Francesco d'Assisi e la pace, dalle origini ai giorni nostri
Il mondo contemporaneo ha scoperto in Francesco d'Assisi il primo uomo in Occidente ad aver compreso e messo in luce il legame tra la condizione dei poveri, l’umiliazione subita, e la guerra. Questa costatazione, fatta a suo tempo dal Povero di Assisi, si fonda su due convinzioni fondamentali: la prima è la necessità di associare il servizio alle persone in stato di debolezza (disabili, emarginati, detenuti, ecc.) all'azione per la pace: fornire loro aiuto, testimoniando loro stima e amicizia. poteva essere l'inizio di un processo di reintegrazione nella società di queste persone escluse e distoglierle dalla violenza, come dimostra la storia del lupo di Gubbio, che non vale solo per i rapporti tra uomini e animali; la seconda era quella di contribuire alla soluzione dei conflitti attraverso l'ascolto e la preghiera, come vediamo quando nel 1226 il podestà di Assisi si oppose fermamente al vescovo della città e Francesco riuscì a riconciliarli e a trovare un compromesso ponendo fine ai loro dissensi. Allo stesso modo, nel 1219, durante il suo soggiorno a Damietta, in Egitto, dove si era unito all'esercito crociato che assediava la città, aveva preso coscienza della divisione che separava i cristiani dai musulmani e del ruolo negativo giocato dai conflitti religiosi nello scontro tra i due campi. Allora si recò, disarmato e accompagnato da un solo fratello, dal sultano d'Egitto, al-Kâmil, per convincerlo a rinunciare alla guerra. Non conosciamo la natura precisa degli scambi avvenuti in questa occasione, ma sembra che Francesco abbia sottolineato la fratellanza universale dei figli di Dio e la necessità che i fedeli delle due religioni – Islam e Cristianesimo – rinuncino alla violenza che caratterizzarono le loro relazioni nel mondo mediterraneo dell’epoca. Questo messaggio non fu ascoltato da nessuna delle parti e alla fine i cristiani furono definitivamente cacciati dalla Terra Santa con la caduta di Saint-Jean d'Acre nel 1291.
I rapporti tra le due religioni rimasero conflittuali e lo sono rimasti fino ad oggi. Ma, nel XX secolo, un uomo – Louis Massignon (1883-1962) – tentò di rinnovare un dialogo pacifico tra loro ritornando allo spirito dell’approccio francescano. Padre dell'islamologia francese, questo brillante intellettuale fu infatti un precursore in questo campo: dopo aver imparato l'arabo durante gli studi alla Sorbona e poi durante un soggiorno in Marocco, si stabilì al Cairo, poi a Baghdad dove scoprì lo sciismo, nonché gli scritti mistici di Al Hallaj, un sufi crocifisso nel 922 dai suoi correligionari al quale dedicò la sua tesi, che per lui evocava la figura di Cristo. Nel 1916 entrò a Gerusalemme con le truppe inglesi e il famoso Lawrence. Manterrà successivamente un fortissimo attaccamento ai Luoghi Santi, per i quali rivendicherà lo status internazionale fino alla fine della sua vita. Professore di islamologia al Collège de France nel 1926, Massignon formò molti studenti di talento, come Henri Corbin e Roger Arnaldez, allo studio della spiritualità e della storia del mondo musulmano, che contribuì a far conoscere meglio attraverso la propria opera. Sul piano religioso, nel 1926 entrò nel Terz'Ordine francescano e, con un certo numero di amici cristiani - uomini e donne -, fondò una confraternita molto particolare alla quale diede il nome di "Badalyia" (sostituzione, in arabo). Era un gruppo di preghiera i cui membri si offrivano a Dio come sostituti per la salvezza dei musulmani tra i quali vivevano. Questo approccio prendeva spunto da un passo della 1a Regola di san Francesco, che aveva incoraggiato i suoi frati a restare, quando potevano, tra i musulmani senza cercare di annunciare loro direttamente il Vangelo, ma conducendoli accanto ad una vita discreta. sotto il segno della preghiera e del servizio. Si basava sulla fede nella virtù della “compassione riparatrice”, che consisteva nel dedicare la propria esistenza alla promozione della pace serena tra cristiani e musulmani. Questa iniziativa, approvata nel 1937 da Papa Pio XI, avrebbe portato frutti nella generazione successiva con la dichiarazione Nostra aetate del Concilio Vaticano II, promulgata da Paolo VI nel 1965. Tale dichiarazione era in linea con un'idea chiave di Massignon, conosciuta come Abrahamismo, secondo la quale le religioni monoteistiche che affermano di avere il loro fondamento in Abramo - Ebraismo, Cristianesimo e Islam - dovrebbero indurre i loro seguaci a rispettarsi a vicenda come credenti e a concedere, in caso di necessità, reciproca ospitalità.
In un contesto diverso, nell’Europa del dopoguerra e della “Guerra Fredda”, un importante movimento pacifista sviluppatosi in Italia sotto la guida di un filosofo di ispirazione cristiana, Aldo Capitini, si svolgeva, ogni anno dal 1961, le “Marce per la Pace”. che portò grandi folle a camminare da Perugia ad Assisi, invitando i potenti di questo mondo a fare la pace, non la guerra. La scelta di Assisi ovviamente non è dovuta al caso e si riferisce all'azione di S. Francesco a favore della pace, e la Basilica di S. Francesco e l'attiguo “Sacro Convento” divennero allora luoghi alti del pacifismo militante. Il movimento declinò a partire dagli anni '80, ma Papa Giovanni Paolo II scelse di rilanciarlo, da una prospettiva diversa, invitando i rappresentanti di tutte le religioni del mondo a incontrarsi ad Assisi, nell'ottobre 1986, per pregare insieme e cercare le vie per pacificare il mondo, pur essendo vero che spesso le religioni sono state all'origine della violenza nel corso della storia. Per tre giorni si sono incontrate 124 personalità rappresentanti diverse fedi, che hanno sottolineato in un documento finale la necessità di realizzare una convivenza armoniosa tra le diverse credenze, in un mondo in cui sempre più donne e uomini sono chiamati a spostarsi da un continente all'altro e a sperimentare il cambiamento di scenario e talvolta il rifiuto legato alla propria condizione di stranieri, l'accento veniva posto sull'unità del genere umano e sul fatto che le differenze esistenti tra gli uomini erano meno importanti di ciò che avevano in comune. Nel 1289 Giovanni Paolo II organizzò ad Assisi un secondo incontro dello stesso tipo "per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato" e da allora si cominciò a parlare di uno "spirito di Assisi caratterizzato da un'appassionata ricerca della pace". attraverso il dialogo. Così, oggi, Assisi è diventata uno spazio sacro della contemporaneità, dedicato alla pace e al dialogo interreligioso.
Per concludere, mi sembra importante notare che, nell'invito rivolto da questo papa a tutte le religioni del mondo, è apparso per la prima volta un riferimento esplicito all'atteggiamento di Francesco nei confronti dei problemi ecologici. Quest’ultimo è stato infatti un instancabile architetto della pace sociale attraverso la scelta di povertà per sé e per la sua famiglia, pioniere del dialogo interreligioso attraverso l’incontro con l’Islam, ma anche un poeta sensibile alla bellezza e all’armonia del mondo e un visionario che vedeva la necessità che l’umanità si riappacificasse con il creato, nel rispetto dei suoi equilibri fondamentali.