Dominique Versini
Vicesindaco di Parigi, responsabile dei diritti e della protezione dell’infanzia, Franciabiografia
Signora Presidente della Comunità di Sant’Egidio del Belgio, cara Hilde Kieboom,
Mons. Krivitskiy,
Padre Fortunato,
Signore e Signori,
sono molto contenta ed onorata di darvi il benvenuto nella sala del Consiglio di Parigi nell’ambito degli Incontri internazionali per la pace della Comunità di Sant’Egidio che si svolgono quest’anno a Parigi.
Sono particolarmente commossa di partecipare a questa tavola rotonda sul tema “I bambini vogliono la pace”, perché essa riguarda i bambini di cui l’attualità ci mostra ogni giorno a qual punto siano scarsamente protetti, malgrado la Convenzione Internazionale dei diritti del Bambino, che ha riconosciuto loro nel 1989 il diritto fondamentale ad essere protetti contro ogni forma di violenza, compresa la guerra.
Come ex Difensore dei bambini a livello nazionale e come Vicesindaco di Parigi con delega ai diritti del bambino e alla protezione dell’infanzia, ritengo che la pace di cui siamo debitori verso i bambini del mondo intero sia un obiettivo fondamentale che ci deve mobilitare tutti se vogliamo che a loro volta essi diventino artigiani di pace nel mondo.
Quando parliamo di pace, sicuramente pensiamo subito alle guerre e ai conflitti di cui i bambini sono sempre le prime vittime. Non possiamo non deplorare che più di 400 milioni di bambini vivono in zone di conflitto (dati ONU), dove sono arruolati forzatamente, profughi e separati dai loro genitori e subiscono traumi psichici che influenzeranno pesantemente il loro equilibrio di vita e la loro salute mentale.
Nel momento in cui stiamo parlando, il mio cuore sanguina al pensiero dei bambini ucraini che subiscono le conseguenze della guerra da due anni, ai bambini israeliani vittime dell’attacco del 7 ottobre e ai bambini palestinesi che muoiono in gran numero nella striscia di Gaza (4 volte più della mortalità infantile media del mondo in 4 anni…).
Nelle mie funzioni di Vicesindaco di Parigi, ogni giorno mi trovo di fronte all’arrivo a Parigi di migliaia di minori non accompagnati, che fuggono i conflitti armati o la miseria e intraprendono da soli viaggi pericolosi verso l’Europa. Essi rappresentano oggi il 30% dei bambini che prendiamo in carico nell’ambito della protezione dell’infanzia.
La pace che chiedono i bambini è anche un obiettivo più ampio che va al di là dei conflitti armati…
In occasione della Consultazione che ho organizzato tra i bambini di Parigi nel 2014 chiedendo loro che cosa si aspettavano da noi eletti, la loro prima domanda è stata: “proteggeteci dalla violenza a scuola, in famiglia, allontanate le persone violente…”
I bambini vogliono la pace a scuola, un ambiente in cui dovrebbero poter imparare senza il timore di essere vittime di bullismo e dove devono potersi esprimere senza aver paura dello sguardo degli altri. In Francia un bambino su dieci è vittima di bullismo o di cyberbullismo, con conseguenze spesso drammatiche.
I bambini vogliono la pace anche nella loro famiglia, un luogo in cui la benevolenza e la sicurezza devono regnare e in cui essi dovrebbero essere al riparo dalle violenze domestiche, che siano fisiche, psicologiche o sessuali. In Francia un bambino muore ogni 5 giorni per le percosse dei suoi genitori. Sempre in Francia, un bambino su 10 è vittima di violenze sessuali, di cui l’80% all’interno della famiglia. E ancora, in Francia 345.000 bambini sono oggetto di una misura giudiziaria di protezione dell’infanzia a causa dei maltrattamenti o delle violenze subite. Sta alla nostra responsabilità di adulti, di responsabili politici, prevenire queste violenze e proteggere i bambini.
La pace è per i bambini anche la possibilità di giocare, crescere, sognare, senza essere ostacolati dalla povertà o dalle disuguaglianze, anche nelle zone dove non ci sono conflitti. E’ la possibilità di accedere alle cure, ad un’alimentazione equilibrata, ad un ambiente sano e sicuro. E’ l’opportunità di crescere in un mondo in cui il futuro non sia minaccioso ma al contrario aperto ad ogni possibilità.
