo, che venne creato dal fuoco, e il cielo, che è creato dall’acqua, a costituire due opposti, in quanto l’acqua spegne il fuoco; e il Signore stabilisce la pace tra di essi e li unisce uno all’altro, così che vi è armonia tra i corpi celesti, i quali svolgono il proprio compito senza lotte e senza guerre.
Sappiamo che la pace può essere espressa in molti contesti ed in forme differenti. C’è la pace tra fratelli, tra amici, tra marito e moglie e, naturalmente, tra nazioni e paesi. Nella sua preghiera al Signore, il Re Davide domanda la pace nella forma in cui il Signore la compie nell’alto dei cieli – come abbiamo spiegato prima –, quindi la pace si dovrebbe stabilire tra noi e tra gli opposti cosicché la differenza tra le persone e le opinioni si risolverà nella pace e nell’amore, in modo che le differenze non si ripercuotano sulle relazioni personali tra le persone e tra i popoli.
È ben noto come, nell’Ebraismo, la pace accompagni la persona in tutte le tre preghiere quotidiane - al mattino, a mezzogiorno e alla sera - in tutte le preghiere viene chiesta la benedizione che la “pace venga su noi e su tutta Israele”, come accade anche nella conclusione della preghiera del Kaddish, recitata diverse volte al giorno. Nella benedizione biblica impartita quotidianamente alla comunità dai Kohanim (sacerdoti) nella terra di Israele, si legge:
“Il Signore ti benedica e ti custodisca. Faccia splendere su di te il Suo volto e ti conceda grazia. Il Signore rivolga su di te il Suo volto e ti conceda pace”.
Uno dei grandi commentatori, il “santo Ohr ha-Chaim”, aggiunge che la pace è il contrario della separazione e che la pace è niente meno che il fondamento del mondo e quando il Signore benedice Israele con la pace e pone il Suo nome su di esso, il popolo di Israele sorge e Israele forma una cosa sola col suo Padre nei cieli.
Quindi, la pace è un’espressione dell’integralità della vita, non solo della pace stessa; e quando non c’è pace, ciò non costituisce solo il problema personale di chi non vive in pace con altri. La mancanza di pace è un gravoso problema personale. Le persone in conflitto non perdono solo la gioia che potrebbero avere dalla vita, ma anche la capacità di godere delle altre cose belle che la vita procura loro. Le persone in conflitto non perdono solo la gioia che potrebbero avere dalla vita, ma anche la capacità di godere delle altre cose belle che la vita procura loro.
Perché quelli che non vivono in pace perdono la benedizione del Creatore “che mantiene la pace nell’alto dei cieli”? Perché la pace è condizione necessaria per vivere bene?
La risposta è:
Quando c’è pace, quando ognuno è capace di limitarsi in rapporto all’altro e di riconoscere agli altri il proprio spazio vitale; solo allora noi avvertiamo di essere come una cosa sola, pertanto fungiamo da “strumento” del Creatore, il cui nome è “Shalom”, pace. Ed allora la vita è migliore. La pace è quindi una condizione essenziale per una migliore e più salubre qualità della vita.
Per rendere più facile la vita, è importante sapere che la pace non esige pieno accordo su qualsiasi tema. Niente affatto.
La pace non richiede di rinunciare a princìpi, credenze od opinioni. Agli occhi dell’Ebraismo, la pace è una condizione in cui le persone sono convinte che si possa vivere in unità, anche se non si è d’accordo su nulla. La pace in tal modo è risorsa preziosa nell’ambiente dove si vive e chiunque viva nella pace ha molto da offrire. E concluderò con un meraviglioso pensiero ebraico:
nell’articolazione della preghiera ebraica, la maggior parte della preghiera assume la forma dell’“Amidah”, durante la quale un ebreo è in piedi e dialoga sottovoce con il suo Creatore. Gli rende lode, grazie e prega per il futuro. Questa preghiera contiene richieste di vario genere che riguardano l’intera vita umana.
La preghiera si chiude con la seguente richiesta: “Egli, che mantiene la pace nell’alto dei cieli, doni pace a noi e a tutta Israele”. La ragione è che, se anche tutte le nostre richieste venissero soddisfatte, ma non avessimo la pace, non saremmo in grado di portare a compimento tutto il bene. C’è un’interessante usanza, che eseguiamo prima della preghiera per la pace: facciamo tre passi indietro. La ragione di questo è che, affinché la pace prevalga, noi dobbiamo riconoscere alle persone intorno a noi la loro unicità, e dovremmo accettare che le persone intorno a noi necessitano del proprio spazio vitale e di poter esprimere se stessi. Per questo facciamo un passo indietro, per fare spazio agli altri.
Quando saremo in grado di vivere secondo i canoni della pace e della fraternità, le nostre vite appariranno completamente differenti, migliori, più sane e più felici.
Grazie.