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Latifa Ibn Ziaten

Testimone, Presidente Association pour les jeunes et la paix (IMAD), Francia
 biografia
Signore e signori,
è con profonda emozione che prendo la parola oggi, a nome dei bambini del mondo, quelli la cui voce è troppo spesso messa a tacere. I bambini che, nonostante le prove, continuano a credere in un futuro migliore. Un futuro in cui la pace non sia solo un sogno lontano, ma una realtà per ognuno di loro.
 
Mi chiamo Latifa Ibn Ziaten. La mia vita è stata segnata da una tragedia personale, la perdita di mio figlio Imad, vittima di una violenza insensata. Ma piuttosto che arrendermi all'odio ho deciso di lottare per la pace e la convivenza, aiutando i bambini che ne hanno bisogno, in modo che ciò che è successo l'11 marzo 2012 non si ripeta. Questa battaglia non è solo mia, ma di tutte le madri, di tutte le famiglie e, soprattutto, di ogni bambino che aspira a un mondo dove l'odio non ha posto.
 
Oggi sono qui non come madre in lutto, ma come messaggera di coloro che non sempre possono esprimersi. I bambini del mondo, che si trovino qui in Francia, in Siria, in Afghanistan, in Yemen (Palestina e Israele) e in tante altre regioni colpite da conflitti, stanno lanciando l'allarme. Vogliono crescere in pace, senza temere per la propria vita, senza vedere le loro scuole distrutte, senza essere costretti a lasciare le loro case e le loro famiglie.
 
Durante tutto l'anno visito le scuole dove incontro gli studenti delle scuole secondarie e dei licei per condividere la mia storia e un messaggio di speranza per il futuro. E ovunque vada vedo bambini che piangono tra le mie braccia perché hanno paura del futuro. Questi bambini soffrono di una grande spaccatura che vedono nel mondo, sono stanchi delle divisioni, stanchi dei conflitti che distruggono le loro famiglie, le loro comunità e il loro futuro.
Tutto ciò che questi bambini chiedono è un futuro migliore dove la pace sia una realtà per ognuno di loro.
 
Quando vedo questi giovani soffrire a causa della violenza, che siano vittime dirette o indirette della guerra, vedo in loro una forza incredibile. Hanno sete di giustizia, sete di dialogo, sete di un mondo in cui possiamo essere diversi senza essere nemici. Questi bambini non capiscono la logica delle armi. Capiscono solo la logica dell'amore e della fraternità.
 
Ma la realtà di oggi è molto diversa. In Siria, i bambini nascono e crescono sotto il suono delle bombe. In Africa, migliaia sono arruolati a forza in conflitti che non li riguardano. Nella stessa Europa, troppi bambini vivono in quartieri dove la violenza e la disperazione sembrano aver messo radici. Come possiamo rimanere in silenzio di fronte a tutto questo? 
Come possiamo voltare le spalle a queste giovani vite che meritano di meglio?
 
È nostro dovere di adulti rispondere a questa richiesta. La pace non si proclama. La pace si costruisce giorno per giorno, gesto per gesto. Comincia nelle nostre case, nelle nostre scuole, nei luoghi in cui ci riuniamo. Ogni parola gentile, ogni gesto di ascolto e di solidarietà
è una pietra aggiunta all'edificio della pace.
 
Abbiamo la responsabilità di dare ai bambini un mondo in cui possano crescere in sicurezza, un mondo in cui l’istruzione permetta loro di vivere in pace, di risvegliare la propria coscienza e di diventare i cittadini di domani, portatori dei valori di tolleranza e rispetto. Perché sono loro, i bambini, a plasmare il mondo di domani. E se oggi offriamo loro la pace, costruiranno società più giuste e più umane, dove ognuno avrà il suo posto.
 
Ma come possiamo raggiungere questo obiettivo? Educando alla pace, coltivando il dialogo, dando voce a coloro che troppo spesso vengono messi a tacere. È indispensabile creare spazi di incontro e di discussione, dove i giovani possano comprendersi e rispettarsi a vicenda, al di là delle loro differenze culturali o religiose.
 
I bambini non conoscono l’odio in maniera innata. Non nascono nella violenza, vi sono immersi a causa dei conflitti e delle divisioni che lacerano la nostra società. Sono le prime vittime degli errori degli adulti, ma anche le prime fonti di speranza. In ogni bambino si nasconde un potenziale incredibile, una capacità di trasformare il mondo.
 
Ricordo ancora le parole di un ragazzo che ho conosciuto qualche anno fa in una scuola. Mi disse: “Signora, perché gli adulti litigano sempre? Perché non possono semplicemente parlare?”. Questo ragazzo, con la sua innocenza, aveva capito tutto. La pace comincia con il dialogo, con l'ascolto. Comincia con il rifiuto della violenza e con la convinzione che, nonostante le differenze, abbiamo tutti una cosa in comune: la nostra umanità.
 
Signore e signori, dobbiamo rispondere a questo appello. Dobbiamo fare della pace una realtà per i bambini del mondo. È nostra responsabilità, ma anche nostro onore, proteggerli, offrire loro un futuro in cui la pace non sia un sogno lontano, ma una realtà.
 
Mi presento oggi davanti a voi con la forza che questi bambini mi danno, con la convinzione che, nonostante gli ostacoli, la pace è possibile. I bambini chiedono la pace e spetta a noi, come adulti, offre loro questo dono prezioso.