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Chems-Eddine Hafiz

Rettore della Grande Moschea di Parigi
 biografia

 E’ un grandissimo privilegio per me essere fra voi oggi, su invito della Comunità di Sant'Egidio, per questo incontro in cui l'unione della nostra immaginazione e della nostra determinazione permetteranno alla pace di conquistare – lo spero- dei nuovi territori.

Pensando a questo evento che si concluderà a Notre Dame ,mi vengono in mente le parole di Victor Hugo, scritte durante il suo esilio, con il cuore  rivolto a Parigi, con il suo desiderio di un mondo più giusto, per il suo tempo e per  quelli a venire,  parole che risuonano fino a noi: “ Quando un uomo é pieno di disperazione, non c'è niente di più sublime che parlargli della pace e del perdono:  è come donargli  una stella in una notte buia, per ricordargli che c'è sempre una luce che brilla, in lontananza”.
Ed è con una speranza altrettanto necessaria e preziosa che  è nata  la Comunità di Sant'Egidio, a metà del  secolo scorso , dopo il cataclisma della guerra,  con la volontà della Chiesa di volgersi verso i credenti delle altre religioni, compresi i musulmani, a cui io appartengo, e di guardarli con stima perché essi adorano lo stesso Dio “vivo e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo della terra, che ha parlato agli uomini"
Fin dalla sua creazione, la Comunità di Sant'Egidio è un esempio luminoso di impegno, di compassione e di azione concreta per i più vulnerabili. Diffusa in tutto il mondo, la Comunità ha saputo tendere la mano ai dimenticati del nostro tempo: i poveri, i senzatetto, i malati, gli anziani, i carcerati. Essa viene in loro soccorso mettendo la relazione e l’umanità  al centro del  più piccolo gesto, per proteggere ciò che conta veramente: la dignità, il valore di ogni esistenza, la pace di coloro che sono più fragili. 
Vorrei esprimere la mia ammirazione e la mia gratitudine, come già ho fatto, alla Presidente Valerie Regnier, che incontro regolarmente, e  al Presidente  Marco Impagliazzo, che mi aveva ricevuto a Roma nel febbraio 2022 all'indomani del mio incontro con Papa Francesco.
Vorrei dire ancora una volta, quindi, quanto la vostra Comunità e le sue opere mi rassicurino e  siano fonte di ispirazione per me, come responsabile religioso. Esse rafforzano anche l'idea che noi non possiamo abitare questo mondo senza la ricerca del dialogo e della fraternità tra i cristiani e i musulmani, e fra tutte le comunità religiose
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Questa ricerca, che inizia con la  comprensione dell'altro, porta al rafforzamento della propria fede e del proprio equilibrio per preservare, in ultima analisi, l'armonia delle nostre società. Facendo lo sforzo di comprendere  credenze e  pratiche che non sono le nostre , di ascoltare storie di fede che ci sono estranee, di coltivare la diversità religiosa perché  è  la volontà di Dio, di educare le giovani generazioni a questa curiosità e a questa tolleranza, noi arricchiamo la nostra spiritualità e diventiamo più consapevoli del nostro ruolo nell'universo. 
Sono numerose le storie di cooperazione di successo tra cristiani e musulmani: devono essere messe in evidenza per ispirarne anche altre.
Su questo pianeta che sta  perdendo i punti di riferimento, in un'epoca in cui i conflitti, le  incomprensioni e  le manipolazioni sembrano avere la meglio, noi possiamo scoprire nuovamente come certi valori - la fraternità, la solidarietà, l'amore, la pace - siano profondamente radicati nelle nostre rispettive tradizioni religiose, e siano  qui per nutrire la nostra assemblea.
Evocando il passato, penso spesso alle circostanze e alle personalità che hanno incarnato questi valori e ci hanno trasmesso questo  profondo senso di  amicizia fra le ”Genti del Libro”. La terra d'Algeria dove sono cresciuto, quella di Sant'Agostino, quella di padre de Foucauld, ha visto nascere l'emiro Abdelkader che, nel luglio del 1860, esiliato a Damasco, incarnò l'umanesimo proteggendo in ogni modo i cristiani della città , travolti  a migliaia dalla furia di un conflitto sanguinoso.
Gli esempi sono numerosi e alcuni sono attuali: il recente viaggio di Sua Santità Papa Francesco in Asia, per incontrare   importanti comunità musulmane, è un nuovo appello alla fraternità dei credenti e degli uomini, di cui abbiamo tanto bisogno. Questo richiamo alla fraternità non è sempre ascoltato. Vorrei che risuonasse in Francia e fosse l'immagine che la Francia dà al mondo. Purtroppo, le forze che cercano di dividerci sono potenti e il nostro smarrimento cresce man mano che  il sentimento di rifiuto dell'Altro si impadronisce dei nostri concittadini.
Per fortuna il dialogo resiste, sostenuto da queste  persone anonime,  da queste  innumerevoli persone, convinte che a tutto si può rimediare, che il mondo può cambiare, che l'ideale della pace può essere salvato. Costoro vi diranno che la pace è al tempo stesso il fine e il cammino dell'uomo. Io direi loro che la mia religione, l’Islam, è stata suggellata nella pace, è stata portata dalla pace. Traggo dalle mie convinzioni alcune verità che mi portano a tale considerazione. 
Leggiamo nel libro sacro dei musulmani ( s 5, v 63):  “Ecco chi sono i servi del Misericordioso: quelli che camminano umilmente sulla terra e che dicono “pace”.
Giorno dopo giorno, ogni musulmano invoca il suo creatore con uno dei suoi nomi, il Compassionevole, il Misericordioso. Egli si ricorda che la pace interiore ed esteriore riposano su questa misericordia divina. La pace diventa allora un'etica di vita. “ Il cuore in pace è il tesoro più grande" , diceva un maestro sufi, perché la pace inizia dentro di sé e  si rafforza con gli altri. L'Islam, come ogni religione, insegna la pazienza, la benevolenza e la generosità nell'interazione fra gli uomini. Secondo il profeta dell’ Islam ( la pace sia su di lui) , “Il  vero credente è colui il cui popolo è al sicuro dalla sua mano e dalla sua lingua”.
E’ il messaggio che noi tentiamo di trasmettere ai nostri correligionari perché possano affrontare le derive estremiste e dimostrare che le loro appartenenze religiose possono conciliarsi con le loro appartenenze civili.
 
