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Laurent Ulrich

Arcivescovo di Parigi, Francia
 biografia
Introduzione
 
Vorrei trattare questa tematica evitando di concentrarmi troppo sul dibattito, di grande attualità in Francia, sulla legge che permette il matrimonio tra due persone dello stesso sesso. Svilupperò qui una riflessione divisa in tre punti, che parte da una constatazione e apre alcune prospettive:
?la constatazione riguarda le contraddizioni insite nella vita familiare del nostro tempo, molto diffuse dai media.
?Di contro, vorrei privilegiare un certo approccio alla famiglia, luogo di fecondità umana e spirituale.
?Infine, vorrei attribuire a questo bisogno il valore di alleanza necessaria alla nostra cultura e alla nostra società.
 
 
1. Individuare il problema al di fuori delle contraddizioni attuali
 
Oggi la famiglia soffre per mancanza di credibilità. Non è possibile parlarne solo a partire da analisi, molto alla moda, che ne riducono e ne deformano la portata: per alcuni essa rappresenta soltanto un’opzione, non un bisogno sociale! Ora, noi siamo convinti del contrario, ma non è così scontato. In effetti, si possono elencare  velocemente cinque caratteristiche del nostro tempo che esercitano influenze contrastanti sulla concezione stessa di famiglia (Documenti Episcopato, Conferenza dei vescovi di Francia, Parigi, 05/2011):
?Il primato dell’individuo: il diritto degli individui prevale su quello degli istituti ed elimina quindi l’influenza della famiglia.
?Il cambiamento dei valori: il rispetto su cui si fonda la dignità della persona, tutto ciò è molto giusto! Ma se gli si attribuisce un’importanza eccessiva, o si esaspera, ad esempio, il valore dell’uguaglianza, la propria capacità di giudizio si confonde. Lo abbiamo constatato di recente in Francia, in seno al dibattito durante il quale la ricerca dell’uguaglianza è stata presentata come un valore che giustifica un concetto  nuovo di matrimonio.
- La ristrutturazione delle relazioni tra uomini e donne tende ad attribuire un valore diverso ai loro rispettivi ruoli all’interno della coppia e più in generale della società, ma non sembra diminuire le violenze che li contrappongono.
- La pressione del tempo e il processo di accelerazione della vita sociale diminuiscono le capacità di dialogo e di ritorno, se necessario, ad una vita equilibrata.
- La separazione tra sfera pubblica e privata dell’esistenza si assottiglia e non si sa più bene dove collocarla: l’allargamento della sfera pubblica porta lo Stato a legiferare anche in questa sfera, mentre l’attività legislativa, fino a poco tempo fa, concerneva soprattutto gli aspetti patrimoniali della vita familiare.
 
- Bisognerebbe inoltre non perdere di vista le conseguenze della biomedicina, particolarmente persuasive per l’opinione pubblica perché presentate come degli esiti scientifici ineluttabili, e che generano una percezione totalmente diversa del matrimonio e della filiazione. In molti dei nostri paesi, queste scoperte hanno generato dei decorsi legislativi che non riescono a stabilizzarsi.
 
- Sarebbe anche necessario evocare gli interrogativi imposti dalla teoria del “gender”, che vorrebbe favorire una normalizzazione di tutte le pratiche associate agli orientamenti e alle tendenze sessuali. Questa teoria trova certamente un appoggio antecedente nella celebre frase del lontano 1949 della scrittrice francese Simon de Beauvoir: «non si nasce donna, lo si diventa»!
L’esperienza di un pastore fornisce una visione diversa della realtà vissuta dalle famiglie e permette di analizzare alcune caratteristiche delle famiglie di oggi.
 
 
 
2 La famiglia, luogo di fecondità umana e spirituale…
 
Il documento sopracitato dei vescovi di Francia evocava a giusto titolo «le competenze nascoste della famiglia». Vi si sottolineava che, in definitiva, se non è scontato dare subito una definizione della famiglia, si può fare riferimento ad una vita universale della famiglia da reinserire in un contesto.
 
