17 Settembre 2019 10:00 | Sala Valle Inclán, Círculo de Bellas Artes
Intervento di Muhammad Khalid Masud
Gli attacchi ai luoghi di culto hanno una lunga storia; non che la storia possa giustificare il loro perdurare, ma voglio fare riferimento ad essa per esprimere la preoccupazione per la loro crescita nell’epoca moderna. È infatti oltraggioso, particolarmente oggi, mentre proclamiamo l’autonomia dell’io e la libertà di religione come gli obiettivi primari della modernità. È irritante che la nostra enfasi sulla guerra al terrorismo abbia soltanto accelerato l’odio ed il terrore contro la religione ed il pluralismo religioso.
Il Pew Research Centre, nel suo rapporto del 2016, ha osservato che gli attacchi ai luoghi di culto sono parte dell’insorgere di un sentimento globale antireligioso di individui e governi. Il rapporto ha riscontrato un aumento rilevante dei crimini di odio dal 2001. Nel 2007 il livello di ostilità sociale che coinvolge la religione era al 20%; nel 2016 era aumentato al 27%.
Gli attacchi alla moschea Al-Noor a Christchurch il 15 marzo del 2019, alle chiese di Colombo il 21 aprile e alla sinagoga Chabad di Poway il 27 aprile hanno portato le parti in causa a chiedersi che cosa stesse accadendo.
La CNN nell’ultima settimana di aprile ha trattato e discusso questi eventi con delle domande, come titolo di una nuova storia: “I musulmani e i cristiani sono in guerra? Crimini di odio nelle case dell’Amore? I luoghi di culto sono preoccupati: chi sarà il prossimo?
Il database sul terrorismo globale dell’Università del Maryland, (News 18, India) il 25 aprile ha riportato che il 24% di tutti gli attacchi terroristici a luoghi di culto nel mondo tra il 2000 e il 2017 è avvenuto nella regione dell’Asia meridionale. Si è osservato un aumento significativo continuativamente dal 2012, con una accelerazione nel 2011. Le moschee sono state i luoghi più attaccati ed il Pakistan il Paese più colpito in questa area. Solo negli USA i crimini di odio sono stati il 17% nel 2017. In Pakistan, un decennio di violenza settaria ha preceduto gli attacchi terroristici del 2001.
La CNN il 29 aprile ha analizzato il contesto sociopolitico ed ha osservato un movimento di suprematisti bianchi che come un cancro si espandeva negli USA e in altri Paesi sviluppati. Ci si preoccupava di non essere stati capaci neppure di riconoscere questo pericolo. Questi suprematisti vogliono mantenere il proprio paese puro e monolitico dal punto di vista religioso. Il suprematismo nazionalista esprime se stesso nella sua forma più pura e essenziale, contrastando ogni forma di pluralismo, incluso quello religioso.
E’ nel fallimento dello statalismo moderno contro il pluralismo, che la libertà, richiesta dal concetto di democrazia e autonomia dell’individuo, si sente limitata.
Devo congratularmi con la Comunità di sant’Egidio che tiene alto il vessillo della pace e che conduce le culture e le religioni al dialogo per affrontare questi temi cruciali. La Comunità ha negoziato con successo la pace tra varie comunità, religiose e culturali, in Asia, in Africa e in Europa tra il 1987 e il 2017.
Essa ha organizzato ogni anno, a partire dal 1986, conferenze internazionali molto apprezzate su diversi temi inerenti la pace.
Vorrei specialmente ricordare in questo contesto, il ruolo che la Comunità ha avuto in Mozambico come protagonista del processo di pace.
La Comunità di Sant’Egidio ha lavorato con perseveranza per quattro anni, dal 1988 al 1992 per mettere fine alla guerra in Mozambico che durava da 16 anni e a causa della quale erano morte più di un milione di persone. La Comunità finalmente riuscì finalmente ad invitare il Governo e i ribelli combattenti nella sede della Comunità stessa a Roma, per sottoscrivere un Accordo di Pace nel 1992 che mise fine a questa lunga guerra.
Quest’anno il tema “Pace senza confini” promuove un tema di discussione molto attuale mentre il mondo intero, o parte di esso, si muove verso il globalismo.
Buona parte dei problemi attuali sono sorti a causa dell’uno o dell’altro tipo di confine: fisico, immaginario, sociale, nazionalista e religioso. I confini diventano più problematici quando assumono lo status di segni ideologici e identitari, motivando così individui e gruppi ad attaccare luoghi di culto, che è poi il tema di questa conferenza.
