16 Settembre 2019 10:00 | Sala Ramón Gómez de la Serna, Círculo de Bellas Artes
Intervento di Markus Dröge
I.
Vengo da Berlino. In quest’anno, a novembre, celebreremo i 30 anni dalla rivoluzione pacifica e dalla caduta del muro di Berlino. Trovandoci tra l’Europa dell’Est e quella dell’Ovest, l’unità e la riconciliazione dell’Europa sono molto importanti per noi. Abbiamo molti rapporti di collaborazione con le Chiese dell’Europa dell’Est e dell’Ovest. E quindi la mia domanda è: Qual è il contributo – o meglio: quale dovrebbe essere il contributo – delle Chiese al progetto europeo nella situazione attuale?
Vorrei iniziare il mio intervento citando due tedeschi famosi: un filosofo e sociologo, ed un teologo.
Il filosofo e sociologo in questione è Jürgen Habermas. Secondo lui , il significato e il compito dell’Europa scaturisce dalla sua esperienza storica, ed è quello di mantenere viva una visione di pace per il mondo, cercando, in maniera non violenta, i sentieri verso la pace. Seguendo la tradizione dell’illuminismo, la sua visione per giungere alla mondiale include tre aspetti:
1. La pace mondiale è legata ai diritti umani.
2. Il percorso che porta alla pace esclude la legittimazione della violenza.
3. Le Nazioni Unite, le sue istituzioni e le sue convenzioni devono essere rispettate.
Mano a mano, il dialogo creerà regioni pacificate, attraverso negoziati ed accordi. Egli considera come compito dell’Europa quello di stabilire una di tali regioni pacificate, che serva di esempio per il mondo.
II.
Il teologo tedesco che vorrei menzionare è Jürgen Moltmann. Con la sua Teologia della Speranza egli, fin dagli anni ’60, ha spinto il cristianesimo in tutto il mondo ad evocare la giustizia, la pace e l’integrità della creazione. Jürgen Moltmann considera molto critica la situazione in Europa. Già nel 2005 scrisse, in un opera poetica:
“La democrazia ed i diritti umani si sono diffusi nel mondo a partire dall’Europa, il liberalismo ed il socialismo si diffondono nel mondo a partire dall’Europa. Le scintille di speranza di un futuro comune nel mondo dei popoli vengono dall’Europa. Ed oggi? Non abbiamo nessuna novità?”
“Il fuoco dell’entusiasmo si è consumato… Lo scetticismo e la melanconia si diffondono e fanno sembrare l’Europa vecchia e grigia… Le grandi passioni per un futuro migliore sono svanite”.
Tuttavia, non dovremmo rinunciare alla speranza per l’Europa:
“Se l’Europa vuole trovare un futuro e deve avere un ruolo nel mondo, questo continente con la sua cultura, la sua politica, la sua economia e il suo ordine sociale dovranno rinascere e trovare nuova vita a partire dallo spirito della sua speranza iniziale.”
Egli conclude con una prospettiva positiva: “A partire dallo spirito di questa speranza, l’Europa rinascerà e troverà il suo ruolo nel mondo”.
III.
Penso che Jürgen Habermas e Jürgen Moltmann abbiano conservato una visione profonda. Essi ricordano all’Europa delle speranze contenute nella tradizione europea, e delle promesse non mantenute.
Rimane il fatto che molte persone siano dell’avviso che non abbiamo una narrazione nuova e coerente per il futuro dell’Europa, che possa motivare la gente a guardare in avanti con speranza e promuovere la pace. Se questo è vero, dobbiamo mantenere vive le antiche promesse di speranza. Questa è saggezza biblica! Noi evochiamo le promesse e preghiamo Dio affinché Egli se ne ricordi e ci riveli nuovi percorsi di pace e giustizia.
E qual è il compito della Chiesa?
