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Ruzbeh Hodiwala

Zoroastrismo, India
 biografia
Illustre Presidente, stimati relatori, personalità e rappresentanti delle religioni del mondo, 
è davvero un onore essere qui ancora una volta e parlare a tutti voi come rappresentante dello zoroastrismo presso la Comunità di Sant'Egidio.
Vorrei subito dire che in questo mio intervento ho aggiunto alcune osservazioni del mio caro amico, collega e mentore, il dottor Homi Dhalla, che ha fatto parte degli incontri della Comunità di Sant'Egidio fin dallo storico raduno di Assisi del 1986. Homi, che ha molti amici e conoscenti nella Comunità, non ha potuto essere qui con noi oggi, e quindi sono felice di includere anche alcune delle sue idee come parte della mia presentazione per questo importantissimo forum sul “Vivere insieme”.
Quando ho partecipato alla mia prima riunione della Comunità a Roma nel 2022, il mondo era disperato per le condizioni di Mahsa Amini, che ha perso la vita dopo essere stata massacrata dalla polizia morale in Iran, e per le vite innocenti perse a causa del conflitto tra Russia e Ucraina. Meno di un mese dopo il nostro incontro a Berlino, l'anno scorso, abbiamo assistito allo svolgersi di tragici eventi in Palestina e in Israele, che continuano a sradicare vite e famiglie proprio mentre siamo qui riuniti oggi. Nel Regno Unito, dove attualmente vivo, nell'estate del 2024, come forse saprete, si sono svolte circa 29 manifestazioni e rivolte contro l'immigrazione in 27 città. Molte di queste manifestazioni sono state violente e i partecipanti hanno attaccato luoghi di culto e alberghi che ospitavano i richiedenti asilo. Si è trattato del disordine più significativo nel Regno Unito in oltre un decennio. Come tutti sappiamo, non si tratta di tragedie isolate. Mentre parliamo in diversi angoli del mondo stanno accadendo altri fatti che per varie ragioni non ricevono sufficiente attenzione da parte della comunità globale. Ma questi eventi sfidano e continuano a minare l'idea stessa del “vivere insieme”.
Nel mio campo accademico, conduco ricerche etnografiche e uso sempre l'autoetnografia come metodo per comprendere gli sviluppi del contesto in cui vivo. Pertanto, quando ho ricevuto l'invito a partecipare a questo forum, la prima domanda che mi sono posto è stata: come ho percepito io l'idea di "vivere insieme" e come l'ho inculcata nella mia vita? Sebbene avessi diversi esempi, ci sono due episodi in particolare che mi hanno segnato in maniera duratura.
Il primo è stato quando avevo appena otto anni, quando la mia città natale è stata travolta da violenze intercomunitarie (fra le varie comunità religiose, settarie) e la mia famiglia, comuni cittadini e parte del crescente segmento di classe media della società, ha dato rifugio a un giovane ventenne inseguito dalla folla e gli ha salvato la vita. I miei genitori mi ingiunsero di non dire a nessuno della persona che stava con noi, altrimenti avrebbero ucciso mio padre. La paura era tale che non ne abbiamo parlato con nessuno e infatti questa è la prima volta che ne parlo in un forum pubblico.
 
 
In quanto zoroastriani in India, abbiamo il privilegio di non avere tensioni di carattere confessionale con membri di altre comunità, e quindi la mia famiglia avrebbe potuto continuare a vivere senza mettere a rischio la sua tranquillità. Ma hanno scelto di aiutare e proteggere una giovane vita dandogli rifugio nei giorni di tensione delle rivolte, perché immagino che credessero nell'idea del “vivere insieme”. Crescendo, ho avuto modo di conoscere molti casi simili in città, durante le violenze, in cui le famiglie si sono avvalse del privilegio di avere una posizione neutrale per proteggere delle vite.
 
La seconda esperienza che ha segnato la mia vita è stata quando, all'età di 16 anni, ho ricevuto una borsa di studio per un programma di scambio culturale in Italia da parte di AFS-Intercultura, un'organizzazione senza scopo di lucro che conduce programmi di scambio tra Paesi dalla fine della seconda guerra mondiale. Non ho avuto la possibilità di scegliere la famiglia con cui avrei trascorso un anno. Non sapevo nemmeno come pronunciare correttamente “Ciao”, per non parlare della conoscenza della lingua italiana.
I miei genitori non avrebbero potuto permettersi di mandarmi a fare un'esperienza del genere all'estero, che ancora oggi è considerata un privilegio nel Paese in cui sono nato. Ma grazie a Intercultura e alla borsa di studio, io, figlio unico dei miei genitori biologici, ho trovato la strada per l'Italia e sono stato ospitato da una famiglia con otto fratelli, genitori, nonna, un cane e due gatti! Ho condiviso la stanza con mio fratello italiano, Tommaso, che aveva un anno meno di me e che trovava sempre noioso quando facevo le mie preghiere zoroastriane. Avevamo più differenze che somiglianze e spesso arrivavamo quasi a prenderci a botte e il fratello maggiore doveva intervenire. L'ultimo giorno del mio scambio, alla stazione di Milano Centrale, quando ho preso posto nella carrozza e la mia famiglia italiana era fuori dal finestrino a salutarmi, Tommaso e io avevamo le lacrime agli occhi! Oggi, quattordici anni dopo il programma di scambio, tra gli otto fratelli che ho in Italia, Tommaso è il più vicino a me!
Essendo figlio unico, i miei genitori avrebbero potuto negarmi il permesso di andare a migliaia di chilometri di distanza per un anno intero per stare con una famiglia di cui non sapevano nulla. Ma mi hanno permesso di vivere un'esperienza che ha cambiato per sempre il corso della mia vita! In qualche modo, è stato possibile perché quasi 80 anni fa Stephan Gallati, il fondatore dei Programmi Interculturali AFS, ha avuto la visione e il coraggio di “Immaginare la Pace” nel dopoguerra quando ha scelto di istituire le Borse di Studio AFS!
 