2.1 La famiglia si presenta prima di tutto e in maniera concreta come luogo di umanità vissuta e feconda
•  Parlando concretamente, non si negano gli scontri, le sofferenze, le incomprensioni e perfino le violenze che ivi si esprimono. Il filosofo Xavier Lacroix dice che la famiglia è «il luogo più pericoloso del mondo» e ciò può essere antropologicamente verificato!
•  Tuttavia non si può inquadrare la famiglia dalle sue mancanze! Certo, in qualsiasi situazione maritale o in ogni altro modello ipotetico che si crei, si ritroveranno sempre le costanti della psicologia umana… Nondimeno, le famiglie sono anzitutto dei luoghi in cui ogni membro può essere accettato e riconosciuto per quello che è. È all’interno di questi legami che si scoprono e prendono forma i primi valori del vivere insieme. Si capisce quindi perché i tre quarti della popolazione francese attribuiscono alla famiglia un valore particolare, giovani compresi.
•  Perciò, questo è il luogo dei primi sentimenti autentici, in cui vengono coinvolte evidentemente le nostre fragilità tanto quanto le nostre ricchezze. Vi si sviluppano la maggior parte dei valori essenziali della vita umana, come l’attenzione agli altri, la condivisione, la fedeltà dei sentimenti e le loro manifestazioni più intense, nella felicità come nel dolore. E davanti a situazioni sociali disagiate, la famiglia mantiene una forma di stabilità, sviluppa o indirizza verso forme diverse di solidarietà. Di certo ognuno di noi può citare dei casi, assai numerosi in realtà, di famiglie che affrontano situazioni sociali difficili, ma che mostrano un coraggio, una dignità, una solidarietà e una speranza davvero straordinarie!
Specialmente in Francia, ma probabilmente anche in altri paesi, è proprio a partire da queste realtà che, dal 1945 in poi, sono state fatte le scelte necessarie in tema di politica familiare.
•  Cosa ancora più fondamentale, la famiglia è il luogo per eccellenza della trasmissione, del risveglio e del rispetto delle libertà individuali, della crescita dell’umanità che produce lo sviluppo della coscienza e la formazione dell’identità. Quest’ultimo aspetto è più fondamentale di quanto non si ammetta.
•  In quest’affermazione è implicita l’idea che nel seno di una famiglia, per quanto ristretta, si realizza una «intersezione dei luoghi di alleanza e di filiazione», come dice Xavier Lacroix (“La famille, porteuse d’avenir”, Documentation Catholique, giugno 2011, n° 2469). Forse si immagina – allo stato attuale dei fatti e delle ricerche, non si potrebbe fare altrimenti – che l’identità di un bambino si può costruire in un altro modo, ma questo nuovo modello è stato veramente individuato e riconosciuto? In verità, il bambino è in gestazione di se stesso. Accogliere un bambino implica fornirgli un luogo e un legame di stabilità e di realizzazione duraturo nel tempo, cosa che il matrimonio permette, essendo un legame che unisce i genitori e li rende responsabili verso la generazione a venire.
 
