23 Septiembre 2024 16:00 | Collège de France – Amphithéâtre Maurice Halbwachs
Intervento di Tsunekiyo Tanaka
Grazie per questa gentile introduzione. Sono Tsunekiyo Tanaka, il presidente di Jinja Honchō. Sono qui come rappresentante della tradizione religiosa autoctona del Giappone, Jinja Shinto. Oggi in Giappone ci sono circa 80.000 jinja, cioè spazi sacri dello Shintoismo. Jinja Honchō è un'organizzazione universale per i jinja e lavora giorno dopo giorno per preservare e trasmettere le nostre tradizioni, in particolare quelle religiose, alla generazione successiva. È un grande onore avere l’opportunità di parlare qui oggi.
Inoltre, vorrei esprimere il mio più profondo rispetto per la testimonianza della Comunità di Sant’Egidio. Sono lieto di potermi unire a tutti coloro che sono riuniti qui oggi con l’obiettivo comune di raggiungere la pace globale.
Negli ultimi anni, le regioni, da una parte all’altra del mondo, hanno assistito a temperature estreme, precipitazioni estreme, inondazioni e incendi boschivi con grande frequenza, e le persone hanno avvertito l’allarme di essere usciti dall’era del “riscaldamento globale” e già entrati nell’era “global boiling” (caldo torrido globale). Il Giappone non fa eccezione, con ondate di caldo straordinarie e inondazioni disastrose che si ripetono più volte ogni anno.
Io, oltre ad essere il presidente di Jinja Honchō, sono anche il sacerdote capo di Iwashimizu Hachimangū. Questo Jinja, dove i miei antenati hanno servito per generazioni, è stato, nel corso della storia, particolarmente venerato dai Tennō, gli imperatori del Giappone, come guardiano contro inondazioni, carestie ed epidemie. Il rispetto mostrato dai Tennō è stato secondo solo a quello mostrato nei confronti del jinja che custodisce il loro antenato, Ise Jingū, che è riconosciuto come meritevole di una reverenza diversa rispetto agli altri jinja del Giappone.
Pertanto, quando questi disastri naturali accadono proprio davanti ai miei occhi, provo un profondo senso di crisi. Perché ci siamo trovati in un tale stato? Non è questo il risultato dello sviluppo inutile ed eccessivo che abbiamo portato avanti nella nostra sfrenata ricerca della prosperità materiale? Lo spirito dello Shintoismo non può offrirci un suggerimento su come convivere con la natura di fronte alla crisi ambientale globale?
In tutto il Giappone si trovano molti jinja, i luoghi sacri dello Shintoismo, ma, come ho detto prima, uno di essi è sempre stato considerato particolarmente degno di rispetto. Questo è Ise Jingū, che consacra l'antenato della famiglia imperiale. A Ise Jingū, il ciclo di rituali viene eseguito ininterrottamente da due millenni. Tra questi rituali, il più grande è quello chiamato Shikinen Sengū. In questo rito, che si tiene ogni vent'anni, i santuari vengono ricostruiti e i kami, gli esseri sacri ivi custoditi, sono invitati a trasferirsi nelle nuove strutture.
Questo rituale ebbe inizio nel VII secolo e si tramanda da oltre 1.300 anni; non ha paralleli nel mondo. Nell'aprile di quest'anno sono iniziati formalmente i preparativi per il prossimo Shikinen Sengū e nel corso dei prossimi nove anni verranno preparati i nuovi santuari e i nuovi tesori sacri per i kami. Poiché i santuari di Ise Jingū sono costruiti in legno, sono necessarie grandi quantità di cipresso giapponese e altri legni, ma questo legname viene raccolto dalle montagne di proprietà di Jingū.
Così, Jingū, pensando al futuro Shikinen Sengū, pianta ogni anno alberi su queste montagne, per far crescere una bellissima foresta. L’abbondante acqua che scorre giù da queste montagne purifica i corpi e le anime di coloro che vengono per venerare i kami e nutre il riso e le verdure coltivate nei campi di Jingū. Questi prodotti vengono offerti ai kami ogni giorno, insieme al ringraziamento per queste benedizioni. Inoltre, il legname dei vecchi santuari, da cui i kami si sono trasferiti, non viene certamente buttato via. Viene invece utilizzato per costruire nuovi santuari a Jinja collegati a Jingū e per costruire le porte (torii gates) che delimitano l’accesso ai sacri recinti di Jingū.