Quello che ho capito è che il “vivere insieme” ha bisogno di “CORAGGIO” e di “AZIONE COLLETTIVA”. Nello Zoroastrismo, la fede che rappresento, esiste il concetto di Hamāzōr'.  Hamāzōr bēm è un'espressione di saluto zoroastriano-persiano che implica “Siamo uniti nella forza”. Per gli zoroastriani, le forze del bene e del male sono continuamente in guerra tra loro.  Gli zoroastriani sono invitati a combattere il male allineandosi con il bene. Ma non ci si aspetta che uno zoroastriano realizzi questo obiettivo in modo isolato. Lo zoroastrismo riconosce l'istinto naturale dell'individuo a vivere e a partecipare alla vita della società e chiede all'individuo di raggiungere questi ideali lavorando a fianco degli altri esseri umani. È in questo contesto che si inserisce il concetto di HAMAZOR nella tradizione zoroastriana. Nel suo significato più ampio, il termine HAMAZOR significa unità, armonia o comunione. Ciò che è importante notare è che il concetto di HAMAZOR non si limita solo all'unità e all'affiatamento con gli altri esseri umani, ma implica anche il vivere in armonia con tutto l'ambiente naturale che ci circonda. 
Uno zoroastriano è tenuto a compiere uno sforzo consapevole per porre fine alle discordie. Nelle preghiere della Confessione di fede zoroastriana, in cui sono enumerati i quattro principi fondamentali dello zoroastrismo, il primo è quello di porre fine a tutte le discordie.  Inoltre, l'umanità è chiamata ad adempiere a tre importanti doveri: rendere amico un nemico, rendere giusta una persona malvagia e rendere saggia una persona ignorante.  È imperativo che gli esseri umani non cerchino semplicemente di porre fine ai disaccordi, ma che vivano in armonia con gli altri.
Uno dei testi zoroastriani, la Vendidad, contiene un passo che è una conversazione tra il profeta Zarathustra e il Creatore Ahura Mazda, in cui Zarathustra chiede ad Ahura Mazda, 
'O Creatore del mondo materiale, il Santo! Qual è il terzo luogo in cui la Terra si sente più felice? Ahura Mazda risponde: “È il luogo in cui uno dei fedeli semina più grano, erba e frutta, o Spitama Zarathushtra! (È) dove si innaffia il terreno che è secco, o si drena il terreno che è troppo umido”. 
Il passo contiene la prescrizione di rendere fertili i terreni improduttivi.
 
Conclusione
Pur non volendo generalizzare, ciò che mi ha scoraggiato è che, pur lavorando per organizzazioni che incoraggiano l'apprendimento interculturale e continuando a interagire con insegnanti, responsabili politici e rappresentanti religiosi che partecipano ai dialoghi interreligiosi, ho continuato a osservare un modello ricorrente di tendenze xenofobe proprio tra le persone che sono attrezzate per abolirle. Ci si può chiedere perché, dopo tanti anni di progressi nel campo della comunicazione e della globalizzazione, stiamo assistendo a un aumento degli episodi di odio. Mi sono reso conto che la più grande minaccia che noi come società affrontiamo oggi nell'era digitale è l'infinita diffusione di fake news! Che si tratti dell'India, del Regno Unito o dell'Italia, i tre Paesi in cui sono di casa, le fake news sono diventate il principale ostacolo al nostro cammino verso il “vivere insieme e immaginare la pace”. Mentre i governi sono impegnati a contrastare il flusso di fake news e a fermarle alla fonte, pochissima attenzione viene data all'educazione delle persone a identificare le notizie false.
 
La mia proposta è l'inclusione sistematica nei programmi scolastici delle scuole elementari e superiori dell'alfabetizzazione digitale, con particolare attenzione all'“identificazione delle fake news” e maggiori finanziamenti per incoraggiare gli “scambi interculturali” tra i giovani studenti! Non importa quanti documenti firmiamo, quanti incontri organizziamo e quanti forum partecipiamo, se non li prendiamo giovani, li perderemo per sempre! 
 
Per concludere, vorrei citare il testo della canzone “Imagine” di John Lennon,
 
Immagina tutte le persone che vivono la vita in pace
Potreste dire che sono un sognatore
Ma non sono l'unico
Spero che un giorno vi unirete a noi
E il mondo sarà uno!
 
Grazie!