2.2 La famiglia è l’incarnazione vivente di un’umanità complessa e feconda. È all’«intersezione di quei legami di alleanza e di filiazione» che la famiglia trova anche il suo dialogo con la Parola di Dio, luogo di fecondità spirituale.
•  La Parola di Dio costruisce e coltiva la fecondità spirituale attraverso la famiglia. Vi si trovano dei propositi interrogativi riguardo alle famiglie, ma bisogna inserirli nel loro contesto (Mt 23,9 «uno solo è il Padre vostro», e 12,46 «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?» (Bibbia Vaticano: 12,48!); Lc 12,51 «pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione.»). L’uomo è creato «a immagine di Dio», non è un animale come gli altri. Tutte le creature trovano posto nella creazione «secondo la loro specie», solo l’uomo è concepito «a immagine» del suo creatore. Di conseguenza l’uomo continua questa creazione con la sua libertà; tutta la persona vi è coinvolta, ben al di là della propria natura sessuale. C’è la complementarietà e la comunione, dono di Dio. Non soltanto un valore, ma un senso proposto a ogni esistenza. «Maschio e femmina» li ha creati!
•  Il cristianesimo lega l’amore alla famiglia. Genesi 2,24: «l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne.»; Efesini 5,25: «E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei». Non esiste paragone più forte.
•  Bisogna inoltre dire che attraverso il matrimonio, luogo di rinnovamento quotidiano e di durata di un amore, si impara ad accettarsi senza essere l’autore della propria vita: all’interno della coppia e della famiglia ci si accetta poco per volta in maniera diversa, ed è lì che la diversità diventa una ricchezza formidabile. Cito qui Oliver Abel, pastore della Chiesa protestante unita di Francia e filosofo: «La vita coniugale è un lavoro costante sulle differenze», e più in particolare, nella nostra epoca il matrimonio è «il luogo in cui si interpreta la differenza tra i sessi»!
•  D’altra parte, è urgente riuscire a valorizzare un celibato positivo, perché possiede la sua propria fecondità che si articola su quella della famiglia. In vent’anni, da noi, il numero delle persone in età di matrimonio e celibi è raddoppiato. Nonostante ciò, lo sguardo della società su questo stato è derisorio. Probabilmente anche in ambienti cristiani spesso il suo valore non viene compreso! Si è portati a guardare solo ciò che manca, perché in ogni vita umana ci sono molte mancanze! Ma sarebbe nuova e fruttuosa una visione del celibato, anche all’interno della famiglia, non come uno stato inferiore e discriminato, che sprofonda in una melanconica ricerca, ma come capace di rivelarsi anche un dono. Certo, può non essere stato auspicato in partenza, ma può essere accettato, e ancora meglio: consentito. È un segno di libertà; l’umanità non è costretta alla vita di coppia, vivere in coppia non è un destino ineluttabile, ma una scelta! Anche dalle persone celibi ci si aspetta la testimonianza di una vita riuscita. È uno stato particolare altrettanto fecondo, che può essere vissuto in complementarietà con la vita delle famiglie. È necessario quindi essere capaci, a livello sociale, di accogliere le persone celibi nella loro differenza, e nella fecondità reale della loro vita. Senza chiamare in causa personalità religiose nel senso ecclesiastico del termine, testimonianze come quella di Jean Vanier, il fondatore delle Communautés de l’Arche, in cui convivono persone portatrici di handicap e volontari, sono particolarmente feconde. Non è l’unico, e si incontrano queste persone celibi aperte che sono dei veri esempi: anche questo trasforma e dà un nuovo valore alla vita e all’esperienza delle famiglie.
 
Così la famiglia, nelle sue molteplici potenzialità, si presenta realmente come un bisogno per la società. Come mettere in evidenza le sue ricchezze al giorno d’oggi? Ci sono molte risposte!
 
 
 