Vorrei illustrare il contributo delle Chiese Cristiane in Europa ricordandovi di un documento di speranza che la cristianità europea ha formulato nel 2001: la Charta Oecumenica. Chiese europee di confessione diversa hanno formulato questa carta. Hanno espresso un obiettivo comune, e vi hanno aggiunto un insieme di punti di accordo. Quali sono le principali richieste della Charta Oecumenica? Vorrei menzionare cinque punti:
1. Contribuire a plasmare l’Europa
Firmando la carta, le Chiese europee si sono impegnate a promuovere “l’unificazione del continente europeo” ed a “rafforzare la responsabilità dell’Europa nei confronti dell’intera umanità, in particolare verso i poveri di tutto il mondo” (linea guida 7).
2. Ricordarci della storia della nostra colpa come un elemento della cultura europea
La carta mette in evidenza la storia della colpa nella cristianità europea. Essa menziona esplicitamente gli scismi, le ostilità e le guerre, come anche l’abuso della fede e delle chiese in favore di interessi politici, che “hanno gravemente nuociuto alla credibilità della testimonianza cristiana” (linea guida 3). Di conseguenza, la Chiesa di Gesù Cristo ha il compito di preservare la cultura della memoria come parte della cultura dell’Europa.
3. Impegnarci a favore della pari dignità di tutti gli esseri umani ed al dialogo interreligioso
Firmando la carta, le Chiese europee si sono impegnate a “resistere ad ogni tentativo di strumentalizzare la religione e la Chiesa a fini etnici e nazionalistici” (linea guida 7). Le chiese ritengono sia loro compito “assumersi congiuntamente il servizio della riconciliazione anche per i popoli e le culture” (linea guida 8). Esse sostengono “l’assoluta eguaglianza di valore di ogni essere umano”. Esse vogliono “intensificare a tutti i livelli l’incontro tra cristiani e musulmani”, ad “incontrare i musulmani con un atteggiamento di stima” e a “operare insieme ai musulmani su temi di comune interesse” (linea guida 11). Esse sanno che “la pluralità di convinzioni religiose, di visioni del mondo e di forme di vita è divenuta un tratto caratterizzante la cultura europea” (linea guida 12).
4. Alzarsi in difesa di rifugiati e migranti
Firmando la carta, le Chiese europee hanno espresso la loro intenzione a “contribuire insieme affinché venga concessa una accoglienza umana e dignitosa a donne e uomini migranti, ai profughi ed a chi cerca asilo in Europa” (linea guida 8).
5. Impegnarsi per la salvaguardia dell’ambiente, in quanto creazione di Dio
Firmando la carta, le Chiese si sono impegnate a spendersi in favore dell’integrità della Creazione, perché esse vedono con apprensione come “i beni della terra vengono sfruttati senza tener conto del loro valore intrinseco, senza considerazione per la loro limitatezza e senza riguardo per il bene delle generazioni future" (linea guida 9). La Chiesa di Gesù Cristo alza la voce in difesa della creazione di Dio, anche e particolarmente per il bene degli esseri umani in altre parti del mondo a cui tocca soffrire più di noi europei dal disastroso cambiamento climatico.
Il documento Charta Oecumenica ha 18 anni. Ma penso che sia ora il momento storico per ricordare alla cristianità europea di queste linee guida, in una situazione dove, all’interno delle Chiese europee si possono anche sentire voci nazionalistiche.
IV.
Qual è la “necessità dell’Europa”?
L’Europa ha una particolare tradizione di speranza che finora non ha trovato un’espressione definitiva. L’Europa deve introdurre questa tradizione come suo contributo per un futuro pacifico per l’intera famiglia umana. L’Europa è capace di guardare in avanti, e lo dovrebbe fare, cercando di stabilire la pace all’interno della propria regione. A questo scopo, il progetto europeo dev’essere continuato con enfasi. Le Chiese devono contribuire a questo progetto con la loro missione, la loro etica e la loro vita spirituale.