Oggi il mondo si trova in una crisi che coinvolge tutti. Gli aspetti visibili di questa crisi sono troppo numerosi per essere contati, e vanno dal decadimento ecologico, all’incapacità di soddisfare i bisogni primari di una vasta umanità, dalla distanza tra ricchi e poveri, alla proliferazione nucleare, dalla natura asimmetrica della distribuzione del potere alle agende esclusiviste e ai loro strumenti di terrore e cosi via. Esiste anche una crisi egualmente mortale ma di natura più sottile, che tocca le relazioni umane e si estende alle istituzioni. Mi limiterò alla più fondamentale istituzione umana, la famiglia.
Ogni persona ha tre coordinate essenziale dal giorno della sua nascita: la sua età, il suo sesso e la famiglia in cui è nata con la sua propria identità, sistemi di valori, visione del mondo, comportamento. La matrice sociale tra l’individuo e lo stato si estende dalla famiglia, la cellula base della società, alle collettività naturali come le comunità di villaggio, alle collettività religiose, etniche e razziali, alle classi e a quella che è nota come società civile. Nella grande transizione dall’ordine sociale pre-moderno all’ordine sociale post-moderno, molte di queste estensioni umane sarebbero dovute crollare. Tuttavia, questo non è successo. La famiglia, la comunità e altri corpi intermedi sono sopravvissuti. Sì, sono diminuite di significatività e hanno perso molti dei loro ruoli strumentali, ma hanno conservato i loro ruoli espressivi. Tornerò su questo punto più tardi.
In senso giuridico, la famiglia è un gruppo parentale formato in base a fattori genetici, al matrimonio o all’adozione, con il più stretto e ravvicinato livello di coesione. I membri della famiglia condividono, in un certo grado, un vita comune, assumendosi responsabilità gli uni verso gli altri, fisicamente, materialmente e moralmente. Il riconoscimento della famiglia è generalmente ristretto alla famiglia nucleare – moglie, marito, figli e persone direttamente a carico. In molti paesi, incluso il mio, l’India, la struttura familiare effettiva è molto più estesa. Include i nonni e i loro nipoti, zii e zie, cugini, e figli di fratelli di ogni grado e molti altri parenti. Nel linguaggio comune la chiamiamo la grande famiglia Hindu o la famiglia Hindu estesa. Grandi famiglie di ascendenza paterna vivono insieme o cercano di vivere insieme. Di solito, dopo il matrimonio del secondo o terzo figlio, essa diventa troppo grande da gestire, ma la famiglia e la sua proprietà restano indivise finché il maschio più anziano, di solito il nonno o il padre, non decide che venga divisa o muore. In molti casi, l’unità della famiglia continua anche dopo tali divisioni.
Comunque, la famiglia, ovunque viva, in India o altrove, è un’isola di intimità emotiva e di solidarietà in un mare di estranei. Si dice giustamente che la famiglia è tenuta insieme dall’affetto e dalla fiducia. Non posso che ripetere l’osservazione spesso citata di Margaret Mead secondo la quale la famiglia è la principale garanzia del progresso umano. L’affetto e la fiducia del nucleo famigliare è il risultato dell’accettazione incondizionata dell’unicità dell’altro. Questo è il fondamento della vita familiare. Se si considera la società come una famiglia in grande stile, occorre comprendere come e perché le famiglie tendano ad armonizzare i conflitti. Infatti, la simultanea presenza di cooperazione e conflitto è il principale tratto della vita quotidiana famigliare. Di solito, lo spirito di cooperazione prevale e la parziale convergenza di interessi è raggiunta in nome dell’armonia e della solidarietà famigliare. Lo stesso vale o dovrebbe valere per le relazioni all’interno della società e tra diverse società.
Dobbiamo riconoscere e accettare che la famiglia sia depositaria di molteplici e sconosciute dimensioni di una cultura inconscia. A parte le eccezioni, di solito i membri di una famiglia tendono a unirsi e a vivere in cooperazione. Questo perché la famiglia è la prima istituzione che insegna ai propri membri la distinzione tra l’individuo e la persona. Essa avvia l’individuo ad avere consuetudine con gli altri, si concentra sulla liberazione non attraverso la conquista o il confronto ma attraverso l’armonizzazione con gli altri nella famiglia e poi con una sempre più ampia rete di relazioni che spesso richiedono il superamento dell’egoismo. L’armonizzazione diventa un obiettivo non solo personale ma anche sociale e un ideale universale. Essa amplia i confini dell’io, non perché assorba in sé qualsiasi altra cosa, ma perché si doni liberamente agli altri. L’estensione dell’io allora diventa la base per la socialità e la società diventa una rete di io estesi piuttosto che un aggregato meccanico di io rinchiusi o una divorante totalità di immaginaria astrazione.
