I.Religione e Globalizzazione
A) Il fenomeno della globalizzazione
Anthony Giddens definisce “la globalizzazione” come “l’intensificazione delle relazioni mondiali che collegano località distanti in modo che gli avvenimenti locali sono influenzati da eventi che accadono a molte miglia di distanza e viceversa”. Ci rendiamo conto che il mondo diviene sempre più “un unico luogo”, “un villaggio globale”.
Da una parte, la globalizzazione può offrire immense possibilità per il benessere della gente e la pace nel mondo; d’altra parte, può anche dare la possibilità di distruggere o colpire la situazione religiosa, morale, sociale, economica, politica e ecologica del mondo. In altre parole, il fenomeno della globalizzazione non è un processo neutrale. La globalizzazione, come la viviamo oggi, si impone di sua volontà come un sistema potente e inevitabile; è divenuta quasi un’ideologia. Per la Chiesa dell’India, che è impegnata per i poveri e gli emarginati nella società, l’esperienza mostra come la globalizzazione tenda a favorire i potenti a spese degli strati più poveri della società.
Tutti i paesi dell’Asia sono colpiti dal processo di globalizzazione. Cogliendo le opportunità rese disponibili dalla globalizzazione, molti paesi dell’Asia hanno compiuto notevoli progressi economici. Tuttavia, mentre l’economia asiatica si rafforza sulla scena mondiale, anche la diseguaglianza cresce nella società asiatica. Ciò fa sorgere tensioni tra classi e comunità e minaccia la stabilità della regione. Bisogna anche considerare che “le situazioni economiche nel continente asiatico sono molto diverse, sfuggendo a qualsiasi classificazione, dato che alcuni paesi sono altamente sviluppati, altri si stanno sviluppando attraverso politiche economiche efficaci, e altri ancora si trovano in assoluta povertà, veramente tra le nazioni più povere della Terra. Nel processo di sviluppo, il materialismo e il secolarismo stanno guadagnando terreno, specialmente nelle aree urbane” (Ecclesia in Asia, n.7).
Presentare la globalizzazione come la sola alternativa, laddove il segmento più debole della società è costretto a sottomettersi a questo fenomeno, mina i valori religiosi, tradizionali e sociali; essa minaccia di compiere un danno incalcolabile nelle culture asiatiche. Alcuni sociologi criticano fortemente la grande influenza della globalizzazione in Asia, definendola una forma di neo-colonialismo.
B) Il ruolo della religione:
La religione è messa ai margini nelle società moderne, esse stesse colpite dalla globalizzazione. Religioni come il Cristianesimo sono sempre più percepite come qualcosa di non necessario o di mondano. Laddove è vantaggioso, perché è seguita da grandi masse, allora è strumentalizzata e abusata da politici e affaristi. I credenti tendono a diventare diffidenti davanti ai potenti. Quando i credenti sono emarginati, vivono ad un livello periferico della società, formando piccoli ghetti. Tale tendenza facilmente dà origine al fondamentalismo e revivalismo religioso. La globalizzazione è perciò una vera e propria sfida per le religioni dell’Asia.
II. La sfida per le società asiatiche
A) La religione è l’anima dell’Asia:
L’Asia è giustamente descritta come il continente dalle molte religioni e dalla molta povertà. Queste due caratteristiche dell’Asia non si escludono a vicenda, vanno insieme. Le preoccupazioni degli asiatici oggi non riguardano solo la povertà o la minaccia all’ambiente, ma anche il pericolo che una visione della realtà umana fondata sulla fede religiosa venga erosa in questi tempi di mutamenti rapidi. Non bisogna dimenticare che l’Asia di oggi è il risultato di antiche tradizioni religiose e civiltà, di profonde filosofie e della loro saggezza. Il Beato Giovanni Paolo II ha scritto nella Fides et Ratio le seguenti parole circa il continente asiatico: “ … le terre dell’Est, così ricche di tradizioni religiose e filosofiche di grande antichità”; e cita l’India dicendo che ha “un posto speciale” poiché “un grande impulso spirituale porta il pensiero indiano a cercare un esperienza che liberi lo spirito dalle pastoie del tempo e dello spazio e acquisti così valore assoluto. Le dinamiche di questa ricerca di liberazione forniscono il contesto per grandi sistemi metafisici” (c. VI).
Le religioni asiatiche hanno giocato un ruolo positivo e costruttivo nella religiosità mondiale e, come risultato di questo, hanno giocato un ruolo significativo nel formare l’essere umano, descrivere l’ordinamento della vita nel cosmo e rafforzare la ricerca della verità. Ma dev’essere enfaticamente affermato che la libertà di religione è uno dei diritti umani fondamentali che richiama ad un’attenzione speciale nel contesto asiatico; questo perché i paesi dell’Asia sono generalmente strutturati in popolazioni che sono divise in “gruppi religiosi maggioranza-minoranza” e allora coloro che appartengono al gruppo di minoranza soffrono purtroppo i maggiori problemi quando il diritto fondamentale alla libertà religiosa è ignorato o interpretato a favore dei gruppi maggioritari dei rispettivi stati.
Nel costume religioso asiatico, il ruolo della religione è principalmente percepito come salvifico/liberazionista. In Asia la persona umana è un soggetto attivo e non un consumatore passivo di religione. Le religioni asiatiche lottano per raggiungere la “liberazione” dell’“intera persona”. Tuttavia egoismo, avidità e consumismo nella società globalizzata hanno schiavizzato la gente in nome di valori meramente mondani. La migrazione di massa di lavoratori verso i centri urbani all’interno di un paese, o verso altri paesi economicamente più avanzati, in cerca di lavoro sta destabilizzando le famiglie e le comunità in Asia. In aggiunta, il traffico di persone, specialmente donne e bambini, solleva innumerevoli problemi sociali e comunitari. Credenti di differenti religioni devono trovare modi di assistere individui, famiglie e comunità che sono lasciate indietro e i lavoratori che sono sfruttati o i cui diritti sono violati.