Inoltre, il legname utilizzato per il “tori” viene riutilizzato ancora una volta nel successivo Shikinen Sengū, eretto ancora una volta in un luogo diverso. I materiali vengono riciclati molto accuratamente. Ancor prima che la parola “riciclare” fosse inventata, Jingū era l’incarnazione di una società ciclica sostenibile, parte del ciclo naturale. Questa organizzazione ciclica non è in alcun modo limitata al Jingū, ma è piuttosto saldamente radicata nelle tradizioni religiose che noi giapponesi abbiamo ereditato dai nostri antenati.
Fin dall'antichità i giapponesi hanno vissuto a stretto contatto con la natura, attraverso l'agricoltura e la pesca, e in particolare con la coltivazione del riso. La forza della natura, se da un lato apporta benedizioni alle persone, dall’altro mostra il suo lato feroce in caso di forti piogge e venti violenti. Le persone vedevano la presenza dei kami in questi fenomeni naturali contro i quali non potevano fare nulla. Inoltre, credevano che i kami vivessero nelle montagne e nei fiumi incontaminati, così come negli alberi, nelle rocce e in tutte le espressioni della natura.
Pertanto, i giapponesi si sono sempre considerati parte del mondo naturale e hanno mantenuto un cuore rispettoso, pieno di stupore per il grande potere della natura, e grato per le benedizioni che essa porta. La tradizione, costruita sulla base di questo atteggiamento di stupore e gratitudine verso la natura, costituisce l’essenza dello Jinja Shinto.
Attraverso questa visione caratteristica del sacro, i giapponesi hanno convissuto con la natura. Hanno accettato con gratitudine le benedizioni della natura e, in cambio, l’hanno amata e protetta. L'architettura tradizionale giapponese, come le strutture di Jingū, è fatta di legno e gli alberi per produrre quel legname vengono abbattuti in montagna. Quando quegli alberi vengono abbattuti, vengono offerte preghiere di ringraziamento ai kami delle montagne e degli alberi.
Questo atteggiamento porta le persone a salvaguardare le montagne e a piantare alberi dove li hanno abbattuti, lavorando per la rigenerazione del paesaggio. Nello Shintoismo si pensa che la preservazione delle montagne munifiche di doni sia egualmente collegata alla preservazione dei mari. Dalle montagne verdeggianti scorrono fiumi carichi di sostanze nutritive, che raggiungendo i mari ne alimentano la vita. Così i mari generosamente ci offrono le loro benedizioni. Abbiamo vissuto in questa armonia con la natura.
Inoltre, proprio come a Ise Jingū, i santuari della maggior parte dei jinja in Giappone sono circondati da boschi. Le loro dimensioni variano notevolmente, ma questi boschi fanno parte dei recinti sacri e sono chiamati “chinju no mori”. I giapponesi hanno così salvaguardato la bio diversità di ogni regione piantando alberi in queste foreste, allevandoli e curandoli. Ma i “chinju no mori” non sono solo un insieme di alberi.
Una vasta gamma di esseri viventi vive lì e anche le loro vite sono state preservate e tramandate. Dal momento che il “chinju no mori” è stato tramandato dai tempi dei nostri antenati fino ai giorni nostri, esso è diventato pertanto un sostegno spirituale per il popolo giapponese. Anche se il nostro modo di vivere è cambiato nel corso dei secoli, lo spirito di rispetto e di dipendenza verso la natura si è alimentato attraverso il nostro contatto con il “chinju no mori”.
Per i giapponesi, I “chinju no mori” sono sia luoghi in cui le persone possono riunirsi per rilassarsi, sia le case dei nostri cuori. In questo modo, dall'antichità fino ai giorni nostri, è stata trasmessa la visione della natura in cui natura e umanità convivono.
Cosi abbiamo sempre vissuto in un contesto di convivenza con la natura e i suoi cicli. Questo approccio a una società sostenibile all’interno della quale tutte le cose seguono un ciclo naturale, radicato nello Shintoismo, è uno stile di vita e un approccio al mondo sostenibile e può sicuramente aiutare il mondo a passare dall’attuale crisi ambientale a un futuro luminoso. Prego incessantemente affinché tutto ciò possa sostenere questa transizione superando i confini nazionali per raggiungere tanti popoli.
Inoltre, poiché anche il Giappone di oggi vede l’erosione dei valori tradizionali a fronte del rapido sviluppo della scienza e della tecnologia dell’informazione, trasmettere questi ideali shintoisti alla generazione successiva è tanto la nostra vocazione quanto un dovere urgente.
In conclusione, permettetemi di assicurare a tutti voi le mie preghiere per la vostra salute e le vostre attività, e di concludere lil mio intervento nel nome del Jinja Shinto giapponese.
Grazie per l'attenzione.