Una società in pace è una società in cui ogni bambino, dovunque si trovi, qualunque sia la sua origine, abbia le stesse possibilità di imparare, di crescere e diventare un adulto e un cittadino completo.
Questi obiettivi sono stati la lotta di personalità che si sono battute per la pace, per la protezione dei bambini e per il rispetto dei loro diritti.
Il 26 settembre 2024 celebreremo il centenario della Dichiarazione dei Diritti del Bambino che è scaturita dall’impegno di una donna eccezionale, Eglantyne Jebb, istitutrice inglese che ha fondato l’associazione Save the Children, che ha lavorato per la Pace dopo le devastazioni della prima guerra mondiale di cui era stata testimone e di cui i bambini sono state le prime vittime. Questa donna eccezionale si è mobilitata perché l’Società delle Nazioni adottasse nel 1924 la Dichiarazione dei Diritti del Bambino, il primo testo che ha posto le basi della protezione dei diritti del bambino a livello internazionale.
Bisognerà ancora aspettare la seconda guerra mondiale e la Shoah, che ha visto scomparire più di 1,3 milioni di bambini ebrei d’Europa (con la figura emblematica di Januz Korczak che morì deportato con i bambini orfani del Ghetto di Varsavia di cui si occupava), perché l’ONU facesse votare la Convenzione internazionale dei Diritti del Bambino nel 1989, da parte di 197 paesi.
Per Eglantyne Jebb la pace non si sarebbe potuta raggiungere finché i bambini, simbolo del futuro, avessero continuato a soffrire le conseguenze dell’ingiustizia, della povertà e della violenza.
Noi adulti abbiamo la responsabilità di immaginare la Pace, non solamente e in primo luogo evitando i conflitti armati, ma anche costruendo ambienti sicuri e stabili per i bambini. Questo significa investire nell’educazione, nella sanità, nelle politiche di sostegno alle famiglie e di protezione dei diritti di tutti i bambini. Questo significa anche lottare contro ogni forma di violenza, che sia fisica, psicologica o sessuale nei loro confronti.
Immaginare la pace è anche mostrare l’esempio ai bambini, attraverso iniziative come quella della Comunità di Sant’Egidio che si sta svolgendo in questo momento a Parigi. La pace si costruisce nel quotidiano con quelli che ci stanno vicino, nelle nostre comunità e nei nostri paesi, mettendo la fraternità, il dialogo e l’ascolto dell’altro al centro delle nostre relazioni e delle nostre decisioni.
Immaginare la pace è sviluppare una cultura della pace attorno ai diritti dei bambini ed educarli a diventare artigiani di pace.
A questo scopo ho creato a Parigi la Missione dei Diritti del bambino, che forma i Giovani Volontari dei Diritti, i quali si recano nelle scuole e presentano ai bambini la Convenzione Internazionale dei diritti del bambino, spiegando loro cosa significa ogni diritto fondamentale per loro e per i loro compagni e a chi possono rivolgersi quando uno dei loro diritti è calpestato da un adulto o da un altro bambino. Inoltre ho creato un’Assemblea cittadina dei bambini che è un luogo di educazione alla cittadinanza e uno spazio di parola e di proposte dedicato ai bambini. Così nello scorso mese di giugno, hanno ottenuto all’unanimità in questo stesso Consiglio di Parigi il voto di una Giornata di pulizia dell’Ambiente in Città.
Sono assolutamente convinta che sia importante formare i bambini ad un’educazione non violenta e al rispetto dei diritti di ognuno, se vogliamo fare di loro degli adulti responsabili e portatori di pace.
Per concludere direi che il desiderio di pace dei bambini del mondo non è una domanda utopistica.
E’ un appello alla responsabilità per tutti gli adulti perché, come adulti, dobbiamo ricordarci che ogni decisione che prendiamo ha un impatto sulla vita dei bambini. Dobbiamo essere all’altezza della loro fiducia.
Agendo per la pace, in tutte le sue dimensioni, noi offriamo loro un mondo dove essi possano non solo vivere e crescere ma sbocciare veramente e dialogare su tutti gli argomenti difficili (conflittuali) nel rispetto dei diritti di ciascuno.
Allora ascoltiamo i bambini: ci dicono che la pace è un diritto fondamentale.
Spetta a noi fare in modo che questo diritto sia rispettato perché una società in pace è una società che ha saputo proteggere le sue generazioni future.