Nel Marocco, poche settimane dopo aver firmato, insieme al Grande Imam del Cairo, il Documento sulla Fratellanza Umana, Francesco disse ai giovani che era stato un grande sogno che aveva avuto con un amico. L’amico era lo Sceicco Al-Tyeb con cui si era sviluppata una calorosa relazione, soprattutto durante la visita papale in Egitto in Aprile 2017.
Fu un momento storico fondamentale. Francesco firmò il Documento sulla Fratellanza Umana per la pace mondiale e la convivenza comune il 4 febbraio ad Abu Dhabi, nell’800-esimo anniversario della visita di San Francesco di Assisi al sultano al-Malik al Kamil. Quell’incontro a Damietta nel 2019 è diventato un’icona delle possibilità di superare i muri della diffidenza religiosa. Come Francesco allora attraversò le linee dell’armata crociata per essere coraggiosamente ospitato dal sultano, così Papa Francesco e lo Sceicco Al-Tyeb hanno sfidato i fondamentalisti e i trialisti presenti in ogni religione per costruire una relazione che ha cambiato entrambi.
Il documento era un notevole passo avanti, non solo per il dialogo tra cattolici e musulmani, ma per la costruzione della pace nel mondo in un tempo difficile fatto di polarizzazioni. In una recente intervista con Crux, il vecchio amico di papa Francesco dai giorni di Buenos Aires, il Rabbino Abraham Skorka, ha detto che la Dichiarazione ha il potenziale di trasformare il dialogo Cristiano-musulmano nello stesso modo in cui Nostra Aetate ha cambiato le relazioni Ebraico-Cristiane. Il Papa stesso ha detto che il documento “ha scritto una nuova pagina nella storia del dialogo tra Cristianesimo e Islam e nell’impegno di promuovere la pace nel mondo sulla base della comune fratellanza”.
Le 12 tesi o preposizioni che vi sono contenute impegnano le due maggiori fedi del mondo sulla strada di un futuro post-liberale, post-globalizzato, ma plasmato a partire da una spiritualità e da una fraternità piuttosto che da politiche identitarie e tribali. Le sue origini si possono rintracciare in quanto Francesco ha notato nella Laudato Si’, ossia che la maggior parte degli abitanti del pianeta si dichiara credente, e questo dovrebbe spingere le religioni ad entrare in dialogo tra loro; questo dialogo dovrebbe essere orientato alla cura della natura, alla difesa dei poveri, alla costruzione di una rete di rispetto e di fraternità” [LS 201].
Abu dhabi è un tentativo di creare un contro-movimento alla costruzione di muri, forze che stanno prendendo piede nel mondo sostenute da una polarizzazione diabolica.
Alcune settimane prima di visitare gli EAU, Francesco ha pronunciato un discorso a New York sullo stato del mondo, che rivela le sue preoccupazioni per quello che egli chiama “i tentativi di fomentare ostilità tra Musulmani e Cristiani”. Il circolo viziosi della polarizzazione era chiaro: attentati omicidi da parte di Islamisti erano sfruttati dai populisti nazionalisti come giustificazione per chiudere le porte ai migranti siriani per proteggere la civiltà cristiana, mentre gli islamisti sfruttavano l’indifferenza occidentale alla guerra in Siria o il dramma in Palestina per legittimare la guerra di terrore.
In ambedue i casi, le religioni ed i sentimenti religiosi venivano strumentalizzate nel nome di utopie nostalgiche, il califfato e la cristianità, per demonizzare l’altro – Cristiano o Musulmano. In un discorso ad Abu Dhabi, Francesco disse ad un’assemblea di 600 leader religiosi che occorreva prendersi le proprie responsabilità, chiarendo che se non si agiva insieme nessuno lo avrebbe fatto: “o costruiremo insieme l’avvenire o non ci sarà futuro”. Uomini religiosi devono ora farsi avanti, “contribuire attivamente a smilitarizzare il cuore dell’uomo”, approfondendo “la capacità di riconciliazione, la visione di speranza e gli itinerari concreti di pace”.
Il documento si apre in maniera coraggiosa, rendendo chiaro che la fratellanza è il frutto della fede in un Dio che è padre amorevole di tutti, ed è espressa dalla cura del creato e dal sostegno dato ai poveri.