 
3 Attribuire a questo bisogno il valore di alleanza necessaria alla nostra cultura e alla società.
 
Mettiamoci dalla parte della ricerca e delle esigenze del bene comune: una famiglia non vive soltanto per se stessa! Tra le varie necessità, sottolineamone alcune.
•  Difendere le condizioni politiche e sociali che sostengono le famiglie. I nostri paesi occidentali, la Francia in particolare, hanno sviluppato, in seguito alle perdite demografiche della seconda guerra mondiale, politiche familiari che favoriscono la vita e lo sviluppo delle famiglie che ripopolano le nostre nazioni, basate su assegni familiari e sgravi fiscali. Oggi, il rischio di decrescita demografica è ancora incombente. Ma la posta in gioco è cambiata. In un recente articolo del quotidiano francese La Croix (12 agosto 2013), un dirigente d’impresa, Thierry Aumônier, attira l’attenzione su quest’aspetto: «Oggi in una politica familiare la posta in gioco fondamentale è rendere compatibili la vita professionale e la vita familiare.»
•  La questione della gestione dei tempi è oggi fondamentale per le famiglie, specialmente se entrambi i genitori esercitano un’attività professionale. Ad esempio, se si considera la parte delle nostre giornate passata al di fuori della famiglia dal punto di vista di un bambino, non restano che le serate o i finesettimana per i genitori! Come può il bambino dare ai suoi genitori la priorità di parola se li frequenta troppo poco? Quest’aspetto è pericolosamente sottostimato. In un’opera recente molto particolare ma rivelatrice (“La part d’enfance”, Jean Michel Djian e Mazarine Pingeot, luglio 2013, interviste su France Culture a una ventina di personalità riguardo la loro infanzia) Mazarine Pingeot, figlia del presidente Mitterrand, fin dall’introduzione esprime le sue convinzioni: «L’infanzia è una grazia, felice o dolorosa, che si manifesta per il migliore come per il peggiore degli uomini, ma che racchiude in se stessa tutte le linee di fuga, le prime angosce, i primi modelli, qualcosa che assomiglia ad un caos creatore […]. È un immaginario […] fecondo che ci parla, oggi ancora più di ieri […]». Come averne piena coscienza in un mondo che promuove i progetti deliberatamente personali e propone meno la prospettiva del dono di se stessi?
•  La questione dell’appartenenza: il documento sopracitato dei vescovi di Francia ne parla. Bisogna sviluppare quest’aspetto perché in una società di sviluppo tecnologico si genera allo stesso tempo un enorme cambiamento culturale e sociale. Ormai c’è lo stesso numero di trasmettitori e di ricettori tra noi. È impossibile non ripensare il ruolo di certe istituzioni: la scuola permette quest’integrazione necessaria? Si sa che sempre più studenti quando entrano in classe hanno già largamente scoperto il sapere senza essere in grado di interpretarlo. Per costruire una società è estremamente necessario consolidare l’appartenenza familiare, che è suscettibile di far scoprire la coerenza, la libertà critica, il sapore della crescita… .  È a partire da questo sguardo della famiglia che si struttura il gusto del bene comune, e la volontà di servire. 
•  Ciò che le religioni possono apportare, è uno sguardo positivo, il che non vuol dire sempre ottimista, sul sapore della vita familiare,in quanto ne accompagnano le attese e forniscono un ascolto che permette alle famiglie di riscoprire le ricchezze vissute a discapito degli inevitabili fallimenti. Attente alle famiglie che si formano, le religioni possono reinvestire il legame educativo con la generazione più giovane per combattere in particolare le condizioni sociali che favoriscono l’ozio, il fallimento scolastico, il rifiuto educativo.
 
Prendo la mia conclusione in prestito da quel grande Papa che ha appena fatto il gesto sorprendente ma significativo e molto ben accolto dal nostro mondo di rinunciare alla sua carica e al suo potere, Benedetto XVI: «La famiglia è un'istituzione intermedia tra l'individuo e la società, e niente può supplirla totalmente. […] La famiglia è un bene necessario per i popoli, un fondamento indispensabile per la società […]  centro nevralgico della società […]. L'oggetto delle leggi è il bene integrale dell'uomo, la risposta alle sue necessità e aspirazioni. […] (La famiglia) è un notevole aiuto alla società, del quale non può privarsi […]. La famiglia è una scuola di umanesimo, affinché cresca fino a diventare veramente uomo». (Benedetto XVI, 8 luglio 2006 a Valencia, V incontro mondiale delle famiglie)
 
La famiglia è il modello delle istituzioni intermediarie delle quali la società non può fare a meno, a rischio di essere un amalgama indecifrabile.