Gli attacchi ai luoghi di culto rivelano la paura della religione, ma anche molto più. Svelano l’estremo odio ed un senso di profonda insicurezza nei confronti dei fedeli che si trovano in condizione di estrema vulnerabilità, nelle sinagoghe, nelle chiese o moschee, nei templi e in altri luoghi di culto.
Riporto le parole di Daniel Burke, redattore religioso della CNN, “circa la violenza nei luoghi sacri, c’è qualcosa che disturba in maniera unica …perché i santuari (templi, moschee, chiese) non sono solo luoghi consacrati. Sono sacri anche in un altro senso. I templi, le moschee e le chiese sono luoghi di rifugio dal mondo, luoghi in cui l’anima può cercare sicurezza, oasi di pace libere dall’odio.
Quando i credenti chinano il capo in preghiera, si rendono intenzionalmente vulnerabili. I loro pensieri si sintonizzano con l’eterno, non con i pericoli evidenti e attuali. Se, dopo questi implacabili attacchi, i luoghi di culto saranno circondati da filo spinato e sorvegliati da guardie armate, quel senso di santuario si perderà e non potrà più essere recuperato”.
Le domande del Corano: "And who does greater evil than he who bars God's places of worship, so that His Name be not rehearsed in them, and strives to destroy them?" Quran 2: 214.
Vorrei collegare gli attacchi ai luoghi di culto e il timore della religione nei nostri giorni, e l’odio, il terrorismo, il fondamentalismo e l’estremismo da una parte e dall’altra parte una crisi di identità molto seria. Essa è il prodotto del conflitto tra valori universali e prospettive locali egemoniche. Diversi pensatori avevano rilevato questo problema all’inizio del XX secolo e ci avevano messo in guardia circa la direzione che poteva prendere la crisi dell’identità nazionale.
A questo proposito, nel 1923 Muhammad Iqbal in India aveva scritto : “la crescita del nazionalismo territoriale, con la sua enfasi su quelle che sono chiamate le caratteristiche nazionali, ha piuttosto teso ad uccidere nell’arte e nella letteratura europea una componente umana più aperta” (Iqbal 112). Egli sosteneva: “così come il carattere universale delle verità scientifiche produce una vasta gamma dii culture scientifiche nazionali che nella loro totalità rappresentano la conoscenza umana, in maniera molto simile il carattere universale delle verità islamiche crea una molteplicità di ideali nazionali, morali e sociali.” La cultura moderna basata com’è sull’egoismo nazionale è soltanto un’altra forma di barbarie” (Iqbal 124). Sono certo che si riferisse all’ignoranza circa la diversità e il pluralismo.
Le guerre sono continuate, l’etnicismo si è trasformato in razzismo, le superpotenze reclamano eccezioni al concetto di leggi universali e internazionali. I valori religiosi, morali ed etici hanno perso la loro universalità. Ci muoviamo verso la globalizzazione e il pluralismo religioso, ma ogni ondata di globalismo ci sta portando a nuove espressioni di diversità e pluralismo.
Invece di apprezzarle, stiamo rispondendo alla globalizzazione con una reinterpretazione in termini egemonici.
Vedo gli attacchi a santuari, luoghi di pace, da parte di estremisti, terroristi, suprematisti, fondamentalisti come l’odio e la guerra contro la diversità ed il pluralismo religioso.
Puntare sul territorio, l’etnia, la lingua, la razza e le ideologie nazionaliste come segni di unità politica marginalizza le fraternità religiose.
In aggiunta a questa crisi ci sono le questioni delle minoranze religiose e dell’inquadramento legale del pluralismo. La situazione ha prodotto una crisi identitaria, che viene oggi chiamata “disturbo dissociativo dell’identità” C’è bisogno di curare coloro che soffrono di questo malattia.
L’odio contro la religione è la conseguenza di tutti questi sviluppi che reclamano un’urgente attenzione. La strada che si apre davanti a noi si fonda sui valori universali della pace, non sulla guerra; sulla cooperazione e non sull’egemonia. Dobbiamo promuovere il dialogo interreligioso per rispettare il pluralismo religioso. Abbiamo bisogno di una etica globale di universalità, attenzione, responsabilità, e gentilezza. Dobbiamo avere stima delle differenze e della dignità umana.
Lasciate che concluda con la preghiera, con le parole di Abramo pronunciate dopo aver costruito il santuario della Ka’aba alla Mecca diversi secoli fa “Signore! Fa di questo Paese una contrada sicura e provvedi di frutti la sua gente, quelli di loro che avranno creduto in Allah e nell’Ultimo Giorno (Corano, 2: 126)
Così sia.