Un altro fattore disumanizzante è la corruzione rampante in molte società asiatiche. Ciò è causa di profonda preoccupazione. I credenti devono unire le proprie mani, attingere alle risorse della propria fede e rafforzare i valori della buona gestione e il meccanismo di efficiente amministrazione, per sradicare questo male dalla società. I credenti devono agire come forza morale nella società.
Tuttavia non si possono ignorare i pericoli che minacciano le società asiatiche: per prima cosa, da parte di alcuni esiste il tentativo di minimizzare o relativizzare la verità eterna. La globalizzazione è stata strumentale nel portare forme secolari e postmoderne di ateismo, agnosticismo, materialismo e indifferentismo; la religione non è più un punto di riferimento che fornisce il senso ultimo alla vita della persona umana.
B) La religione proclama il Bene ultimo della persona umana.
La religione è al servizio degli esseri umani e dei loro bisogni essenziali, specificatamente pace, amore, giustizia, verità etc. Le religioni insegnano i valori umani essenziali: il diritto alla vita dal suo concepimento – attraverso ogni stadio di sviluppo – fino alla sua morte naturale, il diritto di ogni persona ad essere rispettato, il diritto ai beni materiali necessari per vivere, il diritto a lavorare e il diritto ad una giusta distribuzione dei frutti della terra per una ben ordinata e armoniosa coesistenza di tutte le persone.
C) Dialogo e collaborazione tra le religioni:
Il dialogo tra le religioni del mondo non è solo utile ma necessario. La situazione pluri-religiosa del nostro mondo non ci chiede semplicemente di essere passivamente tolleranti verso gli altri, ma ci richiede che ci sia mutuo rispetto e collaborazione amichevole tra tutti, per il bene della nostra società e in senso più ampio per la pace del mondo.
Il dialogo tra le religioni presuppone, soprattutto, un’adesione senza compromessi al proprio credo religioso mentre al contempo, richiede sforzi di comprensione verso la verità proclamata dalla religione dell’altro. E’ altresì attraverso lo spirito di dialogo che la gente, quale che sia la sua affiliazione religiosa, potrà liberarsi dell’ipocrisia e del senso di superiorità che può giungere a giustificare violenza e bagni di sangue nel nome della religione.
E’ specialmente attraverso il dialogo interreligioso che uno scopre i valori comuni del vivere in pace ed armonia. “La gente dell’Asia s’inorgoglisce dei propri valori religiosi e culturali, come l’amore per il silenzio e la contemplazione, la semplicità, il distacco, la non-violenza, lo spirito del duro lavoro, la disciplina, la vita frugale, la sete per l’apprendimento e l’indagine filosofica. Essi considerano cari i valori di rispetto per la vita, compassione per tutti gli esseri, pietà filiale verso i genitori, gli anziani e gli antenati, e un senso comunitario fortemente sviluppato. In particolare, essi considerano la famiglia come la sorgente vitale di forza, una comunità molto unita con un potente spirito di solidarietà. Le persone asiatiche sono note per il loro spirito di tolleranza religiosa e coesistenza pacifica” (Ecclesia in Asia, n. 6).
I contatti interreligiosi sono promotori di una coscienza più chiara delle considerevoli responsabilità di ogni credente con riguardo al vero bene dell’umanità nel suo insieme. E’ quando i credenti di tutte le religioni si uniscono in uno spirito di dialogo che essi possono fermamente determinare di non permettere di farsi usare da interessi particolaristici o strumentalizzati per fini politici. Le religioni dovrebbero diventare una forza attiva nel processo di globalizzazione e dovrebbero perciò ispirare una sicura speranza per l’umanità. In un buon numero di casi, è divenuto evidente che la loro attività si sarebbe mostrata più efficace se fosse stata compiuta nello spirito di dialogo interreligioso e in una maniera coordinata. Un tal modo di lavorare insieme tra credenti di religioni differenti può avere un effetto decisivo nel far crescere la pace tra i popoli e superare le divisioni ancora esistenti tra “zone” (Nord-Sud, Est-Ovet, etc.) e “mondi” (primo, secondo, terzo ecc.).
La globalizzazione, paradossalmente, ha allontanato i credenti gli uni dagli altri (all’interno di una religione particolare e tra religioni differenti). La riunione di credenti (convegni interreligiosi) deve sempre avere il bene comune come fine primario. In altre parole, lo studio delle tradizioni religiose dell’altro non deve essere impiegato per provare la superiorità di uno sull’altro o allo scopo di puro passatempo speculativo. Il dialogo interreligioso non dovrebbe divenire oggetto di discussione. Lo spirito di dialogo è ascoltare, crescere nel rispetto reciproco, costruire ponti attraverso confini religiosi coltivando relazioni amichevoli; il dialogo, in tale spirito, è anche più urgente e necessario oggi, per prevenire il fondamentalismo e il fanatismo che spianano la strada all’odio, alla violenza e alle uccisioni.
III. Conclusione:
La religione è l’anima della società asiatica. La globalizzazione in Asia pone una grande sfida alle religioni. Per valutare criticamente e resistere ad ogni effetto negativo e distruttivo della globalizzazione, i credenti in Asia devono collaborare per conservare e promuovere le autentiche caratteristiche del costume religioso asiatico. Soprattutto, un dialogo collaborativo è necessario a far crescere la cultura di armonia e pace nel continente asiatico provato dalla povertà. La religione, come comune denominatore asiatico, può unire le società asiatiche e creare un fronte unito per sfidare la globalizzazione.