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Jean-Baptiste De Franssu

President of the Collège des Bernardins, France
 biography
Le disuguaglianze sono al centro di molti dibattiti in economia, poiché toccano direttamente la distribuzione della ricchezza, le opportunità, la giustizia sociale e l'ecologia. Sono sempre state presenti in ogni società e pongono interrogativi all'economia su diversi livelli. Ne citerò cinque:
 
1. Distribuzione della ricchezza: Le disuguaglianze sollevano la questione di come le risorse economiche – quali i redditi e il capitale - siano distribuite tra gli individui e le classi sociali. Una concentrazione eccessiva di ricchezza può ostacolare il consumo delle famiglie e rallentare la crescita economica.
 
2. Opportunità economiche: Le disuguaglianze possono limitare l'accesso alle opportunità per alcune fasce della popolazione. Ad esempio, un accesso diseguale all'istruzione o alla salute può ridurre la produttività complessiva e aggravare le disparità di reddito a lungo termine.
 
3. Crescita e sviluppo: Un'economia caratterizzata da disuguaglianze significative può sperimentare una crescita meno inclusiva. Le disuguaglianze possono frenare la crescita riducendo la domanda interna, poiché una grande parte dei redditi è concentrata nelle mani dei più ricchi, che hanno una propensione al consumo più bassa.
 
4. Stabilità sociale: Le disuguaglianze economiche possono anche portare a tensioni sociali, fino a crisi politiche ed economiche. Un sentimento di ingiustizia legato alla concentrazione delle ricchezze può creare movimenti di contestazione e indebolire la coesione sociale, con conseguenze economiche negative (rivolte, instabilità politica, diminuzione degli investimenti).
 
5. Politiche pubbliche: L'economia deve anche interrogarsi sulle politiche che riducono o aggravano le disuguaglianze. I dibattiti attorno alla fiscalità (imposta progressiva, redistribuzione del reddito), al salario minimo o ai sistemi di sicurezza sociale sono cruciali per comprendere come gli Stati possano agire per ridurre le disparità economiche.
 
Così dice il Vangelo di Marco: «I poveri li avrete sempre con voi» (Mc 14, 7). Ricordiamo che Gesù pronunciò queste parole durante un banchetto a Betania, nella casa di un certo Simone, detto "il lebbroso", qualche giorno prima della Pasqua. Come racconta l’evangelista, una donna era entrata con un vaso di alabastro pieno di un profumo molto prezioso e lo aveva versato sulla testa di Gesù. Questo gesto aveva suscitato grande stupore. Allo stesso tempo, in Luca (Luca 6,20) possiamo leggere: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio!». Papa Francesco offre alcune riflessioni alla luce di queste due citazioni: come possiamo dare una risposta tangibile ai milioni di poveri che spesso trovano come unica risposta l’indifferenza, se non addirittura l’aggressività? Quale percorso di giustizia bisogna intraprendere affinché le disuguaglianze sociali possano essere superate e la dignità umana, così spesso calpestata, possa essere ristabilita? È quindi essenziale attuare processi di sviluppo che valorizzino le capacità di tutti, affinché la complementarità delle competenze e la diversità dei ruoli conducano a una risorsa comune di partecipazione.
Le sue parole «I poveri li avrete sempre con voi» indicano anche questo, aggiunge il Santo Padre: la loro presenza tra noi è costante, ma non deve portare a un’abitudine che diventi indifferenza; deve invece coinvolgerci in una condivisione di vita che non ammette deleghe. Sembra prendere piede la concezione secondo cui i poveri non solo sono responsabili della loro condizione, ma costituiscono anche un onere intollerabile per un sistema economico che pone al centro gli interessi di alcune categorie privilegiate. Un mercato che ignora o seleziona i principi etici crea condizioni disumane che colpiscono persone già in situazioni precarie. Si assiste così alla creazione di nuove sacche di miseria ed esclusione, prodotte da attori economici e finanziari senza scrupoli, privi di senso umanitario e di responsabilità sociale.
Durante il suo recente viaggio in Asia, e in occasione della sua visita a Singapore, il Papa ha ricordato che la crescita economica, quando è pensata, studiata e guidata da decisioni razionali ed equilibrate, può riuscire a coniugare giustizia sociale e bene comune, a condizione che l’alloggio, l’istruzione e un sistema sanitario funzionante siano parte integrante di questi progressi.
Nel mondo attuale, l'uomo più ricco del pianeta potrebbe presto «valere 1000 miliardi di euro» con un tasso di crescita storico della sua fortuna di oltre il 100% all’anno, ciò suscita interrogativi! Tanto più che un recente rapporto di OXFAM indica che probabilmente non si scenderà mai sotto i 700 milioni di persone nel mondo al di sotto della soglia di povertà e che il 50% della popolazione mondiale vive con meno di 6,5 euro al giorno.
La Chiesa cattolica interroga anche le economie dei paesi più ricchi sul problema del debito e delle disuguaglianze climatiche, che, come sappiamo, stanno assumendo un’ampiezza sempre maggiore.
I Vangeli invitano alla compassione e alla giustizia verso i poveri. Gesù valorizza i poveri, insegna l'umiltà e la carità, e critica la ricchezza eccessiva e l'ingiustizia sociale. Il messaggio evangelico invita a condividere, ad aiutare coloro che sono in difficoltà e a vedere i poveri non come persone da disprezzare, ma come persone degne di attenzione e amore.
Oltre a dare grande importanza ai poveri, ponendo la loro situazione come questione centrale, la Chiesa ha anche pubblicato i suoi insegnamenti sociali, raccolti in un insieme di testi denominati «Dottrina Sociale della Chiesa». In questo documento, la Chiesa promuove principi e valori per affrontare questa tensione storica tra disuguaglianze ed economia. È parte del lavoro del Collège des Bernardins riflettere su questi insegnamenti, condividerli e approfondire vie possibili per fornire soluzioni nell'ambito del suo polo di ricerca.
Il Collège lancerà nelle prossime settimane un centro di ricerca internazionale su ciò che si definisce Finanza Religiosa e, insieme ad altre religioni che si assoceranno a questa iniziativa, cercherà di capire come utilizzare i beni delle religioni per fornire risposte a queste disuguaglianze.
In sintesi, le disuguaglianze pongono una domanda fondamentale all'economia: come garantire una crescita sostenibile mantenendo una società giusta ed equa? In altre parole, l'economia è condannata a produrre disuguaglianza e ad accentuarla? Tuttavia, molti economisti tentano di bilanciare gli imperativi della crescita con la necessità di ridurre le disuguaglianze per evitare conseguenze sociali ed economiche negative, anche se i risultati non sono sempre all'altezza delle aspettative!
Ma senza etica e senza Fede, questo Dialogo tra disuguaglianze ed economia sarà più difficile.