Quello che segue è un segno del discernimento dei segni dei tempi.
Francesco ed Al Tayyeb vedono un deterioramento morale, insieme a progressi tecnici, un imbarbarimento delle coscienze umane ed un indebolirsi dei valori e della responsabilità spirituali, che portano all’estremismo, sia di tipo agnostico ed ideologico, che di tipo religioso fondamentalista. Vedono nazioni che si preparano alla guerra, mentre le risorse della terra sono monopolizzate da pochi, il pianeta viene distrutto e milioni muoiono di fame e di povertà.
E’ un mondo che alza la propria voce in cerca di un salvatore – affinché venga ripristinata la sovranità di Dio. Il regno di Dio è riassunto in una serie di 12 proposizioni che discendono da un’autentica comprensione della saggezza e volontà di Dio: libertà, diversità, giustizia basata sulla compassione, uguaglianza di diritti, dialogo, attenzione al povero e così via. E quindi, un condanna della guerra, del terrorismo, di atteggiamenti di odio, di discriminazione e esclusione.
Il documento ha ricevuto pochissima attenzione sulla stampa ed è stato criticato dai cattolici di destra per l’affermazione che “il pluralismo e la diversità di religioni” sono “volute da Dio nella sua saggezza”. Ma, come ha detto il Papa sull’aereo, questo non era più di quanto era già stato detto nella nostra Aetate. Il signore cerca l’unità, non l’uniformità; non ci può essere fratellanza senza libertà, ponti senza una distanza da attraversare.
Per questo, ad Abu Dhabi, Francesco ed Al-Tayeb hanno preso l’impegno, a nome di tutte le persone sinceramente religiose, di costruire la fraternità. Se è vero che la libertà e l’uguaglianza possono essere espressi in termini giuridici (ed infatti nel documento in questione questo avviene), la fraternità non può essere imposta dalla legge. La fraternità è un obbligo morale, non giuridico. E’ un dono, il risultato dell’apertura alla grazia di Dio che produce la conversione nel nostro modo di pensare.
Nella Evangelii Gaudium ci chiede di restare in contemplazione della città contemporanea, vedendo la dimora di Dio tra gli uomini, promuovendo la solidarietà tra le persone. Ci chiede di correre il rischio dell’incontro con il volto dell’altro, imparando a servire gli altri, a scoprire “una fraternità mistica, contemplativa, che sa guardare alla grandezza sacra del prossimo, che sa scoprire Dio in ogni essere umano” [EG 87-92].
Nella Evangelii Gaudium ci chiede di restare in contemplazione della città contemporanea, vedendo la dimora di Dio tra gli uomini, promuovendo la solidarietà tra le persone. Ci chiede di correre il rischio dell’incontro con il volto dell’altro, imparando a servire gli altri, a scoprire “una fraternità mistica, contemplativa, che sa guardare alla grandezza sacra del prossimo, che sa scoprire Dio in ogni essere umano” [EG 87-92].
Soprattutto egli chiede di servire i poveri. Come disse Francesco in un discorso nel Cile nel gennaio del 2018, “il problema non è dar da mangiare a chi è povero, o vestire chi è nudo, o visitare i malati, ma piuttosto riconoscere che il povero, chi è nudo, il malato, i prigionieri e chi è senza casa hanno la dignità di stare seduti alla nostra mensa, sentirsi ‘a casa’ tra di noi, sentirsi parte di una famiglia. Questo è un segno del Regno di Dio in mezzo a noi”.
La polarizzazione che si sta diffondendo nel mondo occidentale non è il risultato del nostro disaccordo ma della mancanza di fraternità. Solo la vera religione può far nascere questa fraternità, iniziando con sentirsi fratelli tra credenti. Il richiamo di Francesco alla fraternità è stato insistente sin dalle primissime parole al balcone di S. Pietro dopo la sue elezione quando ha pregato per il mondo “perché ci possa essere una grande spirito di fraternità”. Questo è il motivo perché la dichiarazione di Abu Dhabi è veramente importante. E’ lo spirito di fraternità che prende forma concreta. Un grande sogno di due amici che possiamo far diventare realtà.