A questo punto non sarà fuori luogo citare ancora Margaret Mead. Essa mise in guardia sul fatto che gli esseri umani che hanno faticosamente imparato ad essere umani, possono perdere la propria umanità. Scrivendo nel 1949, essa aggiungeva: “non è senza significato che i casi di maggior successo di negazione su larga scala della famiglia non si siano verificati tra i semplici selvaggi che vivono sulla soglia della sussistenza, ma nelle grandi nazioni e nei forti imperi, con grandi risorse, vasta popolazione e poteri quasi illimitati”. Detto questo, vorrei aggiungere che, come gli esseri umani, anche i loro prolungamenti e le loro istituzioni, come la famiglia, hanno potenzialità polari, positive e negative. L’incapacità di creare e conservare un contesto famigliare, ricco di implicazioni psicologiche, sociali e spirituali, costituisce una seria deprivazione per ogni membro della famiglia – sia esso un bambino in crescita, un giovane adulto o un adulto formato. Nessuna famiglia sembra sia stata risparmiata da questa tribolazione, sia il nucleo famigliare che vive in società moderne sia la famiglia estesa delle società tradizionali.
Questo è quello che chiamo lo svuotamento della famiglia. A livello ideativo, esso riduce la capacità della famiglia di affrontare il duplice attacco dei darwinisti sociali e dei razionalisti cartesiani. Tutto ciò ha gravemente danneggiato le strutture famigliari, come evidenziato dalla rottura dei ruoli familiari tradizionali. A livello funzionale, questo collasso della famiglia comporta un cattivo funzionamento, una decadenza psicologica e problemi nelle relazioni interpersonali che spesso portano a rotture emotive, crimini, delinquenza giovanile, promiscuità e interventi degli assistenti sociali per allontanare i bambini dalla famiglia. Si può tracciare una lunga lista di patologie che hanno le proprie radici nella disgregazione famigliare.
Se questi sono indicatori dell’indebolimento delle istituzionali familiari, occorre aggiungere anche gli alti tassi di divorzi, le famiglie monogenitoriali, i bambini nati al di fuori del matrimonio, le convivenze,…. Statistiche allarmanti escono periodicamente in occidente, ma la parte del mondo cui appartengo sta recuperando terreno, soprattutto nel settore urbano metropolitano.
La forza della tradizione, sostenuta da un codice di doveri (dharma) personali, sociali, morali e religiosi – è in declino. Infatti, la grande sfida dell’ideale egualitario nell’India di oggi è la negazione del principio di gerarchia con cui crescono i bambini e che è saldamente radicato nelle pratiche sociali che sono parte della cultura del paese. La principale fonte di sostegno per il mondo, soprattutto nelle aree non-metropolitane, viene dalla formazione spontanea di gruppi famigliari in cui è possibile la condivisione e la fiducia. Perciò, mutamenti nel mondo esterno provocati dall’intervento statale o dalle strategie delle imprese incidono profondamente sulla famiglia biologica e sulle strutture simili. A parte gli adattamenti interni, i rapporti della famiglia con le agenzie statali, con gli organismi di impresa e altri gruppi esterni sono imbevuti di diffidenza, insicurezza e mancanza di fiducia. Questa è la grande tensione dell’India moderna.
L’amore universale tra gli esseri umani e la solidarietà umana è l’ideale perseguito da tutte le religioni del mondo. Tuttavia, oggi l’idea dominante o piuttosto la convinzione è che ciascuno debba combattere contro tutti gli altri, che le persone competano le une contro le altre e che una guerra generalizzata sia il principio della vita. Questa si è infiltrata fino alle pratiche di socializzazione della famiglia. La relazione è spesso basata su un’equazione di potere anche nell’ambito famigliare e ciò è diventato sempre più manifesto nelle istituzioni più grandi a livello locale, nazionale e internazionale. Non dobbiamo più farci ingannare dal ritmo della vita famigliare dietro la facciata di una modernità nella cui soggezione viviamo. Impotenza e incapacità di auto-affermazione all’interno della famiglia hanno danneggiato la nostra capacità di stabilire relazioni significative. Da questo caos chiamato modernità, la famiglia deve riprendere quello che ha perso o che sta rapidamente perdendo, ripristinando pratiche iscritte profondamente nella sua cultura, che rendono l’io capace di integrarsi con gli altri.