 
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Signore e signori, la pace non è una parola vana ,né scontata. Come gli uomini e le donne che lavorano per la Comunità di Sant'Egidio, tutti  noi abbiamo qualche cosa da dire e da fare  per tendere ad essa. Ancorata nella realtà e nel  tessuto locale in cui opera, la Comunità ci mostra come vivere in accordo con i valori più alti delle nostre religioni e dell'umanità e dimostra come la potenza della solidarietà e della compassione può trasformare le esistenze.  Conosciamo il suo impegno per la risoluzione dei conflitti e la ricerca di soluzioni durature nelle aree di  crisi e nelle situazioni disperate.
 In quest'ora ,qui a Parigi,  in cui le nostre speranze sono allineate, il linguaggio delle armi parla altrove in tutta la sua crudeltà. Non posso nascondere che la mia mente è ossessionata  dalla follia disumana che devasta, in particolare, Gaza. Prego perché quest'incubo si dissolva e perché la regione trovi finalmente la via di una pace giusta e definitiva. In  Medio Oriente, nelle altre regioni e più lontano nel tempo, risalendo alla storia universale, ho la profonda convinzione che le religioni non sono fonti di violenza. Esse sono utilizzate, manipolate, traviate, in nome di rivalità e di ideologie politiche mortali . Gli uomini di fede, di fronte a ciò, si trovano spesso spiazzati:  che cosa possono fare sui teatri di guerra più abominevoli, di fronte alle ingiustizie più flagranti? 
All'individuo offriamo sostegno spirituale, il conforto dei nostri riti, della preghiera, dell'invocazione, persino la possibilità di una ricostruzione . Alla società offriamo  le nostre idee e i nostri progetti di educazione alla pace, alla solidarietà, allo sviluppo sostenibile, cercando  di agire con i mezzi efficaci e tangibili del nostro tempo.
 
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Signore e signori, mi presento  davanti a voi con il semplice desiderio di rafforzare i movimenti di solidarietà e di impegno comune  tra cattolici, musulmani, ebrei e tutti i credenti o non credenti , convinto come sono di questa necessità.
Noi condividiamo , effettivamente, una responsabilità collettiva: quella di lavorare insieme e di condividere i nostri sforzi, al di là dei semplici discorsi. So che numerose istituzioni e associazioni cattoliche come la vostra, Sant'Egidio, sono decise ad andare avanti, spinte dal bisogno di riconciliare gli altri, le comunità, e di rimettere l'amore per il prossimo al centro del nostro orizzonte comune, per costruire  società più giuste e più pacifiche.
Grazie alla Comunità di Sant'Egidio per tutto ciò che essa fa e per il modello che rappresenta. Grazie a ciascuno dei suoi membri per il loro impegno.
Che Dio ci guidi lungo il cammino della pace.