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Yoshinori Shinohara

Segretario generale della Conferenza asiatica delle religioni per la pace, Rissho Kosei-kai
 biografia
Gentile moderatore, vorrei ringraziare per l’opportunità di prendere la parola. Prima di tutto vorrei esprimere il mio più profondo rispetto per la Comunità di Sant'Egidio e per tutti voi qui riuniti in questo incontro di preghiera, per la vostra passione per la pace e per il vostro lavoro per il bene di ciascuno e di tutti gli esseri umani.
 
Oggi la comunità internazionale affronta le molte e gravi sfide delle ostilità e delle divisioni causate da guerre e conflitti. Si dice che ci siano 56 conflitti in corso nel mondo oggi, il numero più alto a partire dalla seconda guerra mondiale, e 90 o più paesi sono coinvolti in conflitti internazionali. Questi conflitti stanno provocando un inimmaginabile, spaventoso numero di vittime. 
 
Coloro i quali sono più colpiti sono i poveri. La guerra ha accresciuto il numero di poveri. Questa situazione ha creato una separazione tra più e meno abbienti. Attualmente la ricchezza detenuta da circa 2.000 ricchi è maggiore dei beni posseduti da 4,6 miliardi di persone delle fasce povere. La disparità tra super-ricchi e il resto della popolazione ha raggiunto proporzioni inimmaginabili e questa situazione immorale non può essere trascurata dalle persone religiose.
 
In questo contesto, quale tipo di azione viene richiesto a noi religiosi? Credo che il cuore della nostra missione come uomini di religione sia mostrare, sulla base degli insegnamenti di Dio e di Buddha, quale dovrebbe essere il futuro dell'umanità, e intraprendere azioni per impedire che l'umanità arrivi sull’orlo dell'estinzione. C’è bisogno urgente di fermare la guerra prima possibile.
 
Sin dallo scoppio della crisi Ucraina nel 2022 noi, Religions for Peace Japan, insieme con i nostri colleghi della rete internazionale, abbiamo lavorato per la risoluzione dei conflitti nel mondo. Uno dei nostri sforzi è la Tokyo Peace Roundtable. La Tokyo Peace Roundtable è un'iniziativa che  porta a Tokyo leader religiosi provenienti da zone di conflitto, per coinvolgerli in un dialogo aperto in un luogo sicuro e per costruire fiducia tra i leader religiosi provenienti da paesi nemici. Il primo incontro del Tokyo Peace Roundtable si è tenuto nel settembre 2022 e la seconda conferenza si è tenuta nel febbraio di quest'anno. A questo incontro hanno partecipato leader religiosi da Ucraina, Russia, Israele, Palestina e altri paesi.
 
Il convegno ha avuto tre principali significati. Il primo era che leader religiosi provenienti dall'Ucraina e dalla Palestina, hanno seguito l'incontro sul tema “Oltre la guerra, verso la riconciliazione”. Entrambi i paesi hanno partecipato con la piena consapevolezza che lo scopo dell'incontro era la riconciliazione. Questi delegati non partecipavano solo a livello personale, ma erano inviati ufficialmente dalle proprie rispettive organizzazioni. Di più: ogni religione ha stretti legami con il governo del proprio paese, ed era richiesto il permesso dei rispettivi governi nazionali per poter seguire questa conferenza di riconciliazione. Il significato della partecipazione dei leader religiosi in questo contesto può essere visto come il segnale che mentre i loro governi hanno sempre espresso il desiderio di continuare la guerra, possono anche essere in cerca di una strada di riconciliazione.
 
In secondo luogo, tutti i partecipanti sono stati d'accordo nel sottoscrivere una dichiarazione di pace. Questo accordo condannava fortemente la guerra e la violenza, invocava la protezione dell’uguale dignità di tutti i popoli, la depoliticizzazione dell'aiuto umanitario, la protezione di luoghi di culto, siti sacri e altre istituzioni religiose, contromisure alla disinformazione, ai media incendiari e all’hate speech, e l'incremento di scambi di giovani e di assistenza umanitaria. È molto significativo che leader religiosi provenienti da parti ritenute ostili e in conflitto abbiano trovato un accordo su questi dettagli e questo sembra non sia mai successo prima. Bisognerebbe fare uno sforzo per trasporre d’ora in poi questo accordo ad un livello politico. 
 
In terzo luogo si verifica una crescita nella costruzione della fiducia in quanto esseri umani. Non importa quanto una persona partecipi a questa conferenza come religioso con l'obiettivo della riconciliazione; è molto difficile per due avversari avvicinarsi con naturalezza. Con decine o centinaia di persone uccise nei propri paesi, sarebbe impossibile per loro aprirsi immediatamente gli uni agli altri solo perché sono dei religiosi. Tuttavia a questa tavola rotonda sento che, man mano, si è instaurata una connessione umana tra le parti in conflitto.
 
In questo convegno nessun partecipante religioso si è rifiutato di impegnarsi nel dialogo o ha lasciato l’incontro, tutti hanno continuato ad ascoltare con franchezza le opinioni altrui e ad impegnarsi in un dialogo serio. Questo atteggiamento dei leader religiosi all'incontro ha portato certamente ad una reciproca fiducia. Gli incontri a volte erano molto conflittuali. E prima dei meeting non c’erano saluti o conversazione di nessun tipo gli uni con gli altri. Tuttavia, solo alla fine del convegno di quest’anno, fui testimone per la prima volta dello scambio di sguardi di saluto tra leader religiosi delle parti in conflitto e lo scambio spontaneo di conversazione mentre si spostavano da una sala all'altra. Credo che abbiano potuto compiere questi passi di riconciliazione perché sono persone religiose. I leader religiosi partecipanti si basavano sempre sulla volontà di Dio e di Buddha. Possono sembrare piccole cose, ma il fatto che queste relazioni si verificassero spontaneamente e che venisse costruita una fiducia tra esseri umani era di grande importanza. Credo che sia questo il significato principale di un incontro tra leader religiosi.
 
Sfortunatamente le guerre e i conflitti non sono ancora finiti. Naturalmente non possiamo aspettarci che una guerra con così tante vittime finisca immediatamente dopo uno o due incontri. Ma io persevererò e continuerò a far crescere le azioni di riconciliazione attraverso il dialogo.
 
Il mondo può essere terrorizzato da un conflitto e dalla violenza continua ed essere persino disperato. C'è una tendenza pervasiva a ritenere che serva più forza per affrontare il conflitto e la violenza e per rafforzare i preparativi per fare ancora più guerra. E proprio in questo triste e difficile scenario internazionale diventano sempre più necessari i messaggi e le azioni di fiducia, dialogo, cooperazione, riconciliazione e perdono. Molte persone certo aspirano alla pace. Credo che la missione dei leader religiosi sia quella di lanciare instancabilmente il messaggio che noi siamo dalla parte dei poveri e dei fragili, per incoraggiarli, per essere solidali con loro, e per agire insieme a loro. Grazie per la vostra gentile attenzione.